Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR
La questione della popolazione solleva sentimenti forti ogni volta che viene menzionata e c'è chi sembra pensare che, a meno che non venga fatto qualcosa di drastico per frenare la crescita della popolazione, gli esseri umani si riprodurranno come conigli, distruggendo tutto quanto su questo pianeta. Questa posizione va spesso in parallelo con la critica ai leader religiosi in generale, accusati di incoraggiare le persone a riprodursi come conigli. O, perlomeno, di nascondere il fatto che le persone si riproducono come conigli se non viene loro impedito di farlo in un modo o nell'altro.
Ma è vero che le persone si riproducono come conigli? E si fermerebbero se qualcuno, diciamo il Papa, dovesse dire loro di fermarsi? Forse, ma le cose non possono essere così semplici. Ecco un esempio: il Giappone durante il periodo Edo.
Notate come la popolazione sia rimasta relativamente costante per almeno 150 anni. E' una storia affascinante, discussa nei dettagli nel libro “Mabiki: Infanticidio e crescita della popolazione nel Giappone orientale 1660–1950” di Fabian Drixler. Ecco un'illustrazione dal libro:
Un altro insieme di dati impressionante: i tassi netti di riproduzione in Giappone sono rimasti intorno o al di sotto al tasso di sostituzione durante il periodo Edo, mantenendo la popolazione costante per qualcosa come un secolo e mezzo. E' impressionante anche osservare in che modo il tasso di riproduzione è letteralmente esploso in seguito, portando la popolazione giapponese dai circa 25 milioni del periodo Edo all'attuale livello di circa 125 milioni, cinque volte tanto. Osservate anche quanto rapidamente il tasso di riproduzione è collassato dopo gli anni 50 del 900. E' un esempio forte di ciò che chiamiamo la “transizione demografica”.
Come possiamo vedere da questi dati, le strategie di riproduzione umana sono molto più complesse di quanto si immagini se ci si limita al comandamento biblico “crescete e moltiplicatevi”. I giapponesi NON si sono riprodotti come conigli durante il periodo Edo. Non sembra che siano stati costretti a ridurre il loro tasso di nascite dal governo o da credenze religiose. La popolazione è rimasta stabile, sembra, principalmente a causa di strategie “bottom up” a livello di singole donne o di singole famiglie: principalmente contraccezione e, quando non era sufficiente, infanticidio.
Cosa ha portato quindi le famiglie giapponesi a scegliere (piuttosto che essere costrette) di limitare il proprio tasso di riproduzione? C'è molta letteratura scientifica sulle strategie di riproduzione di varie specie, compresa quella umana. L'idea di fondo è che, in tutti i casi, i genitori hanno una scelta su come impiegare le proprie risorse limitate. O le investono nell'avere un gran numero di prole (la “strategia-R”, ovvero la “strategia del coniglio”) oppure investono nel prendersi cura dei propri ragazzi finché non raggiungono l'età adulta (la “strategia-K” o “strategia dell'elefante”). La scelta della strategia riproduttiva dipende dalla situazione. Cito direttamente da un articolo di Figueredo et al. (1)
Chiaramente, gli esseri umani sono più come gli elefanti che come i conigli. Il numero di bambini che una femmina umana può partorire è limitato e di solito è una buona strategia che questa massimizzi le possibilità di sopravvivenza di meno bambini, piuttosto che cercare di averne il più possibile. Quindi, per gran parte della storia dell'umanità, una famiglia – o una singola donna – esaminava il proprio ambiente e faceva una stima sommaria di quali possibilità potevano avere i suoi figlio di sopravvivere e prosperare. In condizioni di risorse limitate e forte competizione ha senso che i genitori massimizzino la salute e la forma dei loro figli avendone un numero ridotto. Sembra che sia successo questo in Giappone durante il periodo Edo: di fronte a risorse limitate, in un'isola limitata, le persone decidevano di limitare il numero della loro prole, applicando la “strategia R”.
E' vero il contrario per i periodi di risorse abbondanti e di scarsa competizione. Quando l'economia è in crescita, le famiglie potrebbero anche proiettare questa crescita nel futuro e valutare che i loro figli avranno molte opportunità, quindi ha senso averne in maggior numero – e quindi di applicare la “strategia K”. La crescita drammatica della popolazione durante gli ultimi 1-2 secoli è il risultato del sempre maggiore consumo di combustibili fossili. Ovunque, e quindi anche in Giappone, le persone hanno reagito riempiendo quelli che hanno visto spazi liberi per i loro figli. Ma, con la seconda metà del XX secolo, la crescita economica ha rallentato e le persone hanno cominciato a percepire che il mondo si stava rapidamente riempiendo e che l'economia non stava più crescendo. Potrebbero non avere percepito l'esaurimento delle risorse minerali, ma il risultato era comunque ovvio. E' stata la “transizione demografica”, di solito collegata ad un aumento della ricchezza, ma che possiamo anche vedere come il risultato di una percezione del futuro che era vista un po' meno rosea di prima.
Ci sono altri casi di popolazioni umane che sono rimaste stabili per qualche tempo, quindi potremmo concludere che gli esseri umani non si riproducono come conigli – assolutamente, eccetto in qualche caso veramente speciale e raro della storia. Gli esseri umani sono creature intelligenti e, entro certi limiti, scelgono quanti figli avere in modo tale da massimizzare le loro possibilità di sopravvivenza. La popolazione umana tenderà a crescere in una condizione di crescita economica, ma dovrebbe tendere a stabilizzarsi in condizioni economiche statiche. Quindi, se fossimo in grado di stabilizzare il sistema economico, evitando grandi guerre e la necessità di carne da cannone, la popolazione umana potrebbe stabilizzarsi da sola, senza nessuna necessità di un intervento “top down”da parte dei governi (o forse del Papa). Sfortunatamente, da qui a quel momento, c'è un piccolo problema chiamato “overshoot” e la stabilizzazione ad un livello sostenibile potrebbe essere tutt'altro che indolore. Ma se la stabilizzazione è stata possibile sulle isole del Giappone durante il XIX secolo, perché non potrebbe verificarsi sull'isola più grande che chiamiamo “Terra”?
Vedete anche un mio post intitolato “Il cuculo che non voleva cantare: sostenibilità e cultura giapponese”.
1. Aurelio José Figueredo, Geneva Vásquez, Barbara H. Brumbach, Stephanie M.R. Schneider, Jon A. Sefcek, Ilanit R. Tal, Dawn Hill, Christopher J. Wenner, W. Jake Jacobs, Concordanza e teoria della storia della vita: dai geni al cervello per la strategia riproduttiva, Developmental Review, Volume 26, numero 2, June 2006, Pagine 243-275, ISSN 0273-2297, http://dx.doi.org/10.1016/j.dr.2006.02.002
Immagine di Rakka
In questo post sostengo che la sovrappopolazione è un problema complesso che ha a che fare con le scelte umane al livello di singole famiglie. Non è impossibile che tali scelte alla fine porteranno ad una stabilizzazione della popolazione ad un livello sostenibile, come è accaduto in alcuni casi storici, come in Giappone durante il periodo Edo.
La questione della popolazione solleva sentimenti forti ogni volta che viene menzionata e c'è chi sembra pensare che, a meno che non venga fatto qualcosa di drastico per frenare la crescita della popolazione, gli esseri umani si riprodurranno come conigli, distruggendo tutto quanto su questo pianeta. Questa posizione va spesso in parallelo con la critica ai leader religiosi in generale, accusati di incoraggiare le persone a riprodursi come conigli. O, perlomeno, di nascondere il fatto che le persone si riproducono come conigli se non viene loro impedito di farlo in un modo o nell'altro.
Ma è vero che le persone si riproducono come conigli? E si fermerebbero se qualcuno, diciamo il Papa, dovesse dire loro di fermarsi? Forse, ma le cose non possono essere così semplici. Ecco un esempio: il Giappone durante il periodo Edo.
La popolazione del Giappone durante il periodo Edo (dati non corretti come riportato dal governo Bafuku). Mostrano come sia del tutto possibile ottenere una popolazione stabile in una società agricola, persino senza regole e leggi “top down”. (fonte dei dati, vedete anche questo link)
Notate come la popolazione sia rimasta relativamente costante per almeno 150 anni. E' una storia affascinante, discussa nei dettagli nel libro “Mabiki: Infanticidio e crescita della popolazione nel Giappone orientale 1660–1950” di Fabian Drixler. Ecco un'illustrazione dal libro:
Un altro insieme di dati impressionante: i tassi netti di riproduzione in Giappone sono rimasti intorno o al di sotto al tasso di sostituzione durante il periodo Edo, mantenendo la popolazione costante per qualcosa come un secolo e mezzo. E' impressionante anche osservare in che modo il tasso di riproduzione è letteralmente esploso in seguito, portando la popolazione giapponese dai circa 25 milioni del periodo Edo all'attuale livello di circa 125 milioni, cinque volte tanto. Osservate anche quanto rapidamente il tasso di riproduzione è collassato dopo gli anni 50 del 900. E' un esempio forte di ciò che chiamiamo la “transizione demografica”.
Come possiamo vedere da questi dati, le strategie di riproduzione umana sono molto più complesse di quanto si immagini se ci si limita al comandamento biblico “crescete e moltiplicatevi”. I giapponesi NON si sono riprodotti come conigli durante il periodo Edo. Non sembra che siano stati costretti a ridurre il loro tasso di nascite dal governo o da credenze religiose. La popolazione è rimasta stabile, sembra, principalmente a causa di strategie “bottom up” a livello di singole donne o di singole famiglie: principalmente contraccezione e, quando non era sufficiente, infanticidio.
Cosa ha portato quindi le famiglie giapponesi a scegliere (piuttosto che essere costrette) di limitare il proprio tasso di riproduzione? C'è molta letteratura scientifica sulle strategie di riproduzione di varie specie, compresa quella umana. L'idea di fondo è che, in tutti i casi, i genitori hanno una scelta su come impiegare le proprie risorse limitate. O le investono nell'avere un gran numero di prole (la “strategia-R”, ovvero la “strategia del coniglio”) oppure investono nel prendersi cura dei propri ragazzi finché non raggiungono l'età adulta (la “strategia-K” o “strategia dell'elefante”). La scelta della strategia riproduttiva dipende dalla situazione. Cito direttamente da un articolo di Figueredo et al. (1)
... rimanendo tutto il resto alla pari, le specie che vivono in ambienti instabili (vedi fluttuazioni della disponibilità del cibo) ed imprevedibili (vedi alto numero di predatori), tendono a sviluppare una serie di tratti “selezionati da R” associati ad alti tassi di riproduzione, basso investimento da parte dei genitori e tempi intergenerazionali relativamente brevi. Al contrario, le specie che vivono in condizioni ambientali prevedibili tendono a sviluppare serie di tratti “selezionati da K” associati a tassi di riproduzione bassi, alto investimento da parte dei genitori e tempi intergenerazionali lunghi.
Chiaramente, gli esseri umani sono più come gli elefanti che come i conigli. Il numero di bambini che una femmina umana può partorire è limitato e di solito è una buona strategia che questa massimizzi le possibilità di sopravvivenza di meno bambini, piuttosto che cercare di averne il più possibile. Quindi, per gran parte della storia dell'umanità, una famiglia – o una singola donna – esaminava il proprio ambiente e faceva una stima sommaria di quali possibilità potevano avere i suoi figlio di sopravvivere e prosperare. In condizioni di risorse limitate e forte competizione ha senso che i genitori massimizzino la salute e la forma dei loro figli avendone un numero ridotto. Sembra che sia successo questo in Giappone durante il periodo Edo: di fronte a risorse limitate, in un'isola limitata, le persone decidevano di limitare il numero della loro prole, applicando la “strategia R”.
E' vero il contrario per i periodi di risorse abbondanti e di scarsa competizione. Quando l'economia è in crescita, le famiglie potrebbero anche proiettare questa crescita nel futuro e valutare che i loro figli avranno molte opportunità, quindi ha senso averne in maggior numero – e quindi di applicare la “strategia K”. La crescita drammatica della popolazione durante gli ultimi 1-2 secoli è il risultato del sempre maggiore consumo di combustibili fossili. Ovunque, e quindi anche in Giappone, le persone hanno reagito riempiendo quelli che hanno visto spazi liberi per i loro figli. Ma, con la seconda metà del XX secolo, la crescita economica ha rallentato e le persone hanno cominciato a percepire che il mondo si stava rapidamente riempiendo e che l'economia non stava più crescendo. Potrebbero non avere percepito l'esaurimento delle risorse minerali, ma il risultato era comunque ovvio. E' stata la “transizione demografica”, di solito collegata ad un aumento della ricchezza, ma che possiamo anche vedere come il risultato di una percezione del futuro che era vista un po' meno rosea di prima.
Ci sono altri casi di popolazioni umane che sono rimaste stabili per qualche tempo, quindi potremmo concludere che gli esseri umani non si riproducono come conigli – assolutamente, eccetto in qualche caso veramente speciale e raro della storia. Gli esseri umani sono creature intelligenti e, entro certi limiti, scelgono quanti figli avere in modo tale da massimizzare le loro possibilità di sopravvivenza. La popolazione umana tenderà a crescere in una condizione di crescita economica, ma dovrebbe tendere a stabilizzarsi in condizioni economiche statiche. Quindi, se fossimo in grado di stabilizzare il sistema economico, evitando grandi guerre e la necessità di carne da cannone, la popolazione umana potrebbe stabilizzarsi da sola, senza nessuna necessità di un intervento “top down”da parte dei governi (o forse del Papa). Sfortunatamente, da qui a quel momento, c'è un piccolo problema chiamato “overshoot” e la stabilizzazione ad un livello sostenibile potrebbe essere tutt'altro che indolore. Ma se la stabilizzazione è stata possibile sulle isole del Giappone durante il XIX secolo, perché non potrebbe verificarsi sull'isola più grande che chiamiamo “Terra”?
Vedete anche un mio post intitolato “Il cuculo che non voleva cantare: sostenibilità e cultura giapponese”.
1. Aurelio José Figueredo, Geneva Vásquez, Barbara H. Brumbach, Stephanie M.R. Schneider, Jon A. Sefcek, Ilanit R. Tal, Dawn Hill, Christopher J. Wenner, W. Jake Jacobs, Concordanza e teoria della storia della vita: dai geni al cervello per la strategia riproduttiva, Developmental Review, Volume 26, numero 2, June 2006, Pagine 243-275, ISSN 0273-2297, http://dx.doi.org/10.1016/j.dr.2006.02.002