lunedì 1 gennaio 2018

Il Picco e Le Capre: qualche riflessione per il 2018




Per prima cosa, vi posso dire che questo "Picco per Capre" di Pardi e Simonetta è veramente un bel libro. Proprio nel senso di ben fatto e curato. Non so se ci avete fatto caso ma, a parte le copertine accattivanti, i libri sono molto meno curati oggi di quanto non fossero anni fa. Gli editori sono disperatamente a caccia del "best-seller", un libro sta in vista negli scaffali per qualche mese al massimo, e allora che senso ha spendere soldi per fare un libro ben fatto? L'importante è che qualche fesso lo compri. Invece qui l'editore, Luciano Celi, ci ha tenuto a fare le cose bene e il risultato si vede.  (fra le altre cose, c'è anche il discorso del "leggere lento" analogo allo "slow food", ma ci torneremo in un altro post)

Poi, ovviamente, non è soltanto una questione di forma, ma di contenuto. E, anche qui, abbiamo un libro di eccellente livello. Come avrete potuto notare se vi capita di leggere i post di Pardi e di Simonetta su questo e altri blog, la classe non è una cedrata al limone. Insieme con il libro precedente di Luca Pardi ("Il Paese degli Elefanti"), abbiamo in Italia due libri completi e aggiornati sulla questione delle risorse naturali. Mentre il primo libro era più specifico sul petrolio, "Il picco per Capre" mette la storia in prospettiva, inquadrando il concetto di picco nel contesto generale dell'evoluzione dei sistemi economici in funzione dei costi di sfruttamento delle risorse.

A questo punto, vi proporrei due riflessioni: la prima non buona, la seconda cattiva. Per cominciare con qualcosa di non buono, questo è un libro che non avrà nessun impatto sul dibattito su come gestirsi la situazione locale, nazionale, e planetaria. Siamo in un momento in cui se qualcuno si azzarda a nominare il concetto di "picco del petrolio" in un dibattito, la reazione sarà di solito qualcosa tipo, "ma era stato previsto già per l'anno xxxx e non c'è stato. Quindi, era tutta una fesseria." Qui, l'anno "xxxx" può essere qualsiasi cosa dal 1930 a pochi anni fa, in ogni caso chi si esprime in questo modo non è normalmente in grado di fornire un riferimento a chi avesse previsto il picco per quel particolare anno e neanche glie ne importa.

Non vi sto a disquisire troppo su questi ameni dibattiti sul "picco" che, per fortuna, si sono fatti molto rari e che comunque è bene evitare per chiunque sappia di cosa sta parlando. Diciamo soltanto che gli studi sul picco hanno dimostrato una discreta capacità predittiva, sicuramente superiore a quelli classici basati sulle teorie economiche correnti. Poi, i "picchisti" hanno fatto alcuni errori, il principale dei quali è stato di focalizzarsi troppo sulle basi geologiche del picco. Questo li ha portati a trascurare la reazione rabbiosa del sistema economico all'aumento dei costi di estrazione. Abbiamo visto la volontà di fare qualunque cosa pur di continuare a produrre liquidi combustibili - non importa se rimettendoci soldi in quantità e facendo danni spaventosi all'ecosistema e a tutti quanti. Ed è stato fatto.

Tuttavia, il sistema ha completamente rifiutato ogni dibattito pubblico sulla questione dell'esaurimento delle risorse, confinandolo a una zona grigia di idee balzane, insieme ai non-allunaggi, le scie chimiche, e i cerchi nel grano. Ci sarebbe da disquisire a lungo sulle ragioni che portano la società a rifiutare in blocco di discutere su ogni idea che la costringerebbe a cambiare qualcosa. Ci possiamo limitare a dire che è parte del modo in cui i sistemi complessi funzionano. Quel sistema che chiamiamo "società umana" ha scarse capacità predittive, per cui tende a ignorare qualsiasi cosa che si trovi in un futuro più remoto di qualche anno.

E questa era la cosa non buona - ora veniamo a quella cattiva. Dicevo che il picco del petrolio (o, più in generale, l'esaurimento delle risorse) non ha cittadinanza nel dibattito standard. Bene - ma è anche vero che ci sono tante cose di cui non si parla in pubblico ma che sono ben presenti nella mente dei decisori politici planetari.

Vi faccio un esempio: vi ricordate della questione delle "armi di distruzione di massa" in Iraq di cui si parlava tanto prima della guerra del 2003. Era rapidamente diventato politicamente scorretto dire che le armi non esistevano o che, perlomeno, non c'era prova che esistessero (io mi ci ero provato e mi ricordo come mi hanno trattato). Tutti ne parlavano come se fossero un problema reale e, in fondo, noi tapini potevamo essere imbrogliati facilmente: come diavolo facevamo a sapere se era vero o no? Ma pensateci un attimo: quelli che hanno deciso di far la guerra all'Iraq dovevano sapere benissimo come stavano le cose, ovvero che le armi erano soltanto un pretesto per la guerra.

Le armi di distruzione di massa erano un esempio di una cosa di cui si parlava, ma che a un certo livello si sapeva che non esisteva. Ora, potrebbe essere il picco del petrolio (delle risorse) un esempio opposto e equivalente? Ovvero, una cosa di cui non si parla ma che a un certo livello si sa che esiste?

Ovviamente, non lo possiamo sapere. Ma una cosa che possiamo sapere è che la mente umana è sempre limitata e spesso imprevedibile. Questo porta i leader a fare degli errori clamorosi. Quale ragionamento aveva spinto Napoleone ad attaccare la Russia nel 1812? Quale ragionamento aveva spinto Saddam Hussein ad invadere il Kuwait nel 1990? E quale ragionamento aveva spinto George W. Bush a invadere l'Iraq nel 2003? In quest'ultimo caso, ci possiamo domandare se il presidente Bush avesse qualche sentore dell'esistenza di qualcosa che si chiama "peak oil" e se questa conoscenza non lo abbia guidato nelle scelte disgraziate che ha fatto.

Non che dobbiamo necessariamente immaginare il presidente degli Stati Uniti che legge la newsletter di ASPO (l'associazione per lo studio del picco del petrolio) - ma anche, perché no? In ogni caso, basta ricordarsi della cosiddetta "dottrina Carter" che risale al 1980 e che stabilisce che le riserve petrolifere degli stati del Golfo sono un interesse strategico tale per gli USA da giustificare un intervento militare nel caso in cui siano minacciate. Una dottrina del genere non avrebbe senso se non in una visione di scarsità di risorse, il che contrasta con l'ottimismo ufficiale che pervade il dibattito.

Tutto questo per dire che le idee sono sempre pericolose quando sono capite male, indipendentemente dal fatto che siano giuste o sbagliate. Ovvero, possono sempre generare delle "soluzioni" che peggiorano il problema,  qualunque esso sia - tipo l'invasione dell'Iraq del 2003. E lo possono fare anche operando dall'interno delle scatole craniche dei decisori, senza necessariamente manifestarsi pubblicamente.

Come un altro esempio, perché il presidente Trump sta cercando così disperatamente di incoraggiare l'estrazione di carbone? Anche qui, se vedete la vicenda nel contesto dell'ottimismo ufficiale sulle risorse petrolifere ottenibili con il "fracking", la cosa non ha senso. Se abbiamo tanto petrolio dagli scisti, come ci raccontano, allora perché spendere soldi e risorse sul carbone? A questo punto, tuttavia, vi potrebbe venire in mente il "rapporto Hirsch" (membro di ASPO) del 2006 che suggeriva di fare esattamente questo: contrastare il picco del petrolio negli USA, fra le altre cose, mediante l'estrazione e la liquefazione del carbone. E' possibile che Trump o qualcuno dei suoi advisors abbia letto quel rapporto e che se ne ricordi? Chi può dirlo?

Via via che scrivo, vedo che la catena del ragionamento che sto facendo mi sta portando verso cose che preferisco evitare, non dico soltanto di scrivere, ma anche di pensare. Mi limito ad accennare al fatto che la questione "picco" (oppure, Dio ci scampi, il "dirupo di Seneca") potrebbe essere interpretata in modo tale da fare enormi danni se finisce nella testa di qualche decisore politico senza essere veramente capita.

Quindi, concludo consigliandovi di leggere questo bel libro di Pardi e Simonetta, fatelo. Fra le tante cose, potrebbe anche farvi venire in mente come mai si fanno certe cose che si stanno facendo al mondo e che, apparentemente, sono prive di senso. E invece potrebbero averlo, anche troppo.

Comunque, buon 2018 a tutti e speriamo bene!








31 commenti:

  1. Gentile prof. Bardi, io penso che la gran parte dei decisori politici (ed economici ovviamente) la consapevolezza del picco ce l'hanno, eccome.
    Non sono degli stupidi e dispongono di tutte le informazioni che gli servono (anche quelle che noi non conosciamo).

    Non ne parlano, e non intervengono, perchè nel breve periodo ne avrebbero un danno diretto, sia di immagine che economico; e del medio periodo che si occupi qualcun altro.
    Inoltre, stabilire cosa fare davvero nel concreto, senza mandare l'economia del pianeta a gambe all'aria (e quindi portare la nazioni alla guerra totale) non è per nulla semplice.
    Bisognerebbe, come prima, primissima cosa, fermare immediatamente la crescita demografica e cercare addirittura di invertire la tendenza.
    E chi mai può fare una cosa simile a livello planetario ?

    Quindi non mi stupisce che, nel dubbio, preferiscano fare i pesci in barile.

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    2. Lumen, non bisogna mai dimenticarsi della "Zia Iner".
      L'onnipresente ed imperturbabile inerzia, che regola ogni azione, da quella infinitesimale a quella ciclopica.
      Se arriveremo ad essere una volta e mezza quelli che siamo ora sulla Terra la causa principale sarà certamente insita nell'inerzia del comportamento umano.
      Ma la consapevolezza che la Terra non sia illimitata non è sorta l'anno scorso ed oltretutto ci vorranno secoli perchè si diffonda.
      Il genere umano non è composto solo da una accozzaglia d'imbecilli.
      Semmai siamo restii,per non dire quasi incapaci, di accettare limiti, di qualsiasi genere, ma questa è l'essenza della natura umana.
      Comunque, che siamo fatti in questo modo lo sappiamo dalla notte dei tempi e se siamo ancora qui e numerosi, pur essendoci ficcati in un mare di guai, siamo anche capaci di tirarcene fuori, volendo.
      Non volendo, soccomberemo.
      Se la mia visione dei fatti non è troppo incomprensibile ed ineffabile, da questa dovrebbe apparire a chiunque che il tempo per
      rimediare ai molti errori commessi fino ad oggi è giunto ed improcrastinabile.
      Si tratta solo di scegliere.
      Ma il prezzo della salvezza collettiva non è contrattabile come poteva esserlo in passato.
      Anzi, più si contratta e più pagheremo per ottenere merce di qualità inferiore.
      E, ma questo lo vedo io, e non pretendo che lo vedano tutti quanti,
      e comunque so di essere in buona compagnia,dedicarsi al rimedio-evo è molto più divertente, appassionante, soddisfacente che non continuare a vivere perseverando con gli stessi errori e così si ottenga per miracolo di ritrovare la retta via.

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  2. Ho letto il libro in questi giorni, veramente molto ben fatto, documentato, ampio nei contenuti e pieno di spunti di seria riflessione. Se posso dare un suggerimento per un successivo libro, questo dovrebbe riguardare il "che fare": l'adattamento e la resilienza.

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    1. Il Che fare è per natura politically not correct: non sono possibili soluzioni collettive, intendo per tutte le nazioni ed in ultima analisi per oltre 7 miliardi di persone, ma solo soluzioni più o meno locali e più o meno individuali. Sarebbe bello che il che fare fosse orientato soprattutto al mantenimento del biota selvatico residuo e delle foreste residue, altrimenti è illusorio mantenere nel lungo termine livelli di vita accettabili per quante più persone possibile.

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  3. https://medium.com/insurge-intelligence/brace-for-the-financial-crash-of-2018-b2f81f85686b
    è solo uno studio della 6° Banca del Mondo (HSBC) sulle conseguenze del peak oil attuale dell'81% dei pozzi maturi del mondo. Per la serie: " una cosa di cui non si parla ma che a un certo livello si sa che esiste?" Quanti saremo ad averne coscienza nel mondo ai nostri bassi livelli? Non più di 20 mln, penso. Troppo pochi per invertire la tendenza al BAU. E non è neppure un granchè di soddisfazione ritrovarsi sempre tra quelli che vedono dov'è il marcio e non poterci fare nulla! M'era già successo nel '68 con la politica, poi qualche anno dopo con la religione, ora con questo picco. Pare proprio che la spuntino sempre i cattivi, poi la storia la scrivono sempre i vincitori, ma ci saranno anche stavolta!!? Sono sicuro che i 7,5 mld meno i 20 mln suddetti sono convinti di poter essere tra quelli. Mi vengono in mente le parole di Churchil: "Chi si allea con gli italiani, perderà la guerra, perchè mancano della coscienza di patria,sono degli individualisti". Ma ora siamo accomunati proprio bene.

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  4. Bhe diciamo che era già un pò tutto anticipato

    https://www.youtube.com/watch?v=R0FzkIQQRPM

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    1. Quesalid, per favore, la prossima volta che mandi un link, metti due righe di spiegazione sul perché, di cosa parla, e perché uno ci dovrebbe cliccare sopra. Grazie

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    2. Tratto dal video:

      la gente se ne frega di ciò che noi vediamo, vuole solo che noi provvediamo

      Ecco perchè non ci sarà soluzione ai problemi che ci sovrastano, ma ci sarà solo ferocia ed orrore, gli unici balsami contro la stupidità.

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  5. http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p9892/Panico-in-Arabia-Saudita-arrivano-le-tasse
    Dal primo gennaio anche in Arabia Saudita si pagano le tasse. Qualcosa dovrà pur significare.

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    1. riaprono i cinema e le donne possono avere la patente di guida. Forse si accorgono che aver decuplicato la popolazione in quaranta anni in nome della religione non è stata una gran trovata.

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    2. Ahhh! Se per questo mettono anche l'IVA! Prof. ma il carbone quale EROI potrebbe avere? Siamo sicuri che sia possibile un suo incremento dell'utilizzo?

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  6. Quanto affermato nel post a proposito del 'peak oil' da un certo punto di vista potrebbe valere anche per le sempre più drammatiche conseguenze dell'esplosione demografica (umana) globale: questione scientificamente ormai ampiamente accertata ed emersa già a partire dai pionieristici e meritori studi del Club di Roma, ma a livello economico-politico-religioso ufficiale generalmente tuttora ostinatamente sottovalutata e/o direttamente censurata quando non addirittura "capovolta" in reiterati inni alla (ripresa della) crescita demografica in Occidente e in scandalizzate geremiadi per il progressivo invecchiamento medio della popolazione (occidentale): con tanti saluti alla sostenibilità ambientale e pure a quella sociale...

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    1. E questa è una di quelle cose che non volevo menzionare nel post - e non ho menzionato.

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    2. difatti dopo le primavere arabe c'è stata un'esplosizione di nascite. Ora sperano di fermarle coll'emancipazione femminile. Da noi, sconfitti e sottomessi alle potenze alleate, ha funzionato alla grande, ma non penso funzionerà coi fratelli islamici o con società violente, dove la donna è considerata poco o niente.

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    3. @Mago
      Concordo: per cambiare certi costumi occorrono generazioni.
      Da noi (in itaGlia) ancora tanti elogiano le donne che hanno avuto molti figli.

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    4. Bardi: "E questa è una di quelle cose che non volevo menzionare nel post - e non ho menzionato."

      E perché?

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    5. Some things "...can indeed be defended, but only by arguments which are too brutal for most people to face, and which do not square with the professed aims of political parties. Thus political language has to consist largely of euphemism, question-begging and sheer cloudy vagueness." George Orwell, "Politics and the English Language"

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    6. Uhm...
      La seguo da tempo, mi permetto di intervenire una prima volta con questo:
      https://www.vox.com/the-big-idea/2017/12/12/16766872/overpopulation-exaggerated-concern-climate-change

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    7. @Dario, ma ti sembra il caso di dare fiducia a un tizio che si presenta come "ECONOMISTA AGRICOLO DI PROFESSIONE", il cui cervello lavora dalla mattina alla sera su come aumentare i profitti in agricoltura. A questo la sovrappopolazione va più che bene, come a tutti gli economisti del cavolo, perchè più siamo, più soldi girano, più c'è la possibilità che ce ne ritroviamo in tasca. Diffida alla grande da chi ama il denaro, è segno di avidità, la prima causa di corruzione morale e spirituale.

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    8. @Dario. Lyman fa delle considerazioni interessanti e in parte condivisibili. La questione popolazione è un altro di quei problemi complessi che non si risolvono a furia di slogan e molti di quelli che tuonano contro la sovrappopolazione hanno una visione altrettanto limitata di quelli che vogliono che le donne diano più figli alla patria.

      Certo, non so con che faccia Lyman racconti certe cose: avete notato la finezza? Una coppia che non ha figli può risparmiare soldi per farsi un bel viaggio in Perù e così emetterebbe più CO2 che avendo un figlio. Geniale: Se fossimo tutti contadini poveri, inquineremmo di meno!!

      Come si suol dire, tante teste, tante opinioni

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    9. un figlio mangia per una vita e fa girare il BAU del cibo e chissà quanti altri BAU, una vacanza in Perù niente business per l'economista agricolo. L'intento mi pare chiaro: i consumi vanno indirizzati dove ci guadagno, tanto qualche ingenuo che ci casca, qualche pollo da spennare, lo trovo sempre.

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    10. Ovviamente il problema-sovrappopolazione è complesso & complicato:
      lasciando da parte i "massimi sistemi", aggiungerei solamente che laddove una coppia di (potenziali) genitori che vive nella miseria si mette a procreare tendenzialmente in quantità industriale, già si produce uno squilibrio popolazione/risorse disponibili e si crea un problema-sovrappopolazione (naturalmente buona parte della responsabilità spetta a chi nelle "alte sfere" economico-politico-religiose locali e globali continua a propagandare alti tassi di natalità e/o pur potendolo fare non muove un dito a favore di birth control & family planning)...

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    11. Dunque, non parlare di un problema sarebbe il modo per risolverlo? Se vale per la sovrappopolazione vale anche, che so, per il picco del petrolio o per le modifiche del clima. Tra l'altro, a voler ben vedere oggi in Italia le condizioni sono più che favorevoli per parlare di come affrontare e iniziare a risolvere almeno in parte e in tempi brevissimi i problemi di sovrappopolazione agendo su specifiche aree geografiche. Ad esempio, sappiamo tutti a cosa è dovuto il persistere della crescita impetuosa della popolazione in Italia, in particolare al Nord, e sappiamo pure chi la implementa attivamente (per ragioni che posso immaginare ma non voglio riportare pubblicament e perché non posso dimostrarle) e come porre rimedio. Mi risulta che la pubblica opinione sia abbastanza allineata su quei rimedi, anche se a livello dirigenziale ci viene raccontato il contrario per poter continuare nell'implementazione dell'incremento "da iniezione". Mi fermo, ma certamente ha capito. Ho motivi per non credere alla buona fede della sua risposta.

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    12. "Sappiamo tutti a cosa è dovuto il persistere della crescita impetuosa della popolazione in Italia (...)"

      Macché: come Destra, Sinistra, economisti mainstream e Vaticano costantemente denunciano in maniera accorata, la popolazione italiana si sta estinguendo: molto presto sulla bandiera della Repubblica comparirà il Panda! (La tonalità amaramente ironica del commento dovrebbe risultare evidente...)

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  7. un link https://www.cna.org/cna_files/pdf/MAB_2-FINAL.pdf
    che mostra una visione dei militari usa sul problema energetico (qualche generale e ammiraglio non piu' in servizio , documento non ufficiale ) ... qundi si anch'io credo che a un certo livello 'si sa ma non si dice' .

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  8. Intanto, esce un mio posticino sul fatto quotidiano sulla questione dei sacchetti a due centesimi l'uno. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/04/sacchetti-per-la-frutta-a-pagamento-un-altro-bel-disastro-allitaliana/4072636/

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    1. la cosa tragica è che mi hanno detto di non poter riutilizzare i sacchetti bio già acquistati, che mi li fanno pagare di nuovo.

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    2. Di tutta questa storia l'unica cosa da me condivisibile e' che sia stato fatto obbligo per i produttori della biodegradabilita', nonche' sperabilmente combustibilita' senza produzione di tossine maggiori/peggiori di quelle di un normale fuoco a biocombustibile (=legna), del prodotto. Cosa credo banale da ottenersi, anche senza usare chissa' che bio-materiali complessi e futuribili, o tradizionali ma, come la carta, con massa maggiore a parita' di risultato, e magari ancora peggio compositi, mezza carta e mezzo cellophan per la trasparenza (fra l'altro suppongo che la carta attuale sia piena di colle, magari da gia' da sole con massa maggiore di un semplice sacchettino plastico biodegradabile sottilissimo, quando la brucio in stufa intasa piu' della legna di fico, che e' tutto dire).

      Ottenuto il risultato della semplice biodegradabilita/combustione relativamente pulita, tutto il resto in piu', IMHO, e' inutilmente e stupidamente vessatorio, e serve solo a dare l'impressione che chi governa queste cose sia in primo luogo sadico, e in secondo luogo stupido, perche' alla fine fa odiare se' e le proprie idee, ottenendo il contrario di cio' che si era, sperabilmente, prefisso.

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    3. IL problema è che non fanno usare i sacchetti biodegradabili, magari di fibre naturali che si hanno già a casa con la scusa dell'igiene...

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    4. Il lato positivo è che una parte degli acquisti, per "ripicca" potrebbe spostarsi dai supermercati ai contadini intorno alle città piccole e medie (la vedo dura per chi abita ad un ora e mezzo dai primi campi coltivati): si acquista direttamente dal produttore, con buona pace dei passaggi intermedi. magari si acquisteranno solo i prodotti di stagione e solo una volta a settimana, visto che comunque esistono i frigoriferi

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