Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR
di Antonio Turiel
Cari lettori,
le persone che si muovono nei circuiti di informazione e divulgazione sul picco del petrolio avranno notato che si sta verificando una defezione più o meno continua, un abbandono di alcune fonti ormai classiche da dove ottenere informazioni, abbandono he in alcuni momenti dà l'impressione di essere un inizio di sbandamento.
Di siti che parlano del picco del petrolio e delle sue conseguenze nella rete ce ne sono e ce ne sono stati molti e può essere considerato normale che alcuni siano spariti col passare degli anni. Per esempio, “Life after the Oil Crash” di Matt Savinar, che è stato uno dei primi luoghi dove mi sono informato e da dove ho preso il nome per questo blog, che dopo una crisi esistenziale del suo fondatore, l'avvocato Matt Savinar lo ha trasformato in una pagina web di divinazione e scienze occulte, già da un po' non esiste più del tutto. Si possono contare a decine i piccoli siti web che sono stati fatti partire con molto entusiasmo e con l'illusione di divulgare, ma che fosse per mancanza di notizie nuove o per mancanza di tempo per continuare la propria formazione, i loro creatori li hanno lasciati languire, praticamente senza alcuna attività per anni, o li hanno direttamente chiusi. Ma ciò che sta avvenendo ultimamente sta assumendo un aspetto diverso dal semplice abbandono per noia o esaurimento; si tratta di un vero naufragio che colpirà gravemente la continuità della divulgazione nei prossimi anni.
L'anno scorso uno dei grandi siti di divulgazione, Energy Bulletin (EB), ha cominciato a chiudere dopo circa 10 anni di attività. EB, dove in molti ci siamo fatti le ossa, era un grande calderone di notizie dove gli editori mettevano a nostra disposizione spazi collegati al picco del petrolio, alla scarsità di materie prime ed ai problemi di sostenibilità in generale. Con un buon metodo, EB raggruppava in base al tema le notizie che fossero già state pubblicate nella stampa generalista e sui siti web e i blog specializzati. E stato grazie a EB che abbiamo scoperto molti grandi autori come James Howard Kunstler, John Michael Greer, Stuart Staniford o Sharon Aystik, solo per citarne alcuni. La chiusura di EB non è stata totale, visto che è stato sostituito dal nuovo portale Resilience.org (di fatto, il vecchio link www.energybulletin.net ridirige al nuovo sito web), ma Resilience.org si occupa del problema dell'energia soltanto come uno dei tanti ed il suo focus è posto sul diffondere notizie (è anch'esso multitematico) che aiutino a migliorare la resilienza delle comunità, principalmente negli Stati Uniti.
Eppure, la notizia più impattante degli ultimi tempi è la chiusura di The Oil Drum (TOD) dopo 8 anni di navigazione. Questo sito è riuscito in poco tempo ad attrarre professionisti del settore grazie all'alto livello tecnico dei suoi contributi. Di fatto, TOD era giunto ad essere il miglior riferimento mondiale su molti temi associati all'energia, molto di più di tante società di consulenza e pubblicazioni accademiche. Tuttavia, negli ultimi mesi gli amministratori di TOD hanno sofferto per mantenere la pagina aperta: una parte importante di coloro che contribuivano hanno smesso di collaborare col sito perché ora si dedicano ai loro progetti (di divulgazione o di altro tipo) e i contributi economici sono diminuiti considerevolmente. C'è ancora una discussione aperta sul futuro di TOD e la chiusura iniziale (31 luglio) è stata posticipata di un mese. In qualsiasi caso, il progetto è colpito a morte e prima o dopo dovranno chiudere, anche se come sembra manterranno gli archivi online per futuri riferimenti.
In una situazione ancora peggiore si trova la pagina spagnola Crisis Energética. Dopo diverse crisi di liquidità e diverse migrazioni a nuovi server, l'ultimo servizio di hosting non è stato in grado di gestire correttamente un sito web della complessità di Crisis Energética, con i suoi molteplici forum. Al momento viene mantenuta parzialmente aggiornata grazie ad un sito provvisorio, http://lacrisisenergetica.wordpress.com/, ma risulta fondamentale recuperare gli archivi e i forum e non sembra fattibile fare un cosa simile in un prossimo futuro.
Testimone silente di questo naufragio progressivo della divulgazione della crisi energetica e della sostenibilità è il collettore (in spagnolo) Cenit del Petróleo.info. Un rapido sguardo vi mostrerà che molte pagine che vi sono indicizzate sono scomparse (come si evince dalla mancanza di alimentazione di contenuti via RSS).
E in realtà il problema di questo naufragio è più profondo di quanto riveli la caduta dei siti web. L'Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio e del Gas (ASPO), con molte sezioni nazionali, si trova a sua volta in una crisi più o meno dichiarata e soffre di alcune divisioni interne. La conferenza annuale, che ogni anno raggruppava i migliori specialisti su scala mondiale, quest'anno non è stata fatta. Al suo posto, ASPO ha co-sponsorizzato un evento molto più mainstream, con una maggioranza di relatori provenienti dall'industria e senza collegamenti con ASPO, il che mi fa pensare che forse qualcuno si sia fatto pubblicità cercando una sistemazione più convenzionale e socialmente accettabile della patina leggermente anarcoide che di solito circonda la divulgazione sul Picco del Petrolio.
Cosa sta succedendo? Da dove viene questo naufragio, questo svenimento? La questione è semplice: i gruppi di sensibilizzazione sul Picco del Petrolio non sono, per il solo fatto di divulgarlo, immuni al picco stesso. La società che ci ospita sta naufragando e noi con lei. Chiedete a Pedro Prieto cosa ne pensa degli ultimi decreti spagnoli che limitano, e praticamente distruggono, il settore fotovoltaico spagnolo e come questo lo stia colpendo personalmente negli impianti ai quali partecipa. E qui sta il dramma: questa crisi che non finirà mai colpisce anche noi. Coloro che sono rimasti all'interno dell'industria e dell'ambito accademico hanno potuto mantenere un livello tecnico alto, ma come contropartita hanno adottato stili di vita meno resilienti, meno capaci di far fronte all'ansia della nostra società. Da parte loro, quelli che hanno deciso di cambiare radicalmente il proprio stile di vita e adottare una semplicità radicale, sicuramente non stanno notando grandi cambiamenti, ma a volte non dispongono nemmeno di molto tempo da perdere per scrivere articoli su dei blog o a fare discorsi.
Quando eravamo ricchi ci potevamo permettere di sapere di più e meglio. Ma è arrivata l'epoca dei tagli e con essi è cominciata a diminuire l'informazione disponibile, perché ottenere informazioni è costoso (è in questo contesto di tagli che la EIA, che dipende dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, ha smesso di raccogliere ed analizzare dati da due anni). Quando avevamo un buon lavoro, un buon stipendio ed abbastanza tempo libero (altro lusso), si poteva fare divulgazione pro bono mettere in piedi associazioni più o meno complesse. Ora, e sarà una tendenza che andrà consolidandosi col tempo, ci si possono permettere solo piccoli siti web come The Archdruid Report, Peak Oil Blues, Causabon's book, Early Warning o questo stesso blog (The Oil Crash, in questo caso, ma non potrei certo giurare che Effetto Cassandra possa essere immune dal processo descritto, ndt.).
E in mezzo a questo marasma i difensori dell'ultima bolla, in questo caso la truffa del gas e del petrolio da scisto per mezzo e del fracking, tentano di sfruttare l'occasione: “Quando il gatto non c'è, i topi ballano”. Così, per fare un esempio fra i tanti, c'è questo articolo di Anthony Wile che assicura che il picco del petrolio è morto e la prova di ciò è proprio che chiude TOD! In realtà, il fallimento professionale di coloro che si dedicano alla divulgazione del Picco del Petrolio è la conseguenza logica del suo arrivo e non della sua perdita di validità, che se si sta diffondendo lo scoraggiamento e l'abbandono è per problemi economici, non perché si riconosca che avanzi petrolio: non ho visto in nessun divulgatore che si dedichi alla divulgazione sul picco del petrolio un tale atto di contrizione, cosa che ora i sostenitori del fracking tentano di vendere. Diranno che non siamo capaci di accettare il nostro fallimento, senza rendersi conto che noi siamo scienziati e tecnici e, al contrario di loro, riconosciamo la verità quando ci si presenta davanti, anche se questo significa cambiare radicalmente ciò che diciamo. Noi non sposiamo alcuna posizione, stiamo solo dalla parte della verità, mentre loro stanno dalla parte dei loro conti economici e la verità è del tutto accessoria.
Un modello per adattarsi alla realtà cangiante della nostra società decadente che pare stia funzionando è quella di John Michael Greer. Con una certa eccentricità (JMG è Arcidruido dell'Ordine dei Druidi Verdi del Nord America ed ha un'immagine personale in linea con la sua posizioni druidica), JMG è riuscito a mantenere un sito personale molto visitato e di altissimo livello, aggiornato settimanalmente e dedicato alla discussione delle diverse sfaccettature della mancanza di sostenibilità della società industriale, soprattutto dal punto di vista sociologico e filosofico e con non poche note con consigli pratici per mantenere un orto sostenibile. JMG, che è un vero intellettuale, vive dei soldi che incassa coi suoi libri (ne scrive almeno uno all'anno) e dei frutti del suo orto. Anche se con maggiori difficoltà, anche Sharon Aystik segue un metodo simile col suo Causabon's Book.
Esportare questo modello in Spagna (o in Italia, ndt.) non è facile per diversi motivi (per esempio, è un paese molto popolato e la disponibilità di terra propria è meno frequente) e, in generale, le persone e le associazioni (Vespera de Nada, le diverse iniziative di Transizione, ecc.) finiscono per optare per mettere più peso nella divulgazione o nel proprio adattamento. In quanto a me stesso, le mie opzioni sono limitate. Ho un lavoro da ricercatore al CSIC che mi piacerebbe mantenere (la scienza è la mia vita), ma proprio la mia linea di lavoro principale (lasciando da parte i piccoli lavori di ricerca che stiamo facendo in materia di politica energetica) ha una componente tecnologica molto forte (oceanografia satellitare ed elaborazione avanzata del segnale) che la fa trovare a maggior rischio di perire in mezzo al naufragio di oggi. Come se non bastasse, l'istituzione che mi accoglie fa acqua da tutte le parti e potrebbe scomparire in un lasso di tempo non troppo lungo. Dedico non poche energie a creare alternative sostenibili per me e per la mia squadra mentre resistiamo ai vincoli di bilancio e nel frattempo cerco di mantenere il mio lavoro di ricercatore. Nei momenti liberi esamino i piani B, C e D nel caso che tutto crolli; ho la mia famiglia... Il tempo non mi basta e se non fosse per il fatto che dedico due viaggi in treno alla settimana al blog e a volte sottraggo tempo delle già scarse ore di sonno, dovrei semplicemente interrompere i miei sforzi di divulgazione. Nemmeno io sono immune dal Picco del Petrolio: potrebbe essere che entro pochi mesi gli sforzi per mantenere me e la mia famiglia condizioneranno in modo significativo la mia capacità di divulgazione (di fatto già la condizionano, visto che non ho tanto tempo per aggiornarmi o per terminare alcune analisi chiave che progetto da mesi).
Non sapere in tempo di crisi ha un prezzo: non si potrà fare un'analisi giusta della situazione se non si sa cosa sta succedendo nella realtà. C'è molta gente interessata a diffondere una certa visione delle cause e delle soluzioni di questa crisi e che disgraziatamente ha molto più accesso ai mezzi di comunicazione dei pochi che rimangono a divulgare sui problemi delle risorse. Ma queste soluzioni interessate, naturalmente, non funzionano, perché non vanno alle cause reali dei problemi. Il fallimento consecutivo delle diverse misure con le quali tentano invano di affrontare la crisi favorirà un maggior malessere sociale e molta più instabilità, situazione dalla quale io vedo solo due derive possibili: o che emergano i salvapatria con soluzioni miracolose e che si instauri una dittatura che porrà fine a tanti cose utili ed anche necessarie, o che la massa inferocita, stanca di tante delusioni, incolpi tutti e distrugga tutto. Questo in realtà è il più grande lusso, la perdita maggiore: distruggere tutto ciò che abbiamo ora. E disgraziatamente questo lo permetteremo, se non cambiamo subito rotta.
Saluti.
AMT