Pochi giorni fa, "La Stampa" ha pubblicato un pezzo di Vaclav Klaus il cui contenito si può riassumere in due righe come: "Io al cambiamento climatico non ci credo e solo quelli che sono d'accordo con me sono persone serie. Tutti gli altri sono dei fanatici pseudo-religiosi". Di fronte a un atteggiamento del genere da parte te di uno che non ha qualifiche di nessun tipo in scienza del clima, ti cadono le braccia e ti viene voglia di lasciar perdere. Tuttavia, Sandro Federici, esperto di mitigazione climatica nel settore agro-forestale , prova a rispondere riga per riga alle sciocchezze dell'articolo con una lettera al direttore de "La Stampa".
From: Sandro Federici
Date: 2012/8/21
Subject: Cambiamenti Climatici
To: mario.calabresi@lastampa.it
Egregio Direttore,
ho appena terminato di leggere l'articolo di Vaclav Klaus sul riscaldamento globale. Anzi sulla "dottrina del cambiamento climatico che minaccia la prosperita' della nostra societa".
Tale scritto mi ricorda letteratura di regime dove a prescindere dalle evidenze si esprimono opinioni basate a volte sull'ignoranza a volte sullo scientifico uso di argomenti che facciano presa sull'ignoranza del lettore. Mi rendo conto della necessita' di garantire liberta' di opinione a tutti ma le opinioni del sig Vaclav Klaus meritano una risposta per garantire, a sua volta, il diritto dei lettori di essere informati correttamente.
A questo link http://www.giss.nasa.gov/research/news/20120806/) trova informazioni che chiariscono che quanto stiamo vivendo e' un profondo cambiamento del clima che sta determinando oltre che un riscaldamento globale una variazione della frequenza e dell'ampiezza degli eventi estremi. Per il nostro Paese le conseguenze sono estati calde e siccitose ed autunni molto pivosi (con conseguenti alluvioni).
Sul fatto che il cambiamento climatico sia conseguenza
dell'alterata composizione chimica dell'atmosfera, dovuta
all'immissione di gas ad effetto serra quale conseguenza
delle attivita' umane, e di conseguenza delle sue qualita'
fisiche c'e' totale congruenza di vedute per circa il 99.9%
del mondo della scienza. In Italia c'e' un sito web http://www.climalteranti.it/ che si
occupa di cio'.
Sul fatto che i costi dei cambiamenti climatici siano
gia' ad oggi alti e' facile dimostrarlo. Si leggano i
bollettini del costo delle alluvioni dello scorso autunno (e
si preventivino quelli delle alluvioni di questo autunno) e
si quantifichino i danni all'agricoltura di questa estate
infuocata; ed i costi, anche energetici, delle misure che
ognuno di noi sta prendendo per sfuggire al calore.
Per non parlare dei costi che la siccita' (http://droughtmonitor.unl.edu/)
impone agli USA e che se il Mississippi dovesse chiudere
esploderebbero considerando che il 60% dei cereali, il 20%
del petrolio e del carbone americani su quel fiume vengono
trasportati (sempre che si trovi un sufficiente numero di
trucks per movimentarle). http://usnews.nbcnews.com/_news/2012/08/15/13295072-drought-sends-mississippi-into-uncharted-territory?lite
Sui danni futuri, e' facile prevedere che un
intensificazione nella freuenza, nell'intensita' e nella
durata degli eventi estremi aumentera' esponenzialmente i
costi. Costi molto piu' grandi di quelli necessari per
decarbonificare oggi la nostra economia. Si veda ad esempio
la Stern Review on the economics of climate change (allego
l'executive summary).
Costi comunque che determinerebbero anche risposte di
altro genere, essendo troppo costosi o non essendo
l'economia in grado di affrontarli; si veda ad esempio
questo articolo http://grist.org/climate-policy/2011-03-10-nicholas-stern-climate-inaction-risks-new-world-war/ o
il piu' esplicito http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2011/may/20/climate-change-climate-change-scepticism che
lega la sicurezza nazionale al cambio climatico.
Se si considera poi che la vera unica ricchezza del
nostro Paese e' ed e' stato il clima, si vede che l'Italia
ha molto piu' da perdere di altri da un cambiamento del
clima. Dovrebbe quindi essere una delle piu' attive nel
combattere i cambiamenti climatici, ma cosi' non e'. Sarebbe
meritorio se il suo giornale volesse impegnarsi in una
simile battaglia.
Cordiali Saluti
Sandro Federici