Da “The Bulletin”. Traduzione di MR (via Population Matters)
Le Nazioni Unite prevedono che la popolazione globale, oggi di circa 7,4 miliardi, raggiungerà gli 11,2 miliardi nel 2100 (con l'Africa che fa la parte del leone nella quota di crescita). Per tutti coloro che sono preoccupati dal cambiamento climatico, questa è una prospettiva che fa pensare. Il mondo lotta già per limitare le emissioni di biossido di carbonio, quali sono quindi le prospettive della mitigazione climatica in un mondo col 50% di persone in più? Ma le proposte di rallentare la crescita della popolazione possono incontrare una dura resistenza. Il vero problema, dicono alcuni, è che il consumo di energia crescerà molto più rapidamente della popolazione (link a cura del traduttore) man mano che il mondo diventa più ricco – ed in ogni caso, le iniziative del passato di limitare la crescita della popolazione a volte hanno assunto forme sinistre. Sotto, esperti da Nigeria, Stati Uniti e Cina discutono queste questioni: i tentativi di limitare la crescita della popolazione sono un elemento legittimo della mitigazione climatica – e possono essere perseguiti senza esigere costi etici inaccettabili?
Clima: un'altra ragione perché l'Africa rallenti la crescita della propria popolazione
Di Alex Ezeh
Ci sono quelli che percepiscono qualsiasi tentativo di limitare la crescita della popolazione come “controllo della popolazione”. Si tratta di un termine che evoca in modo raggelante l'intervento di stato coercitivo per controllare il comportamento riproduttivo individuale. I programmi di controllo della popolazione sono stati implementati di rado senza esigere costi etici inaccettabili. Ma c'è una grande differenza fra i programmi di controllo della popolazione coercitivi condotti dallo stato e i tentativi di rallentare la rapida crescita della popolazione. L'obbiettivo dei programmi di controllo della popolazione sono le azioni individuali. I tentativi di rallentare il tasso di crescita della popolazione, invece, lavorano all'interno dei contesti sociali e cercano di produrre un cambiamento volontario.
La dimensione e il consumo della popolazione sono fra i motori chiave del cambiamento climatico. Se ci sono 7 miliardi o 14 miliardi di persone sulla Terra conta a livello fondamentale per il clima. Ma la relazione fra popolazione e salute del pianeta non è lineare. Un bambino nato, diciamo, in Nord America avrà un'impronta di carbonio più pesante di quella che avrà la sua compagna d'età nata nell'Africa sub-sahariana. Le regioni con le impronte di carbonio più pesanti stanno sperimentando una crescita della popolazione più lenta delle altre regioni. Molti paesi – compresi Giappone e Russia e gran parte delle nazioni dell'Europa orientale – stanno sperimentando una crescita della popolazione negativa. Ma non è così per l'Africa sub-sahariana. Fra il 1950 ed il 2000, la popolazione della regione è cresciuta da meno di 180 milioni a più di 642 milioni. Solo a partire dal 2000, la popolazione della regione è aumentata della metà, fino a quasi 1 miliardo. Per il 2050 la popolazione dell'Africa sub-sahariana è prevista a più di 2,1 miliardi – e 50 anni dopo questo, la regione sarà la casa di una stima di 4 miliardi di persone. In questo scenario, due esseri umani su cinque nel 2100 saranno Africani sub-sahariani.
L'impronta di carbonio dell'Africa sub-sahariana è leggera. Ma la popolazione in rapida crescita della regione ha un impatto ambientale che è già molto evidente. Gli ecosistemi come la foresta pluviale tropicale si degradano rapidamente. Pratiche agricole inefficienti stanno creando cambiamenti dell'uso della terra indesiderabili. La biodiversità sta diminuendo. Tutti questi effetti sono attesi in intensificazione se la popolazione dell'Africa cresce come previsto. I politici africani si interessano al rapido tasso di crescita della popolazione dell'area – ma il cambiamento climatico non è in nessun modo la ragione principale di questo interesse. In Africa, l'aumento della domanda di servizi fondamentali – senza l'aumento di risorse per pagarli – può forzare le infrastrutture oltre la loro capacità. Ciò fa sembrare ogni successivo governo della regione meno efficace del regime che lo ha preceduto. L'educazione è un buon esempio dell'aumento della domanda di servizi pubblici. L'UNESCO stima che l'Africa sub-sahariana, per ottenere la copertura della scuola primaria e dell'inizio della secondaria entro il 2030, avrà bisogno di 2,1 milioni di insegnanti della scuola primaria in più e 2,5 milioni di insegnanti della scuola secondaria iniziale. Chiaramente, i leader politici dell'Africa sub-sahariana affrontano sfide enormi a causa della rapida crescita della popolazione.
I leader politici sono anche preoccupati dalla crescita della popolazione perché temono l'insicurezza e l'instabilità. Gli estremisti possono trovare adepti più facilmente in bacini più ampi – specialmente in grandi bacini di giovani la cui educazione ridotta, le cui prospettive di impiego ridotte e la mancanza di opzioni, possono renderli disillusi. I leader hanno anche interesse per la popolazione a causa del potenziale di un cosiddetto “dividendo demografico” - cioè, un miglioramento nelle prospettive economiche di una nazione quando il suo rapporto fra età lavorativa e non lavorativa delle persone aumenta. Quindi non sorprende che quando i decisori politici africani considerano la crescita della popolazione, il cambiamento climatico non è centrale nel loro pensiero. Ma quale dovrebbe essere la preoccupazione a proposito dei 4 miliardi di africani che potrebbero esserci nel 2100? Il problema non è se l'Africa, un continente di più di 3 miliardi di ettari, ha abbastanza spazio per così tanta gente. Anche un'Africa con 4 miliardi di abitanti avrebbe di gran lunga meno persone per unità di terra abitabile di quanto l'India non ne abbia oggi. In realtà, la domanda chiave è questa: che tipo di persone sarebbero questi 4 miliardi di africani? Sarebbero africani poveri, malati, ignoranti che si calpestano l'un l'altro per scappare? O saranno africani sani, colti e produttivi e felici di vivere sul loro continente di nascita e che contribuiscono al progresso ed allo sviluppo regionale (e globale)? E soprattutto, come può l'Africa sub-sahariana trasformare il suo futuro demografico in qualcosa di gestibile, orientato allo sviluppo ed economicamente fattibile – rispettando pienamente le scelte riproduttive individuali?
Le nazioni africane possono cambiare le loro traiettorie demografiche e di sviluppo per il meglio se perseguono vigorosamente tre azioni politiche chiave. La prima è fornire accesso universale ai servizi di pianificazione famigliare, che hanno dimostrato di ridurre significativamente il numero di bambini nati anche in popolazioni povere, ignoranti e rurali. Un aumento di soli 15 punti percentuali nella diffusione dei contraccettivi è associata alla riduzione di un figlio nel numero di bambini nati per la donna media. Nell'Africa sub-sahariana, la crescente diffusione dei contraccettivi di 45 punti percentuali potrebbe ridurre il tasso totale di fertilità da 4,7 a 1,7, che porterebbe il tasso di crescita della popolazione della regione al di sotto dei livelli di ricambio. La seconda iniziativa politica chiave coinvolge tentativi di ritardare matrimonio e gravidanza. Restando tutto il resto uguale, una popolazione in cui le donne cominciano ad avere figli a 15 anni ha il 25% in più di persone dopo 60 anni di una popolazione in cui le donne hanno il loro primo figlio a 20 anni. Più viene ritardato il matrimonio di una ragazza, più opportunità ha per lo sviluppo personale – e meglio è per l'intero paese. Un terzo passo importante è espandere l'accesso delle ragazze all'educazione oltre il livello della scuola primaria. Le donne, se ricevono un'educazione ulteriore da ragazze, hanno meno figli. Ciò è stato dimostrato in modo consistente. Una migliore educazione fornisce anche migliori opportunità alle donne di guadagnarsi uno stipendio – esattamente ciò di cui hanno bisogno i paesi in via di sviluppo per ottenere lo sviluppo economico. Implementare queste tre iniziative politiche porterebbe a riduzioni più sostenibili, più durature e (cosa più importante) più veloci dei tassi di crescita della popolazione di quella che otterrebbe qualsiasi azione coercitiva di governo.
La prospettiva di 4 miliardi di africani nel 2100 può essere motivo di preoccupazione – o potrebbe ispirare impegno ad investire in opportunità educative per le ragazze, maggior accesso alla pianificazione famigliare e matrimoni ritardati. Questi passi sarebbero una trasformazione per il continente. Genererebbero sviluppo e promuoverebbero la crescita economica oltre alla riduzione del fardello demografico che contribuisce al cambiamento climatico. Ma mentre i tentativi africani di rallentare la crescita della popolazione contribuiranno alla salute del pianeta, non si deve dimenticare che i più grandi colpevoli nella corsa alla distruzione del pianeta sono i paesi che hanno le impronte di carbonio più pesanti. Servono iniziative globali e gli investimenti per sostenere i paesi africani mentre lavorano per ottenere un dividendo demografico – ma questo dev'essere abbinato a tentativi appropriati e complementari per mitigare il danno ambientale arrecato dai paesi che si aspettano una crescita della popolazione zero o persino negativa.
Le Nazioni Unite prevedono che la popolazione globale, oggi di circa 7,4 miliardi, raggiungerà gli 11,2 miliardi nel 2100 (con l'Africa che fa la parte del leone nella quota di crescita). Per tutti coloro che sono preoccupati dal cambiamento climatico, questa è una prospettiva che fa pensare. Il mondo lotta già per limitare le emissioni di biossido di carbonio, quali sono quindi le prospettive della mitigazione climatica in un mondo col 50% di persone in più? Ma le proposte di rallentare la crescita della popolazione possono incontrare una dura resistenza. Il vero problema, dicono alcuni, è che il consumo di energia crescerà molto più rapidamente della popolazione (link a cura del traduttore) man mano che il mondo diventa più ricco – ed in ogni caso, le iniziative del passato di limitare la crescita della popolazione a volte hanno assunto forme sinistre. Sotto, esperti da Nigeria, Stati Uniti e Cina discutono queste questioni: i tentativi di limitare la crescita della popolazione sono un elemento legittimo della mitigazione climatica – e possono essere perseguiti senza esigere costi etici inaccettabili?
Clima: un'altra ragione perché l'Africa rallenti la crescita della propria popolazione
Di Alex Ezeh
Ci sono quelli che percepiscono qualsiasi tentativo di limitare la crescita della popolazione come “controllo della popolazione”. Si tratta di un termine che evoca in modo raggelante l'intervento di stato coercitivo per controllare il comportamento riproduttivo individuale. I programmi di controllo della popolazione sono stati implementati di rado senza esigere costi etici inaccettabili. Ma c'è una grande differenza fra i programmi di controllo della popolazione coercitivi condotti dallo stato e i tentativi di rallentare la rapida crescita della popolazione. L'obbiettivo dei programmi di controllo della popolazione sono le azioni individuali. I tentativi di rallentare il tasso di crescita della popolazione, invece, lavorano all'interno dei contesti sociali e cercano di produrre un cambiamento volontario.
La dimensione e il consumo della popolazione sono fra i motori chiave del cambiamento climatico. Se ci sono 7 miliardi o 14 miliardi di persone sulla Terra conta a livello fondamentale per il clima. Ma la relazione fra popolazione e salute del pianeta non è lineare. Un bambino nato, diciamo, in Nord America avrà un'impronta di carbonio più pesante di quella che avrà la sua compagna d'età nata nell'Africa sub-sahariana. Le regioni con le impronte di carbonio più pesanti stanno sperimentando una crescita della popolazione più lenta delle altre regioni. Molti paesi – compresi Giappone e Russia e gran parte delle nazioni dell'Europa orientale – stanno sperimentando una crescita della popolazione negativa. Ma non è così per l'Africa sub-sahariana. Fra il 1950 ed il 2000, la popolazione della regione è cresciuta da meno di 180 milioni a più di 642 milioni. Solo a partire dal 2000, la popolazione della regione è aumentata della metà, fino a quasi 1 miliardo. Per il 2050 la popolazione dell'Africa sub-sahariana è prevista a più di 2,1 miliardi – e 50 anni dopo questo, la regione sarà la casa di una stima di 4 miliardi di persone. In questo scenario, due esseri umani su cinque nel 2100 saranno Africani sub-sahariani.
L'impronta di carbonio dell'Africa sub-sahariana è leggera. Ma la popolazione in rapida crescita della regione ha un impatto ambientale che è già molto evidente. Gli ecosistemi come la foresta pluviale tropicale si degradano rapidamente. Pratiche agricole inefficienti stanno creando cambiamenti dell'uso della terra indesiderabili. La biodiversità sta diminuendo. Tutti questi effetti sono attesi in intensificazione se la popolazione dell'Africa cresce come previsto. I politici africani si interessano al rapido tasso di crescita della popolazione dell'area – ma il cambiamento climatico non è in nessun modo la ragione principale di questo interesse. In Africa, l'aumento della domanda di servizi fondamentali – senza l'aumento di risorse per pagarli – può forzare le infrastrutture oltre la loro capacità. Ciò fa sembrare ogni successivo governo della regione meno efficace del regime che lo ha preceduto. L'educazione è un buon esempio dell'aumento della domanda di servizi pubblici. L'UNESCO stima che l'Africa sub-sahariana, per ottenere la copertura della scuola primaria e dell'inizio della secondaria entro il 2030, avrà bisogno di 2,1 milioni di insegnanti della scuola primaria in più e 2,5 milioni di insegnanti della scuola secondaria iniziale. Chiaramente, i leader politici dell'Africa sub-sahariana affrontano sfide enormi a causa della rapida crescita della popolazione.
I leader politici sono anche preoccupati dalla crescita della popolazione perché temono l'insicurezza e l'instabilità. Gli estremisti possono trovare adepti più facilmente in bacini più ampi – specialmente in grandi bacini di giovani la cui educazione ridotta, le cui prospettive di impiego ridotte e la mancanza di opzioni, possono renderli disillusi. I leader hanno anche interesse per la popolazione a causa del potenziale di un cosiddetto “dividendo demografico” - cioè, un miglioramento nelle prospettive economiche di una nazione quando il suo rapporto fra età lavorativa e non lavorativa delle persone aumenta. Quindi non sorprende che quando i decisori politici africani considerano la crescita della popolazione, il cambiamento climatico non è centrale nel loro pensiero. Ma quale dovrebbe essere la preoccupazione a proposito dei 4 miliardi di africani che potrebbero esserci nel 2100? Il problema non è se l'Africa, un continente di più di 3 miliardi di ettari, ha abbastanza spazio per così tanta gente. Anche un'Africa con 4 miliardi di abitanti avrebbe di gran lunga meno persone per unità di terra abitabile di quanto l'India non ne abbia oggi. In realtà, la domanda chiave è questa: che tipo di persone sarebbero questi 4 miliardi di africani? Sarebbero africani poveri, malati, ignoranti che si calpestano l'un l'altro per scappare? O saranno africani sani, colti e produttivi e felici di vivere sul loro continente di nascita e che contribuiscono al progresso ed allo sviluppo regionale (e globale)? E soprattutto, come può l'Africa sub-sahariana trasformare il suo futuro demografico in qualcosa di gestibile, orientato allo sviluppo ed economicamente fattibile – rispettando pienamente le scelte riproduttive individuali?
Le nazioni africane possono cambiare le loro traiettorie demografiche e di sviluppo per il meglio se perseguono vigorosamente tre azioni politiche chiave. La prima è fornire accesso universale ai servizi di pianificazione famigliare, che hanno dimostrato di ridurre significativamente il numero di bambini nati anche in popolazioni povere, ignoranti e rurali. Un aumento di soli 15 punti percentuali nella diffusione dei contraccettivi è associata alla riduzione di un figlio nel numero di bambini nati per la donna media. Nell'Africa sub-sahariana, la crescente diffusione dei contraccettivi di 45 punti percentuali potrebbe ridurre il tasso totale di fertilità da 4,7 a 1,7, che porterebbe il tasso di crescita della popolazione della regione al di sotto dei livelli di ricambio. La seconda iniziativa politica chiave coinvolge tentativi di ritardare matrimonio e gravidanza. Restando tutto il resto uguale, una popolazione in cui le donne cominciano ad avere figli a 15 anni ha il 25% in più di persone dopo 60 anni di una popolazione in cui le donne hanno il loro primo figlio a 20 anni. Più viene ritardato il matrimonio di una ragazza, più opportunità ha per lo sviluppo personale – e meglio è per l'intero paese. Un terzo passo importante è espandere l'accesso delle ragazze all'educazione oltre il livello della scuola primaria. Le donne, se ricevono un'educazione ulteriore da ragazze, hanno meno figli. Ciò è stato dimostrato in modo consistente. Una migliore educazione fornisce anche migliori opportunità alle donne di guadagnarsi uno stipendio – esattamente ciò di cui hanno bisogno i paesi in via di sviluppo per ottenere lo sviluppo economico. Implementare queste tre iniziative politiche porterebbe a riduzioni più sostenibili, più durature e (cosa più importante) più veloci dei tassi di crescita della popolazione di quella che otterrebbe qualsiasi azione coercitiva di governo.
La prospettiva di 4 miliardi di africani nel 2100 può essere motivo di preoccupazione – o potrebbe ispirare impegno ad investire in opportunità educative per le ragazze, maggior accesso alla pianificazione famigliare e matrimoni ritardati. Questi passi sarebbero una trasformazione per il continente. Genererebbero sviluppo e promuoverebbero la crescita economica oltre alla riduzione del fardello demografico che contribuisce al cambiamento climatico. Ma mentre i tentativi africani di rallentare la crescita della popolazione contribuiranno alla salute del pianeta, non si deve dimenticare che i più grandi colpevoli nella corsa alla distruzione del pianeta sono i paesi che hanno le impronte di carbonio più pesanti. Servono iniziative globali e gli investimenti per sostenere i paesi africani mentre lavorano per ottenere un dividendo demografico – ma questo dev'essere abbinato a tentativi appropriati e complementari per mitigare il danno ambientale arrecato dai paesi che si aspettano una crescita della popolazione zero o persino negativa.