martedì 20 agosto 2013

Quando la conoscenza diventa un lusso che non ci possiamo più permettere

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR



di Antonio Turiel

Cari lettori,

le persone che si muovono nei circuiti di informazione e divulgazione sul picco del petrolio avranno notato che si sta verificando una defezione più o meno continua, un abbandono di alcune fonti ormai classiche da dove ottenere informazioni, abbandono he in alcuni momenti dà l'impressione di essere un inizio di sbandamento.

Di siti che parlano del picco del petrolio e delle sue conseguenze nella rete ce ne sono e ce ne sono stati molti e può essere considerato normale che alcuni siano spariti col passare degli anni. Per esempio, “Life after the Oil Crash” di Matt Savinar, che è stato uno dei primi luoghi dove mi sono informato e da dove ho preso il nome per questo blog, che dopo una crisi esistenziale del suo fondatore, l'avvocato Matt Savinar lo ha trasformato in una pagina web di divinazione e scienze occulte, già da un po' non esiste più del tutto. Si possono contare a decine i piccoli siti web che sono stati fatti partire con molto entusiasmo e con l'illusione di divulgare, ma che fosse per mancanza di notizie nuove o per mancanza di tempo per continuare la propria formazione, i loro creatori li hanno lasciati languire, praticamente senza alcuna attività per anni, o li hanno direttamente chiusi. Ma ciò che sta avvenendo ultimamente sta assumendo un aspetto diverso dal semplice abbandono per noia o esaurimento; si tratta di un vero naufragio che colpirà gravemente la continuità della divulgazione nei prossimi anni.

L'anno scorso uno dei grandi siti di divulgazione, Energy Bulletin (EB), ha cominciato a chiudere dopo circa 10 anni di attività. EB, dove in molti ci siamo fatti le ossa, era un grande calderone di notizie dove gli editori mettevano a nostra disposizione spazi collegati al picco del petrolio, alla scarsità di materie prime ed ai problemi di sostenibilità in generale. Con un buon metodo, EB raggruppava in base al tema le notizie che fossero già state pubblicate nella stampa generalista e sui siti web e i blog specializzati. E stato grazie a EB che abbiamo scoperto molti grandi autori come James Howard Kunstler, John Michael Greer, Stuart Staniford o Sharon Aystik, solo per citarne alcuni. La chiusura di EB non è stata totale, visto che è stato sostituito dal nuovo portale Resilience.org (di fatto, il vecchio link www.energybulletin.net ridirige al nuovo sito web), ma Resilience.org si occupa del problema dell'energia soltanto come uno dei tanti ed il suo focus è posto sul diffondere notizie (è anch'esso multitematico) che aiutino a migliorare la resilienza delle comunità, principalmente negli Stati Uniti.

Eppure, la notizia più impattante degli ultimi tempi è la chiusura di The Oil Drum (TOD) dopo 8 anni di navigazione. Questo sito è riuscito in poco tempo ad attrarre professionisti del settore grazie all'alto livello tecnico dei suoi contributi. Di fatto, TOD era giunto ad essere il miglior riferimento mondiale su molti temi associati all'energia, molto di più di tante società di consulenza e pubblicazioni accademiche. Tuttavia, negli ultimi mesi gli amministratori di TOD hanno sofferto per mantenere la pagina aperta: una parte importante di coloro che contribuivano hanno smesso di collaborare col sito perché ora si dedicano ai loro progetti (di divulgazione o di altro tipo) e i contributi economici sono diminuiti considerevolmente. C'è ancora una discussione aperta sul futuro di TOD e la chiusura iniziale (31 luglio) è stata posticipata di un mese. In qualsiasi caso, il progetto è colpito a morte e prima o dopo dovranno chiudere, anche se come sembra manterranno gli archivi online per futuri riferimenti.

In una situazione ancora peggiore si trova la pagina spagnola Crisis Energética. Dopo diverse crisi di liquidità e diverse migrazioni a nuovi server, l'ultimo servizio di hosting non è stato in grado di gestire correttamente un sito web della complessità di Crisis Energética, con i suoi molteplici forum. Al momento viene mantenuta parzialmente aggiornata grazie ad un sito provvisorio, http://lacrisisenergetica.wordpress.com/, ma risulta fondamentale recuperare gli archivi e i forum e non sembra fattibile fare un cosa simile in un prossimo futuro.

Testimone silente di questo naufragio progressivo della divulgazione della crisi energetica e della sostenibilità è il collettore (in spagnolo) Cenit del Petróleo.info. Un rapido sguardo vi mostrerà che molte pagine che vi sono indicizzate sono scomparse (come si evince dalla mancanza di alimentazione di contenuti via RSS).

E in realtà il problema di questo naufragio è più profondo di quanto riveli la caduta dei siti web. L'Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio e del Gas (ASPO), con molte sezioni nazionali, si trova a sua volta in una crisi più o meno dichiarata e soffre di alcune divisioni interne. La conferenza annuale, che ogni anno raggruppava i migliori specialisti su scala mondiale, quest'anno non è stata fatta. Al suo posto, ASPO ha co-sponsorizzato un evento molto più mainstream, con una maggioranza di relatori provenienti dall'industria e senza collegamenti con ASPO, il che mi fa pensare che forse qualcuno si sia fatto pubblicità cercando una sistemazione più convenzionale e socialmente accettabile della patina leggermente anarcoide che di solito circonda la divulgazione sul Picco del Petrolio.

Cosa sta succedendo? Da dove viene questo naufragio, questo svenimento? La questione è semplice: i gruppi di sensibilizzazione sul Picco del Petrolio non sono, per il solo fatto di divulgarlo, immuni al picco stesso. La società che ci ospita sta naufragando e noi con lei. Chiedete a Pedro Prieto cosa ne pensa degli ultimi decreti spagnoli che limitano, e praticamente distruggono, il settore fotovoltaico spagnolo e come questo lo stia colpendo personalmente negli impianti ai quali partecipa. E qui sta il dramma: questa crisi che non finirà mai colpisce anche noi. Coloro che sono rimasti all'interno dell'industria e dell'ambito accademico hanno potuto mantenere un livello tecnico alto, ma come contropartita hanno adottato stili di vita meno resilienti, meno capaci di far fronte all'ansia della nostra società. Da parte loro, quelli che hanno deciso di cambiare radicalmente il proprio stile di vita e adottare una semplicità radicale, sicuramente non stanno notando grandi cambiamenti, ma a volte non dispongono nemmeno di molto tempo da perdere per scrivere articoli su dei blog o a fare discorsi.

Quando eravamo ricchi ci potevamo permettere di sapere di più e meglio. Ma è arrivata l'epoca dei tagli e con essi è cominciata a diminuire l'informazione disponibile, perché ottenere informazioni è costoso (è in questo contesto di tagli che la EIA, che dipende dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, ha smesso di raccogliere ed analizzare dati da due anni). Quando avevamo un buon lavoro, un buon stipendio ed abbastanza tempo libero (altro lusso), si poteva fare divulgazione pro bono mettere in piedi associazioni più o meno complesse. Ora, e sarà una tendenza che andrà consolidandosi col tempo, ci si possono permettere solo piccoli siti web come The Archdruid Report, Peak Oil Blues, Causabon's book, Early Warning o questo stesso blog (The Oil Crash, in questo caso, ma non potrei certo giurare che Effetto Cassandra possa essere immune dal processo descritto, ndt.).

E in mezzo a questo marasma i difensori dell'ultima bolla, in questo caso la truffa del gas e del petrolio da scisto per mezzo e del fracking, tentano di sfruttare l'occasione: “Quando il gatto non c'è, i topi ballano”. Così, per fare un esempio fra i tanti, c'è questo articolo di Anthony Wile che assicura che il picco del petrolio è morto e la prova di ciò è proprio che chiude TOD! In realtà, il fallimento professionale di coloro che si dedicano alla divulgazione del Picco del Petrolio è la conseguenza logica del suo arrivo e non della sua perdita di validità, che se si sta diffondendo lo scoraggiamento e l'abbandono è per problemi economici, non perché si riconosca che avanzi petrolio: non ho visto in nessun divulgatore che si dedichi alla divulgazione sul picco del petrolio un tale atto di contrizione, cosa che ora i sostenitori del fracking tentano di vendere. Diranno che non siamo capaci di accettare il nostro fallimento, senza rendersi conto che noi siamo scienziati e tecnici e, al contrario di loro, riconosciamo la verità quando ci si presenta davanti, anche se questo significa cambiare radicalmente ciò che diciamo. Noi non sposiamo alcuna posizione, stiamo solo dalla parte della verità, mentre loro stanno dalla parte dei loro conti economici e la verità è del tutto accessoria.

Un modello per adattarsi alla realtà cangiante della nostra società decadente che pare stia funzionando è quella di John Michael Greer. Con una certa eccentricità (JMG è Arcidruido dell'Ordine dei Druidi Verdi del Nord America ed ha un'immagine personale in linea con la sua posizioni druidica), JMG è riuscito a mantenere un sito personale molto visitato e di altissimo livello, aggiornato settimanalmente e dedicato alla discussione delle diverse sfaccettature della mancanza di sostenibilità della società industriale, soprattutto dal punto di vista sociologico e filosofico e con non poche note con consigli pratici per mantenere un orto sostenibile. JMG, che è un vero intellettuale, vive dei soldi che incassa coi suoi libri (ne scrive almeno uno all'anno) e dei frutti del suo orto. Anche se con maggiori difficoltà, anche Sharon Aystik segue un metodo simile col suo Causabon's Book.

Esportare questo modello in Spagna (o in Italia, ndt.) non è facile per diversi motivi (per esempio, è un paese molto popolato e la disponibilità di terra propria è meno frequente) e, in generale, le persone e le associazioni (Vespera de Nada, le diverse iniziative di Transizione, ecc.) finiscono per optare per mettere più peso nella divulgazione o nel proprio adattamento. In quanto a me stesso, le mie opzioni sono limitate. Ho un lavoro da ricercatore al CSIC che mi piacerebbe mantenere (la scienza è la mia vita), ma proprio la mia linea di lavoro principale (lasciando da parte i piccoli lavori di ricerca che stiamo facendo in materia di politica energetica) ha una componente tecnologica molto forte (oceanografia satellitare ed elaborazione avanzata del segnale) che la fa trovare a maggior rischio di perire in mezzo al naufragio di oggi. Come se non bastasse, l'istituzione che mi accoglie fa acqua da tutte le parti e potrebbe scomparire in un lasso di tempo non troppo lungo. Dedico non poche energie a creare alternative sostenibili per me e per la mia squadra mentre resistiamo ai vincoli di bilancio e nel frattempo cerco di mantenere il mio lavoro di ricercatore. Nei momenti liberi esamino i piani B, C e D nel caso che tutto crolli; ho la mia famiglia... Il tempo non mi basta e se non fosse per il fatto che dedico due viaggi in treno alla settimana al blog e a volte sottraggo tempo delle già scarse ore di sonno, dovrei semplicemente interrompere i miei sforzi di divulgazione. Nemmeno io sono immune dal Picco del Petrolio: potrebbe essere che entro pochi mesi gli sforzi per mantenere me e la mia famiglia condizioneranno in modo significativo la mia capacità di divulgazione (di fatto già la condizionano, visto che non ho tanto tempo per aggiornarmi o per terminare alcune analisi chiave che progetto da mesi).

Non sapere in tempo di crisi ha un prezzo: non si potrà fare un'analisi giusta della situazione se non si sa cosa sta succedendo nella realtà. C'è molta gente interessata a diffondere una certa visione delle cause e delle soluzioni di questa crisi e che disgraziatamente ha molto più accesso ai mezzi di comunicazione dei pochi che rimangono a divulgare sui problemi delle risorse. Ma queste soluzioni interessate, naturalmente, non funzionano, perché non vanno alle cause reali dei problemi. Il fallimento consecutivo delle diverse misure con le quali tentano invano di affrontare la crisi favorirà un maggior malessere sociale e molta più instabilità, situazione dalla quale io vedo solo due derive possibili: o che emergano i salvapatria con soluzioni miracolose e che si instauri una dittatura che porrà fine a tanti cose utili ed anche necessarie, o che la massa inferocita, stanca di tante delusioni, incolpi tutti e distrugga tutto. Questo in realtà è il più grande lusso, la perdita maggiore: distruggere tutto ciò che abbiamo ora. E disgraziatamente questo lo permetteremo, se non cambiamo subito rotta.

Saluti.
AMT

24 commenti:

  1. Il picco sembra essere multidimensionale.

    Nel generale crollo della complessificazione dettata dalla penuria delle risorse, quello del sistema dell'informazione non e' da meno, visto che dipende da una miriade di elementi complessi.

    Ugo Bardi ha detto che forse siamo arrivati anche al picco della scienza, e penso sia vero: la scienza e' uno degli elementi piu' complessi della nostra civilta', perche non dovrebbe seguire le sorti di tutti gli altri sistemi complessi?
    Ovvio che e' cosi'. Le istituzioni non hanno piu' soldi, quindi reagiscono cercando di diventare mainstream per attirare soldi, perdendo gia' con questo di complessita'. Ma dato che non tutti possono diventare mainstream, una parte del sistema scienza verra' dissolto, semplificando ulteriormente il sistema. Poi i soldi caleranno ancora, e il processo si ripetera', finche non verranno a mancare anche i supporti complessi esterni, quali l'aggiornamento e la manutenione delle infrastutture teconologiche, la formazione degli studento da parte di scuole ed universita', ecc ecc.

    Che tragedia prevedere una tragedia e non poter fare niente di significativo per evitarla. Come Cassandra.


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  2. Quando le risorse calano si ritorna all'essenziale
    le telecomunicazioni, internet, blog ecc
    fanno parte della societa che Collassa
    non sono il futuro ... ma una bolla del passato
    Tutto quello che è Ricerca , Informazione ad oggi è
    permeato di linee guida date dal sistema, tutto questo cade con il sistema
    la ricerca VERA è pochissima ...
    forse selezione naturale una parte rimarra.

    Tanti siti seguiranno l'abbondanza delle informazioni. e finiranno con esse.
    Chi fa ricerca VERA ...
    a fatica continuera, ma l'ambito di diffusione tornera ad essere LOCALE.

    Fine di una EPOCA ... ma certi Siti , Blog dovevano essere i primi a SAPERLO.

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  3. Sara' possibile pero' riuscire ad avanzare in certi campi della fisica senza apparecchiature complesse? Che fine fara' la fisica delle particelle? E l'astronomia? GLi studi di medicina? Le nanoteconologie? L'elettronica?

    Ovvio che i soldi si restringeranno e pertanto resteranno solo alcune eccellenze, ma se non ci sara' un qualche miracolo che cambi la situazione, anche questi centri prima o poi spariranno, inevitabilmente.

    Possibile che per forza di cose, quello che saappiamo adesso e' praticamente tutto quello che potevamo sapere date le risorse disponibili?

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  4. una riflessione: mai come questa estate ho visto autovetture straniere in giro..in particolar modo olandesi..
    dalle mie parti si parla di infrastrutture e crescita..
    a giro auto, moto e scooter a go-go..tanto è vero che ho letto in un rapporto Ispra che l'inquinamento acustico è sostanzialmente in aumento (anche se il rumore da traffico è stazionario)..
    a vederla da questi indici pare una crisi leggera, quasi psicologica ma in realtà le cose non stanno proprio così..
    la situazione mi pare simile a quella squadra di calcio che prende goals a raffica e continua a inserire attaccanti invece che difensori..
    un saluto

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  5. Quello che non finirà mai è lo sparare bufale mediatiche sulla vicinissima ripresa da parte dei tromboni governativi. Ora che lo dice barzel - Letta, anzi lo assicura addirittura, che nel 2014 il paese sarà fuori dalla crisi sono felicissimo. Così felice che la mia nausea per il disgusto verso questo paese e la sua degna classe politica di criminali, è arrivata a livelli mai sperimentati prima.
    Il collasso disastroso di questa (in)civiltà è reso inevitabile solo e soltanto dal comportamento degli uomini, o meglio da quella minoranza che governa il pianeta. La cosiddetta "decrescita felice" è roba da romanzetti fantasy, non è nella psicologia collettiva umana decrescere volontariamente.
    Tra qualche decennio, o meno, i bambini dei sopravvissuti al crollo del mondo capitalistico ascolteranno la favola "C'era una volta la civiltà tecnologica"...

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  6. R.I.P.
    Ci pensavo da tempo, internet (non facebook) sarà una delle conquiste perdute che più mi mancheranno.

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  7. La scienza è ancora agli inizi della strada, qui il picco è ancora lontano, ma le risorse economiche/energetiche potrebbero mancare e questo porterebbe a un rallentamento o alla fine della ricerca.

    Io mi occupo di energia, ho fatto anche alcune App che con molte difficoltà economiche sto cercando di aggiornare. Questo significa che la crisi economica/energetica non permette più il lusso di avere tanto tempo per fare molte cose.

    Le mie app sull'energia verranno aggiornate un'altra volta con molte novità, ma se non avrò un riscontro dalle vendite, temo che sarà per l'ultima volta.

    E pensare che stavo facendo ricerca teorica in proprio.
    La ricerca/innovazione che è l'unica soluzione quasi indolore per i nostri problemi.

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  8. ..."Così, per fare un esempio fra i tanti, c'è questo articolo di Anthony Wile che assicura che il picco del petrolio è morto e la prova di ciò è proprio che chiude TOD" ....."Diranno che non siamo capaci di accettare il nostro fallimento"....

    Potrebbe infondo esserci una parte di verità in questo? Nel senso che probabilmente è diventato difficile portare avanti la causa del picco.

    Mi spiego: e se fossimo in presenza di un marcato "errore" nel collocamento temporale del picco? Errore che magari alimenta le affermazioni degli abbondantisti?
    Fra i commenti di questo post vedo "vecchi picchisti". Si ricorderà facilmente le considerazioni che si facevano 6-7 anni fà. Il dispiegarsi del picco avrebbe portato effetti devastanti sull'economia e la società a partire dalla fine dello scorso decennio. Per la prima metà di questo decennio si prevedevano scenari a dir poco apocalitici. Il gap fra la domanda e l'offerta di petrolio in questi anni sarebbe dovuta essere già nell'ordine di qualche milione di b/g, con razionamenti dei carburanti sempre più frequenti e un prezzo completamente fuori controllo.

    Per quanto la situazione genrale sia difficile, siamo ben lontani da scenari "Die Off" (altro storico sito...esiste ancora !?)che si prevedevano per anni ormai già passati. Può anche non piacerci, ma il greggio convenzionale quest'anno stà superando il record storico dello scorso anno, mentre la produzione totale, di recor in record, è ormai prossima ai 90 milioni di b/g.

    Forse da un punto di vista comuicativo si è sbagliato a voler collocare temporalmente il picco con una precisione maniacale.
    Certo cambia poco se il picco non è stato nel 2005 o nel 2008 o non lo sarà neppure nel 2015 e magari lo sarà invece nel 2020, ma basta, ad oggi, per screditare l'idea che il picco sia qau fra noi.

    Forse anche per questo attorno al picco stà calando il silenzio.

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    1. Ma se l'informazione energetica sta scomparendo tu da dove trai il dato che il convenzionale di quest'anno è ai record storici? E' affidabile? Se poi vogliamo parlare della produzione comprensiva di tutto sappiamo bene che gli shale e i biocombustibili hanno dei seri limiti che rappresentano una grossissima ipoteca sul loro prossimo futuro.
      E non dimenticare che alcune grosse organizzazioni governative (Pentagono, RAF, ecc.) nei loro dossier poco conosciuti dal pubblico parlano chiaramente di grossi problemi di approvvigionamento petrolifero dal 2015.
      Stranamente poi, ma non troppo, questa crisi senza fine è esplosa dopo il boom del barile del 2008 ed è fin troppo evidente che l'ingresso di Cindia e altri paesi emergenti alla mensa petrolifera abbiano portato alla luce violentemente i limiti delle risorse energetiche del pianeta.
      Se questo di fatto non è un picco energetico cos'altro è?

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    2. forse qualche calcolo o previsione è stata effettivamente sbagliata anche se andrebbe considerato che il non convenzionale ha gonfiato -sta gonfiando- di molto il bilancio..il crude ha già piccato da anni mi pare..e quello di facile estrazione se ne è andato per sempre..
      tra l'altro il problema, proprio perché posposto, rischia non solo di essere più drammatico negli effetti ma anche più rapido una volta intrpresa la discesa descritta dal prof Bardi come "effetto Seneca"..
      si sta tentando di salvare la barca incontro alla rapide appesantendola..credendo di rallantarne il moto..
      a me è rimasto impresso il pensiero di Nicole Foss che vedeva intorno al 2016 l'inzio della discesa..mi pare che a tre anni di distanza i segnali siano evidenti..
      l'altro giorno un collega suggeriva di estrarre il petrolio pugliese per renderci indipendenti dal punto di vista energetico o almeno far ripartire l'economia..
      non ci sono visioni diverse tra le persone..c'è solo l'idea che la sola direzione petrolifera sia quella perseguibile..come il collega che per "risparmiare" si è comprato lo scooter a benza per fare 50km alla settimana per andare a lavoro..mezzo pubblico, bici, bici elettrica, scooter elettrico, piedi, tutte opzioni scartate..

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  9. I dati sulla produzione petrolifera vengono continuamente pubblicati. Sono gli stessi dati che anche chi è vicino alla teoria del picco prende come riferimento. Non è che quando dicono quello che ci piace vanno bene, mentre quando dicono il contrario sono sbagliati!

    Giusto per capirci questa è la sequenza storica della produzione di greggio convenzionale (Fonte Energy Information Administration)


    2003 ... 69,3 milioni b/g
    2004 ... 72,4
    2005 ... 73,6
    2006 ... 73,2
    2007 ... 72,8
    2008 ... 73,6
    2009 ... 72,3
    2010 ... 74,0
    2011 ... 74,1
    2012 ... 75,6
    2013 ... 75,7

    Quando negli anni successivi al 2005 questo dato iniziò un leggero declino, si assunse tale anno come data del picco del convenzionale. Tutte le curve di proiezione tracciate dai picchisti, raffiguravano dal quel momento un leggero declino iniziale che avrebbe subito dopo iniziato ad accelerare, prospetando entro il 2015 una produzione già sotto i 70 milioni. Ad oggi sfioriamo i 76 e la tendenza mese per mese è ancora a salire. Di sicuro non si sono avverati scenari apocalitici con macchine abbandonate lungo il ciglio delle strade causa razionamenti. Oppure la morte del trasporto aereo che tral'altro nella disastrata Italia fa registrare sempre nuovi record di passeggeri trasportati. Figurarsi cosa accade nei paesi che se la passano meglio.

    Difficile non ammetere di aver sbagliato il collocamento temporale del picco. Che poi questo cambi poco nel discorso generale lo so, ma qualunque abbondantista ci farebbe una grossa pernacchia se dicessimo che nel 2005 c'è stato il picco del petrolio. Peggio ancora se andasse a rileggersi le previsioni di quegli anni.

    Questo da picchista convinto, il prof Bardi ci insegna che è UN FATTO GEOLOGICO. Le stesse major del petrolio, daltronde, non hanno mai detto il contrario, solo che lo hanno sempre collocato non prima del 2030.

    Personalmente penso che prospettare continuamente il superamento del picco da un anno all'altro non giovi alla divulgazione dello stesso.

    Al momento, i prossimi vicinissimi guai petroliferi, non verranno dal picco in quanto tale ma dal suo fratello minore ovvero il gap fra domanda ed offerta. La produzione infatti stà ancora salendo ma, alla faccia della crisi mondiale aggiungo io, la domanda per il 2014 è prevista arrivare al nuovo record assoluto di 91 milioni di b/g. Difficile che la produzione totale, oggi attorno a 89,5 milioni, riesca a stargli dietro.

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    1. Secondo la EWG la data del picco si può collocare nel 2012 http://www.senzasoste.it/economia/il-petrolio-non-basta-pi--il-picco-che-non-si-puo-ignorare. Ma aldilà del numero dei barili prodotti, che si sia in plateau o in ulteriore aumento (piccolo rispetto al fabbisogno mondiale), conta soprattutto il ritorno energetico nell'estrazione di petrolio, ovvero l'EROEI sempre più basso per il convenzionale e ancora più basso per il non convenzionale. Quindi anche il costo economico dell'estrazione, sempre più alto.
      Paradossalmente se il prezzo del barile viaggiasse molto al di sotto dei 100 $ il petrolio non convenzionale non converrebbe estrarlo; figuriamoci i biocombustibili.
      Ma c'è un altro aspetto da considerare che significa "PICCO!!!", ovvero la ricerca da qualche anno continua di "gocce di petrolio (giacimenti insignificanti in quantità di barili estraibili, almeno rispetto al consumo mondiale) nei posti più difficili e pericolosi del pianeta, pratica che in passato era sconosciuta.
      Del picco (di fatto) non se ne parla quasi più, sostanzialmente perché è storia ormai, e tutta l'economia attuale si sta strutturando sulla carenza petrolifera (crisi economica, austerità, guerre per le risorse, devastazioni ambientali per estrarre poche gocce di petrolio convenzionale e non convenzionale, primavere arabe, ecc).
      Possono anche aumentare la produzione globale di barili, ma a che prezzo?

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    2. numericamente hai ragione..
      concordo poi con i tuoi pensieri su traffico aereo e scenari apocalittici..e faccio esempi di 'risparmio' poco sopra..
      concordo anche con Paolo circa una diversa concezione di 'picco'..
      un saluto

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    3. Ma non è a me che dovete parlare di EROEI e quant'altro. E neppure del fatto che cambia poco se non c'è ancora stato il picco in senso stretto ma ne cominciano comunque a sentire gli effetti!! Vedasi il probabile generarsi di un gap domanda/offerta, di cui parlavo prima, già dal prossimo anno.

      Ho solo cercato di dare una spiegazione, quantomai parziale, dell'afievolirsi di interesse attorno al picco. Il mio pensiero è che semplicemente il mancato calo della produzione che avrebbe dovuto ad oggi (non fra dieci anni) generare un consistente e disastroso gap domanda/offerta, non c'è stato! E a voler essere sinceri siamo lontanissimi dagli scenari da die-off che sarebbero dovuti essere realtà già oggi.

      Perchè signori, raccontiamoci tutte le storie che vogliamo sulla crisi ma, giusto per fare un esempio, ci sono ancora e anzi sono sempre di più, milioni e milioni di persone che svolazzano da un capo all'altro dell'Europa spendendo poche decine di euro di biglietto aereo.

      A queste persone non li si spiega certo il concetto del picco continuando a dire che l'anno prossimo inizierà il declino della produzione petrolifera e che nel giro di due tre anni falliranno metà delle compagnie aeree mondiali, perchè semplicmente ti prenderanno per il sedere, tantopiù che le stesse cose le dicevi 6-7 ani fà.

      Penso che l'errore sia stato parlare di picco calcando troppo la mano su scenari catastrofici imminenti. Ormai i picchisti non se li fila più nessuno. La benzina è sempre disponibile...un pò più cara ma c'è sempre. E tanto basta.

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    4. @Pinnettu
      non t'arrabbiare ;)..per me hai ragione..voli low cost a go-go e consumi petroliferi che comunque ci sono (anche se di benza se ne vendono vagonate di meno..e si vendono molte meno auto che solo un paio d'anni fa..).
      Per me ha ragione anche Paolo circa la concezione di picco in luce EROEI..
      circa i disastri prospettati sinceramente su questo blog non ne avevo letti..e non credo che nessuno si immaginasse di non poter più mettere benza dentro lo propria utilitaria nel giro di qualche anno..
      il picco produttivo, una volta raggiunto, ha effetti sicuri ma non certo immediati..
      anche perché sono convinto che ci saranno persone, pure fra 50 anni, che potranno comunque accedere alle risorse petrolifere e farsi un viaggetto a Sharm..
      come oggi e proprio oggi tanta gente non può permettersi (al contrario dell'estate scorsa) neanche un paio di giorni a Gabicce..
      un saluto.

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    5. Come camuffare il picco del petrolio:
      1) Si ha una Produzione P estraendo petrolio da N pozzi;
      2) La produzione P diminuisce del 10%, io aumento il numero di pozzi del 15%;
      3) la Produzione P diminuisce di un altro 10%, io aumento i pozzi di un altro 15%.

      I costi di estrazione aumentano, il prezzo del petrolio aumenta, ma la produzione è aumentata.

      E' così che si sta facendo principalmente con il Tracking; risultato:
      il picco del petrolio non si capisce dove sia!

      Come dice qualcuno, invece lo si può vedere utilizzando altri parametri:
      1) EROI: se si abbassa, vuol dire che di petrolio facile da estrarre a bassi prezzi ce ne sempre meno;
      2) fissato un prezzo, vedere quanto petrolio è disponibile a quel prezzo.

      I bio-carburanti fanno aumentare la disponibilità complessiva, ma a prezzi più alti.

      Quindi, non cercate il picco del petrolio in senso assoluto, perché anche l'ultimo 1/4 di petrolio disponibile, può essere estratto a velocità maggiori di prima e quindi continuare ad aumentare la produzione; solo che verrà estratto in molto meno tempo.

      Quindi, di picchi di petrolio ne abbiamo già superati tanti, ognuno si trovava a un dato livello di prezzo.
      Negli anni '90 c'era il petrolio a 10 $/b, adesso ne trovate più?

      La società moderna non è organizzata per prezzi del petrolio sopra i 100$ al barile. Questo metterà in ginocchio vari settori o li ridimensionerà; ma finché il petrolio sarà a un prezzo tale che gli alimenti possano essere trasportati, la crisi generale non si vedrà.
      Quando il prezzo degli alimenti sarà insostenibile per la popolazione (dato dal consumo di petrolio per produrlo e trasportarlo), allora si che il collasso si farà evidente!

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    6. @ Stefano

      ...figurati non sono adirato con nessuno, tantopiù che con alcuni commentatori ci si incrocia da anni su più o meno tutti i forum e blog di picchiati :-)

      Quanto alle previsioni catastrofiche..beh si facevano...ed erano, volendo, anche fondate, nel senso che se dal 2005 ad oggi avessimo avuto realmente una depletion media del 2%/anno (ma si parlava anche di 3%/anno) ora ci saremmo trovati con una indisponibilità di greggio di svariati milioni di barili/giorno che avrebbe causato pesantissimi razionamenti di carburante con effeti devastanti su tutte le economie occidentali.

      Questo è quello che probabilmente accadrà quando ci sarà l'inizio della depletion.

      Il mio dubbio riguarda solo se sia stato correto aver voluto a tutti i costi collocare con precisione la data del picco. Si poteva magari stare più generici...ora è probabile che siano ancora di meno coloro disposti a prendere sul serio le conseguenze del picco.

      Perchè tutti i problemi finora causati dal calo dell'EROEI, diventeranno irrilevanti quando ci sarà l'indisponibilità FISICA del greggio.


      @ Alessandro

      Tutto vero, la mie considerazioni sono però altre, ovvero la possibilità che si sia "brucciata" un'importante occasione per creare consapevolezza attorno al problema energetico.
      Non accuso nessuno naturalmente....anzi sempre grato a tutti coloro che hanno argomentato su questo problema.

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    7. Pinnettu, sui voli low cost avrei da ridire parecchio, soprattutto sulle tasse varie non comprese nel prezzo pubblicizzato del biglietto e che sommate lo rendono decisamente meno low cost.
      E poi la benza e tutto il resto sono un po' più cari e sempre più gente ha meno quattrini da spendere per cui i consumi di massa del superfluo, ma anche del necessario, si contraggono drammaticamente mandando a puttane tanta economia consumistica insostenibile per il pianeta.
      Il picco ha tante sfaccettature; quello quantitativo probabilmente non è stato ancora raggiunto a differenza di quello del ritorno energetico nella produzione dei combustibili fossili e non, ormai alle nostre spalle.
      Tornando ai voli low cost, questi sono completamente anacronistici rispetto alla situazione energetica in evoluzione e tra non molto tempo tutta la loro insostenibilità per le compagnie esploderà.
      Come anche il razionamento dei carburanti per il traffico privato.
      Il 2015 non è lontano.

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    8. Vorrei anche aggiungere un elemento. Se si considera la dinamica dei prezzi, l'andamento del prezzo di un dato prodotto/servizio è in aumento finchè la società è abbastanza ricca da permettersi di pagarlo; nel momento in cui si raggiunge un aumento del prezzo non ammortizzabile dalla capacità economica della società, il prossimo step è la deflazione: i prezzi diminuiscono, ma non perche' il prodotto/servizio ha costi minori, ma perchè chi lo fornisce si accontenta di guadagnare meno pur di sopravvivere.

      E' il passo immediatamente precedente al "crash": l'ulteriore deflazione del prezzo porta alla non sostenibilità dell'offerta del prodotto/servizio con fallimento del fornitore. A quel punto, con meno fornitori, i fornitori sopravvissuti si possono permettere di rialzare i prezzi, il prodotto/servizio diventa un lusso, e finisce il "benessere" inteso come capacità di accedere ai prodotti/servizi in maniera allargata anche da parte dei più ampi strati della società.

      Se vedete un film degli anni 50, la prima cosa che colpisce è che tanti prodotti/servizi erano prerogativa dei ricchi, e la cosa allora era normale. Se si pensa che stiamo puntando nella direzione di tornare a quella situazione, la cosa è MOLTO TRISTE.
      Alemo per me...

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    9. Tornando al problema "prezzo della benzina", non riesco a togliermi dalla testa che i prezzi non siano saliti perchè "qualcuno" (Stati produttori, compagnie petrolifere, ma anche i semplici gestori/distributori) ha paura di innescare uno scollamento dal "consumo abituale" che potenzialmente potrebbe innescare un "effetto valanga": quando ci si accorge che si può vivere senza usare l'auto 30 volte al giorno ma bensì bastano 3-4 volte, beh, ci si potrebbe anche adattare...
      I produttori e tutti i componenti della filiera vogliono guadagnare più possibile, ma si rendono conto che l'aumento ci può essere solo se la società, le società, possono permettersi di pagarlo, in qualche modo.

      Forse gli studiosi del picco delle risorse non hanno calcolato che il sistema avrebbe messo in campo tutti i meccanismi possibili per autocontinuarsi (costa meno adattarsi che non rivoluzionarsi): da un lato il consumatore che cerca di prendere meno l'auto (ma certo non ci rinuncia), dall'altro il tentativo (da parte di chi vende) di tenere i prezzi quanto piu' possibile non al di fuori della sua capacità di spesa.
      La corda si sta tirando...

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  10. Quando ho letto sopra la frase " JMG (John Michael Greer) è riuscito a mantenere un sito personale molto visitato e di altissimo livello, aggiornato settimanalmente e dedicato alla discussione delle diverse sfaccettature della mancanza di sostenibilità della società industriale, soprattutto dal punto di vista sociologico e filosofico e con non poche note con consigli pratici per mantenere un orto sostenibile" sono rimasto colpito da questa descrizione cosi ‘ positiva e quindi sono subito andato a dare un'occhiata a quel blog, il quale non conoscevo affatto. E d'ora in poi continuero' senz'altro a leggerlo ogni tanto perche' penso anch'io sia davvero di un ottimo livello.

    Nell'ultimo post / articolo su quel blog (The Ritual Theater of Progress) JMG conclude cosi:... in the coming of the age of scarcity that’s now upon us.....from now on into the foreseeable future..... the first question that has to be asked about any technological project is “Can we afford to use it?” The second, which needs to be asked immediately after the first, is “Are there ways to do the same thing less expensively?” These questions may not be part of the "ritual theater of the civil religion of progress", (which JMG explains in the rest of that post) but I’d like to suggest that consoling true believers in that faith with assurances of the invincibility of their surrogate deity may be less important just now than dealing with the imminent impact of the end of abundance and the twilight of the industrial age"

    E quindi mi sembra che sia anche lui (JMG) piu che d'accordo (con AMT) almeno con la possibilita che vi saranno (o vi sono gia' da adesso) anche vari "Altri Picchi" (cioe' "picchi in sviluppo") (anche se con caratteristiche e modalita’ diverse) e non solo il picco del petrolio....e che questi altri picchi sono collegati allo scarseggiare (attuale o futuro) di varie risorse e quelle energetiche e del petrolio in particolare.

    Quindi sembra del tutto legittimo (e persino opportuno) parlare del possibile Picco della Scienza, (ci saranno i quattrini per un LHC o per cercare Higgs Bosons o dark energy o gravitons?) (quando magari non ci sara' da mangiare?) Picco dell Ricerca, Picco della Divulgazione....e probabilmente anche il Picco del Teatro della Scala (od almeno dei Cineplex) ed altre cose di carattere culturale, o scientifico, ed anche in tante altre dimensioni ed aspetti della "civilta" (anche se non sempre del tutto civile) moderna ed "avanzata" od almeno industriale.

    E speriamo che non si verifichi anche poi Il Picco della Gentilezza, il Picco della buona Educazione e le buone maniere, e tante altre cose buone che gia sembrano avere oltrepassato il loro Picco. Ma se si verificasse un Picco del Menefreghismo, un Picco dell" Ignoranza...(a favore di una sempre piu crescente conoscenza) ed un Picco dell Idiozia queste ovviamente sarebbero tutte cose OTTIME. (ma purtroppo non e affatto detto che il Picco del Petrolio le provochera' ) (CONTINUA SOTTO


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  11. E quando le cose scarseggiano (in the twilight of abundance and of the industrial age) (that we now find ourselves in) non c'e altra scelta o cosa da fare che tagliare, od almeno prioritizzare, o cercare di fare le stesse cose ma a molto minor costo (sia in termini economici che in termini delle risorse necessarie per farle).....(cioe cercare di combattere i loro EROEI che scendono) E come spiega JMG nel suo post anche l"Internet non puo essere data per scontanta nel futuro. Esistono altri modi meno costosi per fare le stesse cose che ci permette fare l"Internet? e' una delle domande che lui pone. Ma non voglio cercare di abbordare una tale domanda qui.

    Per quel che riguarda invece questo stesso post (ottimo anche se in alcuni sensi potenzialmente sconcertante) e' cercare di capire se Il " Picco della Divulgazione" (almeno per quel riguarda la divulgazione del picco del petrolio, della sostenibilita, dei cambiamenti climatici ed altre tematiche collegate) (purtroppo non sembra vi sara’ molto presto un Picco della Pubblicita’) (ma chissa’ ! forse eventualmente arrivera anche quello) e' davvero (cioe' il calo) un risultato stesso del picco del petrolio ed ecc. o ha anche delle altre cause? (magari "piu mondane")... E qual'e’ la priorita di queste diverse cause? (se ce ne sono anche altre)

    Non sono in grado di dare una risposta a questa mia domanda (perch’e non conosco abbastanza bene ed a lungo la blogosfera particolare e l'intero "ecosistema" collegato a tale e la sua evoluzione in passato) ma non sono del tutto convinto che il fenomeno attuale di decrescita dei siti di divulgazione sul picco del petrolio ed ecc. sia dovuto principalmente allo stesso picco del petrolio. Credo che sia molto probabile che lo sara' in futuro (e che magari lo sia in buona parte gia’ da adesso) ma adesso probabilmente esistono anche delle altre cause?

    Magari le persone ed i gruppi che erano attivi da un bel pezzo in questo campo adesso sono stanchi e vogliono fare altre cose? ....(o cose leggermente diverse o modificate)....o magari non credono che i loro sforzi del passato abbiano avuto sufficienti risultati che giustificherebbero continuare a fare un certo sacrificio? (benche’ credo che gestire e contribuire a tali blogs non sia solo un sacrificio ma sia anche una cosa di alto interesse e stimolo intellettuale la quale porta senz'altro anche delle soddisfazioni personali).

    Quindi mi farebbe piacere capire meglio a che cosa precisamente e’ dovuto (adesso) il calo del quale mi sembra stia parlando AMT sopra. Ed anche (o soprattutto) cosa bisognerebbe fare per continuare la divulgazione (o per focalizzarla o modificarla appositamente) e per continuare o persino migliorare i suoi effetti ed i suoi impatti positivi sulla conoscenze e le attitudini del pubblico e sulle politiche (dei governi o delle imprese) che poi ne risultano. ( o si spera ne risultino) Comunque abbandonare il campo ai negazionisti di vari tipi od agli interessi privati con piu quattrini e meno valori, non mi sembra affatto una buona cosa.

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  12. Dunque mancando sempre più dati scientifici visto che anche la EIA non ne produce da due anni, per chi, come me, lavora su questi dati per elaborare scenari e valutazioni, rimarrà solamente il druidismo ovvero dovrò sviluppare poteri divinatori. Meglio che mi dia da fare subito e per quanto riguarda la rete dovrò rispolverare l'antica BBS che è semplice e meno energivora.

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  13. Su come le compagnie manovrano il prezzo del petrolio in maniera da tenerlo alto vedi:

    http://sovrappopolazione.blogspot.it/2013/08/lo-strano-aumento-del-prezzo-del.html

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