venerdì 6 giugno 2014

Urban legend 2: Ma è vero che la popolazione italiana è in diminuzione?

E' il primo? No, il 7-miliardesimo


Di Jacopo Simonetta

Che la popolazione italiana stia diminuendo è una leggenda talmente diffusa e radicata de essere stata accreditata perfino da Serge Latouche in una sua recente conferenza.

In realtà (dati ISTAT), se escludiamo l’immigrazione, osserviamo che il saldo fra nati e morti oscilla molto vicino allo zero dalla metà degli anni ’80 fino al 2010, poi sembra cominciare ad aprirsi un saldo negativo, ma è ancora troppo presto per capire se è una fluttuazione od una tendenza.
Tuttavia, le cose cambiano radicalmente se consideriamo il contributo alla popolazione degli immigrati. Considerando solo l’immigrazione legale (i clandestini sono stimati fra i 300.000 ed il 500.000 a seconda delle fonti e dei periodi), troviamo che la popolazione non ha mai cessato di crescere, ma era giunta molto vicino alla stabilità negli anni ’90, per poi ricominciare a crescere in modo esplosivo fino a giorni nostri.   Un dettaglio interessante: la curva presenta un punto di rottura preciso: il 2001, l’anno precedente l’ approvazione della famigerata “legge Bossi-Fini”  che, giusta od iniqua che sia, non ha minimamente influenzato la tendenza all'aumento della popolazione generato dall'immigrazione.


Per quanto riguarda invece la popolazione mondiale, è vero che il tasso di crescita è diminuito dal 2,19% del 1963 ad un apparentemente modesto 1,14% nel 2013, ma tradotto in numero di bocche da sfamare, nel 1963 l’incremento fu di circa 70 milioni, mentre nel 2013 l’incremento è stato di oltre 80 milioni.   In termini assoluti, oggi stiamo quindi vivendo la crescita demografica maggiore della storia, ma cosa accadrà negli anni venturi?  Generalmente si legge che la popolazione tenderà a stabilizzarsi fra i 9 ed i 10 miliardi di abitanti verso la metà del secolo, complice il miglioramento delle condizioni di vita.   Un messaggio apparentemente tranquillizzante, con una interessante storia alle spalle.

Le proiezioni demografiche che giustificano questa serafica conclusione sono basate su di un modello matematico chiamato “teoria della transizione demografica”.   Per l’appunto una teoria basata sul presupposto che le famiglie benestanti abbiano meno figli di quelle povere; ne consegue che il miglioramento delle condizioni di vita comporta una stabilizzazione della popolazione secondo lo schema seguente:

1 – Equilibrio demografico antico sostanzialmente stabile perché sia la natalità che la mortalità sono alte.

2 – Prima fase della transizione: Crescita dovuta la fatto che, migliorando le condizioni di vita, la mortalità diminuisce mentre la natalità rimane alta.

3 – Seconda fase di transizione: Stabilizzazione dovuta alla graduale riduzione delle nascite.

4 – Equilibrio demografico moderno, sostanzialmente stabile in quanto natalità e mortalità sono entrambe basse.


Nata agli inizi del XX° secolo, questa teoria che ha descritto in maniera abbastanza fedele quanto effettivamente accaduto in Europa occidentale, USA e Giappone nel secondo dopoguerra:   Dunque la teoria è validata dai fatti?   Così pareva agli inizi degli anni ’70, tanto che è entrata a far parte integrante di Word 3 i cui scenari, purtroppo, si stanno dimostrando molto affidabili.    Ma già allora il “gruppo Meadows” metteva in guardia contro alcuni limiti nell’applicabilità di tale teoria.

Oggi, 40 anni più tardi, dovremmo constatare alcune cose:

- Fra i paesi con la natalità più bassa al mondo troviamo alcuni paesi “sviluppati” (come Germania Regno Unito ed Austria), ma anche  paesi poveri ex-comunisti (come Bielorussia, Ucraina, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria) in cui il collasso economico ha portato un aumento della mortalità, ma non quello della natalità, come avrebbe dovuto accadere se la teoria fosse universalmente valida.
- Molti paesi particolarmente ricchi hanno indici di natalità elevati, ad es. i paesi arabi petroliferi.

- Dal momento che gli accordi in sede WTO consentono una notevole (anche se non totale) mobilità dei flussi migratori, il tasso di natalità e quello di crescita demografica dei vari paesi sono due variabili assai poco correlate.   Paesi con tassi di natalità molto bassi hanno tassi di crescita demografica molto elevati e viceversa.   

- Se anche avvenisse la prevista stabilizzazione, non è affatto detto che questa avvenga ad un livello sostenibile, vale a dire al di sotto della capacità di carico del territorio interessato o del pianeta nel suo complesso.   Ne siamo brillanti esempi noi occidentali che, se non fosse per l’immigrazione,  avremmo tassi di crescita molto vicini alla parità o lievemente negativi, ma che per vivere utilizziamo quasi il doppio delle risorse che avremmo a disposizione.

In realtà, il meccanismo storicamente riscontrato (ma da molti contestato)  è un altro: la crescita economica consente la crescita demografica che, alcune generazioni dopo, provoca una crisi economica a seguito della quale i tassi di mortalità e di emigrazione aumentano finché la popolazione non rientra all'interno della capacità di carico del proprio territorio.   Dopodiché le risorse possono rigenerarsi (almeno in parte) ed il ciclo può anche ripartire.   

La trappola psicologica consiste nel fatto che la fase di crescita demografica segue di poco l’inizio di quella di crescita economica e la accompagna a lungo, effettivamente stimolandola ulteriormente mediante l’ampliamento del mercato e della mano d’opera disponibile, ma solo finché gli altri elementi del sistema (risorse, inquinamento, stabilità sociale) lo consentono.    Una volta superata le “linea rossa” della capacità di carico, ogni incremento demografico diviene un chiodo nella bara del benessere acquisito, ma l’esperienza vissuta e ricordata porta invece ad identificare la prosperità con la fecondità.   Fino a giungere ai deliranti messaggi odierni in cui si invoca un’ulteriore crescita demografica per rilanciare quella economica.   Una cosa che suona un po’ come praticare l’incendio boschivo per rilanciare la forestazione.
Ma se i cicli storici sono stati di secoli, quello che stiamo vivendo attualmente ha vissuto l’esplosione e probabilmente vivrà il collasso in meno di cento anni, perché?    Semplicemente perché la nostra strabiliante crescita ha un nome preciso: petrolio di buona qualità ed a buon mercato.   Non abbiamo finito il petrolio (probabilmente non lo finiremo mai), ma quello che ci rimane è scadente e caro.   

Esistono alternative, certo, ma costose e parziali.   Inoltre l’energia non è certo l’unico limite allo sviluppo economico contro il quale ci stiamo scontrando: gli effetti negativi dell’inquinamento, del degrado dei suoli, dell’estinzione di massa in corso, (per citarne solo alcuni) rischiano di essere ancor più dirompenti.   L’estrema instabilità e disparità economica (entrambe senza precedenti nella storia moderna) rischiano di far implodere il sistema  in qualunque momento, mentre il crescere della conflittualità sociale, il risorgere dei nazionalismi e la corsa internazionale all'accaparramento delle risorse residue presentano ulteriori rischi già nel breve periodo.

In conclusione, è estremamente improbabile che la popolazione umana tenda a stabilizzarsi e sono certo che i demografi dell’ONU lo sanno benissimo.   Al contrario, e’ probabile che, a livello globale,  una flessione inizi entro il 2030 se non prima, quindi fra 10-15 anni.   Ma se il modello Word3 si è dimostrato estremamente affidabile finora, la sua affidabilità decrescerà molto rapidamente in rapporto al tempo da quando la curva della popolazione inizierà a flettere.

Ci sono due ragioni molto forti per questo.

La prima, già evidenziata dagli autori, è che nelle prime fasi del collasso il sistema globale si disarticolerà in sotto-sistemi relativamente indipendenti fra loro (magari anche in conflitto fra loro), cosicché saranno possibili dinamiche anche molto diverse a seconda delle zone.

La seconda è che il modello prevede che, al degradarsi delle condizioni di vita, aumentino rapidamente sia la mortalità che la natalità e questo non è detto che avvenga.   A parità di altre condizioni, le zone dove la popolazione diminuirà più rapidamente saranno quelle che si stabilizzeranno prima e che avranno le migliori possibilità di recupero, ma non è certo perché numerosissimi altri sono i fattori in gioco.


45 commenti:

  1. Eccellente articolo. Qualcuno che parli di crescita demografica serve. Qualcuno che spieghi la differenza tra tassi di natalità e crescita demografica anche.
    Qualcuno che dica ai vari relatori di analisi pre pianificazione o programmazione che la devono piantare di vedere come TREMENDO il fatto che le donne italiane stiano scendendo sotto il 2 come numero di figli (siamo a 1.37 comprese le feconde immigrate) convinti che 2 figli a coppia sia il numero per la stabilizzazione.
    Un ragionamento più ampio legato alla capacità di carico del territorio farebbe capire molto bene che non siamo in linea, ma anzi siamo obesi e ciccioni e rubiamo la merenda da altri...

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    1. Fare meno figli è ancora più argomento tabù della decrescita. Per troppe persone sarebbe una grave limitazione della libertà, per i governi occidentali è l'esatto contrario di quello che predicano, per gli economisti la crescita economica è indissolubilmente legata alla crescita demografica. La Cina è stata l'unico esempio di politica di riduzione demografica, pur se la popolazione è aumentata egualmente, ma ora sembra che la stiano abbandonando purtroppo.
      La verità è che la nostra specie non sarà mai culturalmente matura per capire che è vitale ridurci demograficamente, e di diversi miliardi di esseri umani. E anche volendo farlo, non ci sarebbe più il tempo agendo sulle nascite, l'unico modo indolore per ridurci.
      Non c'è alcuna volontà di decrescita in generale e mi chiedo quante persone che fanno parte delle elite al comando globale, sappiano esattamente a cosa andiamo incontro. E non mi piace nemmeno pensare che si siano costruiti quei giganteschi rifugi sotterranei autosufficienti da libri e film di fantascienza per sottrarsi all'apocalisse, perché non vedo come sia preferibile una vita sottoterra come le talpe, invece di una al sole e all'aria aperta. Sarebbe innaturale. Penso piuttosto, anzi ne sono sicuro, che questa civiltà tecnologica collasserà a causa dell'ignoranza, dell'avidità e dell'incapacità di andare con la mente oltre il breve termine. Abbiamo ampliato artificialmente la capacità di carico del pianeta grazie all'energia fossile a buon mercato e alla tecnologia. Finita la prima, la seconda non può fare miracoli e i limiti del pianeta pian piano stanno tornando al loro status naturale. E di fatto sono stati superati da un pezzo.

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    2. Io penso che i rifugi sotterranei siano utili in guerra perché si tratta di crisi molto violente, ma relativamente brevi. Di fronte ad un cambiamento definitivo di funzionamento del sistema credo che i bunker abbiano un'utilità limitata.
      Il problema che da 40 anni evitiamo è che la demografia è fatta di natalità e di mortalità. E se la natalità è tabù la mortalità lo è cento volte di più. Anche giustamente, dal momento che evoca gli spettri dei più grandi criminali della storia umana. ma invece di tacere pudicamente, sarebbe bene cercare dei modi per accettare il fatto che si muore e che questo è un bene. Goethe diceva che "la morte è l'artificio mediante il quale si mantiene la vita." E sfido chiunque a dire che Goethe fosse un proto-nazista.

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  2. Sono molto contenta di vedere un post dedicato alla crescita della popolazione, la madre di tutti i problemi ambientali. Però non ho capito un passaggio: "Al contrario, e’ probabile che, a livello globale, una flessione inizi entro il 2030 se non prima, quindi fra 10-15 anni." Quali sono le prove? In base a cosa si dice che i demografi ONU lo sanno benissimo, quando hanno appena corretto le loro proiezioni della popolazione mondiale nei prossimi decenni al rialzo, e non al ribasso? Qui si trovano tutte le proiezioni: http://esa.un.org/unpd/wpp/unpp/panel_population.htm
    Siccome il miglior contraccettivo non è la carestia, ma appunto la disponibilità di contraccettivi e volontà di usarli, personalmente ritengo prioritaria tra tutte le cause, senza dimenticare le altre, quella di rendere possibile a tutte le donne e coppie del mondo scegliere se e quando avere figli (cosa che noi diamo per scontata, ma che in moltissime aree è ancora impossibile per mancanza di accesso a metodi contraccettivi o a causa di pregiudizi sul loro uso, e illegalità dell'aborto).
    Star qua a invocare carestie, oltre ad essere piuttosto cinico, non risolverà il problema, come la storia insegna. L'unica cosa da fare è convincere le donne dei paesi ad alta natalità a prendere ormoni contraccettivi e gli uomini con tanti figli a fare vasectomie o almeno usare il preservativo. E smetterla di incentivare le famiglie numerose nei paesi già ricchi e a bassa natalità, facendo invece campagne a favore delle famiglie piccole o addirittura della scelta di non procreare.

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    1. La storia insegna che ci sono i saccenti che vivono nell' opulenza che insegnano con superbia a persone di culture diverse come si vive. Questo è cinismo.

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    2. La storia e la biologia insegnano pure che la dinamica della popolazioni non sostenibili collassa e ciò non è molto piacevole.
      Le mezze verità sono nello spazio dei problemi.
      Alla fine ogni cultura viva e collassi pure come preferisce. Senza andare a rompere i mammasantissimi a quelle adiacenti con le migrazioni di risorse o di persone.

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    3. Quando lavoravo in Somalia capitai in un campo profughi dove avevano un problema: lo sciopero delle donne (proprio come quello di Bertoldo, sissignori). Le donne, viste le condizioni e le prospettive, non volevano fare figli e siccome l'unico modo che conoscevano era l'astinenza sessuale.... Gli uomini non erano d'accordo e bastonavano le mogli per far loro cambiare idea. Le autorità del campo non distribuirono contraccettivi ed istruzioni, ma sostennero che le donne erano tenute al dovere coniugale e non arrestarono chi picchiava la moglie. Come è andata a finire? Sono totalmente d'accordo che le primissime tre cose dovrebbero essere contraccettivi gratis, educazione sessuale per tutti e diritto delle donne a scegliere se, come, dove e quando riprodursi. Ma oramai non basterebbe più. Non che sarebbe inutile, sarebbe insufficiente; sono due cose molto diverse.
      Quanto alle carestie, nessuno (che io sappia) le invoca, ma in molti, me compreso, le temono.
      Ho scritto che il patatrak comincerà probabilmente entro una quindicina d'anni riferendomi all'ultima conferenza di Dennis Meadows che trovi su questo stesso blog un paio di giorni indietro.
      Ho detto che penso che i demografi dell'ONU lo sappiano perché penso che sia dei professionisti ben preparati, ma si tratta di una pura illazione, non ho alcun elemento positivo di giudizio in merito.

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    4. Personalmente non vivo nell'opulenza, anzi pratico la decrescita ogni giorno. In teoria, ognuno ha diritto di vivere come vuole finché non interferisce con il diritto degli altri di fare altrettanto. In pratica è molto difficile trovare il confine tra la propria libertà e quella altrui.
      Le migrazioni di massa verso Europa occidentale, Stati Uniti, Canada e Australia mostrano molto chiaramente che ci sono moltissime persone di "culture diverse" che vogliono vivere all'occidentale (cultura+consumi) anche se sanno di non essere accolti sempre a braccia aperte nei paesi in cui migrano. Siamo noi che ci imponiamo, o "loro" che ci vogliono imitare? A me sembra entrambe le cose, ma in particolare la seconda. Se si stesse tanto bene in questi paesi, non assisteremmo a migrazioni su così larga scala.
      Non è possibile che sette miliardi di esseri umani vivano all'occidentale, quindi mentre noi "opulenti" dobbiamo sicuramente consumare meno, chi aspira ad almeno parte di questa opulenza deve necessariamente fare meno figli.
      Se fosse possibile per, ad esempio, la popolazione africana fare un numero sempre crescente di figli e restare tutti in Africa, distruggendola ma continuando a fare quello che desiderano, sarebbero anche liberi di farlo (pazienza per i leoni e gli elefanti). Nel momento in cui queste persone (ho preso un esempio) vogliono venire qui e vivere come noi, non solo abbiamo il diritto di dirgli che non possono farlo, ma anche di indicare una via per raggiungere un maggiore benessere in patria, cosa che evidentemente desiderano. Questo benessere passa tra le varie cose per l'avere meno figli.
      Se qualcuno non vuole ascoltare, poi non si lamenti e non cerchi di mandare i figli in eccesso a rischiare la vita per venire in Europa. È troppo facile dire: io vivo secondo la mia cultura, tu fatti gli affari tuoi, però poi ti invado e ti impedisco di tenere la popolazione al livello che hai scelto, aumentandola a forza.

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    5. Jacopo: ho ascoltato proprio ieri Dennis Meadows e non mi pare che nel "patatrak" lui parlasse esplicitamente, o neanche desse per scontato, il calo della popolazione. Potresti indicarmi a che punto della sua conferenza fa questa affermazione?
      Anch'io ho sentito storie simili a quella che dici tu, in cui gli uomini volevano fare moltissimi figli anche in condizioni di miseria, e le donne si opponevano ma non avevano potere decisionale. Penso che dare la possibilità alle donne di scegliere di avere meno figli non sia saccenza ma un diritto umano fondamentale.

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  3. I demografi dell' ONU non sono degli Hari Seldon incompresi che prevedono il futuro nel loro modello di cristallo, ma effettuano le loro proiezioni coscienziosamente. Se le hanno riviste al rialzo è perchè hanno analizzato molto dettagliatamente i trend recenti.
    Comunque ricordiamoci che le proiezioni NON sono previsioni, e difatti alla FAO sviluppano diversi scenari: c'è quello ritenuto a maggiore probabilità (con crescita di qualche miliardo di capocce al 2100) e poi ci sono quelli estremi, in alto (si arriva ad un raddoppio della popolazione al 2100) ed in basso (la popolazione sale ancora per un 2-3 decenni per poi flettere ed arrivare al 2100 poco più in su rispetto all' attuale) che considerano meno probabile.
    Andando sul sito è possibile visualizzare i risultati con i dettagli locali (ossia continentali) di questi "modelli" statistici i quali appunto non sono modelli scientifici ma proiezioni degli andamenti demografici in base ad alcune ipotesi ragionevoli ma non scontate.

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    1. I demografi dell'ONU sono certamente gente preparata e coscienziosa, ma non so quanto tengano conto dei limiti della crescita.

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    2. Ipse dixit: Anonimo06 giugno 2014 15:27

      La storia insegna che ci sono i saccenti che vivono nell' opulenza che insegnano con superbia a persone di culture diverse come si vive. Questo è cinismo.

      Anonimo06 giugno 2014 15:27, se non trovi nemmeno il modo di uscire dal tuo anonimato, la saccenza e il cinismo diverrannno la sola caratteristica dei tuoi commenti

      Marco Sclarandis.

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    3. Anonimo 7 giugno 2014 8.51am
      Me l'aspettavo un tuo commento, comunque lo dovevi scrivere un po' piu' in su.
      Marianna

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  4. Qua c' è un riassunto delle proiezioni FAo al 2050, se a qualcuno interessa.
    http://www.fao.org/docrep/x0262e/x0262e23.htm

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    1. Spesso trovo sconcertanti le pubblicazioni della FAO: da una parte prevedono aumenti consistenti della popolazione, dall'altro lanciano allarmi sul possibile (probabile?) declino della produzione agricola. E' vero che si può campare anche di soylent, ma se questa è la prospettiva su cui lavorano dovrebbero dirlo in modo più esplicito.

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  5. ..Bene..però rimanendo entro gli italici confini perchè non citare il dato istat del tasso di fecondità delle italiane al 1,19 nel 2012? Con età media delle primipare passata dal 2007 al 2012 da rispettivamente 32 anni a 35, , quindi agli estremi limiti di quanto il corpo femminile consente per restare in salute...La conseguenza del post è che anche in Italia probabilmente la gobba lunga demografica non sarà così lunga; dopotutto è ormai evidenza scientifica che nel 2050 gli antibiotici saranno non più efficaci, probabilmente prima.In Italia il problema non è il tasso di fecondità delle italiane, ma il welfare sbilanciato verso gli anziani e malattie croniche e degenerative..Vogliamo urlarlo a squarcia voce ?!

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    1. Sono totalmente d'accordo. Se leggi gli altri miei post recenti, dico spesso questa cosa. Sono convinto che una società che vuole avere un futuro qualsivoglia deve investire sui giovani più che sui vecchi (per inciso io sono quasi vecchio). Il che vuol dire tagliare i servizi sanitari per l'estrema vecchiezza e per le malattie degenerative o comunque incurabili. Sostituendoli con un molto più umano aiuto ad un trapasso indolore. Ho detto eutanasia? Si, lo ho detto!

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    2. " ....Il che vuol dire tagliare i servizi sanitari per l'estrema vecchiezza e per le malattie degenerative o comunque incurabili..."
      Jacopo, sono d'accordo con te su tanti punti, ma questo abbandonare alla morte le persone anziane solo perche sono vecchie e non produttive lo trovo immorale, ingiusto e tremendamente cinico. Tanto vale dare ad una eta' prestabilita, diciamo a 65anni, una pillola di cianuro per un suicidio rapido e togliersi dalle p...e, no??

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    3. Io penso che non si tratti di abbandonare le persone anziane ma di spingere la società a vedere la morte in modo diverso e ad accettarla di nuovo, mentre ora non facciamo che spingerla più in là costi quel che costi, a scapito della dignità di tutti, vecchi e giovani. Faccio alcuni esempi:
      - molti medici mi hanno detto che tanti anziani, approfittando delle agevolazioni di cui godono, passano le loro giornate a fare visite ed esami inutili, allungando le liste d'attesa e togliendo posto a gente che magari è giovane e ha qualcosa di serio. Inoltre gli esami costano molto, come la sanità in generale. Si potrebbe responsabilizzare i medici su questo punto e abolire incentivi perversi, dando un massimo di esami gratis all'anno e facendo esami atti a diagnosticare malattie a decorso lento solo a persone al di sotto di una certa età (cosa che, mi è stato detto, già si inizia a fare in alcuni casi)
      - il nostro paese non permette di togliersi la vita a chi ha una malattia cronica o terminale, anche se questa persona lo vorrebbe. Perché costringere i malati a soffrire e la società a finanziare la loro sofferenza, quando sarebbe meglio per entrambi concedere la possibilità di scegliere quando morire? (cercando di regolamentare per evitare eventuali abusi)
      - attualmente possiamo vivere così a lungo perché riusciamo a importare dai paesi poveri manodopera a basso costo che assista i nostri anziani, sottraendo madri ai loro figli e cari e giovani ad eventuali altre ambizioni per rinchiuderli in case con vecchi brontoloni che non sono nemmeno loro parenti. È una delle tante forme dello sfruttamento della povertà altrui
      Io, che sono ancora giovane, sto già dichiarando che non voglio pesare su nessuno quando sarò vecchia e che preferisco morire un po' prima, sempre che a quell'età io ci arrivi, piuttosto che morire lentamente e penosamente ad un alto costo per la società. Se più persone potessero fare e definire questa scelta, non ci sarebbe bisogno di "lasciar morire" nessuno contro la sua volontà.
      Aggiungo infine che l'attuale sistema pensionistico è iniquo, perché costringe i giovani a lavorare di più per mantenere persone che spesso sarebbero benissimo in grado di farlo.

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    4. Arturo tauro, evidentemente non mi sono spiegato. L'ultima cosa che vorrei vedere è la gente abbandonata (anche se se ne vade già parecchia in giro). Quello che voglio dire è che oltre certi limiti è meglio essere aiutati a morire piuttosto che a sopravvivere. Io non sono più giovane ed ho quindi avuto modo di seppellire un certo numero di amici e parenti e mi sono fatto un'idea molto simile a quella che ha spiegato sopra Gaiabaracetti. So bene che è un tema minatissimo, tanto è vero che tutti lo evitano. ma la realtà delle cose non cmabia se la ignoriamo. Dunque meglio guardarla in faccia e cercare la soluzione meno peggio possibile.

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    5. Anch'io non sono piu' giovane, e dopo aver seppellito un bel po' di gente, ho visto che spesso a voler tenere in vita gli anziani malati contro la loro stessa volonta', sono i parenti. Anziani malati, a dirla tutta, che si rendono conto di essere oggettivamente un peso per i loro cari, che vorrebbero veder dedicare piu' tempo a loro stessi e alle future generazioni. E' un problema morale difficilissimo, e in realta' a metterci in questo vicolo cieco senza soluzione e' stato il progresso tecnico, ammettiamolo: se certi farmaci e certe tecnologie esistono, il non usarli, sia anche perche' il loro costo e' proibitivo, diventa difficilissimo.
      Cio' che la tecnologia ha dato con una mano, con l'altra se lo riprende.

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  6. >>La Cina è stata l'unico esempio di politica di riduzione demografica, pur se la popolazione è aumentata egualmente, ma ora sembra che la stiano abbandonando purtroppo.

    In realtà qualcosa di molto simile, e forse anche più efficace, fu fatta negli anni 80 in Iran. Ma a quanto pare anche gli ayatollah hanno da poco deciso un brusco cambio di rotta:

    http://www.lastampa.it/2014/05/22/blogs/caffe-mondo/lappello-degli-ayatollah-agli-iraniani-fate-pi-figli-non-meno-di-cinque-rkHv2JKdZGoy5pwtkHVMqN/pagina.html

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  7. Paolo: "mi chiedo quante persone che fanno parte delle elite al comando globale, sappiano esattamente a cosa andiamo incontro"

    Tutte. E se ne fregano o perché sono avanti con gli anni e immaginano di essere estranei alle conseguenze (e chi continua a parlare al futuro li aiuta in questa idiota convinzione), o perché credono di poter cavalcare impunemente la tigre, continuando a guadagnarci e scaricando gli svantaggi sul groppone altrui.

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  8. Sono contento Jacopo che questa volta il ragionamento della sovrappopolazione sia stato fatto su di noi e non sugli 'altri'. Perché ci sono miliardi di persone che pesano sul pianeta come nani (eppure rappresentati come il cancro del pianeta), e alcuni milioni come giganti. E' questo 'creare giganti' la madre dei problemi ambientali, non l'aumento di popolazione in sé.

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    1. Non sono d'accordo. Ogni diminuzione dei nostri consumi verrà alla fin fine annullata se la popolazione continuerà a crescere. Inoltre chi dice che il problema siamo "noi" dimentica che "loro", quelli che consumano poco ma si riproducono molto, aspirano giustamente a migliorare il loro tenore di vita, e in buona parte lo stanno facendo già (Cina, India...). A meno che noi non vogliamo negare loro questo diritto, faremmo bene a porci il problema di come il pianeta può sopportare un aumento dei consumi dei poveri, più un aumento del loro numero. Questo non significa negare che i ricchi debbano diminuire i loro consumi, ma non basta.
      Inoltre, anche un aumento di popolazione a basso consumo entra in conflitto con l'ambiente e le altre specie, uccidendole perché rivali o per guadagno, o eliminando il loro habitat: basta vedere quello che sta succedendo ad alcuni animali "famosi" dell'Africa, come leoni, elefanti, rinoceronti.

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    2. Normalmente qualunque popolazione aumenta finché non comincia a diminuire. Poi possono succedere tante cose (non necessariamente un collasso che, anzi, è raro nelle altre specie).
      Teoricamente noi avremmo la possibilità di fare diversamente, ma in pratica non lo facciamo. Perciò, se troveremo il modo di superare la crisi che sta cominciando (improbabile ma non impossibile), è estremamente probabile che costruiremmo la crisi successiva.
      Chi vivrà vedrà, si diceva un tempo.

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  9. non contesto i dati della popolazione, ma contesto il solito approccio a cui Simonetta non sfugge: mai considerare la riduzione dei consumi SEMPRE tener d'occhio l'incremento della popolazione; non ho visto o forse non ricordo un post sulla obsolescenza programmata oppure sulla continua crescita delle novità tecnologiche; i consumi crescono per questo; mica per intima virtù; mai visto un post sull'ineguale distribuzione; eppure è macroscopico che i flussi migratori dipendono da questo; la popolazione italiana cresce di immigrati perchè il mercato capitalistico vuole la sovrappopolazione relativa e questa viene prodotta dall'ipersfruttamento di alcune zone; la somalia è un esempio; in somalia hanno un problema di acqua ma in realtà potrebbero affrontarlo in vari modi per esempio usando le risorse di acqua fossile ma nessuno li aiuta; e così i somali vengono da noi; chiamali fessi; insomma buona parte delle cose di questo post si potrebbero ridiurre redistrubuendo la ricchezza;: lo 0.7% dell'umanità possiede il 41% del capitale; Jacopo fai un post su questo; HANDY era un modello che diceva queste cose, ma è stato subito dimenticato mi pare

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    1. Ho parlato della sovrappopolazione perché è un tema particolarmente spinoso e contestato, a proposito del quale i media ci bombardano quotidianamente di informazioni falsificate. Gli altri aspetti (iniqua distribuzione e crescita dei consumi) sono altrettanto veri, ma di questi si parla molto di più (anche se poi non si cambia nulla). Quanto alla Somalia, ci ho lavorato anni fa e sono del parere che si tratti di una crisi malthusiana classica.
      Ho letto HANDY e lo ho trovato interessante, ma credo che avrebbe bisogno di qualche integrazione. Giorni fa avevo scritto una lettera su "postpicco" a questo proposito. Posso ricercarla ed aggiungerla qui come commento, se la ritrovo.

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  10. @Gaia: "Siccome il miglior contraccettivo non è la carestia, ma appunto la disponibilità di contraccettivi e volontà di usarli..."

    La volontà di usare i contraccettivi prevede lo sviluppo economico, che è l'ultima cosa di cui ha bisogno l'ecosistema. E questa precondizione è il contraccettivo peggiore. In assenza di sviluppo, i poveri resteranno incentivati a fare figli per campare, quale unica loro ricchezza.

    "rendere possibile a tutte le donne e coppie del mondo scegliere se e quando avere figli", che è la libertà riproduttiva che ci ha portati al punto attuale. Scelgono, eccome se scelgono (se si parla di coppie, in generale; se si parla di donne molto spesso no, non avendo voce in capitolo, ma l'emancipazione femminile laddove non esiste prevede migliori condizioni di vita, e automaticamente una più alta impronta ecologica).

    "Star qua a invocare carestie, oltre ad essere piuttosto cinico, non risolverà il problema, come la storia insegna"

    No, la storia in questo caso insegna che non c è mai stata una pressione dell'uomo sull'ecosistema paragonabile a quella attuale. Un'umanità che si avvio al consumo di 2 pianeti sta già andando verso quella carestia globale risolutiva. Non ci sono altre soluzioni possibili. Fino a quando la procreazione selvaggia è ammessa, e la vita di ognuno è indiscutibile, non può essere altrimenti.

    "L'unica cosa da fare è convincere le donne dei paesi ad alta natalità a prendere ormoni contraccettivi e gli uomini con tanti figli a fare vasectomie o almeno usare il preservativo".

    Più che ottimismo, una pia illusione. In cambio occorrerebbe che questa gente avesse una vita come quella degli occidentali, impossibile come già riconoscevi.

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    1. No, non è vero che i poveri necessariamente sono incentivati a fare più figli. Non c'è un fattore solo che determina quanti figli le persone vogliono, e spesso i poveri, donne in particolare, quando hanno contraccettivi gratuiti e sicuri li usano eccome. Ci sono paesi in cui la fertilità è scesa prima del o senza crescita economica. Questo articolo, tra i tanti che ci sono, lo spiega: http://www.ghspjournal.org/content/2/2/145.full.html
      Non c'è solo la miseria nera o la vita da occidentali. Ci sono persone povere che si rendono conto che con meno figli starebbero tutti un po' meglio, bambini compresi, senza che questo significhi consumismo sfrenato. Un pianeta con molte meno persone potrebbe garantire a tutti un tenore di vita dignitoso senza arrivare agli eccessi attuali.

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    2. La correlazione fra povertà e prolificità è un fatto accertato, ma solo in determinati ambiti geografici, sociali, storici ecc. Un sacco di popolazioni hanno sviluppato sistemi contraccettivi più o meno efficaci completamente al di fuori del nostro mondo industriale. Per fare un esempio diverso da quelli già citati nell'articolo, i contadini del 1.200 non erano più benestanti di quelli del 1.800, ma usavano sistemi contraccettivi ed avevano mediamente 3 o 4 figli di cui almeno 1 moriva prima di riprodursi. Poi una massa enorme di gente finiva in convento (c'erano abbazie con popolazioni analoghe a quelle di una città media di allora) ed anche questo era un sistema che limitava la natalità. Il risultato è stato che non hanno avuto bisogno di invadere il resto del pianeta per sopravvivere, come hanno invece dovuto fare i loro discendenti. Non sono certo, ma credo che la mania di avere un numero elevato di figli sia una venuta come reazione alla peste nera.
      Jacopo

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  11. siamo troppi? saremo troppi? armiamoci e partite. questo e' il nostro futuro. quando cultura contraccezione e carestie non bastano allora arriva il metodo di controllo piu' efficace che si chiama guerra. per favore non ditemi che dopo la guerra la popolazione riaumenta perche' e' come trovare l'acqua dove c'e' la fonte.

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  12. A mettere in fila tutte le possibili ragioni di una grande prolificità, si trovano certo situazioni molto diverse. Ad esempio le italiche famiglie-pollaio, spesso fanatici religiosi, magari aderenti a non so quali associazioni che vorrebbero agevolarle fiscalmente a danno di chi è stato responsabile, non avendo fatto figli o avendone avuti assai pochi. Mi ricordo di un cafone che protestava sotto un palazzo romano dopo aver fatto 9 figli, ché sono "il nostro futuro"; o il povero cattosinistroide Delrio, un altro che è andato a forza 9; non che ne avesse voluti così tanti, "sono venuti" e li ha tenuti... in questo caso sì, contraccettivi, questi sconosciuti. Chissà cosa immaginava di ottenere, accoppiandosi senza protezione.
    Però dicendo che ci sono questi o altri fattori non abbiamo detto niente, quello che conta è la loro dimensione; se l'umanità è passata dai 3 mld del '60 ai 7 e passa attuali, è essenzialmente per via della povertà; meglio, della possibilità dei poveri di moltiplicarsi. Una parte del mondo ha smesso di moltiplicarsi una cinquantina di anni fa, un'altra è andata per la tangente. Alla domanda "perché tanti figli?", Jacques du Guemy, coordinatore della Population Programme della FAO, dichiarava nel 1994 che la risposta è da ritrovare "nel circolo vizioso della miseria". Laddove il cibo manca in assoluto, o è troppo caro, averne molti da sparpagliare sul territorio può essere decisivo per sopravvivere sul breve termine, per cercare acqua, frutta, legna, vendere chincaglieria ai semafori, scandagliare l'immondizia; hanno maggiori possibilità di impiego nelle campagne per i salari irrisori che si pagano loro; avendo molti figli ci cautela anche per la vecchiaia, dove non ci sono sistemi pensionistici, e i vecchi sono interamente a carico dei figli. Più figli, più possibilità che alcuni di loro si assumano il carico. I figli hanno così il futuro ipotecato, condannati alla povertà in quanto messi al mondo per far campare i padri, e saranno indotti a fare come loro in età adulta, aggravando questo circolo vizioso (U. Leone, Nuove politiche per l'ambiente, 2002). E' una della cose più sincere sul problema che dalla FAO si sono mai sentite.
    Altri fattori ci saranno anche, ma pesano incomparabilmente meno; quello che conta è la dimensione di ogni singolo fattore e una spiegazione equidimensionale non regge perché non corrisponde alla realtà.
    Anche sulla diminuzione della natalità di certi paesi, e anche senza crescita economica: è un argomento lomborghiano, di quelli che Sartori definiva da gran furbacchione. Natalità diminuita significa *minore aumento*. Però la popolazione continua ad aumentare. E alla soglia astronomica dei +7, è sempre un fatto esiziale.
    Se poi, ancora, prendiamo i paesi nei quali la contraccezione funziona, e il saldo naturale è negativo (quindi al netto della dissennata accettazione delle invasioni migratorie), la cifra è talmente modesta da far comprendere come non si possa far affidamento sulla contraccezione per avere un "pianeta con molte meno persone". Come non condividere, ma così non ci arriviamo di sicuro. A poche nascite corrispondono, in proporzione, anche poche morti; la mortalità infantile si è incomparabilmente abbassata, e questo è probabilmente il problema più grave; e agli adulti salvati dalla medicina si sono aggiunti quelli invecchiati grazie alla stessa, sempre di più, sempre più vecchi, tenuti in vita a qualsiasi costo, magari persino contro la loro volontà, in casi limite.

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  13. Jacopo: il tuo discorso vale appunto per un mondo pre-industriale, in cui le possibilità di crescita demografica erano molto limitate, neanche lontanamente paragonabili a quelle attuali. Nel momento in cui i poveri hanno avuto la possibilità di mettere e di tenere al mondo un numero di figli assai maggiore, e la percezione che questo li avrebbe fatti stare meglio sul breve termine, non si fatti molti scrupoli nell'utilizzare questo sistema (un bell'articolo di Virginia Abernethy "Ottimismo e sovrappopolazione", facilmente reperibile su internet lo mette in evidenza. Se poi alcuni usano anche i contraccettivi conta poco; come dicevo, la contraccezione può far diminuire la popolazione in modo irrisorio nei sovrappopolati paesi ricchi; e per nulla in quelli poveri, dove coloro che hanno una diversa sensibilità sono pochi, in proporzione agli altri, e poco incidono).

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  14. Anche questo non è assolutamente vero. Guardate i paesi in cui il numero medio di figli per donna è al di sotto di 2.1, cioè del ricambio senza aumento: molti sono paesi poveri o con grandi fette della popolazione che vivono in povertà. Alcuni esempi: Libia, Nicaragua, Bhutan, Corea del Nord, Vietnam, Brasile, praticamente tutti i Balcani, l'Europa dell'Est e la Russia (fonte: CIA World Factbook, ma anche l'ONU).
    Il dato da guardare in questo caso è la fertilità, non l'aumento della popolazione, perché prima o poi i genitori moriranno, e l'importante è che mettano al mondo meno figli di quanti sono loro stessi.
    Sulla base delle mie letture, oltre alla povertà, i fattori importanti sono culturali e sanitari (disponibilità di contraccettivi e consapevolezza della loro sicurezza). Ogni singola spiegazione semplicistica è incompleta.

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  15. Hai ragione, ma queste condizioni hanno cominciato a cambiare. Nel corso dei prossimi 10-15 cambieranno drammaticamente e ci saranno moltissimi conti da pagare. Non mi immagino la fine del mondo e nemmeno quella dell'umanità, ma penso che "fare i conti con l'oste" sarà l'attività principale nostra e dei nostri figli e nipoti. Chi sarà vivo fra 100 anni si guarderà intorno e deciderà il da farsi. Io sono speranzoso proprio perché in molti paesi in cui cresce la povertà, non cresce la natalità.

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  16. Quello che mi manda in bestia della "teoria della transizione demografica" non è la teoria in sé che, come tutte le teorie, ha pregi e difetti. E' che è servita da pretesto per seppellire il problema demografico per 40 anni, fingendo che la crescita economica potesse risolvere quella demografica. Abbiamo fatto giochetti simili anche in altri campi, ma in questo la falsificazione (operata dai pubblicitari politici, non dagli estensori della teoria) è risultata particolarmente efficace.

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    1. La "teoria" (e già denominarla così mi pare eccessivo) in sè ha molti più difetti che pregi. Provo ad elencare i più evidenti riprendendo spunti già proprosti in diversi commenti.

      Primo: la generalizzazione del basso numero di figli per donna nei Paesi ricchi è corretta solo in parte, perchè esistono Nazioni come gli USA con tassi di natalità elevati.

      Secondo: i Paesi che hanno passato la transizione demografica sono sì prossimi a zero come saldo naturale ma hanno tenori di vita (=consumi energetici pro capite) spaventosamente più alti di quelli pre-transizione e quindi in crescita demografica.

      Terzo: per quanto il problema dell' immigrazione da Paesi poveri (non sempre in surplus demografico, anche questa è una generalizzazione scorretta) a Paesi ricchi (di solito, ma non in tutti i casi, senza crescita interna) sia oggi emotivamente ingigantito dai mass media e dai politici che spaventano l' opinione pubblica parlando regolarmente di "invasione", "esodi biblici", "marea umana che ci sommergerà" quando guardando all' intera Europa i numeri sono ben altri (in estrema sintesi sul mezzo miliardo di residenti nella UE il 93-94% sono "autoctonI" ed il rimanente 6-7% extra-europei, recenti come in Italia, ossia nell' ultimo decennio, o di più lunga data come in Francia, Gran Bretagna ed altre potenze ex-coloniali) è chiaro che ciò comporta tassi di incremento demografico elevati anche all' interno di Nazioni già "transitate".

      Quarto: la teoria è maledettamente qualitativa, non dice nulla a livello quantitativo.
      Infatti se la transizione demografica mondiale porterà la popolazione a 9 milardi di abitanti o a 29, ognuno con elevati consumi (come richiede la teoria), ci sarà qualche differenza non proprio marginale o no?

      Comunque se la crescita demografica mondiale vi preoccupa state tranquilli ci sarà sempre chi serenamente ricorderà che un problema è in fondo un' opportunità.

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  17. Incompleta ogni singola spiegazione semplicistica, oh bella, se premettiamo arbitrariamente un giudizio del genere, il predicato è un puro pleonasmo. Anche una singola spiegazione che non distingue fra fattori di diversa incidenza non è tanto meglio. Non c è la povertà, e accanto la cultura, e accanto altro, senza dimensione. Per quei paesi poveri che si attestano sotto quel livello, ce ne sono molti di più al di sopra. La Russia non è da inserire in quell'elenco, il Brasile è sceso sì, ma solo dopo aver innescato uno sviluppo ecologicamente mostruoso. Ma in ogni caso, se non fosse stato per la convenienza economica dell'operazione "crescete e moltiplicatevi", non sarebbero certo arrivati dove sono ora. E a 200 mln, quell'1,9 conta poco, ormai il danno è fatto. Quel "prima o poi", detta così sembra una cosa indifferente. e non lo è. Si tende sempre più al "poi", e anche questo fa la differenza, il problema resta sempre il totale. E' la massa complessiva degli esseri umani che schianta il pianeta, e ciò è in funzione al tempo, dato che ogni anno porta con sé nuovo overshoot che si aggiunge al precedente.

    Anonimo: proprio perché già transitate, non dovrebbe esserci neanche uno 0,1. Siamo troppi già noi, il continente più sovrappopolato di un mondo sovrappopolato. E vedi comunque a che ritmo stanno crescendo in pochissimi anni.
    Quanto agli USA, l'alta natalità è di importanza, se combattessero l'immigrazione sarebbe molto diverso. Bella la nota ironica finale, in effetti sì, questi non mancano mai...

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  18. Vedi Francesco affermazioni come "non dovrebbe ... questo o quello" possono riferirsi in astratto a opinioni anche condivisibili, solo che non modificano la realtà nemmeno di uno 0,00001%.
    E' facilissimo dire gli USA (o l' Europa o il Governo italico qualunque esso si) dovrebbero combattere l' immigrazione ma, al di là del linguaggio bellicista (abbastanza indicativo in sè) vogliamo aprire gli occhi e guardare i fatti?
    Ad esempio segnalo che dopo 8 anni di amministrazione Bush (ossia destra repubblicana ufficialmente ant-immigrazione) gli immigrati irregolari ("sans papier" o "clandestini" da noi, dato che l' emotività o meno dei termini ha sempre un suo perchè) erano circa 11 milioni. E sotto le aministrazioni Obama ovviamente i numeri non sono cambiati di molto.
    E' facilissimo affermare "bisognerebbe .... ta-ta-ta" ma ottenere dei risultati effettivi quando decine di milioni di esseri umani si spostano ogni anno al di fuori delle Nazioni in cui sono nati (la maggioranza assoluta andando nelle Nazioni limitrofe, dato che quelli che arrivano nei Paesi ricchi spaventando i benpensanti e facendo le fortune elettorali di partitie partitelli xenofobi di fatto sono una percentuale tutto sommato modesta di tutti gli emigrati mondiali) è un tantino meno facile.
    Segnalo che l' unica Nazione di medie dimensioni con un alta percentuale di stranieri residenti (temporaneamente) nel suo territorio (sacro, ma questo è un dettaglio) che sia stata capace di gestire e regolare (ma non la combatte affatto, anzi la sollecita) l' immigrazione è l' Arabia Saudita.
    Solo che, date le sue peculiarità non disponibili nè facilmente raggiungibili per le altre Nazioni, a tale riguardo sembra essere la classica eccezione che conferma la regola.

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  19. Anonimo, le mie opinioni non modificano la realtà proprio perché restano solo opinioni.
    Tu ritieni che io non stia aprendo gli occhi sulla realtà, io ti dico che stai dando un valore di paradigma a fatti che ne sono privi. Del tuo riferimento a Bush, condivido quell' "ufficialmente". Nei fatti invece, gli americani non hanno saputo fare il necessario, neanche a quei tempi. Se la situazione è quella che descrivi tu, allora è chiaro che non hanno combinato niente. Forse non riesci ad immaginare niente oltre Bush (oppure non vuoi).
    Fare le fortune di partiti e partitelli è un'affermazione ossimorica, almeno nel diminutivo finale. In ogni caso, se vuoi vedere per chi votano i benpensanti, devi appena fare caso ai risultati delle ultime europee in Italia. Se cerchi benpensanti, è da quella parte che devi guardare. Accogliere i figli della bomba demografica in un territorio già estenuato e sovraffollato come questo, e considerarlo un dovere, quello è da benpensanti. La casa è per 5, ce ne stanno dentro 12, e altri vi entrano, spaventarsi per questa situazione è aprire gli occhi sulla realtà, benpensare è il contrario.
    Diventa non tanto facile ottenere risultati quando ci sono le mammolette sinistroidi al potere, quello sì.

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    1. Francesco, la situazione è quella che i fatti che ho riportato (e che puoi controllare) mostrano.
      Ovviamente le gli sfoghi emotivi sui benpensanti modificano la realtà tanto quanto le opinioni dei malpensanti spaventati dalla realltà ed incapaci di fronteggiarla anche solo a livello psicologico.

      Qua si può trovare un aggiornamento sulla situazione demografica italiana:
      in sintesi la crisi economica italiana è stata la causa principale della diminuzione del flusso diimmigrati in ingresso e dell' aumento di quello di emigrati in uscita.
      http://www.istat.it/it/archivio/125731

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  20. se siamo tropp perchè non fate fuori i vostri parenti così cominciamo a diminuire eh?
    La nostra razza non ha futuro senza i figli, come non ha futuro senza ambiente.

    Il giusto sta nel mezzo, non sta tutto da una parte

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  21. Aggiornamento sull' andamento della popolazione del continente nel 2013.
    http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/3-10072014-BP/EN/3-10072014-BP-EN.PDF
    In pratica le nascite e le morti sono bilanciate (0.015% di aumento complessivo) mentre il saldo immigrati/emigrati porta ad un aumento relativamente più rilevante ma per nulla impressionante (0.13%).
    Per l' Italia si ha decrescita naturale più sostanziale (-0.14%) della media europea come pure saldo migratorio più spinto (+0.3%) per quanto più che di dimezzato rispetto alla crescita sostenuta verificatasi in tutti gli anni duemila.

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