Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR
Di Ugo Bardi
Con il collasso dei prezzi del petrolio in corso, possiamo dire che la festa è finita per l'industria del petrolio e del gas, in particolare per la produzione di petrolio e gas “tight” (o “di scisto”). I prezzi potrebbero anche tornare a livelli ragionevolmente alti, in futuro, ma l'industria non sarà mai più in grado di riguadagnare lo slancio che ha fatto dichiarare ai suoi sostenitori statunitensi “l'indipendenza energetica” e “secoli di abbondanza”. La bolla potrebbe non scoppiare all'improvviso, ma di sicuro si sgonfierà.
Quindi cosa succederà ora? La situazione è, a dir poco, “fluida”. E' in atto una grande corsa per convincere gli investitori a mettere i loro soldi dove c'è ancora qualche possibilità di fare un profitto. Penso che possiamo identificare almeno tre diverse strategie per il futuro: 1) di più del solito (petrolio e gas) 2) una spinta verso il nucleare e 3) una spinta verso le rinnovabili. Cerchiamo di esaminare quale futuro potrebbe essere in serbo per noi.
1) Una spinta per più gas e petrolio. Sembra chiaro che l'industria del petrolio e del gas non ha ancora ammesso la sconfitta; al contrario, sogna ancora di secoli di abbondanza (vedete per esempio questo articolo su Forbes). Sembra impensabile che gli investitori vogliano ancora finanziare imprese incerte come quella di strizzare più petrolio dai giacimenti esausti o, peggio ancora, da tecnologie difficili e costose come la liquefazione del carbone. Ma non si dovrebbe mai sottovalutare il potere del BAU. Se le persone pensano di avere assolutamente bisogno di combustibili liquidi saranno disposte a fare qualsiasi cosa per ottenere combustibili liquidi.
Il problema principale di questa idea non è tanto la fattibilità tecnica. Impiegando tutte le risorse a portata di mano nell'impresa (e mettendo sul lastrico l'intera economia facendolo) non sarebbe impossibile allontanare il picco del petrolio ancora di qualche anno. Il problema è un altro: il tempo sta per scadere col cambiamento climatico. Se continuiamo a bruciare idrocarburi, non ce la possiamo fare. Vale a dire, non possiamo salvare la civiltà dal collasso causato dal clima. Ciò vale se continuiamo a bruciare al “tasso naturale”, cioè secondo la curva a campana. Immaginate se invece continuassimo a crescere con la produzione (come secondo tutti i politici del mondo dovremmo fare).
Tutto ciò sta diventando noto e, di conseguenza, una spinta verso la produzione di idrocarburi (o, Dio ce ne scampi, più carbone) sarà possibile solo se accompagnata da una forte campagna propagandistica destinata a zittire la scienza del clima e l'attivismo climatico. Alcuni sintomi del fatto che ci sia qualcosa del genere in lavorazione sono abbastanza evidenti da essere inquietanti. Considerate che nessuno dei candidati Repubblicani alle elezioni statunitensi del 2016 sostiene la necessità di azione per il cambiamento climatico, che in Florida agli impiegati governativi non è permesso usare il temine “cambiamento climatico” o “riscaldamento globale”, che la NASA ha subito una riduzione dei fondi su qualsiasi cosa abbia a che fare col cambiamento climatico, ed altro. Quindi comincia ad apparire una certa logica: “metti la museruola alla scienza e continua a bruciare”. Sta per succedere qualcosa di molto strano...
2) Una nuova spinta verso il nucleare. Questa opzione non sarebbe male quanto la prima, più idrocarburi. Perlomeno le centrali nucleari non generano gas serra direttamente e sappiamo che è una tecnologia che può produrre energia. Ciononostante, gli ostacoli associati alla sua espansione sono giganteschi. Il primo e principale problema è che la produzione di uranio minerale non è sufficiente per incrementare l'energia nucleare da una piccola percentuale dell'energia primaria mondiale ad una grande – essere in grado di farlo richiederebbe investimenti così grandi da essere sbalorditivi. Per non dire niente della necessità di minerali rari nelle centrali nucleari: berillio, niobio, afnio, zirconio, terre rare ed altro; tutte presenti in quantità limitate. Inoltre ci sono problemi da incubo nello smaltimento dei rifiuti, nella sicurezza e nel controllo strategico.
Ciononostante, se fosse possibile convincere gli investitori a riversare soldi nell'energia nucleare, sarebbe possibile vedere un tentativo di farla ripartire, nonostante i vari problemi e i disastri che hanno dato una fama negativa al nucleare. Un tentativo di fare proprio questo sembra che si stia articolando. Si dice che il presidente Obama stia prendendo in considerazione un ritorno massiccio al nucleare e agli investitori viene detto di prepararsi per un'enorme impennata dei prezzi dell'uranio. Funzionerà? Improbabile, ma non impossibile. Sta per succedere qualcosa di sinistro...
3) Una grande spinta per le rinnovabili. Sorprendentemente, l'industria delle rinnovabili potrebbe avere delle serie possibilità di avere il sopravvento su una senescente industria petrolifera, lasciando l'industria nucleare al palo e ansimante a guardare. Il progresso della tecnologia rinnovabile, specialmente nelle celle fotovoltaiche, è stata semplicemente fantastica nell'ultimo decennio (vedete per esempio il recente rapporto del MIT). Oggi abbiamo una serie di metodi per produrre energia elettrica che possono competere con le fonti tradizionali, watt per watt, dollaro per dollaro. Considerate che le più efficienti di queste tecnologie non hanno bisogno di materiali particolarmente rari e che nessuna ha il problema strategico e di sicurezza del nucleare. Infine, considerate che è stato dimostrato (Sgouridis, Bardi e Csala) che l'attuale tecnologia rinnovabile potrebbe prevalere sulle attuali fonti abbastanza velocemente da evitare grandi danni da parte del cambiamento climatico.
Sembra che abbiamo un vincitore, giusto? Infatti, l'atmosfera intorno alle rinnovabili è di palpabile ottimismo. Se l'energia rinnovabile prende abbastanza slancio, non ci sarà niente in grado di fermarla finché non ci ha tutti catapultati, volenti o nolenti, in un nuovo mondo (più pulito): Però c'è un problema. L'industria rinnovabile è ancora piccola in confronto all'industria nucleare e lo è in modo particolare in confronto a quella del petrolio e del gas. E sappiamo che chi è più grosso di solito riesce a menare chi ha ragione. Il puro e semplice potere finanziario della tradizionale industria energetica potrebbe essere sufficiente a far abortire il cambiamento prima che diventi inarrestabile. Sta per succedere qualcosa di sinistro...
Di Ugo Bardi
Il recente collasso del prezzo del petrolio segnala la fine imminente dell'industria del petrolio e del gas come grande produttrice mondiale di energia. Dovrebbe essere una cosa buona, in linea di principio, ma dal processo potrebbe ancora emergere qualcosa di sinistro (nell'originale "something wicked this way comes" dal "Macbeth" di Shakespeare).
Con il collasso dei prezzi del petrolio in corso, possiamo dire che la festa è finita per l'industria del petrolio e del gas, in particolare per la produzione di petrolio e gas “tight” (o “di scisto”). I prezzi potrebbero anche tornare a livelli ragionevolmente alti, in futuro, ma l'industria non sarà mai più in grado di riguadagnare lo slancio che ha fatto dichiarare ai suoi sostenitori statunitensi “l'indipendenza energetica” e “secoli di abbondanza”. La bolla potrebbe non scoppiare all'improvviso, ma di sicuro si sgonfierà.
Quindi cosa succederà ora? La situazione è, a dir poco, “fluida”. E' in atto una grande corsa per convincere gli investitori a mettere i loro soldi dove c'è ancora qualche possibilità di fare un profitto. Penso che possiamo identificare almeno tre diverse strategie per il futuro: 1) di più del solito (petrolio e gas) 2) una spinta verso il nucleare e 3) una spinta verso le rinnovabili. Cerchiamo di esaminare quale futuro potrebbe essere in serbo per noi.
1) Una spinta per più gas e petrolio. Sembra chiaro che l'industria del petrolio e del gas non ha ancora ammesso la sconfitta; al contrario, sogna ancora di secoli di abbondanza (vedete per esempio questo articolo su Forbes). Sembra impensabile che gli investitori vogliano ancora finanziare imprese incerte come quella di strizzare più petrolio dai giacimenti esausti o, peggio ancora, da tecnologie difficili e costose come la liquefazione del carbone. Ma non si dovrebbe mai sottovalutare il potere del BAU. Se le persone pensano di avere assolutamente bisogno di combustibili liquidi saranno disposte a fare qualsiasi cosa per ottenere combustibili liquidi.
Il problema principale di questa idea non è tanto la fattibilità tecnica. Impiegando tutte le risorse a portata di mano nell'impresa (e mettendo sul lastrico l'intera economia facendolo) non sarebbe impossibile allontanare il picco del petrolio ancora di qualche anno. Il problema è un altro: il tempo sta per scadere col cambiamento climatico. Se continuiamo a bruciare idrocarburi, non ce la possiamo fare. Vale a dire, non possiamo salvare la civiltà dal collasso causato dal clima. Ciò vale se continuiamo a bruciare al “tasso naturale”, cioè secondo la curva a campana. Immaginate se invece continuassimo a crescere con la produzione (come secondo tutti i politici del mondo dovremmo fare).
Tutto ciò sta diventando noto e, di conseguenza, una spinta verso la produzione di idrocarburi (o, Dio ce ne scampi, più carbone) sarà possibile solo se accompagnata da una forte campagna propagandistica destinata a zittire la scienza del clima e l'attivismo climatico. Alcuni sintomi del fatto che ci sia qualcosa del genere in lavorazione sono abbastanza evidenti da essere inquietanti. Considerate che nessuno dei candidati Repubblicani alle elezioni statunitensi del 2016 sostiene la necessità di azione per il cambiamento climatico, che in Florida agli impiegati governativi non è permesso usare il temine “cambiamento climatico” o “riscaldamento globale”, che la NASA ha subito una riduzione dei fondi su qualsiasi cosa abbia a che fare col cambiamento climatico, ed altro. Quindi comincia ad apparire una certa logica: “metti la museruola alla scienza e continua a bruciare”. Sta per succedere qualcosa di molto strano...
2) Una nuova spinta verso il nucleare. Questa opzione non sarebbe male quanto la prima, più idrocarburi. Perlomeno le centrali nucleari non generano gas serra direttamente e sappiamo che è una tecnologia che può produrre energia. Ciononostante, gli ostacoli associati alla sua espansione sono giganteschi. Il primo e principale problema è che la produzione di uranio minerale non è sufficiente per incrementare l'energia nucleare da una piccola percentuale dell'energia primaria mondiale ad una grande – essere in grado di farlo richiederebbe investimenti così grandi da essere sbalorditivi. Per non dire niente della necessità di minerali rari nelle centrali nucleari: berillio, niobio, afnio, zirconio, terre rare ed altro; tutte presenti in quantità limitate. Inoltre ci sono problemi da incubo nello smaltimento dei rifiuti, nella sicurezza e nel controllo strategico.
Ciononostante, se fosse possibile convincere gli investitori a riversare soldi nell'energia nucleare, sarebbe possibile vedere un tentativo di farla ripartire, nonostante i vari problemi e i disastri che hanno dato una fama negativa al nucleare. Un tentativo di fare proprio questo sembra che si stia articolando. Si dice che il presidente Obama stia prendendo in considerazione un ritorno massiccio al nucleare e agli investitori viene detto di prepararsi per un'enorme impennata dei prezzi dell'uranio. Funzionerà? Improbabile, ma non impossibile. Sta per succedere qualcosa di sinistro...
3) Una grande spinta per le rinnovabili. Sorprendentemente, l'industria delle rinnovabili potrebbe avere delle serie possibilità di avere il sopravvento su una senescente industria petrolifera, lasciando l'industria nucleare al palo e ansimante a guardare. Il progresso della tecnologia rinnovabile, specialmente nelle celle fotovoltaiche, è stata semplicemente fantastica nell'ultimo decennio (vedete per esempio il recente rapporto del MIT). Oggi abbiamo una serie di metodi per produrre energia elettrica che possono competere con le fonti tradizionali, watt per watt, dollaro per dollaro. Considerate che le più efficienti di queste tecnologie non hanno bisogno di materiali particolarmente rari e che nessuna ha il problema strategico e di sicurezza del nucleare. Infine, considerate che è stato dimostrato (Sgouridis, Bardi e Csala) che l'attuale tecnologia rinnovabile potrebbe prevalere sulle attuali fonti abbastanza velocemente da evitare grandi danni da parte del cambiamento climatico.
Sembra che abbiamo un vincitore, giusto? Infatti, l'atmosfera intorno alle rinnovabili è di palpabile ottimismo. Se l'energia rinnovabile prende abbastanza slancio, non ci sarà niente in grado di fermarla finché non ci ha tutti catapultati, volenti o nolenti, in un nuovo mondo (più pulito): Però c'è un problema. L'industria rinnovabile è ancora piccola in confronto all'industria nucleare e lo è in modo particolare in confronto a quella del petrolio e del gas. E sappiamo che chi è più grosso di solito riesce a menare chi ha ragione. Il puro e semplice potere finanziario della tradizionale industria energetica potrebbe essere sufficiente a far abortire il cambiamento prima che diventi inarrestabile. Sta per succedere qualcosa di sinistro...
Ho realizzato un video basato su di un articolo di Low Tech Magazine (http://www.lowtechmagazine.com/2015/04/how-sustainable-is-pv-solar-power.html) secondo cui l'impennata nella produzione di PV dell'ultimo decennio sarebbe inficiata dal fatto che per quasi il 90% sono costruiti in Asia e prevalentemente in Cina, in paesi dove la rete elettrica è alimentata in prevalenza dal carbone, per cui "At high growth rates, the energy and CO2 savings made by the cumulative installed capacity of solar PV systems can be cancelled out by the energy use and CO2 emissions from the production of new installed capacity". So che l'argomento è controverso, ma sarebbe bello sapere una sua opinione in merito, penso però che la sostenibilità della produzione di energie rinnovabili non possa prescindere da una revisione complessiva delle logiche del BAU.
RispondiEliminaTra le tragedie che potrebbero verificarsi c'è la guerra, una guerra generale, di cui ci sono già abbastanza segnali. Più che cerco di ragionare ancora sul profondo scetticismo verso le rinnovabili che mi comunicavano molti politici con cui avevo a che fare già alla fine degli anni '70, più che mi do una spiegazione: le rinnovabili e la guerra sono incompatibili, prefigurano una civiltà più tollerante che non prevede la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. Già da quegli anni, come oggi, i politici dei vari schieramenti preferivano puntare sulle fonti fossili, che sono adatte, a differenza delle rinnovabili, alla gestione dei rapporti di forza sulla scacchiera geografica dei conflitti. La gestione del potere e quindi del potere di minacciare gli avversari necessita del sostegno di una forte industria di risorse fossili, che in caso di guerra sono meno vulnerabili e più efficaci delle risorse energetiche rinnovabili, tutte "alle luce del sole" sul territorio e quindi poco difendibili, oltre che meno concentrate e non spostabili. Credo che gli interessi delle industrie estrattive e l'aggressività dei paesi più potenti siano alleate, un blocco difficilmente rimuovibile sulla base della ragione e del vantaggio comune. Una transizione rapida alle rinnovabili avrebbe bisogno di una pace mondiale.
RispondiEliminaNon molto tempo fa prendevo decisamente male queste considerazioni e queste notizie. Stressavo il prof.Bardi e altri nella creazione di un "piano Seldon" per garantire un minimo di resilienza.
RispondiEliminaContinuo ugualmente ad aggiornare la mia lista di "cose buone" ma qualcosa in me è cambiato.
Adesso questi articoli mi fanno sorridere, anzi mi fanno PROPRIO sbellicare dalle risate dentro di me. Quanto affanno, affanno a non capire bene quale in realtà sia il solco segnato dalle nostre azioni e dal nostro modo di pensare. Ancora stiamo a riflettere sulle possibilità, sugli scenari ma di concreto non abbiamo intrapreso (come razza) nessuna azione.
Pensiamo irrealisticamente e in maniera arrogante che non possa esserci un mondo senza l'uomo che col cambiamento climatico "ogni" forma di vita sparirà. Ma nn è cosi, al massimo sparirà quel cancro chiamato uomo sapiens. E' l'evoluzione baby, una razza che si autodistrugge non merita di sopravvivere, è pura seleziona naturale. Per quanto crudele possa essere, la natura è equa. Non ha simpatie, non accetta raccomandazioni, non si fa corrompere. Abbiamo avuto le chance di cambiare e visto che abbiamo perseguito la nostra corsa verso il muro di cemento armato non possiamo sperare in un miracolo che lo dissolva.
Adesso, anche se freniamo, sarà l'inerzia a distruggerci e adesso mi è chiaro in tutto il suo terribile splendore, in tutta la sua magnifica e orrenda verità. Il tempo dei giochini presto finirà, dei giochini finanziari, dei giochini politici, delle bugie da quattro soldi per manipolare mercati e opinione pubblica.
Prendo i popcorn
concordo. Ma decisamente sapere questo ti cambia la vita e speri di morire prima che accada...
EliminaCD, io piango a vedere quanto siamo pazzi.
EliminaContro quel muro di cemento armato abbiamo già fatto morire tante specie animali e vegetali, e tante altre faremo morire, estinguere.
Contro quel muro sbatteremo noi stessi molto presto.
Piango perché so che non c'è più tempo, che dobbiamo smetterla da ieri di comportarci così.
Sento sempre più persone scettiche sul nostro futuro, non tanto il mio, ma quello delle future generazioni.
Che tristezza !
Eppure io sono ugualmente felice, come quell'uomo, sospeso sull'abisso in procinto di cadervi, aggrappato ad un'esile pianticella che si stà staccando dal terreno, vede un bel fiore e conscio della sua bellezza esclama : " Che bello ! ".
Buona giornata.
Gianni Tiziano
Io non piango. Il mio pensiero è analitico. Se minacci la tua esistenza o l'esistenza del tuo environment inevitabilmente ti estingui. Il fatto dell'estinguersi è il normale risultato dell'equazione delle nostre azioni (intese come razza).
EliminaNon c'è sentimento ne sensibilità è solo un normale aggiustamento del sistema.. a questo punto estinguersi è l'unica cosa buona che può fare l'uomo. Dato che "evolversi" da violenta avida ed egoista scimmia a elemento di una societa civile gli costa cosi tanta fatica
Caro CD,
Eliminaquello che dici è tutto reale anche secondo me, salvo un punto. La "natura" (di cui noi siamo parte integrante, ti ricordo) non è "equa", è semplicemente casuale e indifferente. Essa ha "creato" la vita (compresa quella umana) con parametri per i quali, per poter continuare ad esistere, ogni essere vivente deve per forza "usarne" altri. Rileggi Leopardi, la cui analisi sui temi rimane validissima. Egoismo, avidità, menefreghismo sulle conseguenze o incapacità di prevederle, ecc. sono tutte caratteristiche genetiche, epigenetiche e ambientali nate dalla necessità di lottare con il resto dell'ambiente per poter sopravvivere, e il libero arbitrio è, a dati livelli di specie e anche di singoli, un costrutto illusorio a posteriori.
Anch'io soffro a vedere come il sistema Terra si stia (auto)distruggendo, e soffro per ogni vita (umana e non) che si spegne in modo più o meno casuale e dopo un'esistenza più o meno ricca.
E la cosa più tragica e che più mi sgomenta è la convinzione sempre maggiore che tutto questo sia solo un getto di dadi, senza un perché. L'evoluzione è una delle "leggi" più assurde che si possa concepire, una dei sistemi che più genera sofferenza senza senso ai singoli esseri viventi.
Ci fosse almeno la consolazione di un principio superiore, sia pure demoniaco, contro cui inveire. Ma anche il demonio che è in noi altro non è che il riflesso della casualità senza fine né fini...
già: le cose stanno così, caro anonimo.
Eliminaanche se a molti la scomoda evidenza di questà realtà risulta tanto insopportabile da doversi inventare miti, leggende, religioni, ecc
ci era arrivato Leopardi, ma anche tanti altri "grandi" prima di lui, che magari hanno avuto poco successo nei tempi bui, dal medievo ad oggi, proprio per aver capito queste cose.
L.
@anonimo1:
Eliminahai ragione te misà (e anche Leopardi) è una questione genetica (avidità, egoismo, etc) in ogni caso allora all'uomo non conviene tanto fare il figo e sentirsi superiore agli animali dato che non riesce ad affrancarsi dai suoi difetti bestiali
no?
"....Perlomeno le centrali nucleari non generano gas serra direttamente..."
RispondiEliminaMa indirettamente si, una montagna. I bassi ritorni energetici della filiera e l'enorme spesa in materiali, impianti ed attrezzature hanno come corollario l'emissione di montagne di CO2 et similia in atmosfera. Questo problema veniva frequentemente contestato anche alle rinnovabili, ma è un problema di fondo che affligge ogni ipotetica filiera energetica.
non penso che se non si cambia la società, si possa cambiare le fonti d'energia. E la società non può essere cambiata con le buone. Quindi lascieranno tutto com'è, cercando di aggirare il problema. Spero solo che abbiano fatto i conti molto bene, spalmando sui prossimi 20 o 30 anni il cambiamento. Non penso che ci sia tutto questo tempo, ma anche la decisione di liberalizzare gli OGM in Europa sta andando nella direzione voluta. Mi piacerebbe vedere come andrà a finire, ma stavolta è a me che mancherà il tempo ed è meglio a cussi.
RispondiEliminaDal 27 al 29 Maggio si terrà a Roma un incontro internazinale sui cambiamenti climatici:
RispondiElimina"International Symposium on Climate Change and World Development"
http://www.romesymposium.org/index.php/en/2-generale?start=8
Si analizzeranno i cambiamenti climatici e si proporranno idee concrete.
Siccome è previsto un dibattito, chi è interessato, può partecipare e fare delle domande.
Io ci andrò.
Delle tre, solo le rinnovabili sono accettabili.
RispondiEliminaCon una grande attenzione al risparmio energetico (lavoro muscolare, consumo di produzione locale, ripararsi dal freddo con indumenti e coperte pesanti, riduzione del consumismo, eccetera).
Gianni Tiziano
cosa succederà:
RispondiEliminascommetto sul punto 1, 2 e 3: tutto nel nome del bau.
Scommetto anch'io nello stesso modo.
EliminaIntanto, pochi giorni fa OBAMA presidente Stati Uniti ha cambiato idea. Prima diceva NO alle trivelle in Artico, adesso le ha permesse alla Shell : che voltafaccia ! in nome del bau.
Gianni Tiziano
Restituisca il premio Nobel!!
EliminaUna spinta per le rinnovabili non porterà comunque a salvarci. Anche con le rinnovabili tutti gli aerei del mondo si fermano senza kerosene - ad eccezione del Solar Impulse, ma è un'eccezione risibile - si fermano tutte le navi e il 99% di tutti i mezzi di trasporto a terra. Quindi anche le rinnovabili si fermaranno per mancanza di manutenzione che è fatta sostanzialmente con le fonti fossili.
EliminaLa cosa più saggia forse è comprare un ettaro di terra fertile, una casa coibentata con riscaldamento a legna (no pellets!) e con una grande cisterna per l'acqua piovana, una capra, qualche gallina e un cavallo per arare. Poi la cosa più difficile: imparare a vivere dai prodotti della propria terra. Per chi, come me ha vissuto una vita in un freddo mondo di inchiostro e carta ed è over 50, l'impresa è quasi titanica.
Buona fortuna
"La cosa più saggia forse è comprare un ettaro di terra fertile, una casa coibentata con riscaldamento a legna (no pellets!)..."
Eliminaa parte che così si tornerebbe al Medioevo, con il relativo tenore di vita (fame, malattie, lunghezza della vita intorno ai 40 anni...).
Comunque non sarebbe possibile per 7 Miliardi di persone.
Al max 2 miliardi di persone potrebbero vivere (sopravvivere) così, ma i restanti 5 miliardi di persone faranno fuori il bestiame, i frutti del terreno e qualsiasi cosa i 2 miliardi di persone di campagna abbiano.
Già oggi i furti in campagna sono aumentati moltissimo, immaginiamoci cosa accadrebbe quando la fame si farà sentire.
...
Quindi, questa NON è una soluzione!
La soluzione non è andare indietro... ma andare avanti!
L'orologio non torna indietro.
EliminaAndiamo avanti.
Con un nuovo paradigma di comportamento.
Che rispetti la natura, perché da ella dipendiamo, di ella facciamo parte.
Adeguiamoci alle sue leggi per il mantenimento dell'equilibrio ecologico.
Se no, sbattiamo contro quel muro di cemento armato.
Gianni Tiziano
@A.Pulvirenti
RispondiEliminaBeh il tuo motto, andare avanti piuttosto che indietro è parecchio bello, "strabello" sul serio. Non sono sarcastico.
Come hai pensato di perseguire quello che ti prefiggi? O hai in tasca un reattore a fusione oppure hai qualche altra idea strafiga che sono curioso di conoscere.
Chiaramente, qualsiasi idea innovativa o tecnologica si troverà per rendere compatibile la nostra sopravvivenza con la natura; alla fine si scontra sempre con una semplice domanda:
EliminaL'energia che ci servirà come la produrremo?
La risposta è:
attualmente una soluzione reale che possa andare bene per oltre 7 miliardi di persone e che sia di lungo periodo, NON c'è!
Cosa abbiamo:
Abbiamo qualche anno di tempo di disponibilità di risorse (variabile a seconda delle teorie), da poter investire in Ricerca e Innovazione.
Più che Innovazione io direi che si deve investire in Ricerca di Base.
Se la scoperta/soluzione arriverà (nuove proprietà della natura che non si conoscevano), allora c'è una speranza di trovare una soluzione indolore che comprenda anche la stabilizzazione della popolazione;
se non arriverà; non ci sono soluzioni indolori e si dovrà scegliere tra chi fare vivere e chi fare morire... di fame (non verranno uccisi, ma saranno emarginati)!
Chiaramente... gli esclusi cercheranno in tutti i modi per sopravvivere,
e così i barconi porteranno milioni di persone verso le parti del mondo ancora con disponibilità di risorse.
E' questo il motivo per cui si continua a investire in armamenti!
Nel caso che la prima soluzione non arrivi, bisognerà difendersi con le armi!
Io spero (e mi sto impegnando) per la prima soluzione!
pare che la soluzione ci sia già e si chiami OGM, non per dare cibo a 7, 8 10 mld, ma per sterilizzarli, almeno secondo uno studio russo.
EliminaAnalisi CRISTALLINA. Non fa una piega. Mi complimento (come sempre avviso che non è sarcasmo).
EliminaL'altra mia domanda, sempre seria è: quanto pensi siano le chance di riuscita della "prima soluzione"?
In soldoni penso che le % siano molto basse, vale a dire forse vicino l'1%
Cosa ti fa pensare che gli stati, giò in debito di ossigeno decidano di investire su una soluzione che ha l'1% di chance di essere qualla vincente?
Io non riesco a rintracciare, secondo il loro modo di pensare, nessuna cosa che li convinca ad investire sulla "prima soluzione" di conseguenza sarà un a chi arraffa di piu e chi riesce a scalare gli altri in modo da poter stare sopra l'acqua e quindi respirare.
Come sempre vi rimprovero il fatto di restare esclusivamente chiusi nelle vostri torri d'avorio e non avere contatti con la "gente comune". Qua non discute gente comune, discute gente intelligente (a parte me) ma la gente comune, quella che sta fuori e che rappresenta i muscoli della nostra "societa civile" la pensano molto diversamente da voi (se hanno letto qualcosa sull'argomento) altrimenti SE NE FOTTONO bellamente di tutti i nostri discorsi.
Senza il consenso/minaccia della gente "comune" che sposta i voti nessun politico si sognera mai di "tradire" le multinazionali. Quindi nessuno investira nella ricerca, anzi.. vedrete che man mano andiamo giu la % di investimenti sulla ricerca andrà a diminuire fino a tendere a zero.
felice di sbagliarmi
@CD:
Eliminaquanto pensi siano le chance di riuscita della "prima soluzione"?
Se non scoppia prima una guerra mondiale (si stanno impegnando in questo), le speranze ci sono, anche perché, al contrario di quello che si pensa, ancora qualche anno a disposizione ce l'abbiamo.
@CD:
"... nessun politico si sognera mai di "tradire" le multinazionali. Quindi nessuno investira nella ricerca..."
E qui ti sbagli!
Perché consideri la Ricerca come una cosa che va in contraddizione con le multinazionali?
Non sai quanti soldi la comunità Europea sta investendo nelle imprese che fanno Ricerca e Innovazione. Non sai quanti soldi hanno già speso e spenderanno per fare una dannata Pila elettrica che sia utile per i trasporti.
La gente comune ha incominciato a capire che bisogna rispettare l'ambiente (vedi: Pechino) e che si possono fare le cose in diversi modi, tra cui ci sono modi più salutari.
Basta mettere degli incentivi economici o di immagine, che anche le multinazionali penseranno all'ambiente (alcune ci stanno già pensando).
Per fortuna, la realtà è più rosea di come in genere la si vede (salvo guerra nucleare!).
Le multinazionali di cosa sono fatte?
Chi sono i loro proprietari?
Uomini!
E gli uomini hanno capito che c'è un limite oltre al quale non conviene andare...
ops...
stavo sognando... scusate!
intanto renzi programma di togliere il retributivo anche a chi ne gode per poter dare 8000 mld agli industriali sotto forma di contributi non più da pagare per i nuovi assunti, che sono gli immigrati extracomunitari. E' un pò quello che successe negli anni 60 qui da me con gli immigrati meridionali, aretini e senesi, con gli industriali e i commercianti tutti contenti e gli altri che si arrabbiavano. A vedere come hanno ridotto quello che era un giardino (parole di un senese anche lui venuto qui in quegli anni) mi rendo conto che LTG e gli arrabbiati avevano ragione. Invece quello che vogliono fare renzi e la troika ricalca in pieno il cliche del dopoguerra. In fondo dopo aver distrutto il 50% del terreno fertile, ne rimane ancora un altro 50% da distruggere.
RispondiEliminaqui devo necessariamente ricordarti i discorsi di Kissinger (per altro insignito del nobel per la pace! se questo ha un senso)....
Elimina"quando tu controlli una risorsa scarsa che altri non riescono a procurarsi, tu controlli queste persone"
kissinger ha detto che chi controlla il petrolio controlla le nazioni
e chi controlla il cibo controlla i popoli..
ah gli han dato il premio nobel.. giusto x farvi capire che anche i nobel misa vengono assegnati a caso
Non ci sono più i Nobel di una volta! :-)
EliminaPer quanto possiamo criticare la mente umana...
questa non è che una manifestazione della natura!
La legge della "giungla"...
vince il più forte (e più astuto).
E' umanamente da disapprovare... ma questo Universo è fatto così... (male).
Il carnivoro, per vivere, deve uccidere e mangiare l'erbivoro;
il quale, si mangia i bei fiori e piante della flora.
Se a noi non sta bene...
vuol dire che il nostro Universo è fatto male...
e non solo la mente umana!
Il nucleare è una bomba ad orologeria sempre pronta ad esplodere, interessando vastissime aree del pianeta.
RispondiEliminaCarbone, petrolio e gas stanno causando l'effetto serra.
" Ma se causano così tanti danni, dovreste smettere di usarle ! "
Questo direbbe un bambino.
Ma molti di noi credono di essere migliori che i bambini.
In certi casi non è così.
La semplicità ha un grandissimo valore, spesso tanto più grande che la complessità.
Gianni Tiziano
Però. La società umana è un sistema complesso che ha un' identità. Su quale possa essere un "meta-libero arbitrio" non mi pronuncio, ma che sia l'economia il motore della Storia è noto.
RispondiEliminaQuindi il rapporto tra economia e climatologia è evidente: questa si occupa delle esternalità negative risultato dal conflitto per la distribuzione di risorse, l'economia si occupa del conflitto distributivo stesso.
Chi vuol politicamente influire sulla gestione delle esternalità deve conoscere quanto meno le premesse epistemologiche dei principali paradigmi economici: la cosa che mi preoccupa è che la quasi totalità di chi è sensibilizzato in temi ecologici abbraccia contestualmente, consapevole o meno , gli stessi paradigmi economici che stanno portando a questo disastro .
Non basta puntare il dito al neoliberismo senza comprenderne i tratti sostanziali che lo contraddistinguono: la cosa più evidente, per essere meno criptico, sono gli articoli dei Trattati ue: da una parte (la forma) si riconosce l'importanza dell'ecologia, dall'altra, ab origine, ne si impedisce il il perseguimento tramite vincoli giuridici ed economico-monetari (la sostanza).
Questo avviene in tutto il mondo , ed in Europa l'evidenza è macroscopica.