In questa intervista con Yale 360, il professor Dan Kahan spiega perché gli scienziati e i media devono inquadrare la scienza in modi che abbiano miglior risonanza con il pubblico
Da “The Guardian”. Traduzione di MR
Vista dell'Oceano Pacifico sul pianeta Terra. Foto: MODIS/Terra/NASA
E' un ritornello comune: se solo la gente sapesse di più della scienza, non ci sarebbe cosi tanta contrapposizione sul problema del cambiamento climatico. Ma il lavoro pionieristico di Dan M. Kahan è andato molto avanti per dimostrare che quell'idea è sbagliata. Infatti, ha scoperto che non è la mancanza di comprensione scientifica che ha portato al conflitto sul cambiamento climatico, ma piuttosto il bisogno di aderire alla filosofia e ai valori del proprio gruppo “culturale”. Kahan, un professore di legge e psicologia alla Scuola di Giurisprudenza di Yale, dice che gli “individualisti” - coloro che credono che gli individui dovrebbero essere responsabili del proprio benessere e che non si fidano della legge o del controllo governativo – tendono a minimizzare il rischio del cambiamento climatico. Dall'altro lato, nota, ci sono coloro che identificano, col favore del gruppo del “comunitarismo”, un più ampio ruolo del governo e di altre entità collettive nell'assicurare il benessere degli individui e tendono a non fidarsi dell'attività commerciale – li vede come propensi a favorire le restrizioni sulle emissioni di gas serra.
In un'intervista con la collaboratrice di Yale Environment 360,Diane Toomey, Kahan ha sostenuto questo per rompere questa contrapposizione, il problema necessita di essere re-inquadrato in un modo che minimizzi la probabilità che le posizioni sul cambiamento climatico saranno identificate con un particolare gruppo culturale. Ci sono modi per mettere insieme la scienza con dei messaggi positivi verso il pubblico, piuttosto che minacce?” ha detto. “penso che se qualcuno crede che semplicemente non ce ne sono, penso che questa persona non abbia molta immaginazione”.
Yale Environment 360: E' stato un sentire comune in certi circoli che le persone che minimizzano la minaccia del cambiamento climatico non sono scientificamente acculturate – semplicemente non capiscono l'evidenza che sta loro di fronte. Ma la tua ricerca mostra che non è così. Infatti, la contrapposizione sul cambiamento climatico può essere ascritta al gruppo culturale di appartenenza - “individualismo” contro “comunitarismo”. Cosa credono questi gruppi opposti e come questo ha a che fare con le credenze di ognuno, o le non credenze, sulla minaccia del cambiamento climatico?
Dan Kahan: I gruppi vengono definiti dalla loro comprensione di come dovrebbe essere organizzata la società. Le persone più individualiste credono che gli individui dovrebbero essere responsabili di assicurare condizioni che consentano loro di prosperare senza l'assistenza o l'interferenza di ogni tipo di autorità o entità collettiva. Le persone più comunitarie pensano che la collettività è responsabile di assicurare le condizioni per il benessere individuale e a volte dovrebbe essere capace di assumere la precedenza sugli interessi individuali, se c'è un conflitto. Le persone più individualiste saranno più deluse dal credere che le conseguenze di attività che amano, come molte attività commerciali, stanno creando danni che avremmo dovuto limitare. Ma se crediamo che le persone impegnate nelle attività di mercato stiano creando molta iniquità, per noi sarebbe congeniale credere che quest'attività sia davvero pericolosa e che dovrebbe essere limitata.
Così, parte della teoria è che le persone abbiano una predisposizione, basata sui propri valori e sul coinvolgimento emotivo con l'informazione, a capire in un certo modo... E' importante riconoscere che è così che le persone prendono ogni tipo di informazione relativa alla scienza. Le persone hanno bisogno di accettare molto di più di quello che si sa della scienza di quanto esse siano in grado di immaginare da sole. Guarderanno sempre i propri simili, coi quali condividono le vedute.
e360: Ma stiamo parlando di una questione scientifica qui. Sta dicendo che le persone guardano verso gli scienziati che percepiscono come “simili”?
Kahan: Gran parte delle cose sulle quali le persone stanno prendendo decisioni informate che dipendono dalla scienza non saranno quelle per le quali esse hanno consultato gli scienziati. Gran parte di ciò che le persone sanno – le decisioni che prendono – è basato sulle informazioni che viaggiano attraverso ogni tipo di intermediari. Gli scienziati non vanno in TV a dare ordini. Questo non è un buon modello di come le persone vengono a sapere ciò che si sa della scienza – dalla bocca degli scienziati all'orecchio del cittadino. Le persone immaginano queste cose perché si trovano nelle reti di altre persone che fanno parte della loro vita quotidiana. E quelle reti le guidano normalmente ed attendibilmente verso ciò che è conosciuto.
e360: In uno studio che tu e tuoi colleghi avete pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, hai scoperto che mentre l'alfabetizzazione scientifica aumenta, la contrapposizione sul cambiamento climatico di fatto aumenta a sua volta. Perché è così?
Kahan: Una volta che hai un problema che è diventato un simbolo della tua appartenenza e alla lealtà a un gruppo, fare un errore può costare davvero caro alla tua appartenenza a quel gruppo. Se avessi girato intorno al campus [di Yale] con un cartello che dicesse “il cambiamento climato è una truffa”, anche se ho una cattedra, la mia vita non sarebbe bella com'è. Sai, Bob Inglis, il deputato della Carolina del Sud, era il Babe Ruth delle valutazioni politiche conservatrici. Nessuno faceva meglio di lui [nella valutazione dei gruppi conservatori] in tutte le questioni che normalmente determinano se sei un conservatore in regola. E poi un giorno dice, “Bene, sono preoccupato dal cambiamento climatico e dall'impatto che potrebbe avere sui miei elettori e su altra gente nel paese”. Poco dopo, si ritrova senza carica perché sconfitto alle primarie. Ora, immagina che tu sia un barbiere nel quarto distretto della Carolina del Sud [che era rappresentato da Inglis al Congresso]. Pensi sia una buona idea che quando qualcuno viene a farsi la barba gli allunghi una petizione con su scritto “Salva gli orsi polari” o qualcosa del genere? Voglio dire, saresti disoccupato all'istante come lo è diventato lui. L'impatto di fare uno sbaglio relativamente al tuo gruppo di appartenenza è grande. Il costo del fare uno sbaglio sulla scienza è zero.
Così, penso che le persone, siccome in genere elaborano le informazioni in un modo che sia buono per loro, vanno prevedibilmente a formare punti di vista che le connetta al proprio gruppo.
e360: Quindi, si comportano razionalmente.
Kahan: E' un tipo di razionalità. Non devi essere un ingegnere aerospaziale o un climatologo per far questo riguardo al cambiamento climatico, perché è davvero ovvia la posizioni che ha il tuo gruppo.
e360: Parliamo di un esperimento affascinante che hai realizzato. Hai chiesto alle persone di valutare uno studio sul cambiamento climatico dopo aver letto il primo di tre articoli. Un articolo non aveva niente a che fare col cambiamento climatico, un altro chiedeva delle leggi severe sulla CO2 ed un terzo perorava la causa della ricerca sulla geoingegneria, la manipolazione dell'ambiente per compensare l'aumento della CO2. Hai scoperto che il gruppo che ha letto l'articolo sulla geoingegneria era meno contrapposto sulla validità dello studio sul cambiamento climatico. Perché dovrebbe essere così?
Kahan: Abbiamo esaminato se le persone, nel giudicare la validità delle prove sul cambiamento climatico, sarebbero state più o meno di mente aperta in base al fatto che fossero satai appena esposti a informazioni sia sulla geoingegneria sia suoi limiti del carbonio. Logicamente parlando, se le informazioni sul cambiamento climatico sono valide non dipende dal fatto che tu possa porre dei limiti di emissione del carbonio, o dalla geoingegneria, o da nient'altro. O c'è un problema o non c'è. Ma, psicologicamente, l'ipotesi era che questi due tipi di storie avrebbero determinato il significato che le persone attribuivano alle prove sul cambiamento climatico. Il significato della storia del limite di carbonio era quella che porta le persone più individualiste a resistere alle prove sul cambiamento climatico. E' un specie di messaggio che comunica che il gioco è finito. La storia della geoingegneria, d'altro canto, ha in sé certi tipi di tema che le persone che hanno un a visione del mondo individualistica trovano attraenti e stimolanti – il fatto che usiamo la nostra ingegnosità per affrontare e superare i limiti, compresi i limiti che loro stessi possono aver generato con l'uso della propria ingegnosità. Così, il solo saper che la geoingegneria era una possibilità, l'ipotesi era che questo avrebbe dato un senso alle prove successive che abbiamo mostrato loro sul cambiamento climatico, che quindi non sarebbero più state una minaccia. E misurare il risultato qui è facile: stai prendendo la situazione con mente più aperta? Ed abbiamo scoperto che lo erano e, siccome lo erano, c'era meno contrasto.
e360: E' difficile immaginare Bill Mckibben, per esempio, che modifica il suo messaggio mentre manifesta contro l'oleodotto di Keystone. McKibben, immagino, continuerà a chiedere quello in cui crede: no all'oleodotto. Mi chiedo, finché il cambiamento climatico continua, forse queste posizioni sono state troppo radicate per troppo tempo per sperare in una qualche riduzione dei contrasti.
Kahan: Non sono sicuro circa Bill McKibben. Non ci ho parlato, quindi non so cosa pensa. Ma so che [il climatologo] James Hansen pensa che dovremmo avere l'energia nucleare. Abbiamo fatto lo stesso esperimento usando l'energia nucleare [al posto della geoingegneria] ed abbiamo ottenuto effetti simili.
Penso che la sola cosa che di sicuro non funziona sarebbe uno stile di inquadramento dei problemi e di presentare le informazioni che continuano ad accentuare la percezione che le parti del dibattito siano identificate con particolari gruppi. Credo che ci siano modi – di fatto molti modi – di presentare le informazioni sul cambiamento climatico e la scienza che non hanno questo effetto. La domanda è: quali sono così e come possiamo usarli? Il punto è, ci sono modi per combinare la scienza con significati che diano fiducia alle persone piuttosto che minacciarle? Credo che se qualcuno crede che non ce ne siano, penso che questa persona non abbia una grande immaginazione.
e360: Tu offri degli esempi a livello locale – la Florida, per esempio – dove l'adattamento al cambiamento climatico ha avuto luogo senza incorrere nell'ostacolo dell'identità culturale. Perché in quei casi la dinamica individualismo/comunitarismo non si è attivata?
Kahan: La ragione per cui lì c'è il potenziale per promuovere l'impegno è che i significati sono completamente diversi. Le persone in Florida hanno avuto un problema col clima da quando ci sono arrivate. E' un clima cattivo. Viene sopraffatto dall'acqua e dagli uragani. Non è che questo sia nuovo per loro. Posso trovare materiali che sono stati distribuiti negli anni 60 che non sono poi così diversi da quelli che usano ora per cercare di spiegare alle persone perché ci dobbiamo preoccupare della penetrazione dell'acqua salata nelle falde. Ad intervalli di pochi anni bisogna fare qualcosa, visto che il livello del mare sale. Sono abituati a parlare di questo e sono abituati a parlarne coi vicini. Possono essere rossi e blu quando parlano di certi problemi nazionali, ma sono tutti soltanto dei proprietari. Il tipo delle assicurazioni lì dice una cosa e la stessa cosa dice la compagnia elettrica. Ora, le persone avranno sempre dei battibecchi, perché le scelte si devono sempre fare in politica. Ma per gli scopi di questo dibattito, sono tutti nella stessa squadra. Non c'è bisogno di inventarsi messaggi d'inquadramento intelligenti. Basta usare il modo in cui le persone parlano già di questi problemi.
e360: Stai dicendo che in Florida parlano della minaccia del cambiamento climatico senza usare le parole “cambiamento” e “climatico”?
Kahan: Le perosne parlano di clima e cambiamento climatico in Florida, ma ciò di cui parlano realmente è: come affrontiamo il problema che abbiamo sempre affrontato? Non so se ci sia un taboo nel pronunciare la parola “clima”. Ciò di cui parlano è: cosa facciamo qui in Florida?
e360: Ho inteso che hai un progetto sul tappeto ora in Florida, nel quale guardi alla comunicazione della scienza sul problema del cambiamento climatico.
Kahan: Stiamo facendo da consiglieri per diversi attori municipali che fanno parte del Southeast Florida Regional Climate Compact. Quei gruppi stanno lavorando insieme dalle quattro contee più famose della Florida per attuare una direttiva che è in realtà stata fatta passare durante la legislatura repubblicana e firmata dal governatore repubblicano nel 2011: cioè che tutti dovrebbero aggiornare i propri piani generici d'uso della terra perché si adeguino alle informazioni più recenti sull'aumento del livello del mare ed altri tipi di impatti negativi del clima. Abbiamo parlato di come creare un ambiente di comunicazione per la scienza nel quale i membri saranno ricettivi al tipo di informazioni che arrivano loro. Ma, naturalmente, molto del tempo usato per comunicare è: che ne dite delle stime di questo modello su come salirà esattamente il livello del mare? E che ne dite di quel modello? E se facciamo questa ipotesi?
Queste sono persone che decidono in posti amministrativi che prendono informazioni da scienziati e che cercano di dar loro un senso e di capire lo scambio, i costi e i benefici. Quello che cerchiamo di fare è aiutare i membri del Compact a capire quale sia la prova migliore a disposizione per comunicare la scienza.