Seconda parte della presentazione di Roberto Peccei sul libro di Ugo Bardi, "The Seneca Effect" a Firenze il 5 Aprile 2018 (prima parte)
Come molti di voi sapete, il Club di Roma, che fu fondato 50 anni fa da mio padre Aurelio Peccei e da Alexander King, ha come missione quella di capire meglio le sfide a lungo termine che l’umanita deve affrontare e di cercare delle soluzioni olistiche per il mondo. Il libro di Bardi, con la sua analisi di sistemi dinamici sociali, soddisfa mirabilmente questi obbiettivi. Per questo, nel resto del mio intervento mi soffermero sul Club di Roma e specialmente l’importanza di esaminare le caratteristiche dei sistemi dinamici nel mondo seguendo le grandi linee che Bardi traccia nel suo libro.
Il Club di Roma pubblica i suoi risultati in Rapporti al Club di Roma e, dalla sua fondazione, ha pubblicato circa 40 rapporti riguardanti il futuro dell’umanita. Forse il piu’ famoso di questi rapporti e’ il primo rapporto al Club di Roma, lo studio del 1972 di Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers e William Behrens fatto al MIT che porto’ al libro The Limits to Growth. Questo rapporto mostrava, usando metodi dei sistemi dinamici e simolazioni al computer, che la continua crescita economica e quella della popolazione mondiale, se continuano cosi alla fine porteranno a un overshoot e all’eventuale collasso del sistema. Tutti i rapporti al Club di Roma negli ultimi 50 anni hanno contribuito a chiarire e amplificare il messaggio di The Limits to Growth e quello del Club di Roma. Il rapporto di Ugo Bardi, con il suo focus sui sistemi dinamici e l’ubiquita’ del collasso in questi sistemi, e un aggiunta particolarmente importante.
Il modello utilizzato dagli autori di The Limits to Growth nel loro studio è un'elaborazione del modello originale sviluppato da Jay Forrester, chiamato abbastanza naturalmente World 1). Il modello esamina il comportamento del sistema mondiale derivante dall'interazione tra lo sviluppo economico, la popolazione in crescita e l'ambiente del pianeta. Come spiega Bardi nel suo libro, il modello di Forrester assume cinque elementi dinamici principali per descrivere il sistema mondiale.
Questi 5 parametri sono:
- popolazione;
- cibo;
- produzione industriale;
- risorse
- inquinamento.
Questi parametri sono tutti correlati tra loro e ci sono numerosi meccanismi di feedback. Ad esempio, più cresce la produzione industriale, più le risorse vengono consumate e più inquinamento si produce. Più la popolazione cresce, maggiore è la necessità di cibo e di produzione industriale. Tuttavia, l'inquinamento colpisce l'approvvigionamento alimentare e la popolazione in modo negativo. Ad un certo punto questa crescita dinamica concatenata non può continuare, perché le risorse si esauriscono o l'inquinamento travolge l'ambiente. Il sistema mondiale va in overshoot e collassa. A seconda di come il modello è effettivamente costruito, la crescita e il collasso del sistema possono essere simmetrici nel tempo o mostrare una caratteristica di Seneca in cui la crescita è lenta, ma il collasso è rapido.
Il messaggio di The Limits to Growth che la crescita perenne non è possibile non fu ben accolto quando il libro apparse nei primi anni '70. Il libro e il Club di Roma furono attaccati rabbiosamente da destra e da sinistra e il loro messaggio fu respinto. Tuttavia, con il tempo molti hanno iniziato a vedere la verità di base di questi risultati. Non e` possibile sostenere per sempre la crescita in un sistema finito. I sistemi dinamici a un certo punto spinti da una crescita costante arrivano a un tipping point e poi collassano. Questa conclusione è rafforzata dal libro di Bardi che mostra, come accennato in precedenza, che, in realtà,
"il collasso non è un difetto, ma una caratteristica dei sistemi dinamici".
C’e da chiedere se il collasso del nostro mondo globalizzato - l'equivalente attuale dell'Impero Romano - è inevitabile? Secondo Bardi, la risposta è sì. Tuttavia, come discute in The Seneca Effect, il crollo di qualsiasi sistema dinamico può essere ammorbidito aumentando la resilienza nel sistema. In pratica ciò significa introdurre nel sistema qualità che aumentano la sua capacità di assorbire i cambiamenti, senza alterare fondamentalmente la natura del sistema. I sistemi rigidi, con pochi nodi nella loro rete non sono resilienti. Le reti flessibili e deformabili aiutano il sistema dinamico a diventare più resiliente. In termini matematici un sistema dinamico raggiunge la stabilità se riesce a mantenere i suoi parametri vicino a un punto fisso "attrattore", come quello che abbiamo visto esisteva nel modello predatore-preda di Lotka e Volterra.