lunedì 2 febbraio 2015

Uno scontro di epistemologie: perché il dibattito sul cambiamento non sta andando da nessuna parte

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi



(Da Wikipedia)  Epistemologia (ἐπιστήμη, episteme-conoscenza, comprensione; λόγος, logos-studio di) è la branca della filosofia che si occupa della natura e dello scopo della conoscenza [1] [2] e viene anche chiamata “teoria della conoscenza”. Messa in modo conciso, è lo studio della conoscenza e della credenza giustificata. Si domanda che cos'è la conoscenza e come possa essere acquisita e la misura in cui la conoscenza pertinente ad ogni dato soggetto o entità possa essere acquisita. (fonte dell'immagine)


Qualche settimana fa, qualcuno è atterrato pesantemente nella sezione dei commenti di un post sul cambiamento climatico sul blog della Società Chimica Italiana (SCI) con una serie di attacchi contro la scienza e gli scienziati del clima. Lo scontro seguente è stato tutto in lingua italiana ma, se seguite il dibattito sul clima, sapete molto bene come vanno queste cose. Il nuovo arrivato ha monopolizzato la discussione ripetendo le solite leggende: il clima è sempre cambiato, non c'è stato aumento di temperatura negli ultimi 15 anni, non c'è prova dell'effetto umano sul clima e così via. E potete immaginare come gli scienziati che seguono il blog abbiano reagito. La discussione è rapidamente degenerata in insulti assortiti e diffamazioni personali, finché il moderatore non ha chiuso i commenti. Ma è stato troppo tardi: il negazionista della scienza del clima è risultato il vincitore; mentre gli scienziati sono riusciti a dare l'impressione di avere una mentalità ristretta e di essere settari.

E' stato un classico caso di trolling climatico, ma con una differenza. Stavolta, il troll non ha cercato di nascondere la sua identità (come fanno di solito). Si è invece presentato con un nome, un indirizzo e un CV. Era il signor Rinaldo Sorgenti , vice presidente dell'Associazione degli Industriali del Carbone (“Assocarboni”). Questo fatto ci da la possibilità di capire cosa dia origine al tipo di comportamento che definiamo “trolling”. Naturalmente, non posso entrare nella mente del signor Sorgenti, ma sono disposto a scommettere che NON sia un disinformatore pagato – accusa che ha ricevuto nel dibattito. In altre parole, non nega la scienza del clima perché è sul libro paga di Assocarboni (in realtà, sostiene di non prendere soldi per la sua posizione di vice presidente, ma immagino che ne ricavi almeno qualche vantaggio). Direi anche che non è vero nemmeno l'opposto: il signor Sorgenti non è il vice presidente di Assocarboni perché è un negazionista della scienza del clima. No, scommetterei che negare la scienza del clima ed essere impegnato nell'industria del carbone siano due elementi non separati e non separabili della visione del mondo del signor Sorgenti. E questa visione del mondo ha poco o niente a che fare con ciò che chiamiamo scienza. Il signor Sorgenti non è uno scienziato, non sa come funzioni il metodo scientifico o, se lo sa, non crede che funzioni o che sia in qualche modo utile. Usa il metodo di dibattito usato comunemente nel dibattito politico, un metodo di discussione che chiamiamo “retorica”.

Il caso di Sorgenti non è isolato. In diversi anni di dibattito (sempre che lo possiamo chiamare in questo modo), sono venuto in contatto con diverse persone che possono essere definite “troll” o “negazionisti”. La maggior parte di loro (compreso Sorgenti) crede (penso sinceramente) che si possano usare i metodi del dibattito politico per arrivare ad una conclusione su un campo scientifico difficile e complesso come la scienza del clima e si offendono se vengono bruscamente liquidati dagli scienziati. Gli scienziati sanno quanto lavoro e studio è necessario per capire la scienza del clima e si offendono per ciò che vedono come superficialità ed approssimazione nel dibattito. Il risultato è il tipo di scontro che abbiamo visto nel blog della SCI. E' stato, se volete, uno scontro di epistemologie: retorica contro metodo scientifico.

Come in tutti gli scontri di assoluti, i contendenti pensano di parlare lo stesso linguaggio e di partire dagli stessi assunti, ma non è così. Il problema viene identificato da Adam Dawson su “The Ruminator” in questi termini:

..... ma dovete capire che in America ci sono due diversi tipi di scienza. C'è la scienza che è vantaggiosa per le multinazionali, che buona, giusta e solida come una roccia. E' quella degli Smartphone, dei boiler, del GPS, del televisiore a schermo piatto da 62 pollici e 700 canali, delle pillole per l'erezione e ancora e ancora. E poi c'è la scienza che costa soldi alle multinazionali, che è fraudolenta, truffaldina e puro gibberish. Sotto la seconda definizione ci sono cose come la climatologia, le misurazioni dell'inquinamento, l'oceanografia ed altre discipline che potrebbero fottere i margini di profitto ai produttori di energia e al settore manifatturiero.

Penso che Dawson abbia centrato il bersaglio sui “due diversi tipi di scienza”, ma il punto non è tanto che alcuni tipi di scienza costano soldi alle multinazionali. La scienza e la tecnologia spingono per il cambiamento e il cambiamento spesso significa che qualcuno perderà soldi, ma questo non significa che il cambiamento è impossibile. Internet, per esempio, sta facendo fallire i quotidiani, ma la lobby dei quotidiani non sembra essere molto efficace nel fermare la sua espansione. Piuttosto, il punto fondamentale è che i campi scientifici come la scienza del clima usano metodi diversi per raccogliere i dati e gestire la conoscenza rispetto, diciamo, alla scienza dei dispositivi a stato solido. E' una differenza epistemologica: il tipo di certezza che può derivare da un esperimento di laboratorio ben eseguito su un dispositivo a stato solido non è possibile nella scienza del clima.

Il diverso approccio epistemologico diventa realmente fondamentale quando si tratta di implementare una politica sulla base del risultato dei modelli. Gli scienziati del clima in maggioranza sono d'accordo che non c'è un semplice rimedio tecnologico per evitare un cambiamento climatico disastroso. Quindi, ciò che proponiamo non è ingegneria pesante, ma un qualche tipo di ingegneria sociale basata su un consenso generale che il pericolo del cambiamento climatico è reale. Ora, come otteniamo un tale consenso? Per cominciare, dobbiamo condividere gli assunti di base su come vengono ottenute e validate le conclusioni della scienza del clima. Questa è una questione di epistemologia. E quando abbiamo a che fare con argomenti sociali, i metodi tradizionalmente accettati per raggiungere la conoscenza e il consenso non sono basati sul metodo scientifico. Il dibattito diventa politico e i metodi usati per i dibattiti politici sono completamente diversi. Come ho detto, è uno scontro di epistemologie.

Per diversi aspetti, sembra che stiamo imparando ad usare metodi epistemologici diversi nel dibattito sul clima: avete notato che l'affermazione secondo la quale esiste un “consenso del 97%” fra gli scienziati sul problema climatico? Ha avuto un notevole impatto, considerando quanto duramente sia stato criticato da parte dei negazionisti. Ma potete pensare ad un singolo caso nella storia della scienza in cui una controversia scientifica sia stata soggetta ad un voto di maggioranza? Mai, che io sappia. Nella scienza, crediamo che il metodo scientifico sia sufficiente per arrivare ad un consenso. Le controversie politiche sono cose diverse, i dati e le interpretazioni sono molto più incerte, quindi c'è la necessità di votare.

Non sto dicendo che la scienza dovrebbe trasformarsi in organizzazione politica. E' già qualcosa, tuttavia, che ci rendiamo conto di che cosa abbiamo a che fare, qualcosa che non è scientifica. E anche dobbiamo riconoscere che irrigidirsi e apparire offesi quando qualcuno maltratta la scienza del clima non è utile. Ancora peggio è affermare che qualcuno sia un disinformatore pagato perché non usa il metodo scientifico. Dobbiamo essere molto più intelligenti di così se vogliamo andare da qualche parte nel combattere il cambiamento climatico.