Il convegno "Metamorfosi Liquida" si è tenuto a Firenze il 28 e 29 Ottobre 2017. Un po' diverso dal convegno scientifico "classico", si è parlato un po' di tutto, da varie filosofie orientali alla scienza della sostenibilità, ma l'enfasi è stata sull'ambiente, sulla società sostenibile, e sul futuro. Fra gli oratori c'era anche il modesto sottoscritto (Ugo Bardi) che ha parlato un po' di stoicismo, un po' di caccia alla balena, e un po' di scienza dei sistemi. Insomma, diciamo senz'altro un convegno molto vario!

Qui, Elena Corna commenta sul convegno. Elena è laureata in lettere antiche, insegna nella scuola secondaria, si interessa di tutela dell’ambiente e degli animali e divulgazione della cultura in modalità ludica. E' coordinatrice dell'associazione culturale "La Compagnia del Tao".
Il futuro non è più quello di una volta
di Elena CornaE’ naturale che il titolo del convegno, la metamorfosi liquida, faccia pensare immediatamente a Zygmund Bauman e al concetto di società liquida, che vale la pena richiamare citando le parole di Umberto Eco: "Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo soggettivismo ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un latol’apparire a tutti costi, l’apparire come valore e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo.”.[1]
Oggi, soleva ripetere Bauman, “il cambiamento è l'unica cosa permanente e l'incertezza è l'unica certezza”.
Non è un’idea nuova; da Democrito che ricordava che “in verità nulla sappiamo, ché la verità è nell'abisso” e Socrate che sapeva di non sapere fino a Bertrand Russell, che ironicamente notava che “i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi mentre le persone sagge sono piene di dubbi”, da Laozi che sapeva bene che ogni proposizione è una limitazione del Dao alle commedie di Pirandello, tutti sappiamo che non vi è alcuna certezza. La scienza ha dovuto continuamente rivoluzionare le proprie acquisizioni[2] e oggi è noto che per il momento la conoscenza umana abbraccia solo il 4 % di ciò che costituisce l’universo. Il resto è materia oscura, energia oscura o qualcosa d’altro, ma comunque qualcosa che sfugge alla comprensione[3].
Il cambiamento poi è la cifra della vita stessa, la cui osservazione capillare è all’origine della scuola yin-yang e della medicina cinese. Il libro di saggezza orientale più famoso, l’Yijing, è chiamato Il classico dei mutamenti, e le Metamorfosi di Ovidio sono uno dei testi più affascinanti della letteratura latina. Le specie si evolvono a causa di mutazioni genetiche, molti animali crescendo fanno la muta o mutano il colore della pelliccia a seconda della stagione, cambiano anche i linguaggi. Dunque è innegabile che siamo immersi da sempre in una rete costante di mutamenti che generalmente vanno in direzione di un maggior adattamento all’ambiente.
L’elemento di novità della fase attuale, quella analizzata da Bauman e altri, è che i cambiamenti appaiono accelerati e “liquidi”, difficili da afferrare e dunque da prevedere, a partire dal cambiamento più globale in assoluto, il cambiamento climatico che sta rimodellando l’aspetto del pianeta e rendendo alcune aree non più abitabili. Per questo, sono ormai milioni i profughi ambientali costretti a spostarsi, per cui le società ospitanti a loro volta devono mutare struttura e adattarsi. Si tratta di milioni di persone.[4] Oggi i numeri sono grandi e i mutamenti sono veloci, anche se si tratta di differenti tipi di mutamento. Negli stati Uniti, una città prospera come Detroit in pochi anni si è trasformata quasi in una città fantasma dopo la bancarotta della Chrysler e della General Motors. In Cina, il piccolo borgo rurale di Shenzhen, che contava 30.000 abitanti, in solo trent’anni è diventata una città di 14 milioni di abitanti. Nel Pacifico, gli oltre 100.000 abitanti di Kiribati dovranno trasferirsi perché l’arcipelago sta finendo sott’acqua.
Anche in Italia la percezione diffusa è di vivere in perenne stato di precariato[5], non solo lavorativo ma anche, di conseguenza, relazionale. Non è più così scontata la prospettiva di trascorrere un congruo numero di anni nella stessa città né di mantenere lo stesso lavoro: dunque perché stringere relazioni stabili e soprattutto, perché comprare casa? E’ cambiato quindi anche il modo di spendere.
Questa è una delle cause del consumismo denunciato da Bauman come ingrediente basilare della modernità liquida, in cui anche gli oggetti accompagnano gli individui per brevissimo tempo, per essere rimpiazzati da altri. “Rottamare” è diventato un termine di gran successo e non si applica solo agli oggetti inanimati. E’ una situazione che può incutere paura e in effetti l’unica industria veramente fiorente è l’industria della paura. E’ indicativo che il documentario statunitense "The ages of consequences", sui cambiamenti climatici, sia affollato da militari e da armi, dall’inizio alla fine; sembra che armarsi il più possibile sia la risposta al cambiamento e l’espressione che ricorre più spesso è “sicurezza”.
Questo perché il cambiamento climatico porta turbamento sociale e quindi viene visto come un problema di sicurezza nazionale. Laozi direbbe che anche le armi meglio concepite sono strumenti nefasti[6] ma è evidente che ora la ricerca della sicurezza funge da salvagente per non affogare nell’incertezza. Le metamorfosi (del territorio, dei sistemi politici, delle società…) sono così minacciose che si cerca di studiarle, di fare delle proiezioni basate sui dati a disposizione per calcolarne le conseguenze e per capire quale di esse potrebbe avere conseguenze catastrofiche e quanto sarebbe il potenziale catastrofico. A questo la rivista Le Scienze ha dedicato un intero numero (La scienza della fine, novembre 2010).
Tuttavia, il futuro sarà sempre meno prevedibile.[7] I progressi della nostra capacità di modellare e prevedere il mondo sono ridotti dall’aumento della sua complessità, il che accresce enormemente il ruolo dell’imprevedibile. [8] L’incertezza resta diffusa e genera paura.
Se la paura è il primo elemento visibile del disagio, il secondo è lo stress generato dallo sforzo continuo che siamo chiamati a sostenere per adattarci velocemente e continuamente a un contesto che cambia ogni giorno, soprattutto nel mondo del lavoro, in cui l’energia di adattamento che viene richiesta è sempre maggiore[9]. Nel mondo del lavoro ma non solo, anche nella vita quotidiana; per esempio, una persona compra una videocamera che registra su mini CD; pochi mesi dopo cerca di acquistare altri mini CD e si sente rispondere “Questa tecnologia non si usa più”. E’ molto facile essere indotti a sentirsi idioti. E’ facile reagire rincorrendo il nuovo, ma l’oggetto nuovo oggi è obsoleto dopodomani. La bulimia di cui parla Eco spiegando Bauman ha anche la conseguenza di aver saturato la terra e il mare di rifiuti, aggravando pesantemente le condizioni degli ecosistemi.[10]
Sensazione di precarietà, paura, stress…Non stupisce che la solidarietà sociale naturale in cui credeva Cicerone [11] abbia lasciato il posto a un’interazione sociale dominata dalla diffidenza e dall’antagonismo; a giudicare dall’aumento vertiginoso delle cause legali, si direbbe che una delle modalità più frequenti di interazione sia quella tramite avvocato[12].
Forse, questa miscela di incertezza, paura e sforzo di adattamento continuo potrebbe essere anche una delle cause per l’aumento dei suicidi, che sono la prima causa di morte fra i giovani in Giappone[13] e la seconda causa di morte fra i giovani negli USA[14] e anche in Italia[15], se le notizie divulgate dalla stampa sono corrette.
Si ignora quali cambiamenti attendano in questa fase l’essere umano, chiamato a gestire una transizione delicata. Scrive Fritjof Capra: Una volta compresi i processi e i pattern delle relazioni che permettono agli ecosistemi di sostenere la vita, capiremo anche i diversi modi in cui la civiltà umana, specialmente a partire dalla rivoluzione industriale, ha ignorato questi pattern e ha interferito con essi.
Oggi ciò che risulta evidente è che i principali problemi della nostra epoca- energia, ambiente, cambiamento climatico,, sicurezza alimentare, sicurezza finanziaria- non possono essere compresi separatamente. Sono problemi sistemici, il che significa che sono tutti interconnessi e interdipendenti.[16] Anche per questo le previsioni sono ardue. L’essere umano è allo stesso tempo vittima e causa del disagio, nonché dell’estremo malessere delle altre specie; non si conosce nemmeno il numero di specie che si estingue ogni anno, ma la distruzione degli habitat, il commercio illegale, il bracconaggio, l’inquinamento e i cambiamenti climatici mettono seriamente a rischio i viventi non umani, che pur sono indispensabili alla nostra stessa sopravvivenza; è emblematico il caso del collasso degli alveari, grave per le api in primo luogo e per noi in secondo luogo, visto che la maggior parte delle risorse alimentari dipende dal lavoro di impollinazione delle api.[17]
E’ sotto gli occhi di tutti che non siamo ancora usciti, come civiltà occidentale, dall’errore antropocentrico che porta a pensare l’essere umano come separato e superiore alle altre specie e abilitato a sfruttarle indiscriminatamente, opinione che è un portato delle tradizioni delle religioni rivelate[18], nonostante voci autorevoli [19] (oltre che il buon senso) si affannino a spiegare che la connessione con altri viventi (animali e vegetali) sia fondamentale per il benessere dell’essere umano.
Forse il non pensarsi più separato potrebbe essere il primo faro in grado di guidare l’essere umano in transizione. La mentalità pagana non vedeva soluzione di continuità fra gli esseri e da questa mentalità sono nate le Metamorfosi di Ovidio, in cui i protagonisti passano da una forma umana ad una forma animale o vegetale o divina in un continuo mutare di prospettiva. E’ interessante che la possibilità di cambiare forma sia in Ovidio una tecnica di sopravvivenza: Dafne, stremata dal continuo fuggire (era inseguita da Apollo), non soccombe ma sopravvive come pianta di lauro e la figlia di Erisictone sopravvive all’avidità del padre (che la vendeva al mercato) trasmutandosi ogni volte in un animale diverso. Cassiopea, Andromeda, Perseo ed altri invece vengono tramutati in costellazioni, perché omnia mutantur, nihil interit[20].
Ciò che è da sottolineare è che le metamorfosi rivelano … una certa credenza nell’unità fondamentale dell’essere, di cui le apparenze sensibili hanno solo un valore illusorio o passeggero…[21]
L’unità fondamentale dell’essere è esattamente il principio cardine del daoismo:
Gli esseri innumerevoli hanno origine dal dao e io li vedo ritornarci. Ritornare alla propria radice significa entrare nello stato di riposo. Da questo riposo essi escono per un nuovo destino e così di seguito, senza fine. Riconoscere la legge di questa continuità ininterrotta, è questa la saggezza.[22]
Per questo la Compagnia del Tao ha ritenuto importante una riflessione su questa fase di mutamento rapido e ha organizzato il convegno Metamorfosi liquida, che si avvarrà (e non potrebbe essere altrimenti) del contributo di esperti di diverse discipline, proprio perché tutto è interconnesso e il fenomeno coinvolge tutti i viventi.
[1] Umberto Eco, La società liquida, rubrica La bustina di Minerva, L’Espresso, 29 maggio 2015. L’articolo fu scritto in occasione dell’uscita del libro di Bauman Stato di crisi (Einaudi 2015)
[2] La storia dei paradigmi scientifici è trattata in modo chiaro e preciso da Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi, Vita e natura, una visone sistemica, Aboca 2014, p.19 sgg.
[3] Richard Panek, Il 4% dell’universo, ed. Codice 2012
[4] Vedi Marina Forti, Questo sarà il secolo dei profughi ambientali, Internazionale.it, 6 ottobre 2016
[5] Per una buona analisi si rimanda all’articolo di Elisa Magrì, Da lavoratore a precario: come cambia la percezione del presente, 6 maggio 2011, www.ilcambiamento.it
[6] Daodejing XXXI
[7] Sulla fallacia delle tecniche di previsione si veda Nassim Nicolas Taleb, Il cigno nero, Il Saggiatore, 2007. L’autore, economista, parte da una critica della curva a campana, dimostrando che “i metodi di inferenza con curva a campana non dicono quasi nulla perché la curva a campana ignora le grandi deviazioni, non riesce a gestirle, eppure ci fa credere di aver domato l’incertezza” (p.18), ma amplia il discorso includendo le acquisizioni delle neuroscienze e delle scienze sociali. Il passato presenta molti esempi di previsioni errate relative alle guerre (p.163), che hanno un effetto sulla finanza. Ma “le istituzioni finanziarie si sono fuse in poche banche di dimensioni molto grandi, le quali sono quasi tutte collegate fra loro. La maggiore concentrazione sembra avere l’effetto di rendere meno probabili le crisi finanziarie, ma quando queste si verificano assumono una scala più globale e colpiscono in modo più duro. Avremo meno crisi, ma saranno crisi più gravi. Più raro sarà l’evento e meno riusciremo a calcolarne la probabilità.” (p.238-239). Anche l’impatto sociale è assai poco prevedibile: ”Legioni di psicologi empirici della scuola delle euristiche e dei bias hanno dimostrato che il modello del comportamento razionale in caso di incertezza non solo è grossolanamente impreciso ma è anche del tutto sbagliato come descrizione della realtà”. (p. 199)
[8] Nassim Nicolas Taleb, op.cit. p. 152. E’ qui che Taleb riporta la frase utilizzata per il titolo Il futuro non è più quello di una volta.
[9] L’espressione energia di adattamento è del dott. Hans Selye (The stress of life, 1956), il primo ad aver applicato il concetto di stress agli esseri viventi. Vedi Alexander S. Haslam, Psicologia delle organizzazioni, ed. Maggioli 2015, p. 312
[10] Su questo tema verte l’inquietante documentario Trashed, del 2012, di Candida Brady e raccontato da Jeremy Irons.
[11] Cicerone, De Officiis, III, 23:” neque vero hoc solum natura, id est iure gentium, sed etiam legibus populorum, quibus in singulis civitatibus res publica continetur, eodem modo constitutum est, ut non liceat sui commodi causa nocere alteri. Hoc enim spectant leges, hoc volunt, incolumem esse civium coniunctionem. Atque hoc multo magis efficit ipsa naturae ratio, quae est lex divina et humana…”
[12] Nel 2006, ad esempio, ci sono state 4.809 nuove cause ogni 100mila abitanti in Italia (European Commission for the Efficiency of Justice, Councile of Europe )
[13] Cfr.Pio D’Emilia, Giappone, suicidi, prima causa di morte fra under 24, Il fattoquotidiano.it, 28 maggio 2015
[14] https://news.vice.com/it/article/numero-suicidi-stati-uniti. Il tasso è salito da 10.5 suicidi ogni 100.000 persone nel 1999, ai 14 nel 2014 – una crescita pari al 24 per cento.
[15] Cfr. Alessandro Malpelo, Allarme suicidio tra gli adolescenti, seconda causa di morte in Italia, Ilquotidiano.net, 10 settembre 2016
[16] F.Capra, op.cit., p. 461
[17] Il film-documentari di Markus Imhoff, More than honey (tradotto in italiano come Un mondo in pericolo), del 2012, illustra molto bene la situazione e mostra fra l’altro come in Cina già si proceda a impollinare a mano, essendo venute a mancare le api.
[18] Su questo tema si veda Gino Ditadi, Le grandi religioni e gli animali, in Zooantropologia a cura di Roberto Marchesini, ed. RED 1999, p.153 sgg, e Guido Dalla Casa, L’errore antropocentrico, online.
[19] Nalini Nadkarni, Fra la terra e il cielo, ed. Elliot 2010: Stefano Mancuso, Verde brillante, Giunti 2013;; Roberto Marchesini, Il rapporto uomo-animale nella prospettiva zooantropologica, in Zooantropologia, cit., p. 28 sgg.
[20] Tutte le cose cambiano, niente muore. Ovidio, Metamorfosi, XV, 165. Chi parla qui è Pitagora, che fra l’altro pronuncia un lungo e appassionato discorso contro il nutrirsi di carne (vv.75-142), che definisce scelus.
[21] Chevalier e Geerbrant, citazione tratta da Gianfranco Romagnoli, La metamorfosi: vitalità di un concetto, relazione tenuta al convegno La metamorfosi, archetipo e mito, Recanati, 24 ottobre 2011
[22] Laozi, Daodejing, XVI
The Manifesto's first section, "Bourgeois and Proletarians" (473-83), sets out to present an overview of what is now called the process of modernization, and sets the stage for what Marx believes will be its revolutionary climax. Here Marx describes the solid institutional core of modernity. First of all, there is the emergence of a world market. As it spreads, it absorbs and destroys whatever local and regional markets it touches. Production and consumption-and human needs-become increasingly international and cosmopolitan. The scope of human desires and demands is enlarged far beyond the capacities of local industries, which consequently collapse. The scale of communications becomes worldwide, and technologically sophisticated mass media emerge. Capital is concentrated increasingly in a few hands. Independent peasants and artisans cannot compete with capitalist mass production, and they are forced to leave the land and close their workshops. Production is increasingly centralized and rationalized in highly automated factories. (It is no different in the country, where farms became "factories in the field," and the peasants who do not leave the countryside are transformed into agricultural proletarians.) Vast numbers of the uprooted poor pour into cities, which grow almost magically-and cataclysmically- overnight. In order for these great changes to go on with relative smoothness, some legal, fiscal and administrative centralization must take place; and it does take place wherever capitalism goes.
RispondiEliminaNational states arise and accumulate great power, although that power is continually undermined by capital's international scope.[…] And yet, the truth of the matter, as Marx sees, is that everything that bourgeois society builds is built to be torn down. "All that is solid"-from the clothes on our backs to the looms and mills that weave them, to the men and women who work the machines, to the houses and neighborhoods the workers live in, to the firms and corporations that exploit the workers, to the towns and cities and whole regions and even nations that embrace them all -all these are made to be broken tomorrow, smashed or shredded or pulverized or dissolved, so they can be recycled or replaced next week, and the whole process can go on again and again, hopefully forever, in ever more profitable forms.
( Marshall Berman “All that is solid melts into air – the experiece of modernity” - 1982 Penguin Books )
Prof. visto che cita le metamorfosi mi permetto di fare copia incolla dal mio saggio nei passi in cui mi ricollego alle Metamorfosi di Ovidio: -
RispondiElimina-Nel primo libro delle metamorfosi di Ovidio così si parla dell'età aurea, con accenno all'uso alimentare delle ghiande del genere Quercus :
“Libera, non toccata dal rastrello, non solcata dall'aratro, la terra produceva ogni cosa da sé e gli uomini, appagati dei cibi nati spontaneamente, raccoglievano corbezzoli, fragole di monte, corniole, more nascoste tra le spine dei rovi e ghiande cadute dall'albero arioso di Giove.“
( Metamorfosi libro I, v 101-106 )
Ovidio nel libro primo delle metamorfosi ricorda il decadimento dall'età aurea a quella d'argento è segnato dall'inizio del dominio di Giove, e con esso dell'agricoltura ( progettualità e trasformazione del mondo naturale); l'età bronzea vede l'inizio delle guerre, ma i cui orrori Ovidio ricorda come non assolutamente paragonabili a quelli dell'età del ferro, dove l'uomo è preso dalla smania di possedere. Credo sia giusto tradurre l'età del ferro oggi con l'età meccanica, dei combustibili fossili e dell'agricoltura non sostenibile che ci ha spinto oltre i limiti dello sviluppo e della popolazione.
Illuminanti le parole di Ovidio nel descrivere la depredazione dei suoli quanto del sottosuolo: “Sulla terra,comune a tutti prima, come la luce del sole o l'aria, il contadino tracciò con cura lunghi confini. E non si pretese solo che questa, nella sua ricchezza, desse messi ed alimenti, ma si penetrò nelle sue viscere a scavare i tesori che nasconde vicino alle ombre dello Stige e che sono stimolo ai delitti.” ( Le metamorfosi libro I, v.135-140)
molto interessante il tuo commento, a un post necessario.
Eliminaio credo che il cambiamento debba avvenire innanzitutto ad un livello più profondo del pensiero razionale, per trovare senso e giusta motivazione; la nostra parte razionale può avere poi, o contemporaneamente, il compito di tradurre in pratica una visione interiore sana, di non - separazione, come evidenzia la autrice.
la mente razionale ha il compito di restringere il campo all'individuo, la consapevolezza può invece trascenderlo e includerlo in campo molto più vasto.
Grazie; in effetti il mio lavoro è un saggio morale sul bosco,non scientifico, ma ho dovuto documentarmi un po' per abbozzare una morale che non sia in disaccordo ne' con le evidenze scientifiche ne' con i miti Europei. Il bosco è il teatro principe delle metamorfosi fra gli amori non corrisposti fra ninfe e dei.
EliminaSecondo commento: R "E’ interessante che la possibilità di cambiare forma sia in Ovidio una tecnica di sopravvivenza: Dafne, stremata dal continuo fuggire (era inseguita da Apollo), non soccombe ma sopravvive come pianta di lauro e la figlia di Erisictone sopravvive all’avidità del padre (che la vendeva al mercato) trasmutandosi ogni volte in un animale diverso."
RispondiEliminaLe ninfe che il dio Pan inseguiva hanno fatto quasi tutte questa fine! Ci sarebbe molto da parlare, non mi sembra la sede. Voglio solo ricordare che molti di questi miti sono nati nell'isola di Creta, in epoca premiceneica molto boscosa: è stata tosata a dovere tanto dalla pastorizia che dell'agricoltura, compresa l'olivocoltura; l'olivo è infatti di origine medio-orientale... Il bosco sacro, il "nemeton" (radice comune anche in celtico, nimidas, ein antico sassone oltre che ovviamente in latino, nemi), è quello dove penetra la luce e si ha l'epifania del divino, è la matrice comune del mito Europeo.
"dall’errore antropocentrico che porta a pensare l’essere umano come separato e superiore alle altre specie e abilitato a sfruttarle indiscriminatamente"
RispondiEliminaLo possiamo pensare separato, ma in effetti non lo è per niente, visto che la sopravvivenza della specie umana dipende strettamente da quella degli altri esseri viventi. Sul fatto della superiorità, non lo so, ma mi sembra che culturalmente la specie umana vada ben oltre quella degli animali più evoluti. Però questo, a mio parere, non ci assegna alcun diritto. Più che altro, siccome abbiamo la capacità di pensare eticamente, dovremmo attribuirci dei doveri. Soprattutto il rispetto.
Angelo
Angelo, siamo superiori per quanto riguarda l'intelligenza, ma siamo i più inferiori di tutte le specie viventi, in quanto non volgiamo al Bene la nostra intelligenza attraverso l'uso della saggezza, ma usiamo l'intelligenza a fini malefici. Il risultato delle nostre azioni è terribile.
EliminaIo credo che dopo tanti anni di vita "in prova", dobbiamo essere bocciati, scartati. La nostra specie non ha i requisiti minimi per poter condividere il pianeta con le altre specie.
Abbiamo dimostrato sempre più che la nostra intelligenza superiore è devastatrice, un flagello per l'intero pianeta.
Meritiamo di estinguerci.
- Tiziano -
Tiziano, ti voglio raccontare un aneddoto che viene dalla mia infanzia, quasi 60 anni fa. Sentii il mezzadro Bartoletti, ormai anche lui sessantenne, dire al padrone Omero, suo coetaneo: "Sor Omero, quando non ci saremo più noi, vedranno da qui le macchine passare sulla provinciale a 1 km". Il Sor Omero, uomo di poche parole, che aveva combattuto i Turchi in Libia e poi gli Austro-ungarici per complessivi 11 anni della sua vita, annui in silenzio. Il Bartoletti era analfabeta e il Sor Omero aveva imparato a leggere e scrivere dal precettore, una figura a pagamento che girava nelle campagne alla fine dell'800 ad insegnare la lettura e la scrittura. Ebbene, dopo pochi anni dalla loro morte, erano spariti vigneti, pescheti e pereti, che impedivano la visione della provinciale. Senza cultura, nè istruzione entrambi riuscivano a vedere il futuro a breve e gli intelligentoni di oggi col cervello obnubilato da TV e tecnologie contorte, da preoccupazioni familiari, da tasse, bollette ed altre amenità del genere, dopo anni di scuola e pezzi di carta, anche con ottimi voti, non riescono a vedere più in là del proprio naso come riuscivano le persone semplici di una volta che avevano passato la vita in accordo colla natura e con Dio. L'uomo di oggi nella sua quasi totalità è un flagello per sè stesso ed il pianeta e si estinguerà senz'altro, ma chi riesce anche oggi, ad usare l'intelligenza per il bene, come il Bartoletti ed il Sor Omero hanno fatto, merita il Paradiso.
EliminaSi.
Elimina.----
Comunque già allora il male si era insinuato nei nostri usi e costumi, da secoli e millenni addietro, fin da epoca romana e anche prima.
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Il grande male è iniziato, secondo me, nel momento in cui gli esseri umani hanno cominciato a comportarsi in modo "innaturale", cioè si sono associati in gruppi che contavano più di cento persone, dando inizio alle civiltà. Sono nate tante civiltà e tante ne sono morte, adesso stà imperversando questa unica civiltà globalizzata che è causa della "sesta estinzione di massa" e dei "cambiamenti climatici". Credo che nessun essere umano vedrà l'alba del 2050.
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Quel che voglio dire, Mago, è che la specie Homo, vista dal di fuori, in modo distaccato, si stà comportando in modo pazzo. E' impazzita. E a poco valgono i moniti e i comportamenti dei singoli individui che usano l'intelligenza per il bene.
- Tiziano -
è strabiliante come Ovidio ed il Tao abbiano anticipato di millenni enunciazioni e stili di pensiero filosofici che, a livello fisico, si sono concretizzati nel 1° principio della Termodinamica, comunque in essi si nasconde la mentalità dominante che è alla base del nostro mondo attuale ipersviluppato che sta annientando il nostro ambiente vitale. "Tutto muta, niente scompare" è un'idiozia su molti piani, anche religiosi e metafisici, oltre che etici e spirituali. Mi sembra di sentire i sadducei o molti religiosi cattolici di oggi, che sono accomunati da lassismo morale e spirituale, in quanto per i primi non c'era resurrezione e per gli altri, praticamente eretici, tutti vanno in paradiso. Io direi che se tutto muta, niente ricompare nello stato iniziale, come asserito dal 2° principio della Termodinamica, ma si vede che Ovidio e Confucio non avevano i mezzi intellettuali e spirituali per arrivare a formulare un pensiero metafisico di questo livello. Il messaggio mistico cristiano è affascinante, sia da un punto di vista escatologico che soteriologico e completa e migliora la prospettiva metafisica dell'uomo, ma se a uno non gliene frega una mazza di Gesù perde questa possibilità. Non per niente il filosofo stoico Seneca e i cristiani di Roma furono le vittime per eccellenza di Nerone.
RispondiElimina....e se volete sapere perchè lo furono, andatevi a leggere le tentazioni nel deserto del vangelo di Matteo, ma non le assimilerete facilmente. Io, dopo 40 e più anni, che le conosco, non ci sono ancora arrivato, forse perchè la natura umana si ribella a questo tipo di conoscenza, forse perchè il significato è troppo profondo per la mia piccola mente, anche se alla mia età, com mld di neuroni andati persi, il QI è sui 118, che sarebbe un bella soddisfazione anche per un ventenne. Comunque il comportamento stoico maturo, come lo fu quello di Seneca, o quello austero dei primi cristiani, non poteva suscitare in un imperatore reso pazzo dai vizi, certo comprensione e stima, ma solo odio e rancore per la rabbia che suscita l'invidia di sentirsi nella coscienza profonda inferiore ad un giusto, pur essendo imperatore.
EliminaBellissimo articolo.
RispondiEliminaHo scoperto che il mio pensiero è fondamentalmente "saggezza", poichè è identico a quello descritto da Laozi :
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"Gli esseri innumerevoli hanno origine dal dao e io li vedo ritornarci. Ritornare alla propria radice significa entrare nello stato di riposo. Da questo riposo essi escono per un nuovo destino e così di seguito, senza fine. Riconoscere la legge di questa continuità ininterrotta, è questa la saggezza."
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Per tanti anni ho ricercato, per alfine pervenire a questa consapevolezza.
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In questa metamorfosi liquida non promuovo l'azione degli esseri umani, li boccio sonoramente.
Li considero essere in gravissimo errore, forse finanche un errore evolutivo.
- Tiziano -
http://www.liology.org/traditional-chinese-thought.html
EliminaSi ma anche il taoismo si evolve nel tempo.
Angelo
E' la LIOLOGIA,
Eliminauna pratica di vivere la vita in un modo integrato, incarnato e connesso.
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Io non seguo i guru. Ho un cervello per ragionare, degli occhi per vedere, delle orecchie per sentire, una consapevolezza personale che ho creato momento dopo momento fino ad adesso che ho 60 anni.
Ho abbandonato da tempo filosofie e religioni.
Ho semplificato da tempo i miei costrutti mentali.
Ragiono in modo semplice, cercando di essere in sintonia con quello che pensa la Natura, di cui noi siamo una parte.
- Tiziano -
scusa, ma come fai a sapere quello che pensa la Natura?
EliminaMago, è così semplice !!!!
EliminaAlla Natura non piacciono i pesticidi, che si faccia airgun, che si taglino gli alberi, che si eseguano esplosioni nucleari, che si costruiscano dighe, che si facciano deviazioni al corso dei fiumi, che si butti plastica negli oceani, che si cavi il marmo dalle Apuane, che si esegua cementificazione e asfaltatura sul territorio, che si usi veleno per uccidere le piante ai bordi strada, che si buttino veleni nelle acque, che si prosciughino le lagune, che si spari coi fucili agli animali per divertimento, che si creino discariche di rifiuti, che si cavino i minerali dal sottosuolo, che vengano eseguiti esperimenti genetici, che venga fatta la vivisezione, che alcune specie animali vengano rinchiuse negli allevamenti, che i pendii delle montagne vengano stravolti per farvi piste da sci, che si prosciughino le falde acquifere per farne neve coi cannoni .... che cresciamo smisuratamente di numero (sovrappopolazione umana), che buchiamo le montagne con le gallerie, che costruiamo le batterie, che usiamo lo shampoo, che riscaldiamo l'acqua, che rinchiudiamo gli uccellini nelle gabbie, che creiamo le fibre sintetiche, che costruiamo oggetti in plastica, che spariamo oggetti nello spazio, che usiamo i computer, che viaggiamo con automobili, treni, aerei, navi, che usiamo le ruspe, che usiamo prodotti chimici, microplastiche nei dentifrici, che potiamo gli alberi .... che caviamo carbone, petrolio e gas dal sottosuolo.
Mi basta ascoltarla, la Natura.
Quando vado nel bosco, ascolto, quando vedo il mare, ascolto, quando vedo una montagna, ascolto, anche quando vedo un animale o una pianta, o un sasso. Anche le nuvole, e sento il vento. Ascolto col cuore e anche con il cervello.
E, poichè anche noi esseri umani siamo natura, sento la sofferenza dei migranti, di chi è disoccupato, di chi è vessato da equitalia. La natura non vuole equitalia.
E poi, leggo articoli e libri che spiegano quel che sta succedendo. Gli oranghi soffrono, gli elefanti pure, le api sono disorientate, gli animali nei laboratori, sottoposti alla vivisezione, soffrono pene estreme.
- Tiziano -
ma allora la natura non vuole nemmeno i migranti e gli occupati, perchè distruggono. Non vorrei che la natura fosse solo una tua trasposizione della realtà.
EliminaSiamo creature biologiche, e quindi abbiamo bisogno anche psicologicamente, degli animali, delle piante, delle nuvole, del vento e così via. Ma rispetto agli animali, abbiamo sviluppato, (la natura ha fatto si che si sviluppasse), questa benedetta corteccia prefrontale che rappresenta la nostra croce-delizia. Il mio vecchio cagnolino poteva stare per ore sulla sua brandina senza pensare a niente, e questo non lo stressava. Per un essere umano questo è impossibile, si diventa irrequieti. E' questa irrequietudine che ha accompagnato il genere umano dalla preistoria, quando i nostri antenati sono usciti dal loro, vero o presunto, paradiso terrestre.
EliminaA chi dobbiamo dare la colpa, per aver dato origine alla civiltà? Alla natura? A noi stessi? Ma poi, è veramente una colpa? Chi ci garantisce che entro qualche decennio saremo veramente estinti? Magari sarà tutto il contrario. E questo potrà dipendere da come ci comportiamo e atteggiamo adesso. Rassegnarsi prima del tempo non mi sembra una buona strategia.
Angelo
Sono un altro anonimo... tu nn sei saggio, sei solo un presuntuoso
EliminaCredo che : due più due fà quattro.
EliminaChe faccia 5, è un miracolo.
Lo spero anche io, che faccia 5.
Non solo per me, che ormai ho vissuto tutto quello che desideravo, sono appagato, e ogni giorno che vivo è un giorno regalato.
Lo spero per le giovani generazioni e anche per la Natura.
Sarebbe un bellissimo ed auspicabile miracolo.
- Tiziano -
Caro anonimo, non credo che qui si prendano premi per la saggezza. In più sono anonimo, a parte il nome, quindi non ho niente da guadagnare.
EliminaSarò forse presuntuoso, ma non ho mai insultato nessuno.
Angelo
Infatti. Niente premi e niente insulti. Ormai quello di prima l'ho passato, ma per favore evitate.
Eliminabuongiorno,
Eliminachiaramente non mi riferivo all'anonimo (angelo), bensì a madre terra.
Prof. Bardi le posso assicurare che leggere gli interventi di tiziano gianni è estremamente fastidioso... a uno che crede di parlare per conto della "NATURA" dare del presuntuoso è eccessivo?
saluti
Scusate ragazzi, ma questo thread è chiuso
EliminaCommenti altisonanti. Mi tengo più rasoterra.
RispondiEliminaArticolo: "E’ facile reagire rincorrendo il nuovo, ma l’oggetto nuovo oggi è obsoleto dopodomani."
Dal momento che non è poi tanto facile "reagire così", perché richiede un sacco di quel denaro che i più possono permettersi solo con valanghe di lavoro, ovvero con un eccesso di schiavitù, direi che mi pare assai più sensato reagire con un rifiuto netto a qualasiasi ipotesi di acquisto irrazionale e, soprattutto, non indispensabile. Io stesso son circondato da cose non indispensabili acquistate in gioventù e che userò fino alla loro distruzione fisica per usura; sicuramente non li sostituirò, perché l'età mi permette di comprenderne la natura di superfluo. E tanti saluti al dio Mercato, che (almeno nelle forme attuali) non è certo una divinità benevola come vorrebbe farci credere chi pensa di trarne vantaggio.
Uno dei leit-motiv dell'ultimo Festival filosofico emiliano (Settembre '17) è stato la sottolineatura del progressivo "appannamento" della metafora baumaniana della 'liquidità', tuttora utile ma meno illuminante di quanto poteva apparire fino a poco tempo fa: basti pensi alle diffuse tendenze al ripiegamento localistico su base etnico-territoriale, dalla Gran Bretagna alla Catalogna. L'Articolo, peraltro silente sul problema della sovrappopolazione locale e globale, appare cmq. interessante e stimolante
RispondiEliminasotto molteplici aspetti, a cominciare dall'opportunità del rilancio di un approccio (razionalmente) olistico-sistemico ai principali problemi economico-sociali ed ecologici contemporanei...
"liquido" e comunità non formano un ossimoro; comunità poi è intesa tanto sul piano morale che termodinamico di scambio di beni come polo altro rispetto ad ogni universalismo tanto economico che morale, insostenibile sul piano termodinamico senza combustibili fossili a buon mercato ed avvelenando ulteriormente l'atmosfera con la pretesa di sommare 7,5 miliardi di diritti individuali,come e si potesse scindere il destino dell'uomo da quello del resto del biota e quando anche possibile, fosse scelta buona e giusta. L'approccio olistico che vagheggi è appunto la rinuncia ad ogni universalismo morale e di scambio delle merci. Insomma l'approccio più pratico ed ormai il più probabile è la soppressione del teratoma umano per diminuzione dell'apporto sanguigno nelle aree a maggiore squilibrio con la sostenibilità locale.
EliminaUltimamente vedo che ci si diletta molto con le parole e pochissimo con i numeri.
RispondiElimina80$ entro Natale...e per fortuna che esiste la speculazione sennò chissà cosa si sarebbero inventati
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2017/11/11/news/petrolio_a_80_dollari_per_natale_i_trader_ci_scommettono-180832345/
eppoi ci dicevano che gli USA sarebbero diventati energeticamente indipendenti grazie allo shale...
http://energiaoltre.it/limiti-crescita-dello-shale-oil-usa/
dal 2020 crisi nello shale e nei mercati? Olduvai?
RispondiEliminaInsicurezza, paura del cambiamento, stress... tutte patologie dell'Ego.
RispondiEliminaVi suggerirei questa lettura:
"A New Earth" di Eckhart Tolle
Reperibile gratuitamente online
Quando si capisce che tutto questo stress, tutti questi guai, hanno origine e sono causati dall'ego di ciascuno, si smette di preoccuparsi, di entrare in ansia, e si torna a vivere un poco meglio.
Accettare, arrendersi, smettendo di dare in pasto all'ego ogni nostra energia, ogni controllo, e' la forma piu' potente di reazione e di cambiamento per il meglio, dentro e fuori di noi.
io non mi arrendo così facilmente, scordatelo.
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