lunedì 27 giugno 2016

Il mestiere del capro espiatorio: le ragioni del fallimento del movimento ecologista

Questo documento di qualche anno fa, di Donella Meadows, ci racconta la storia di come i "verdi" abbiano preso il posto dei comunisti come capro espiatorio e bersaglio privilegiato per tutti i guai che ci affliggono.


Da “Donnella Meadows Institute”. Traduzione di MR

Di Donella Meadows, 4 giugno 1992

Qualche settimana fa ho avuto l'onore, presumo, di apparire National Public Radio con Dennis Avery, una persona che si autodefinisce esperto agricolo presso l'Istituto Hudson. Non avevo mai incontrato il signor Avery, ma visto che l'Istituto è un'organizzazione radicalmente conservatrice, mi aspettavo che la discussione fosse accesa.


Ciò che non mi aspettavo, in quest'epoca post guerra fredda, era di essere accusata di comunismo.

Il signor Avery ha cominciato ad accusare gli ambientalisti di bloccare la ricerca agricola e di “togliere slancio alla Rivoluzione Verde”. Noi esageriamo anche i pericoli, ha detto, come quello del buco dell'ozono, che al massimo potrebbe produrre un brutto caso di eritema solare.

Essendosi scaldato, il signor Avery è passato alla sua vera lamentela. Ci sta dicendo che siamo tutti contenti di quello che abbiamo e che programmiamo di condividerlo su una base comunitaria. Questo suona, ha detto con sempre maggior agitazione, come “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”, un insegnamento del famigerato Karl Marx. Il suo programma nascosto, ha continuato quasi gridando, è quello di instaurare un governo stalinista ed una polizia ambientale in tutto il mondo.

Ero pietrificata. Le sue accuse mi avevano offesa profondamente – avevo già avuto le mie esperienze terribili con l'ex impero sovietico. Allo stesso tempo ero sopraffatta da una sensazione di ridicolo, visto che ero stata attaccata con toni analoghi dall'estrema sinistra. Non sapevo se ridere, piangere o gridare a mia volta. Ciò che ho fatto è stato balbettare la mia vera posizione meglio che potevo. Poi ho provato a rimuovere l'intero episodio dalla mia mente.

Ma non ci sono riuscita. Continuavo a chiedermi come avesse mai fatto Dennis Avery a giungere al suo punto di vista assurdo del “reale” programma ambientale. E continuavo a sentire quel punto di vista espresso da altri.

Il Wall Street Journal lo espone regolarmente: “Mentre il comunismo sta uscendo dalla scena della storia, la minaccia più grande alla libertà potrebbe provenire da un movimento ambientale utopistico che, come il socialismo, vede il benessere degli esseri umani come subordinati a 'valori più alti'”.

George Will in un recente trafiletto ha scritto: “Alcuni tipi di ambientalismo sono 'un albero verde con le radici rosse'. E' il sogno socialista – vite ascetiche strettamente regolate da un'avanguardia di visionari prepotenti – travestito da compassione per il pianeta”.

Alan Gottlieb, consulente e raccoglitore di fondi per il movimento di estrema destra “Wise Use Movement,” ha detto, senza mezzi termini: “Per noi il movimento ambientalista è diventato l'uomo nero perfetto”.

Immagino che alcune persone abbiano bisogno degli uomini neri. Se ne hanno sempre avuto uno e questo poi se ne va, devono proprio non sapere come stanno senza la loro controparte cattiva. Devono continuare a vedere mostri, che siano reali o no.

Ma cosa dobbiamo fare noi, noi che siamo stati identificati come i nuovi mostri, i capri espiatori, i sostituti dei comunisti?

Perlomeno dobbiamo dire le cose come stanno. Parlo per me stessa, ma i miei punti di vista sono condivisi da ogni ambientalista che conosco. Non potrei in alcuno modo preferire lo stalinismo, che ha un'impronta ambientale ben peggiore del capitalismo. Non sono contro gli affari, sono solo contro gli affari sporchi. Credo nel sistema di mercato, che è il motivo per cui voglio includere i costi ambientali reali di un prodotto come parte del suo prezzo e per cui mi piacerebbe eliminare i sussidi governativi per le tecnologie inquinanti, come carbone, petrolio ed energia nucleare.

Sono a favore della democrazia. Mi piacerebbe rimuovere il potere del denaro sul governo. Sono a favore della tecnologia. Conto sui progressi nella conservazione di energia, nell'energia solare, nell'agricoltura biologica, nel riciclaggio dei materiali e nel controllo dell'inquinamento per aiutare l'umanità a vivere entro i limiti della terra.

Non sono a favore della “redistribuzione”, se questo significa prendere ai ricchi per dare ai poveri. Sono a favore di dare ai poveri opportunità realmente uguali e di smettere di sfruttarli. Mi piacerebbe che i ricchi possano vedere che nessuno, a prescindere da quanto ricco, può mai vivere in sicurezza o in modo sostenibile mentre persiste una povertà disperata.

Non sono contro la crescita, ma non faccio il tifo per qualsiasi tipo di crescita a qualsiasi costo. Mi piacerebbe vedere una crescita negativa delle industrie e tecnologie inquinanti e una crescita positiva di quelle efficienti. La crescita di cibo, alloggi, abbigliamento e posti di lavoro per i poveri è ovviamente necessaria. La crescita dei ricchi, per mantenere sottomessi i poveri, è un modo altamente inefficiente di affrontare la povertà.

Sta ascoltando, signor Avery? Non proprio, sospetto, perché ho cercato di colmare questo divario di paradigma già in passato. Quando le persone e le credenze sono state etichettate come subdoli nemici, niente di ciò che dicono può essere creduto. Le menti si chiudono. L'ascolto si interrompe. Come con l'aborto, come con controllo delle armi, l'ambiente potrebbe diventare un tema così distorto dall'ideologia che gli americani non ne possono parlare, o fare qualcosa a riguardo.

Ciò sarebbe letteralmente un disastro, perché il pianeta risponderà ai nostri reali abusi fisici, non alle nostre preziose credenze. Tutto ciò che posso pensare di fare, per evitare questa polarizzazione della discussione ambientale, è di chiedere, come sovversiva sotto accusa, un processo equo. Suggerisco che gli Avery, i Will, i Gottlieb e gli editori del Wall Street Journal siano chiusi in una stanza con un pugno di ambientalisti rappresentativi, qualche facilitatore neutrale ed una macchina da presa televisiva per registrare i risultati. Nessuno può essere lasciato uscire finché tutti non abbiano ascoltato tutti gli altri, discusso, sondato le differenze e non siano giunti a capirsi fra loro, non come mostri immaginari, ma come esseri umani complessi, impauriti, imperfetti, ben intenzionati, preoccupati e curiosi.