Di Paul M. Barrett
Da “BloombergBusinessWeek” del 1 novembre 2012. Traduzione di Massimiliano Rupalti
Foto della Nasa attraverso Getty Images
L'uragano Sandy si avvita al largo della costa della Florida mentre una linea di nuvole associate ad un potente fronte freddo si avvicina alla Costa Est degli Stati Uniti il 26 ottobre
Sì, va bene, è poco fine dare la colpa di ogni tempesta al cambiamento climatico. Uomini e donne in camici bianchi da laboratorio ci dicono – ed hanno ragione – che sono molti i fattori che contribuiscono ad ogni grave episodio atmosferico. I negazionisti del clima sfruttano la complessità scientifica per evitare ogni discussione. La chiarezza, tuttavia, non si trova fuori portata. L'uragano Sandy la richiede: almeno 40 morti statunitensi. Le perdite economiche sono previste raggiungere i 50 miliardi di dollari. Otto milioni di case senza elettricità. Centinaia di migliaia di persone evacuate. Più di 15.000 voli costretti a terra. Fabbrice, negozi ed ospedali chiusi. La Lower Manhattan al buio, silenziosa e sott'acqua.
Una ricerca non scientifica della letteratura dei social network su Sandy rivela un tweet (avete letto bene) di Jonathan Foley, direttore dell'Istituto per l'Ambiente dell'Università del Minnesota. Il 29 ottobre, Foley diceva così: “Questo tipo di tempeste accadrebbero senza il cambiamento climatico? Sì. Alimentate da molti fattori. La tempesta è più forte a causa del cambiamento climatico? Sì”. Eric Pooley, vicepresidente del Fondo per la Difesa dell'Ambiente (Environmental Defense Fund) ed ex caporedattore di Bloomberg BusinessWeek, ci offre un'analogia col baseball: “Non possiamo dire che gli steroidi siano responsabili di nessuna Home Run di Barry Bonds, ma gli steroidi lo hanno sicuramente aiutato a colpirne di più e a colpirle più lunghe. Ora abbiamo il meteo sotto steroidi”.In un post del 30 ottobre Mark Fischetti di Scientific American ha fatto un giro nel territorio dei dottorati ed ha scoperto sempre più esperti accreditati disposti a scrollarsi di dosso gli ammonimenti del clima. Il consenso sempre più ampio: “Il cambiamento climatico amplifica altri fattori di base che contribuisco alle grandi tempeste. Per esempio, gli oceani si sono scaldati, apportando più energia alle tempeste. L'atmosfera terrestre si è scaldata, quindi trattiene più umidità, che viene riversata nelle tempeste e quindi scaricata su di noi”. Anche gli allergici alla scienza possono afferrare la sostanza di questo.
Sandy è stata caratterizzata da una spaventosa e ulteriore svolta che implica il cambiamento climatico. Un uragano atlantico che si sposta sulla Costa Est che si è scontrato con aria fredda che scendeva dal Canada. La collisione ha sovraccaricato il livello d'energia della tempesta ed esteso la sua portata geografica. A spingere l'aria fredda verso sud era uno schema atmosferico, conosciuto come blocco alto, sopra l'Oceano Artico. Gli scienziati climatici Charles Greene e Bruce Monger, dell'Università di Cornell, scrivendo a inizio anno su Oceanography, hanno fornito le prove che la fusione dei ghiacci legati al riscaldamento globale contribuiscono allo stesso schema atmosferico che ha spinto la bolla gelida giù attraverso il Canada e gli Stati Uniti orientali.
Se tutto questo non impressiona, dimenticate gli scienziati apparentemente dediti all'avanzamento del sapere e a salvare vite. Ascoltate invece le compagnie assicurative impegnate nella compilazione statistica dei profitti. Il 17 ottobre il gigante assicurativo tedesco Munich Re ha pubblicato un rapporto preveggente intitolato “Meteo estremo in Nord America”. Globalmente, il tasso degli eventi atmosferici estremi sta crescendo e “in nessun altro posto al mondo il numero di catastrofi naturali è evidente come in Nord America”. Dal 1980 al 2011, i disastri meteorologici hanno causato perdite per 1,06 trilioni di dollari. La Munich Re ha scoperto “un numero quasi quintuplicato di eventi di perdite legati al meteo in Nord America negli ultimi tre decenni”. Invece c'è stato “un aumento di un fattore 4 in Asia, di 2,5 in Africa, di 2 in Europa e di 1,5 in Sud America”.
Il cambiamento climatico antropogenico “è ritenuto contribuire a questa tendenza”, dice il rapporto, “anche se esso influenza i diversi pericoli in modi diversi”. Il riscaldamento globale “colpisce particolarmente la formazione di ondate di calore, siccità, eventi di precipitazioni intense e, a lungo termine, probabilmente anche l'intensità dei cicloni tropicali”, ha detto Munich Re. Lo scorso luglio è stato il mese più caldo registrato negli Stati Uniti da quando sono iniziate le registrazioni nel 1895, secondo il NOAA. Il Drought Monitor degli Stati Uniti ha riportato che i due terzi degli Stati Uniti continentali hanno sofferto condizioni di siccità l'estate scorsa. E' certo, la Munich Re vuol stipulare più contratti di riassicurazione (il supporto di polizze comprate da altre compagnie assicurative), quindi può darsi che abbia una ragione egoistica per provocare ansia. Ma essa non ha nessun motivo evidente per indicare il riscaldamento globale al di sopra delle altre cause. “Se i primi effetti del cambiamento climatico sono già percettibili”, ha detto Peter Hoeppe, il capo della Geo Risk Research della compagnia, “tutti gli allarmi e le misure contro di esso sono diventate ancora più urgenti”.
Il che fa sorgere la questione di quali allarmi e misure intraprendere. Nel suo libro Conundrum, David Owen, uno scrittore dello staff del New Yorker, sostiene che finché l'Occidente pone un valore alto e insindacabile sulla crescita economica e la gratifica del consumatore – con la Cina ed il resto del mondo in via di sviluppo subito dietro – continueremo a bruciare combustibili fossili le cui emissioni intrappolano il calore nell'atmosfera. Treni veloci, auto ibride, lampadine compatte fluorescenti e compensazioni del carbonio non sono semplicemente sufficienti, dice Owen.
Tuttavia, anche lui è d'accordo sul fatto che il primo passo responsabile sia di rimettere il cambiamento climatico sul tavolo delle discussioni. Il problema è stato assente durante il dibattito presidenziale e, a prescindere da chi vince il 9 novembre, è improbabile che appaia nel calendario del Congresso a breve termine. Dopo Sandy, ciò sembra folle. Mitt Romney è passato dall'essere un sostenitore, anni fa, dell'energia pulita e delle limitazioni delle emissioni, all'essere, più di recente, un agnostico del clima. Il 30 agosto, ha sminuito la promessa del suo avversario di fermare il cambiamento climatico fatta durante la campagna presidenziale del 2008. “Il Presidente Obama ha promesso di cominciare a rallentare l'innalzamento degli oceani e di guarire il pianeta”, ha detto Romney alla Convetion Repubblicana Nazionale a Tampa, città sballottata dalle tempeste. “La mia promessa è quella di aiutare voi e i vostri famigliari”. Due mesi dopo, sulla scia di Sandy, famiglie sommerse in New Jersey e New York hanno avuto bisogno d'aiuto per affrontare quella cosa dell'innalzamento dell'oceano.
Obama e i suoi strateghi hanno chiaramente deciso che, in una lotta serrata in tempi di fragilità economica, egli avrebbe dovuto competere con Romney promettendo di estrarre più carbone e perforare più pozzi petroliferi. Nel percorso della campagna, quando Obama parla di ambiente, lo fa solo per stimolare “lavori verdi”. Durante il suo periodo di carica, Obama ha fatto un modesto progresso sui problemi climatici. Gli standard di efficienza energetica della sua amministrazione ridurranno della metà le emissioni di gas delle nuove auto e dei nuovi camion dal 2025. I suoi regolamenti e le regole proposte sulle emissioni di mercurio, carbonio ed altri elementi dalle centrali a carbone stanno obbligando le imprese a chiudere gli impianti più sporchi e vecchi. E il paese ha raddoppiato la generazione di energia da fonti rinnovabili come solare ed eolico.
Ciononostante, l'energia rinnovabile conta ancora per meno del 15% dell'elettricità del paese. Gli Stati Uniti non possono scrollarsi di dosso la loro dipendenza dai combustibili fossili andando in crisi d'astinenza. Uffici e fabbriche non possono lavorare al buio, Gli armatori, gli autotrasportatori e le compagnie aeree non abbandoneranno il petrolio in una notte. Mentre gli scienziati e gli imprenditori cercano tecnologie di rottura, il prossimo presidente dovrebbe spingere un piano energetico che sfrutti le generose disponibilità di gas naturale interno. Bruciate per produrre corrente, emettono circa la metà della CO2 rispetto al carbone. Questo è un avvicendamento già in corso e vale la pena che si espanda. Gli ambientalisti che tengono una linea dura 'niente gas' sbagliano (se riferito al fracking, non si sbagliano affatto... ndt.).
Le forze conservatrici paladine del mercato – come fanno i liberali intelligenti – e gli incentivi finanziari dovrebbero essere parte di un programma sul clima. Nel 2009 la Camera dei Deputati ha approvato una legge di limitazione e scambio che avrebbe premiato gli operatori industriali più agili che capiscono come usare energia più pulita. La proposta è morta in Senato nel 2010, vittima dell'ostruzionismo Repubblicano ispirato dal Tea-Party e dalla decisione di Obama di spendere il suo capitale politico per spingere la riforma della sanità. Nonostante il fanatismo Repubblicano riguardo a tutte le forme di intervento governativo sull'economia, l'idea di tassare il carbonio deve rimanere una parte del dibattito nazionale. Un modo politicamente plausibile di tassare le emissioni di carbonio è quello di trasferire gli introiti agli individui. L'Alaska, che paga dei dividendi ai propri cittadini dai diritti imposti alle compagnie petrolifere, potrebbe dare ispirazione (proprio come la cura Romney in Massachussets ha indicato la via alla cura di Obama).
Alla fine, la crisi del riscaldamento globale richiederà soluzioni globali. Washington può diventare un fautore dello spostamento dal carbone verso le alternative delle economie cinese e indiana solo se gli Stati Uniti intraprendono azioni politiche concertate. All'ultima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico a Durban, in Sudafrica, i governi del mondo si sono accordati per cercare un nuovo accordo legale che costringa i firmatari a ridurre le loro emissioni di carbonio. I negoziatori hanno convenuto di elaborare un nuovo trattato per il 2015 da rendere operativo dal 2020. Per funzionare, il trattato avrà bisogno di contenere un modo per penalizzare i paesi che non soddisfino gli obbiettivi di riduzione delle emissioni, cosa che gli Stati uniti hanno sinora rifiutato di sostenere.
Se non altro, l'uragano Sandy potrebbe suggerire che abbiamo bisogno di impegnarci di più nel prepararci ai disastri e a come rispondere. Come col cambiamento climatico, Romney ha mostrato un atteggiamento disinvolto allarmante sulle emergenze meteorologiche. Durante un dibattito Repubblicano preliminare dello scorso anno, gli è stato chiesto di punto in bianco se le funzioni del Federal Emergency Management Agency – FEMA - (Protezione Civile statunitense) dovessero tornare agli Stati. “Assolutamente”, ha replicato. Lasciamo che gli Stati si difendano da soli o, meglio ancora, incarichi di questo il settore privato. Un servizio “paghi quando sali sul tetto” potrebbe essere attraente per i plutocrati; quando le acque alluvionali salgono, la gente comune gradisce la Guardia Nazionale.
E' possibile che l'affermazione contro la FEMA di Romney fosse soltanto una ruffianata nei confronti della Destra, piuttosto che una proposta politica seria. Tuttavia, il bisogno riconfermato di una capacità federale di affrontare i disastri – il FEMA e Obama hanno ricevuto commenti entusiastici dal Governatore del New Jersey Chris Christie, un sostenitore di Romney – rende la dichiarazione del candidato presidenziale Repubblicano tanto più riprovevole. Gli Stati Uniti hanno lasciato che i trasporti e ad altre infrastrutture di diventassero obsolete e deteriorate, il che rappresenta una minaccia non solo alla sicurezza pubblica ma anche alla salute economica del paese. Con le alluvioni che avvenivano ogni secolo che ora avvengono con pochi anni di intervallo, il Governatore di New York Andrew Cuomo ed il Sindaco di New York Michael Bloomberg hanno detto che la città più grande del paese avrà bisogno di considerare l'installazione di protezioni da sovratensione e di rendere in qualche modo impermeabile il suo enorme sistema di metropolitana. “Non è prudente sedere qua e dire che non accadrà ancora”, ha detto Cuomo. “Io credo che accadrà di nuovo”.
David Rothkopf, il capo esecutivo ed editore generale di Politica Estera, ha indicato in un post del 29 ottobre che Sandy ha portato anche la sua città natale, Washington, ad un fermo che impedisce di svolgere gli affari di Stato. Per diminuire gli impatti futuri, ha consigliato di sotterrare le linee elettriche urbane e suburbane, un miglioramento costoso ma sensibile. Dove prendere i soldi? Rothkopf ha proposto di spostare i fondi ai pachidermi burocratici del dopo 11 settembre come il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, che sostiene sia uno spreco. In realtà, ciò che manca nell'approccio americano al cambiamento climatico non sono le risorse per agire, ma la volontà politica di farlo. Un sondaggio del Pew Research Center, condotto in ottobre, ha scoperto che due terzi degli americani dicono che ci sono “prove solide” che la Terra si stia scaldando. Sono 10 punti in meno rispetto al 2006. Fra i Repubblicani, più della metà dicono sia che non è un problema serio sia che un problema non lo è affatto. Tali numeri riflettono il successo dei negazionisti climatici nell'inquadrare il cambiamento climatico come nemico della crescita economica. Questo è sia miope sia pericoloso. Gli Stati Uniti non possono permettersi distruzioni regolari delle dimensioni di Sandy nelle attività economiche. Per limitare i costi dei disastri legati al clima, sia i politici sia il pubblico devono accettare la misura in cui stanno partecipando a causarli.