domenica 27 gennaio 2013

Occupy non è morto, sta solo riposando

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Guest post  di Graeme Maxton


Il desiderio di azione collettiva rimane forte

Cosa succede quando metti insieme un gruppo di giovani attivisti politici? Potreste esserne sorpresi. Durante i giorni scorsi, in una zona sonnacchiosa della Svizzera, abbiamo messo per la prima volta insieme membri del Occupy Movement, del Pirate Party e di alcune delle più grandi ONG politiche. Abbiamo anche invitato alcuni registi di frontiera, accademici dal pensiero alternativo, popolari giornalisti ella rete e blogger controversi, a far parte dell'incontro. E' stato chiesto di partecipare anche ai banchieri fuori dal coro. E anche ad una femminista radicale ucraina, famosa per catturare i titoli dei giornali in topless. Tutti coloro che sono venuti all'incontro avevano due cose in comune. Erano tutti ventenni o trentenni e la loro passione era la volontà di cambiare il mondo. La conferenza è stata il culmine di mesi di lavoro da parte dei miei colleghi ed è stata la prima di questo tipo. I 60 partecipanti sono stati selezionati dopo che abbiamo ricevuto un diluvio di domande da tutto il mondo.

Abbiamo avuto rappresentanti da più di 40 paesi – non solo paesi importanti come America, Germania e Giappone, ma anche da Namibia, Iran e Bolivia, paesi meno abituati al fatto di ricevere uguale voce quando si tratta di gestire l'agenda internazionale. C'erano politici dei partiti verdi dell'Australia, lobbisti ambientalisti dalla Cina ed animatori con qualcosa di radicale da dire dal Venezuela. Abbiamo cominciato invitando sopravvissuti dell'Olocausto, scienziati climatici, economisti, politici, scrittori e pensatori religiosi a darci le loro prospettive sul mondo ed il suo futuro. Poi abbiamo chiesto ai partecipanti di passare tre giorni a lavorare insieme. Abbiamo chiesto loro di pensare al mondo. Abbiamo chiesto loro di discutere il futuro dell'umanità e il nostro rapporto con la natura. Abbiamo chiesto loro di considerare lo scopo delle nostre società. Abbiamo chiesto loro di guardare a quali dovrebbero essere le nostre priorità nei prossimi 30 anni. Ed abbiamo chiesto loro di pensare cosa sia giusto e cosa sbagliato. Abbiamo anche chiesto: le prossime generazioni hanno qualche diritto e dove stanno i nostri obblighi nei loro confronti?

Quello che abbiamo avuto in risposta è stata passione scatenata e rabbia in egual misura, da parte di un gruppo che non crede più nel processo politico tradizionale, semplicemente perché pensa che non funzioni. Gente che crede che l'economia abbia capito male. Che si dovrebbe concentrare sulla gente e non solo sulla crescita. Che abbiamo bisogno di pensare a lungo termine, non alla settimana prossima. Hanno parlato di un settore finanziario fuori controllo, che serve solo i propri bisogni. Alcuni hanno chiamato alla rivoluzione. Erano preoccupati dal ritmo accelerato del cambiamento climatico e afflitti dall'atteso aumento della povertà, quasi ovunque. A entrambi ci sarebbe rimedio, pensavano, e facilmente. Sono i politici che se ne stavano immobili, così come gli avidi, coloro che “continuano a comprare cose di cui non hanno bisogno con soldi che non hanno”, hanno detto.

Quando 60 attivisti politici si mettono insieme, cosa vogliono fare? Be', per cominciare, vogliono ridefinire la parola 'educazione'. Non dovrebbe riguardare solo insegnare ai bambini a scuola e all'università. Dovrebbe riguardare anche apprendere i valori sostenibili e le capacità di prendere buone decisioni. Dovrebbe riguardare l'insegnamento dell'imprenditorialità e lo sviluppo della prossima generazione di leader che possa prendere le giuste decisioni a lungo termine.

L'umanità come un parassita

Erano anche preoccupati dai media, che, pensavano, erano manipolatori e spesso disonesti. Non stanno informando la gente come dovrebbero e non sono connessi con queste persone in particolare. C'è anche una preoccupazione riguardo al fatto che molti dei nostri problemi sono globali, ma che quasi nessuno sta pensando globalmente. Il cambiamento climatico dovrebbe essere un problema per il consiglio di sicurezza dell'ONU, hanno detto. Non solo quello. Coloro che abusano del pianeta o gli recano danno, dovrebbero essere accusati di violare i diritti umani di tutti gli altri. Dovrebbe anche esserci un principio di giustizia climatica: coloro che creano problemi ambientali agli altri dovrebbero essere accusati penalmente. Sentivano che ,mentre non è nella nostra natura essere distruttivi, di rovinare la nostra casa, la razza umana si comporta troppo spesso come un parassita. La nostra società è diventata come una specie infestante, hanno detto.

Volevano cambiare. Volevano cambiare i nostri valori. Volevano cambiare i nostri sistemi educativi. Volevano cambiare i nostri sistemi economici e politici. Volevano cambiare il nostro rapporto con la natura. Volevano che i gli avidi pagassero il conto. Più di ogni altra cosa, volevano essere ascoltati. Sentivano che quasi nessuno li stava ascoltando.

Almeno in questo stavano sbagliando.