Nel post precedente, avevo raccontato di come Sylvie Coyaud è stata insultata e minacciata da un bullo sessista per un articolo che aveva scritto sul sole 24 ore. Sono stato molto contento di vedere come il post abbia ricevuto decine di commenti di solidarietà per Sylvie, come pure molti altri messaggi di solidarietà privati e su altri forum. Sylvie ha ringraziato tutti in un commento in cui dice, "mi avete fatto sciogliere il rimmel."
Quindi, mi pare che il bullo che si firmava "Carneade" abbia fatto una pessima figura, come si meritava ampiamente. Purtroppo, però, queste tattiche aggressive sono spesso efficaci. Come sia difficile difendersi dalla calunnia via internet è raccontato, fra le altre cose, nel libro "Primo, non diffamare" di Luca Bauccio. Come si suol dire, la calunnia ha già fatto il giro del mondo mentre la verità si sta ancora allacciando le scarpe. Quello che poi è la cosa peggiore è l'abitudine inveterata di presentarsi in forma anonima, cosa che tira fuori i peggiori istinti di chiunque.
Su questo punto, vi lascio con un pensiero di Schopenauer (da un articolo di Paul Carr sul Telegraph - traduzione mia)
“Ma, prima di tutto, l'anonimato, quello schermo che copre tutta la mascalzonaggine letteraria, dovrebbe scomparire. Era stata introdotta con il pretesto di proteggere il critico onesto, che voleva allertare il pubblico, contro il risentimento dell'autore e dei suoi amici. Ma se c'è un caso del genere, ce ne saranno cento dove serve meramente per sollevare dalla sua responsabilità un uomo che non ha il coraggio di affrontare le conseguenze di quello che ha detto <..>
Personalmente ho un nick name perché forse sono troppo vecchio per Facebook dove tutti, mi dicono, usano la loro immagine e il loro nome proprio.
RispondiEliminaÈ dai tempi delle chat su reti IRC che bazzico internet, quando ancora c'era il modem a... 28 KB!
Certo è che non mi sono mai nascosto dietro questo nick per denigrare o fare il troll, cosa che invece può succedere.
Spero solo che non parta una crociata generale contro chi usa nick name.
Detto questo, solidarietà ai giornalisti maltrattati, che siano uomini o donne.
pretendere la certificazione di tutti quelli che scrivono in internet e' sbagliato. internet funziona bene inquanto libera e spesso anonima. cosi deve rimanere. personalmente quando vedo che non rieco a scrivere o pubblicare cambio pagina. perde pubblico idee e tempo chi mette censure e cancelli dove non devono esistere.
RispondiElimina@Ugo
RispondiEliminail rimmel era un trucco retorico - grazie bis, ma sento che sto per montarmi la testa!
@Bollito Mesto
niente contro i nick, il suo per esempio lo ruberei volentieri!
@to whom it may concern
scienziati uno po' sbalorditi dal "professor" Cardone et al. che spezzano un atomo con un colpo di fonone che neanche karate kid, hanno scritto un appello al MIUR e invitano a firmarlo ricercatori, prof ed accademici sbalorditi in genere. E' qui (con i link ancora da mettere a posto)
sylvie c.
Se Internet deve davvero essere l'agorà digitale, allora bisogna mettere il proprio nome come si mette la faccia in una vera assemblea pubblica... sono d'accordo che non si possa fare per legge, però - e da libertario lo dico molto a malincuore - la pratica della moderazione e del filtraggio diventa assolutamente legittima. Se esiste la Rete con tutte le sue occasioni per comunicare e condividere, lo si deve al lavoro di gente che non merita di essere trattata a pesci in faccia.
RispondiEliminaL'anonimato più pericoloso è quello delle masse e delle istituzioni di massa. Prendete ad esempio lo Stato (maiuscolo per abitudine)... Oppure le società (per azioni) anonime. La rovina del mondo è stato attribuire poteri terreni all'Invisibile ed all'Innominabile.
RispondiElimina@Ugo
RispondiEliminascusa l'OT, ma Carneade sostiene che sei Socio di una società che svolge attività di “estrazione petrolifere e affini”.
Se ti avanza un po' di milioni, ad Action Aid farebbero comodo, sylvie c.
Sai una cosa, Sylvie? Questa faccenda mi è venuta francamente a noia. Questo qui non ha trovato di meglio che sfogare le sue frustrazioni su di te e su di me. Forse da piccolo gli negavano le caramelle alla menta ed è cresciuto alla loro disperata ricerca, odiando le donne nel frattempo.
RispondiEliminaComunque, a proposito di Carneade, io lo so benissimo chi era (chi è) costui. E' un bischero, come si dice dalle nostre parti.
Questo Carneade è uno di quelli che hanno sempre informazioni riservate.
RispondiEliminaFalse.
Ma secondo voi chi si fida a dare informazioni riservate a dei simili "XXXXX" che poi le vanno a scrivere sui blogs?
mW