Da “The Guardian”. Traduzione di MR
Gran parte dei modelli di predizione convenzionali non tengono conto della realtà, dicono alcuni ricercatori statunitensi.
L'agricoltura industriale potrebbe aver raggiunto dei limiti di fondo nella sua capacità di produrre raccolti sufficienti a sfamare una popolazione globale in espansione, secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications. Lo studio di alcuni scienziati dell'Università del Nebraska-Lincoln sostiene che ci sono stati declini improvvisi o plateau nel tasso di produzione dei principali cerreali che minano le proiezioni ottimistiche di rendimenti dei raccolti in continuo aumento. Il “31% del totale globale della produzione riso, grano e mais” ha visto “un livellamento del rendimento o delle diminuzioni improvvise del miglioramento del rendimento, compreso il riso nell'Asia orientale e il grano nell'Europa nordoccidentale”. I declini e i plateau della produzione sono diventati prevalenti nonostante gli aumentati investimenti in agricoltura, il che potrebbe significare che i rendimenti massimi potenziali del modello industriali di agricoltura commerciale sono già superati. "I rendimenti dei raccolti nelle maggiori regioni produttrici di cereali non sono aumentati per lunghi periodi di tempo a seguito di un periodo precedente di costante crescita lineare”.
Il saggio è una lettura inquietante. I livelli di produzione si sono già livellati con “nessuna possibilità di tornare alla precedente tendenza alla crescita” per le regioni chiave che ammontano al “33% della produzione di riso globale e il 27% del grano”. I ricercatori statunitensi hanno concluso che questi plateau del rendimento potrebbero essere spiegati dalla deduzione secondo la quale “i rendimenti medi agricoli si avvicinano ad un tetto di rendimento biofisico per le colture in questione, il che è determinato dal loro potenziale di rendimento nelle regioni dove la coltura è prodotta”. Scrivono:
“... abbiamo trovato una diffusa decelerazione nel tasso relativo di aumento dei rendimenti medi delle maggiori colture di cereali durante il periodo 1990-2010 in paesi con la più grande produzione di queste colture e prove solide di plateau di rendimento o un improvviso calo nel tasso di aumento del rendimento nel 44% dei casi che, insieme, assommano al 31% della produzione totale globale di riso, grano e mais”.
Le tendenze passate degli ultimi 5 decenni di aumento continuo dei rendimenti delle colture erano “guidate dalla rapida adozione delle tecnologie della rivoluzione verde che erano in gran parte innovazioni del passato” e che non possono essere ripetute. Queste comprendono le grandi innovazioni industriali come “lo sviluppo delle specie di grano e riso semi nane, il primo uso diffuso di fertilizzanti commerciali e pesticidi e grandi investimenti per espandere le infrastrutture di irrigazione”.
Anche se l'investimento in agricoltura in Cina è aumentato del triplo dal 1981 al 2000, i tassi di aumento dei rendimenti del grano sono rimasti costanti, diminuiti del 64% per il mai e sono trascurabili per il riso. Analogamente, il tasso di rendimento del mais è rimasto ampiamente piatto nonostante un 58% di aumento dell'investimento nello stesso periodo. Lo studio avverte:
“Una preoccupazione è che nonostante l'aumento dell'investimento in ricerca e sviluppo agricolo ed educazione durante questo periodo, il relativo tasso di guadagno del rendimento nelle maggiori colture alimentari è diminuito nel tempo insieme con l'evidenza di plateau di rendimento in alcuni dei domini più produttivi”.
Lo studio critica prevalentemente altri modelli di proiezione dei rendimenti che prevedono aumenti in proporzione geometrica o esponenziale nei prossimi anni e decenni, anche se questi “non avvengono nel mondo reale”. Lo studio nota che “tali tassi di crescita non sono sostenibili sul lungo termine perché i rendimenti agricoli medi alla fine si avvicineranno ad un tetto potenziale di rendimento determinato da limiti biofisici ai tassi di crescita ed ai rendimenti delle colture”. I fattori che contribuiscono ai declini o ai plateau della produzione di cibo comprendono il degrado delle terre e dei suoli, il cambiamento climatico e dei modelli ciclici meteorologici, l'uso di fertilizzanti e pesticidi e l'inadeguato o inappropriato investimento.
La nuova ricerca solleva domande cruciali sulla capacità dei metodi dell'agricoltura industriale tradizionale di sostenere la produzione globale di cibo per una popolazione in crescita. La produzione di cibo dovrà aumentare di circa il 60% per il 2050 per soddisfare la domanda. Un rapporto uscito questo mese da parte della banca olandese Rabobank raccomanda di tagliare gli sprechi di cibo del 10%, in quanto oltre un miliardo di tonnellate – metà delle quali collegate all'agricoltura – finisce per essere sprecato. Un uso dell'acqua più efficiente è necessario, dice il rapporto, come la micro irrigazione, per affrontare un potenziale deficit di disponibilità di acqua del 40% per il 2030. Attualmente, l'agricoltura utilizza il 70% della domanda globale d' acqua. Il rapporto invita anche a ridurre la dipendenza dai fertilizzanti usando metodi di “ottimizzazione degli input” progettati per ridurre la quantità di energia ea acqua necessarie. Visto che il 53% dei nutrienti dei fertilizzanti rimangono nel terreno dopo il raccolto, i fertilizzanti contribuiscono al degrado del suolo nel tempo a causa della contaminazione delle acqua di falda, alla lisciviazione, all'erosione e al riscaldamento globale.
L'ossessione di Rabobank col focus sul miglioramento degli attuali metodi industriali – senza proprio afferrare la scala dei problemi che affronta l'agricoltura industriale – è, tuttavia, una deficienza grave. Due anni fa, un rapporto di riferimento del Relatore Speciale dell'ONU sul Diritto al Cibo dimostrava che l'agroecologia basata su metodi biologici sostenibili e su piccola scala potrebbero potenzialmente raddoppiare la produzione di cibo di intere regioni che affrontano la fame persistente nell'arco di 5-10 anni.
Gran parte dei modelli di predizione convenzionali non tengono conto della realtà, dicono alcuni ricercatori statunitensi.
I cereali di prima necessità come il riso affrontano un declino senza precedenti. Foto: George Osodi
L'agricoltura industriale potrebbe aver raggiunto dei limiti di fondo nella sua capacità di produrre raccolti sufficienti a sfamare una popolazione globale in espansione, secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications. Lo studio di alcuni scienziati dell'Università del Nebraska-Lincoln sostiene che ci sono stati declini improvvisi o plateau nel tasso di produzione dei principali cerreali che minano le proiezioni ottimistiche di rendimenti dei raccolti in continuo aumento. Il “31% del totale globale della produzione riso, grano e mais” ha visto “un livellamento del rendimento o delle diminuzioni improvvise del miglioramento del rendimento, compreso il riso nell'Asia orientale e il grano nell'Europa nordoccidentale”. I declini e i plateau della produzione sono diventati prevalenti nonostante gli aumentati investimenti in agricoltura, il che potrebbe significare che i rendimenti massimi potenziali del modello industriali di agricoltura commerciale sono già superati. "I rendimenti dei raccolti nelle maggiori regioni produttrici di cereali non sono aumentati per lunghi periodi di tempo a seguito di un periodo precedente di costante crescita lineare”.
Il saggio è una lettura inquietante. I livelli di produzione si sono già livellati con “nessuna possibilità di tornare alla precedente tendenza alla crescita” per le regioni chiave che ammontano al “33% della produzione di riso globale e il 27% del grano”. I ricercatori statunitensi hanno concluso che questi plateau del rendimento potrebbero essere spiegati dalla deduzione secondo la quale “i rendimenti medi agricoli si avvicinano ad un tetto di rendimento biofisico per le colture in questione, il che è determinato dal loro potenziale di rendimento nelle regioni dove la coltura è prodotta”. Scrivono:
“... abbiamo trovato una diffusa decelerazione nel tasso relativo di aumento dei rendimenti medi delle maggiori colture di cereali durante il periodo 1990-2010 in paesi con la più grande produzione di queste colture e prove solide di plateau di rendimento o un improvviso calo nel tasso di aumento del rendimento nel 44% dei casi che, insieme, assommano al 31% della produzione totale globale di riso, grano e mais”.
Le tendenze passate degli ultimi 5 decenni di aumento continuo dei rendimenti delle colture erano “guidate dalla rapida adozione delle tecnologie della rivoluzione verde che erano in gran parte innovazioni del passato” e che non possono essere ripetute. Queste comprendono le grandi innovazioni industriali come “lo sviluppo delle specie di grano e riso semi nane, il primo uso diffuso di fertilizzanti commerciali e pesticidi e grandi investimenti per espandere le infrastrutture di irrigazione”.
Anche se l'investimento in agricoltura in Cina è aumentato del triplo dal 1981 al 2000, i tassi di aumento dei rendimenti del grano sono rimasti costanti, diminuiti del 64% per il mai e sono trascurabili per il riso. Analogamente, il tasso di rendimento del mais è rimasto ampiamente piatto nonostante un 58% di aumento dell'investimento nello stesso periodo. Lo studio avverte:
“Una preoccupazione è che nonostante l'aumento dell'investimento in ricerca e sviluppo agricolo ed educazione durante questo periodo, il relativo tasso di guadagno del rendimento nelle maggiori colture alimentari è diminuito nel tempo insieme con l'evidenza di plateau di rendimento in alcuni dei domini più produttivi”.
Lo studio critica prevalentemente altri modelli di proiezione dei rendimenti che prevedono aumenti in proporzione geometrica o esponenziale nei prossimi anni e decenni, anche se questi “non avvengono nel mondo reale”. Lo studio nota che “tali tassi di crescita non sono sostenibili sul lungo termine perché i rendimenti agricoli medi alla fine si avvicineranno ad un tetto potenziale di rendimento determinato da limiti biofisici ai tassi di crescita ed ai rendimenti delle colture”. I fattori che contribuiscono ai declini o ai plateau della produzione di cibo comprendono il degrado delle terre e dei suoli, il cambiamento climatico e dei modelli ciclici meteorologici, l'uso di fertilizzanti e pesticidi e l'inadeguato o inappropriato investimento.
La nuova ricerca solleva domande cruciali sulla capacità dei metodi dell'agricoltura industriale tradizionale di sostenere la produzione globale di cibo per una popolazione in crescita. La produzione di cibo dovrà aumentare di circa il 60% per il 2050 per soddisfare la domanda. Un rapporto uscito questo mese da parte della banca olandese Rabobank raccomanda di tagliare gli sprechi di cibo del 10%, in quanto oltre un miliardo di tonnellate – metà delle quali collegate all'agricoltura – finisce per essere sprecato. Un uso dell'acqua più efficiente è necessario, dice il rapporto, come la micro irrigazione, per affrontare un potenziale deficit di disponibilità di acqua del 40% per il 2030. Attualmente, l'agricoltura utilizza il 70% della domanda globale d' acqua. Il rapporto invita anche a ridurre la dipendenza dai fertilizzanti usando metodi di “ottimizzazione degli input” progettati per ridurre la quantità di energia ea acqua necessarie. Visto che il 53% dei nutrienti dei fertilizzanti rimangono nel terreno dopo il raccolto, i fertilizzanti contribuiscono al degrado del suolo nel tempo a causa della contaminazione delle acqua di falda, alla lisciviazione, all'erosione e al riscaldamento globale.
L'ossessione di Rabobank col focus sul miglioramento degli attuali metodi industriali – senza proprio afferrare la scala dei problemi che affronta l'agricoltura industriale – è, tuttavia, una deficienza grave. Due anni fa, un rapporto di riferimento del Relatore Speciale dell'ONU sul Diritto al Cibo dimostrava che l'agroecologia basata su metodi biologici sostenibili e su piccola scala potrebbero potenzialmente raddoppiare la produzione di cibo di intere regioni che affrontano la fame persistente nell'arco di 5-10 anni.
quello che non pote il picco del petrolio, pote quello del cibo. Lo spreco avrà una fine e con esso finirà il consumismo di cui è il motore. Però passare da un BAU consumistico dove i diritti inventati per far consumare e sprecare beni e esseri umani (ieri sera ho dovuto spengere la TV, schifato di fronte al degradante spettacolo di uno stupro di una bambina) ad una società di sussistenza sarà quasi impossibile, perchè ogni prepotente in piccolo e ogni lobby in grande vorranno fare i loro interessi a danno del proprio prossimo.
RispondiEliminaAnche questo picco figura nella proiezione di 42 anni fa:
RispondiEliminawww.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47111
www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46125
Non ci sarà sufficiente produzione agricola per sfamare tutti? Per le "autorità" religiose mondiali non c'è assolutamente da preoccuparsi, non c'è problema! Si fa una preghierina al padre eterno e vedrete come la Divina Provvidenza manderà la Manna dal cielo per sfamare tutti. E se non arriva la Manna è perchè non si è pregato con la giusta intensità
RispondiEliminaSe la domanda è: "Potrebbe il mondo nutrire decentemente 7 miliardi di persone oggi?" la risposta sarebbe, penso, si, a condizione di fare una serie di cose che non si fanno, ma che sarebbero almeno in parte fattibili.
RispondiEliminaSe invece la domanda è: "Potrebbe il mondo nutrire 7 miliardi di persone a tempo indeterminato?" La risposta è, penso, no e neanche la metà di queste.
Tutto dipende dallo stile di vita: se prendiamo lo stile di vita degli Usa la Terra potrebbe nutrire massimo 2,5 mld di persone; di un europeo medio 5 mld e un indiano medio la Terra potrebbe sfamare anche 10 mld di persone
EliminaE' tutto da vedere se l'agroecologia possa sostenere miliardi di esseri umani. La cosa certa per ora è che l'agricoltura industriale è in affanno e qui continuiamo a moltiplicarci. Per inciso, fanno troppi figli in alcune aree del mondo che poi emigrano in altre, e il risultato è che la popolazione aumenta ovunque.
RispondiEliminaQuando si parla di sconfiggere la fame si commette una mancanza gravissima, ovvero si nega il diritto all'esistenza a tante altre specie viventi, garantendo loro un habitat che possa sostenerle. Invece la prolifica specie umana continua a fagocitare enormi porzioni di territorio facendo terra bruciata agli altri esseri viventi e infine anche a se stessa. Per poter nutrirci con l'agricoltura sostenibile quanto territorio agricolo globale servirebbe? A condizione che demograficamente ci stabilizziamo, se non scendendo addirittura a meno della metà attuale degli abitanti. E come?
E' sempre più evidente che la riduzione avverrà, ma impostaci dai limiti del pianeta. Ridurre le nascite è una frase che nessun politico sul pianeta, a parte in CIna, si sognerebbe di pronunciare oggi, figuriamoci se lo capirebbe la gente comune, che avrebbe invece molto bisogno di essere educata alla politica del figlio unico.
Paolo, hai centrato in pieno il nocciolo della questione!
EliminaQuello della sovrappopolazione è chiaramente il punto chiave, ma non si può dire (tra l'altro perchè il Grande Capo che sta nei cieli ci vuole tanto bene e quindi molto numerosi, per volerci più bene ancora).
RispondiEliminaDetto ciò. Che la produzione agricola non possa essere forzata più che tanto lo sa chiunque abbia provato a coltivare anche solo un piccolo orto o un geranio sul balcone. Ma forse quelli che fanno i grafici che vanno all'insù non hanno tempo per queste attività così terra terra e non possono saperlo.
Nel frattempo, un passo che potrebbe diventare presto indispensabile sarà dirottare la gran quantità di cereali che va ad alimentare il bestiame verso l'alimentazione umana, con vantaggi per tutti, non ultima la salute, per quanto si è capito.
L.
scusa caro Arturo Tauro, secondo te quindi la crisi del picco è dovuta al fatto che io con i miei tre figli consumiamo troppo? mentre io e loro tre paghiemo la pensione tua e dei tuoi genitori, dovresti domandarti perchè i veri poteri forti non spingono per passare a fonti alternative di energia invece che spremere le fonti energetiche al massimo!!!!
RispondiEliminaPensa 2 volte prima di sparare in aria a vuoto, grazie
non per difendere quel materialista ateo e miscredente, ma non hai capito che presto le pensioni saranno solo un ricordo?
EliminaEgregio Bergamini, il nocciolo non sono i tuoi tre figli che "consumano troppo", come hai detto (non capendo un'acca del suddetto nocciolo), ma una specie umana invadente e prolifica che sta divorando l'ambiente globale, fregandosene bellamente di tutte le altre specie viventi che vivono su questo pianeta. Rispetto per la Natura vuol dire abbandonare questa rapacità di risorse che ci caratterizza e ridurci demograficamente a numeri più compatibili con la capacità di carico di questo pianeta. E cominciando, appunto, con politiche di riduzione demografica e di passaggio ad un paradigma più rispettoso dell'ambiente, sarebbe la mossa più saggia per salvarci dal medioevo prossimo venturo.
EliminaTu sei come tutte quelle persone che vanno in bestia se sentono parlare di chiudere il rubinetto dei propri gameti. Hai i tuoi tre figli e nessuno ti dice che devono consumare di meno. Quindi, per favore, evita certe uscite da far cadere le braccia, grazie.
Il mondo non cresce.
EliminaQualsiasi cosa che cresca all'infinito finirà per riempirlo.
Qualsiasi cosa = CO2, cemento, popolazione, ...
cari miei, non auguratevi la morte delle persone perchè la natura fa il suo corso, la cosa da augurarsi è di vivere e CONdividere in modo sostenibile. Tutto il resto è noia, se ce l'avete con il mondo perchè non vi ha soddisfatto, non è colpa del mondo
EliminaMa cosa ci sarà mai di così tanto difficile nel capire il concetto della sovrapopolazione? A questi tassi di fecondità la popolazione mondiale cresce ogni anno di oltre 60.000.000 (sessanta milioni) di individui. In soldoni, ogni anno è necessario far spazio sul pianeta a una nuova Italia!!
RispondiEliminaNessuno credo si auguri la morte di chichessia. Semplicemnete si tratta di andare verso tassi di fertilità che interrompano questa crescita folle.
Il fenomeno del raggiungimento dei limiti, sia delle risorse, che della produttività, dell'efficienza fino alla crescita economica stessa, è assai generale e ben studiata. Vi consiglio di leggere e diffondere questi testi, che ho scritto per Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Modello_di_Ayres-Warr - https://it.wikipedia.org/wiki/Equazione_logistica#In_economia:_diffusione_delle_innovazioni - https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_rebound_%28economia%29
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