domenica 19 ottobre 2014

Crescita demografica, povertà e violenza: un commento.

di Jacopo Simonetta

Molti di noi ricorderanno che negli anni ’70 raggiungemmo i 4 miliardi di “bocche da sfamare”, come si diceva allora,  con un tasso di incremento di circa 70 milioni l’anno.    La sovrappopolazione era l’argomento del giorno; perfino nelle scuole se ne parlava come di una minaccia alla sopravvivenza stessa dell’umanità.    Alcuni paesi vararono anche programmi più o meno efficaci per limitare le nascite:  dalla semplice propaganda (come ad es. in Afghanistan), fino alla legge del figlio unico in Cina e le sterilizzazioni obbligatorie che costarono la vita a Sanjay Gandhi.

Poi, gradualmente ed impercettibilmente, il tema è passato nel dimenticatoio, mentre la “teoria della transizione demografica” veniva trasformata da ipotesi scientifica in articolo di fede e, infine, in comodo pretesto per evitare l’argomento; una tendenza proseguita finché dall'oblio siamo passati all'estremo opposto.  

Oggi siamo poco meno del doppio di allora (7,266 miliardi con analogo incremento di circa 70 milioni l’anno), ma da almeno un decennio siamo oggetto di  una campagna perlopiù indiretta, ma martellante a favore di un rilancio della natalità e/o  dell’immigrazione, invocate quale rimedio sovrano per una varietà stravagante di malattie reali e presunte delle nostre società: dalla crisi economica al debito pubblico, con coloriture diverse a seconda della fonte.   Di fatto, se oggi si chiede alla gente per strada quale sia il problema demografico, moltissimi rispondono convinti “che non nascono più bambini!” o “l’invecchiamento della popolazione”.

Solo molto di recente l’argomento sta tornando alla ribalta, ma in ambienti di nicchia e sfidando non pochi fulmini.   Per contribuire in qualche modo a rilanciare questo interessante dibattito, vorrei qui proporre un semplicissimo esercizio che ho personalmente fatto.    Avverto subito che i risultati possono essere inaffidabili se riferiti ai singoli paesi, ognuno dei quali ha una situazione peculiare.   Il mio scopo qui è solamente quello di verificare, a livello globale,  se è possibile che vi sia una correlazione fra natalità, povertà e criminalità.
I parametri che ho utilizzato sono i seguenti:

Povertà.   Ho selezionato i 60 paesi con il PIL pro-capite più basso (dati ONU relativi al 2012). I  limiti di questo parametro economico sono noti ed importanti, ma è l’unico disponibile.

Natalità.  Ho selezionato i 60 paesi con il più alto tasso di natalità  (stima ONU 2010).   Il tasso di crescita demografica può essere anche molto diverso a causa dei movimenti migratori e del diverso tasso di mortalità..

Criminalità.   Ho selezionato i 60 paesi con il più elevato tasso di violenza, valutato con il numero di omicidi per 100.000 abitanti (Dati Geneva declaration on armed violence and development 2011).   Il dato considera solo i morti da criminalità comune, non quelli per cause belliche.   In alcune volte la distinzione è praticamente impossibile, ma anche in questo caso il mio interesse è sulle tendenze generali, non sui casi particolari.






Disegnando i tre insiemi così costituiti risulta evidente che la stragrande maggioranza dei paesi ad elevata natalità sono anche particolarmente poveri ed afflitti da una criminalità particolarmente aggressiva.    Ben 45 stati su 60 ricadono infatti in tutti e tre gli insiemi contemporaneamente.   10 sono particolarmente prolifici e poveri, ma non turbolenti.   8 sono invece turbolenti, ma non particolarmente poveri e prolifici, solo 4 sono poveri e turbolenti, ma non prolifici; 4 sono molto poveri, ma non particolarmente turbolenti e prolifici; 3 sono invece prolifici e turbolenti, ma non poveri  ed, infine, 3 sono molto prolifici, ma né poveri né violenti.

Se riportiamo tutto ciò in una tabella, si evidenzia una gaussiana tipica.   Non sorprende, ma la ripidità della gaussiana suggerisce un grado di correlazione molto stretto fra tutti e tre questi fattori.


Si dovrebbe allora cercare di capire quali sono le relazioni tra di essi.
Tra natalità e violenza la correlazione è sicuramente indiretta, mediata dalla povertà dal momento che gli assassini sono prevalentemente maschi giovani; più raramente padri di famiglia ed eccezionalmente donne, men che meno mamme.    Viceversa, che la povertà sia una concausa importante della criminalità credo che si possa dare per assodato, anche se certamente vi giocano anche altri fattori sociali e culturali.

Dunque la chiave del sistema dovrebbe essere il rapporto fra natalità e povertà, indagare il quale è molto complesso sia per l’ingombrante presenza di teorie probabilmente superate (ma profondamente radicate e politicamente molto comode), sia perché non è affatto detto che tutte le società si comportino allo stesso modo.

Nelle sue linee generali, la “teoria della transizione demografica” fu concepita da  Adolphe Landry,  un economista corso legato agli ideali socialisti e “natalista” convinto.    Negli anni ’60 e ’70 l’effettiva evoluzione demografica dell’”emisfero occidentale” parve confermarne sperimentalmente la validità.   Da allora è divenuta e permane un elemento basilare per la cultura amministrativa ed per buona parte di quella accademica mondiale.   Uno di quei capisaldi che solo mettere in dubbio provoca reazioni variabili dal sorrisetto condiscendente all’ira funesta.

Eppure, se ad esempio, osserviamo quello che è avvenuto in Russia, troviamo una dinamica più complessa.

Fra il 1950 ed il 1970 circa, la natalità è rapidamente diminuita, in linea con quanto contemporaneamente accadeva al di qua dalla cortina di ferro.    Poi è tornata a crescere parallelamente ad un incremento della mortalità, indice di un progressivo peggioramento delle condizioni di vita.

Fin qui dunque la teoria di Landry risulta confermata.   Ma a cavallo del 1990 il collasso dell’economia ha prodotto sia un brusco aumento della mortalità, sia un precipizio della natalità che è poi tornata a crescere, mentre la mortalità diminuiva, man mano che la situazione socio-economica ritrovava un nuovo equilibrio e le condizioni di vita medie tornavano a migliorare.   Una dinamica simile è stata rilevata in tutti i paesi del blocco sovietico e qualcosa di simile, anche se meno traumatico, sta succedendo  in occidente.  Ad esempio, in Italia la natalità ha toccato un minimo alla metà degli anni '90, per poi risalire lievemente, in parte per la crescente presenza di immigrati (più prolifici), in parte in risposta alla citata campagna di propaganda,  Dal 2008, con la progressiva erosione degli standard medi di vita, la natalità avrebbe dovuto teoricamente aumentare, mentre è tornata flettere.

Figli per donna in Italia fra il 1945 ed il 2012.
Se passiamo ad osservare la più semplice dinamica delle popolazioni animali, troviamo che è sostanzialmente quella modellizzata da Lotka e Volterra.   In presenza di abbondanza di risorse la popolazione aumenta; aumentando erode le proprie risorse e degrada il proprio ambiente finché non si genera una situazione di penuria.   A questo punto la popolazione in questione si riduce, permettendo un recupero delle risorse e dell’habitat.    Certamente la demografia umana è più complessa sia per fattori culturali, sia per la possibilità odierna di spostare immani quantità di risorse da una parte all'altra del pianeta, ma le dinamiche storicamente riscontrate sono strutturalmente simili a quelle degli altri animali.

In sintesi dunque, la teoria della transizione demografica descrive bene alcuni fenomeni effettivamente accaduti, ma non altri.   L'idea che suggerisco è che il discrimine fra dinamiche simili a quella descritta da Landry ad alte più vicine al modello di Lotka-Volterra sia la prossimità od il superamento del limite di capacità di carico del territorio di riferimento.

Tornando alla nostra gaussiana, quello che qui suggerisco, senza alcuna pretesa di averlo dimostrato, è che, in prossimità od oltre la capacità di carico del territorio, l’elevata natalità  divenga la causa principale di povertà e, indirettamente, di criminalità.   In prospettiva, contribuisce quindi alla disintegrazione delle strutture sociali ed al collasso degli stati.
Un argomento complesso e criticabile sotto molti aspetti che, a mio avviso, richiederebbe una molto maggiore attenzione da parte di quelle istituzioni che hanno il personale, le informazioni ed i mezzi per affrontarli in modo approfondito.   Ma è improbabile che accada poiché "E' difficile far capire qualcosa ad un uomo il cui stipendio dipende dal fatto che non la capisca" (Upton Sinclair, "La storia segreta della guerra al cancro", 2007).


24 commenti:

  1. Sinceramente, io ho fatto le scuole negli anni '70... e di certi temi a scuola non se ne parlava proprio. Pur avendo insegnanti molto progressisti. Ma per fortuna anche intelligenti.

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  2. Più che Double Dip direi Big Rip

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  3. Il post è centrato ma miope: non guarda la realtà italiana, dove la capacità di carico è superata di 4,4 volte nonostante una tasso di fecondità delle italiane all' 1,19, dati ISTAT 2012, in ulteriore diminuzione, con una età media delle primipare di 32 anni, quindi elevatissima, in aumento di 3 anni negli ultimi 5 ! In Italia e parte dell'europa occidentale l'elefante nella stanza demografica sono gli anziani, o la gobba lunga presunta dell curva demografica, dico presunta perchè non potrà esser mantenuta oltre sia che si intervenga (certo non coi profilattici) sia che non si intervenga...Non se ne parla perchè il problema è un tantino più ostico sul piano morale..La "soluzione" ? Demolire quelle parti di welfare state iniquo fra generazioni prima che crolli da solo sommergendo tutti. Chi studia la fisica dei materiali sa che le rotture da carico avvengono in modo improvviso e devastante, quindi demolire è meglio che assistere al crollo. Onore alle italiane ed al loro 1,19 che fra 40 anni ci porteranno ad una parvenza di sostenibilità, speriamo ancora con un pò di elettricità rimasta da quella consumata per ospedali,uffici pubblici, scuole.

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    1. > la capacità di carico è superata di 4,4 volte nonostante una tasso di fecondità delle italiane all' 1,19, dati ISTAT 2012

      E' il risultato della crescita demografica del passato, non colpa della decrescita demografica attuale.
      Sarebbe come dire che la colpa delle conseguenze di un incendio è dovuta all'intervento dei pompieri.
      E' proprio perché in passato la popolazione NON è stata stabile che ci troviamo sovraccaricati.
      E che è ovvio che per tornare alla sostenibilità con un rientro dolce sia necessario nonché opportuno passare alcune generazioni con una piramide demografica in cui siano le classi delle età avanzate ad essere maggioritarie.
      Comunque, sono tutte teorie perché lo tsunami migratorio sta spingendo di nuovo al massimo la crescita demografica. Nel 2013 siamo stati ad un aberrante +1.8% in un solo anno (dati ISTAT).
      E' la massima violenza possibile sostenuta dagli "scafisti bianchi" dell'accoglienza senza se e senza ma.

      E di nuovo sento pubblicità e azioni di sostegno alle famiglie numerose.
      Solo dei pazzi invasati possono rallegrarsi di caricare a bordo più gente in una scialuppa già stracarica.

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  4. caro Simonetta, la riduzione volontaria della popolazione è impossibile per la innata sudditanza umana agli istinti di conservazione e sopravvivenza. I miei colleghi e colleghe non fanno altro che parlare di gravidanze, figli e vecchi in fin di vita e chi non è sposato di girate all'estero. Da questo materiale umano cosa ci vuoi cavare con le tue argomentazioni sulla sovrappolazione?

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    1. Con tutto ciò la natalità in Italia ed in molti altri paesi (anche poveri) è scesa sotto il livello di ricambio, ma la popolazione continua ad aumentare lo stesso (non dappertutto) per l'effetto combinato dell'immigrazione dalle aree ad alta natalità e/o per l'allungamento della vita media. La domanda è: Che effetto avrà l'aggravamento della situazione economica su questi parametri?
      Posso sbagliare (ovviamente), ma credo che le risposte ufficiali basate sulle teorie demografiche correnti non ci diano risposte attendibili. Penso pure che i dati disponibili sarebbero sufficienti ad elaborare una teoria più complessa e realistica, ma sarebbe politicamente scorretto.

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  5. Questa è una pagina molto interessante. Avevamo già affrontato qualche giorno fa la questione in una pagina di Gaia Baracetti.
    Riporto anche qui riferimento ad un'intervista a Gunnar Heinsohn, il cui testo ho ricevuta in privato da Sergio Pastore di ecopop.ch.
    Gunnar Heinsohn sostiene la testi del rigonfiamento/bubbone delle classi giovanili nella segmentazione per età della demografia di un paese (Youth Bulge) come indicatore di una situazione di potenziale e reale violenza.

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  6. A mio parere ciò che è stato "suggerito" anche se non proprio "dimostrato" è giusto e l'analisi che è stata fatta è buona e convincente e vale senz'altro la pena di essere approfondita ulteriormente da apposite istituzioni specializzate. Ma anche se NON lo fosse l'intera questione dovrebbe essere studiata molto meglio e molto più a fondo sia a livello globale che per ogni singolo paese, ed urgentemente. Includendo anche delle raccomandazioni chiare e specifiche alle istanze politiche e governative (e sociali e culturali) sul "cosa fare" la quale rimane la questione più importante. A mio parere siamo troppi e lo eravamo già quando sono nato io ed eravamo solo un terzo del numero attuale. (E NON HO cento anni ma non mi dispiacerebbe arrivarci -se ancora sano- ma non su un pianeta senza più risorse ed inquinato, rovinato e mezzo distrutto da dieci o dodici miliardi di umani sempre più violenti e moralmente impoveriti) Quindi analizziamo, studiamo e cerchiamo di capire un po' meglio le nostre proprie circostanze e poi FACCIAMO ciò che si deve fare e smettiamola di fare gli struzzi o di continuare a procreare all'infinito perché molto semplicemente non lo si può fare. Ci vuole tanto per capirlo e poi agire in modo più o meno intelligente e decente e con più rispetto verso noi stessi e gli altri? Purtroppo sembra proprio di si e quindi il post va senz'altro nella direzione giusta, e quindi grazie per il contributo ed il buon lavoro fatto.

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  7. Grazie dell'indicazione: molto interessante. Sono d'accordo che il numero di maschi giovani sia una delle chiavi importanti, magari non l'unica, ma sicuramente una delle principali.

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  8. Vorrei aggiungere anche un'altro commento ma meno importante (almeno secondo me) del primo che ho fatto sopra, ma spero comunque interessante.

    Mi sembra che vari paesi siano stati collocati piuttosto male nel grafico principale. (non dall'autore del post ma dalle sue fonti).

    Solo due esempi (ma ce ne sono altri): Le Filippine sono senz'altro un paese non solo povero ma anche (molto) "prolifico". (ed in quel caso particolare credo la ragione la conosciamo tutti e si trova a Roma). E la Corea del Nord sara' quel che sara' ma non credo certo che sia un paese molto violento (almeno non socialmente) o con molta criminilita'. Quindi forse e' stato considerato "turbolento" per altre ragioni.

    E quindi bisogna fare molta attenzione con le statistiche (e le categorizzazioni) che vengono pubblicate perche' molte non sono affatto attendibili e possono facilmente essere state manipolate per varie ragioni secondo il caso.

    Altro esempio da un'altro ambito. Gli Stati Uniti (secondo molti) hanno ormai un'economia abbastanza sana ed hanno avuto una "fairly healthy economic growth" recentemente. Ma con quale "deflator" e' stato calcolato il GDP "in crescita"? (lasciando a parte se il fatto di crescere sia buono o meno). Se si usa la VERA inflazione come deflator la quale e' almeno due o tre piu' punti piu' alta di quella calcolata in modo fasullo usando il Consumer Price Index, si vede subito che l"economia Statunitense e' rimasta in recessione ogni anno dal 2008 al questa parte. Altra statistica fantastica (o fantasmogorica) Statunitense: Il tasso di disoccupazione e' ormai del solo 6% e quindi "gli Stati Uniti sono fuori dalla crisi" almeno per quel che riguarda la disoccupazione.. Unico piccolo problema? Non vengono piu' presi affatto in considerazione tutti quelli talmente scoraggiati che hanno smesso completamente di cercare lavoro. (cosa che si era sempre fatta prima e che ovviamente si dovrebbe continuare a fare). Qual'e' il vero tasso di disoccupazione Statunitense se questo viente fatto? Di circa il 30% cioe equivalente a quello durante la depressione del 1929.

    Purtroppo viviamo in un mondo di statische fasulle il che rende ancora piu difficile di quanto gia non sia cercare di capire qualsiasi fenomeno o trend.

    Ma almeno non dobbiamo preoccuparci troppo per le statistiche sulla popolazione. Dato che e' molto piu difficile per qualche ultra-competente institutio di statistiche demografiche internazionale dire che siamo solo 3 miliardi quando invece siamo 7,3. Ovviamente UN VERO PECCATO, perche altrimenti magari anche il problema della sovrapopolazione potrebbe essere risolto IMMEDIATAMENTE cosi come tanti altri.



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    1. In effetti avevo notato la stranezza della Nord Corea e delle Filippine, ma mi sono attenuto ai dati ONU per uniformità e perché cominciare a scartarne uno avrebbe richiesto verificarli tutti.
      Ci sono anche altri fattori che un'analisi corretta dovrebbe correggere: ad es. non si possono metter sullo stesso piano paesi con popolazioni diverse per un'ordine di grandezza. Per questo sottolineo che non penso assolutamente di aver dimostrato nulla, se non il fatto che l'argomento meriterebbe più attenzione da parte di chi è pagato per fare ciò.

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  9. posso capire che siamo un pò tantini, ma negare la procreazione è negare sè stessi. Cosa devo fare? mandare affan...o mia madre perchè mi ha messo al mondo?

    A questo problema non c'è soluzione, solo la natura ribilancerà la cosa, non l'uomo.

    Mettetevi l'anima in pace, tutte le politiche di contenimento della popolazione sono un fiasco, solo l anatura può...

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    1. Sono d'accordo con Daniele, per quanto si possa ragionare su questi temi una soluzione "politica" sarebbe deprecabile. Come posso convincere una persona che abita in un contesto di "apparente" abbondanza che non deve esaudire un suo desiderio di paternità/maternità perché da qualche parte nel mondo c'è qualcuno in più che verrà a bussare alle nostre porte?.
      Tristemente solo la natura bilancerà la cosa. non c'è scelta. L'alternativa è la dittatura di un'opinione, perchè di fatto questo è. So che direte che sono dati inoppugnabili ma nell'età del relativismo anche i vostri dati potranno essere discussi in un talk show e allora ....
      Alla fine saremo solo più consapevoli dell'ineluttabilità della catastrofe e non è detto che sia meglio.

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    2. > tutte le politiche di contenimento della popolazione sono un fiasco
      Questo è un falso colossale.
      Per quanto parecchio annacquata, la poltica del figlio unico ha salvato la Cina e il globo da 300M homo.
      Il tasso di fertilità delle cinesi è di 1.7 figli pro capite, quindi di decrescita demografica.

      La maggior parte dei paesi ex-comunisti in cui l'inquinamento religioso e la sua componente di natalismo e misoginia sono stata sensibilmente ridimensionate, sono in decrescita demografica.
      http://data.worldbank.org/indicator/SP.DYN.TFRT.IN


      > non deve esaudire un suo desiderio di paternità/maternità perché da qualche parte nel mondo c'è qualcuno in più che verrà a bussare alle nostre porte?

      La questione è malposta: qualcuno in più (sono milioni, non qualcuno, un milione e cento solo nel 2013 in Italia) è il frutto di tumori demografici altrove.
      Comunque l'Italia supera di diciamo 5 volte la portanza demografica del suo territorio.
      Queste sono fatti inoppugnabili.
      Il resto sono benaltrismi natalisti.
      Le catastrofi non sono ineluttabili se non nelle menti che (lo) credono.
      Se si può sostenere la natalità la si può anche contrastare, disincentivare con notevole successo.
      Ancora: sono le organizzazioni religiose che si oppongono, come in Uganda.

      Poi ognuno potrebbe procreare fino alla follia se essa ricadesse su se stesso.
      Poiché la "tua" procreazione impatta sulla mia vita e lo fa pesantemente, ho il diritto di alzare la mano e dire No grazie!

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    3. Capisco, ma la cosa sarebbe attuabile solo in una piccola comunità. Ricordo vagamente il caso di una tribù, citata come esempio da Diamond, nel suo straordinario libro "Armi acciaioe malattie", che in un contesto di risorse scarse aveva deciso di contenere le nascite con la pratica della castrazione di un certo numero di giovani maschi.
      Viveva in pace e serenità.
      Poi è stata decimata ma comunque...
      Scelte perseguibili quando si condivide un destino comune di cui si è tutti consapevoli tutto il resto è illusione o dittatura.

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    4. La Cina non mi sembra una piccola comunità.

      Non si fa controllo demografico perché non lo si vuole fare ovvero perché esistono settori della società che speculano sul problema della crescita demografica come su quello della popolazione.
      La frase di Upton Sinclair citata da Jacopo Simonetta
      "E' difficile far capire qualcosa ad un uomo il cui stipendio dipende dal fatto che non la capisca" spiega tutto.
      Sartre stesso diceva che la stragrande maggioranza delle persone sanno ma sono in malafede.

      E' un falso colossale che non si possa gestire la demografia e fa parte del sistema di credenze inerenti il problema demografico.
      Leggere qui cosa successe in Iran, ad esempio.

      "L’esempio più incoraggiante ci viene da dove meno ce lo aspetteremmo. Dodici anni dopo la morte dell’imam Khomeini, il ministro iraniano della Salute avrebbe ricevuto il premio Popolazione delle Nazioni Unite per l’approccio più illuminato e vincente alla pianificazione familiare che il mondo avesse mai visto. Come era stato possibile? A differenza della Cina dove si era ricorsi alla costrizione governativa, tutto in Iran era avvenuto su base volontaria. Racconta la dottoressa Shamshiri: “Usavamo i cavalli. Medici e chirurghi, team universitari…caricavamo l’attrezzatura su qualche cavallo e battevamo tutti i villaggi, anche i più microscopici”. Le brigate a cavallo formate dalla dottoressa Hourieh Shamshiri e da altre ginecologhe e ostetriche si spingevano fin negli angoli più remoti del paese, dove mettevano gratuitamente a disposizione di qualunque iraniano qualunque genere di controllo delle nascite, dai preservativi alla chirurgia passando per la pillola. Con il programma di pianificazione familiare l’usanza di far sposare le bambine venne respinta da gran parte della popolazione, e l’età media di una sposa salì a 22 anni: le donne rimandavano il matrimonio e la maternità alla fine degli studi. Alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del Cairo, nel 1994, i numeri dell’Iran erano talmente incredibili che l’Unfpa mandò i suoi demografi a controllare le cifre che Abbasi-Shavazi e i suoi colleghi stavano raccogliendo; i risultati furono identici. "

      http://sovrappopolazione.blogspot.it/2014/05/conto-alla-rovescia.html

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    5. Non mi sembra di poter fare della Cina un esempio desiderabile.
      Già l'Iran è un altra cosa. Se arrivi culturalmente alle conclusioni utili e quindi frutto di una libera scelta è diverso.Dobbiamo essere tutti consapevoli che le scorciatoie in questi campi generano mostri. E' in gioco una cosa più importante della vita:la libertà.

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    6. Khomeini (non propriamente un regime laico) aveva fatto una politica demografica molto intelligente ed efficace,ma il suo successore ha disfatto tutto quello che lui aveva fatto. Forse perché aveva bisogno di carne da macello.
      Comunque la natalità è solo uno degli elementi: ce ne sono molti altri: l'aspettativa di vita e la ripartizione in classi di età, ad esempio. Ad es. in Europa sarebbe inutile una politica di denatalità: il problema viene dall'immigrazione e dall'aumento della vita media. Il primo punto molto controverso e politicamente sensibile; il secondo assolutamente tabù. E forse è anche meglio così perché le cose cambiano molto quando si passa dalla divulgazione scientifica alla politica!

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    7. x Climber15:
      > Non mi sembra di poter fare della Cina un esempio desiderabile.
      Perché?
      Se stessimo parlando di atletica leggere, 110 ad ostacoli, perché non bisognerebbe intervistare e studiare il campione del mondo?
      Non capisco la logica.
      Specie alla luce che la riproduzione è l'atto sociale più impattante (come qui viene evidenziato) e quindi dovrebbe essere assolutamente ovvio che venga gestita in modo egalitario come viene fatto in Cina.
      La riproduzione, specie in scarsità e limitatezza di risorse, è un atto violento.
      E i cinesi lo hanno capito molto bene, anche per le conseguenze che subirono che non furono molto gradevoli.
      La libertà tua finisce dove inizia quella degli altri di non subirla.

      x Jacopo Simonetta:
      L'Europa sarebbe (a parte i casi patologici della Francia con la sua violenta politica natalista) già in sensibile decrescita demografica se non fosse alluvionata dall'arrivo di decine di milioni di migranti, risultato della crescita demografica ovvero delle incontinenze riproduttive scaricate su altri.
      Come diceva Ugo Bardi ad un convegno, la politica dovrebbe mediare tra filosofia e interessi e invece ora è solo espressione di interessi (ristretti e/o miopi).

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    8. Scusa per il ritardo nella risposta. Con tutta la sua politica insensatamente natalista, anche la Francia sarebbe ben al di sotto della soglia di ricambio generazionale. La gente spesso è meno stupida dei suoi governanti.
      L'afflusso di migranti cambia le carte in tavola e finirà col creare problemi grossi. Per esempio un'ascesa dei partiti di estrema destra. Negare che abbiamo dei problemi di numero è stupido e controproducente perché spalanca la porta a dei pazzi che sostengono il natalismo interno per contrastare l'immigrazione, la "guerra del ventre" e robe del genere.
      Quando i problemi di sovrappopolazione si sentono sulla pelle, negarli serve solo a dare spazio politico al razzismo.

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  10. @Daniele Bergamini.
    Abbiamo commesso un grave errore... La natura ucciderà quelli in eccesso.
    Poi, però, se imparassimo a controllarci, non dovremo rinunciare a procreare ma semplicemente limitarci.

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  11. Potrebbe interessare questa serie di articoli / "think pieces" dal titolo "Why and how should population dynamics be integrated into the post-2015 UN development agenda?"

    La post-2015 UN development agenda e' proprio adesso in fase di preparazione (verso la fine) ed e' in corso attualmente anche una consultazione pubblica aperta; ed i nuovi SDG's (Sustainable Development Goals) sostituiranno gli MDG's (Millennium Development Goals) i quali verranno a termine (anche se molti non sono stati compiuti o sono stati compiuti solo parzialmente) nel 2015.

    http://www.worldwewant2015.org/node/285877

    Ma io mio parere serve urgentemente uno sforzo focalizzato piu precisamente sulla questione demografica e non basta solo includerla nella nuova UN Development Agenda per i prossimi anni fra tantissimi altri temi e priorita'.

    Se a qualcuno interessa contribuire al dibattito (il quale e' sull'intera nuova agenda e non solo sulla questione demografica) o semplicemente leggere le varie idee in preparazione per le diverse componenti della nuova UN agenda, puo' andare qui per iscriversi ed entrare sul sito...

    http://www.worldwewant2015.org/invite/accept/hjmBuU4Q




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