martedì 22 marzo 2016

Vivere tempi interessanti: le emissioni di CO2 hanno raggiunto il picco?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR





Di Ugo Bardi 

Le proiezioni che stavano circolando durante gli ultimi mesi si sono rivelate corrette. Ora è ufficiale: le emissioni globali di biossido di carbonio (CO2) hanno raggiunto un picco nel 2014 e sono scese nel 2015. E potrebbe trattarsi di un cambiamento epocale.

Non pensate che il picco delle emissioni, da solo, ci salvi dall'imminente disastro climatico, ma se le emissioni di CO2 cominceranno un declino irreversibile, abbiamo bisogno di ripensare diverse ipotesi che abbiamo fatto su come affrontare il cambiamento climatico. In particolare l'esaurimento dei fossili, che di solito solito viene ritenuto un fattore minore nel determinare la traiettoria dell'economia mondiale durante i prossimi decenni; ma potrebbe non essere così. L'esaurimento non è una cosa buona in sé, ma potrebbe aiutarci (forse) a restare entro i limiti “sicuri” ed evitare un disastro climatico.


Le emissioni di CO2 sono principalmente il risultato della combustione di combustibili fossili e di attività rese possibili dalla combustione di combustibili fossili. E siccome pensiamo che la produzione di combustibili fossili raggiunga il picco e declini in conseguenza all'esaurimento, non dovrebbe essere una sorpresa che le emissioni di CO2 dovrebbero a loro volta raggiungere il picco. Ma è sorprendente il fatto che potremmo già vedere il picco. Per esempio, Laherrere aveva ipotizzato che il picco di tutti i combustibili fossili non sarebbe avvenuto prima del 2025. E molte persone avrebbero visto queste previsioni come incredibilmente catastrofiste. Gran parte degli scenari pubblicati per il futuro vedevano le emissioni di CO2 aumentare per almeno qualche decennio in futuro, a meno che non si fossero prese misure economiche o legislative draconiane per limitarle.

Così, ciò che stiamo vedendo potrebbe essere semplicemente una fluttuazione, non necessariamente “il picco”. Ma potrebbe anche essere quello vero: il punto di non ritorno. Da adesso in avanti, potremmo trovarci a rotolare dall'altra parte della curva di Hubbert. Sarebbe la vera vendetta dello scenario “caso base” di LTG che aveva visto la combinazione dell'esaurimento graduale e dell'inquinamento come la causa dell'inizio del declino terminale del sistema industriale basato sui fossili ad un certo punto durante il secondo o terzo decennio del XXI secolo.

Ipotizziamo di trovarci veramente al picco sia delle emissioni sia del consumo di energia fossile, cosa succede adesso? Per prima cosa, l'evento verrebbe sicuramente male interpretato. I tecno ottimisti diranno che ciò che stiamo vedendo è la prova che l'ingegno umano può risolvere tutti i problemi mentre la folla degli anti-scienza saluteranno questi risultati come la prova di due cose: 1) il clima non è niente di cui preoccuparsi e 2) che si è dimostrato che quegli stupidi scienziati del clima avevano torto ancora una volta.

Naturalmente, nessuna di queste interpretazioni è corretta e la situazione rimane critica per diverse buone ragioni. Posso elencarne almeno tre:

1. Non c'è davvero nessuna ragione di compiacersi di essere tanto intelligenti. La riduzione delle emissioni potrebbe essere parzialmente dovuta ad una migliore efficienza, all'energia rinnovabile e cose simili. Ma, principalmente, è il risultato del rallentamento dell'economia globale. I dati del FMI indicano che il PIL mondiale ha raggiunto il picco nel 2014, insieme alle emissioni di CO2 e nel 2016 potrebbe contrarsi ancora di più (vedete anche Tyler Durden). Le ragioni di tutto questo hanno a che fare col graduale declino del rendimento energetico dei combustibili fossili, a sua volta collegato all'esaurimento progressivo. Questo ha generato il disastro che ha colpito l'industria petrolifera e l'intera industria mineraria sotto forma di collasso dei prezzi. Col declino dell'industria estrattiva, la ragione per cui le emissioni hanno raggiunto il picco è che le persone sono più povere, non più intelligenti (alla faccia della cosiddetta “dematerializzazione” dell'economia).

2. Il fatto che le emissioni potrebbero aver raggiunto il picco non significa una riduzione nell'accumulo di CO2 nell'ecosistema. Stiamo solo rallentando il flusso, ma le riserve continuano ad essere riempite. Il CO2 si accumula in due bacini principali: l'atmosfera e gli oceani e potrebbe essercene già troppo in entrambi. E questo non dice nulla sui possibili effetti di retroazione al di fuori del controllo umano, come il rilascio di metano dagli idrati. Quindi stiamo ancora rischiando molto in termini di cose molto spiacevoli che potrebbero accadere in futuro (compreso un cambiamento climatico fuori controllo).

3. Anche ipotizzando che le emissioni siano di fronte ad un declino irreversibile, è probabile che il tasso di declino sia ancora troppo lento per restare entro i limiti che sono percepiti come (forse) sicuri. Ipotizziamo che le emissioni seguiranno una curva tipo Hubbert, cioè che scenderanno alla stessa velocità con cui sono salite finora. Ciò significa che in futuro emetteremo approssimativamente quanto abbiamo emesso fino ad oggi. Questo ci può salvare da un cambiamento climatico catastrofico? Non proprio. Finora abbiamo emesso un totale complessivo di 1.465 gigatonnellate (Gt) di CO2 che potrebbe essere la quantità che emetteremo in futuro. Sfortunatamente, secondo Meinshausen et al, per avere un 25% di probabilità di restare al di sotto dei 2°C di limite, non possiamo emettere più di circa 1.000 Gt di CO2. E non ci siamo. Secondo  Meisenhausen, con 1.500 GT di CO2 emessa, ci troviamo quasi esattamente ad una probabilità del 50% di restare al di sotto dei 2°C. Se il vostro hobby è quello di giocare alla roulette russa con una pistola vera, vi dovrebbe piacere la situazione in cui ci troviamo.

Eppure, il possibile picco delle emissioni di CO2, anche se non sufficiente a salvarci, potrebbe non essere una cosa brutta visto che, perlomeno, rende più facile il compito di restare entro i limiti di sicurezza. E non solo quello. Questi nuovi dati ci portano a ripensare alcuni degli assunti radicati. Finora, abbiamo ipotizzato che sarà necessario un sforzo erculeo per costringere il sistema economico a smettere di usare risorse che si pensava fossero abbondanti ed economiche. Così erculeo che sembrava essere totalmente impossibile. Ma, se ci troviamo davvero al picco dei fossili, lo sforzo necessario potrebbe essere molto meno erculeo: l'esaurimento ci aiuterà molto (perlomeno in un certo senso, anche se non sarà un aiuto piacevole). A questo punto, l'enfasi dovrebbe passare dalla “esclusione” dei combustibili fossili – che se ne andranno in gran parte da soli – alla “inclusione” delle rinnovabili – che ha bisogno di uno sforzo specifico. E se vogliamo includere le rinnovabili dobbiamo farlo prima che il collasso dell'industria dei combustibili fossili renda impossibile investire a sufficienza nel loro sviluppo.

Infine, c'è un'altra possibilità interessante (nel senso dell'antica maledizione cinese: 'possa tu vivere tempi interessanti'). Il declino potrebbe non seguire una curva di Hubbert ma, piuttosto, una curva di Seneca. Cioè, le emissioni potrebbero declinare più rapidamente di quanto sono cresciute in passato. Ciò comporta, naturalmente, un collasso parallelo della produzione di combustibili fossili e del PIL mondiale. Il conseguente collasso economico potrebbe mantenerci entro i limiti climatici “sicuri”. Questo sarebbe così terribile  da essere quasi inimmaginabile ma, perlomeno, meglio di alcuni orribili scenari climatici. E, perché no, potremmo avere sia il collasso dell'economia sia il cambiamento climatico fuori controllo! (Non solo fuoco o ghiaccio, ma fuoco e ghiaccio).

Davvero, viviamo in tempi interessanti.



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Nota: da alcuni messaggi che ho ricevuto, sembra che molte persone trovino che il mero concetto che il PIl mondiale possa declinare sia impensabile e contrario ad alcuni principi universali. Eppure, sembra proprio che si stia contraendo, almeno secondo alcuni dati. Vedete questo grafico da Vox .




9 commenti:

  1. Un fatto incoraggiante è che proprio i Cinesi sono riusciti a fare in mezzo secolo gli stessi errori che Europei e Americani hanno fatto in un secolo e mezzo, ma ora pare che stiano cercando in tutti i modi di rimediare.
    Se Indiani ed Indonesiani, e seguiti dagli Africani, faranno lo stesso c'è da sperare in bene.
    Sarà difficile salvare la ghirba con garbo tutti quanti insieme appassionatamente, ma dovrebbe valere la pena tentare, o no ?

    Marco Sclarandis.

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  2. Ugo... ma... che ti sta succedendo?
    Un post leggermente ottimista? :-)
    Comunque il CO2 non è una risorsa finita, per cui non è che dopo il picco continui a declinare (spesso non succede nemmeno con le risorse finite), bisogna continuare su questa strada e continuare a far calare le emissioni, sperando che sia sufficiente.
    A questo punto si intravede una luce alla fine del tunnel, e questo si, è una buona notizia.
    Anacho

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  3. ...Io la prendo come una buona notizia...Intendo meno brutta di altre...Almeno per parte dei boschi e della biodiversità...Quando si parla di collasso della civiltà industriale si rischia di esser fuorvianti, soprattutto in europa : sarebbe più corretto prospettare un collasso del welfare già molto diseguale fra generazioni per mancato adeguamento della morale alle risorse disponibili; meglio augurarsi una frantumazione fiscale subitanea degli stati con maggiori squilibri economici fra comparto industriale e comparto dei servizi alla persona (ad alcune persone) per permettere alle attività industriali di sopravvivere il più a lungo possibile...Insomma un riequilibrio fra produttori di beni e parassiti.

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  4. Sono d'accordo e penso di aver capito quasi tutto. Ma non ho capito questa frase:«Le ragioni di tutto questo hanno a che fare col graduale declino del rendimento energetico dei combustibili fossili, a sua volta collegato all'esaurimento progressivo. Questo ha generato il disastro che ha colpito l'industria petrolifera e l'intera industria mineraria sotto forma di collasso dei prezzi.»

    Ma i prezzi delle fonti fossili non dovrebbero aumentare se c'è scarsità di combustibili fossili? Non è che è stato il declino del PIL mondiale a far consumare meno combustibili fossili? E non è che il declino del PIL mondiale ha altre cause, che non sono i maggiori costi di estrazione?
    Ringrazio fin d'ora della spiegazione.

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    1. Aumentano nella media, ma oscillano molto intorno alla media. Ci sono delle ragioni che hanno a che vedere con l'intervallo di risposta del sistema alle sollecitazioni ma, in ogni caso, se l'industria petrolifera deve collassare (e deve) sarà per via dei prezzi bassi. Poi, quando torneranno alti, ci sarà rimasto solo terra bruciata. E se non basta, avremo un altro ciclo più tardi

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    2. La faccenda del prezzo e del costo dei combustibili fossili è piuttosto complicata, perchè è una combinazione di fatti geologici,geopolitici, economici e finanziari.
      In questo blog Antonio Turiel ha postato ,tradotti da Massimiliano Rupalti molti articoli al riguardo.
      E sopratutto è un intreccio di comportamenti razionali ed irrazionali.Questi ultimi prevalenti da troppo tempo.
      La stessa cosa si può affermare per i combustibili fissili, la cui aggravante é di essere ancora più complicati da gestire di quelli
      fossili.
      In realtà i combustibili fossili non sono affatto così scarsi, ma il costo energetico, energetico si badi bene, per estrarli
      é in costante ed inesorabile aumento, e oltre al calo del PIL ci sono altre ragioni del loro piccolo calo, quali ad esempio
      la maggiore efficienza di alcuni processi produttivi.
      Le cause del calo PIL mondiale é poi un altro coacervo di cause di non facile spiegazione.
      Ma innumerevoli e fondati indizi ci dicono che l'era dei combustibili fossili e fissili ha ormai iniziato il suo definitivo declino, nonostante gli eventuali progressi tecnologici che potranno esserci in un vicino futuro.
      Un articolo interessate in proposito:
      http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2016/03/02/news/l_illusione_della_cattura_del_carbonio-2987785/

      Marco Sclarandis

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  5. Questo picco o fluttuazione del CO2 non esclude affatto che l'effetto serra, oltre che dall'accumulo costante, sia aumentato per l'incremento del rilascio di metano da parte del ciclo di estrazione, dallo scioglimento del permafrost e degli idrati. Ci vorrebbe anche questo dato per una valutazione più completa dell'attuale momento. La tendenza complessiva rimarrebbe comunque incerta perche un decremento del consumo dei fossili potrebbe essere ben superato da un aumento dei fenomeni di retroazione in atto che inevitabilmente tendono ad aggravarsi.

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  6. Un paio di cose che non sono mai riuscito a chiarire sui cambiamenti climatici. Nelle serie storiche si parla sempre di CO2 e della sua correlazione con la temperatura. Non ho mai visto invece grafici o dati che correlassero concentrazione di metano e temperatura. Ci sono dati storici a tal proposito? Ad esempio quando c'erano picchi di temperatura e CO2 c'erano anche picchi del metano? Se non ci fossero stati picchi di metano la cosa sarebbe molto preoccupante essendo quest'ultimo 25 volte "peggio" della CO2, come effetto serra, ed avendone emesso davvero tantissimo. In altre parole ci potrebbe essere una sottostima del riscaldamento previsto dovuta a questo fatto? Inoltre la maggior parte della CO2 è stata assorbita dagli oceani, questi sono in grado di assorbirne ancora e con lo stesso tasso di assorbimento avvenuto fino ad ora o potrebbe esserci una sorta di saturazione/rallentamento?
    Ci si concentra inoltre sempre sulla temperatura dell'aria, e non quella del mare, che ha una capacità termica imparagonabile a quella dell'acqua, di ciò se ne tiene conto? Non potrebbe scaldarsi molto il mare e quest'ultimo poi rilasciare lentamente il suo calore accumulato in atmosfera in condizioni di equilibrio (cioé comportarsi come volano termico che influenzi a lungo termine un futuro aumento della temperatura atmosferica?) grazie per eventuali risposte

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  7. intanto a Mauna Loa in una settimana la CO2 è passata da 404 ppm a 405,28. La vasca si riempie anche se si chiude un pochinino il rubinetto. Il fato non può essere cambiato nemmeno dagli dei dell'Olimpo, figuriamoci dai piccoli omuncoli senza Dio.

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