domenica 1 gennaio 2012

Chimica di un Impero: l'ultima Imperatrice Romana

Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti dal post su “Cassandra's Legacy” del 22 Dicembre 2011



Galla Placidia  (388-450) è stata l'ultima (e la sola) imperatrice romana d'Occidente. Contemporanea di figure come Sant'Agostino, San Patrizio, Attila l'Unno e, forse, Re Artù, ha avuto la rara opportunità di poter fare qualcosa che i precedenti imperatori romani non hanno mai saputo fare: portarel'Impero alla sua fase finale, che doveva essere, inevitabilmente, la sua scomparsa. Questo medaglione è l'unica immagine ragionevolmente realistica che ci è rimasta di lei. L'iscrizione dice: Domina Nostra, Galla Placidia, Pia, Felix, Augusta.


Mentre stavo preparando questo saggio sull'Imperatrice Galla Placidia, mi sono ritrovato a fare una lezione improvvisata sul tema ai miei studenti di chimica durante l'ultima lezione prima di Natale. In seguito, ho pensato che avrei potuto scrivere il mio saggio nella forma di quella lezione. Quindi, eccolo qua. Questo testo è più esteso in confronto a quello che ho fatto ai miei studenti in quella occasione, ma mantiene ancora la sua essenza. Ho aggiunto solo dei sottotitoli e qualche figura.



Introduzione: chimica di un impero

Non penso che ci sarà una lezione di chimica, oggi. Siamo vicini a Natale, siete troppo pochi e quindi credo sia meglio saltare una lunga e noiosa lezione, la faremo dopo la pausa delle vacanze. Così, potremmo uscire a prendere un caffè ma, forse, potremmo anche usare questo tempo che abbiamo in un altro modo. Sapete, c'è un tema sul quale sto lavorando quando ho del tempo libero: la storia romana. Così, pensavo che, al posto di farvi una lezione di chimica, avrei potuto parlarvi di questo argomento. Vi piacerebbe sentire la storia di una principessa Romana che sposò un re barbaro e divenne l'Imperatrice di Roma?

Ora, vedo dalle vostre facce che – sì, vi piacerebbe proprio sentire questa storia. Ma notate che, probabilmente, questo è un tema che non è tanto lontano dalla chimica come potreste pensare. Sapete, le civiltà possono essere viste come enormi reazioni chimiche e voi sapete che le reazioni chimiche tendono a divampare e poi a scomparire; è ciò che chiamiamo “cinetica chimica”, l'avete già studiata. La stessa cosa avviene per gli imperi; tendono a divampare per poi sparire. Questo è ciò che è accaduto all'Impero Romano, come sapete bene. Quindi, le civiltà e le reazioni chimiche possono essere studiate con metodi simili; è un campo della scienza che va sotto il nome di “dinamica dei sistemi”. In un certo senso, ci sono forze che spingono la gente a fare le cose proprio come ci sono forze che spingono le molecole a reagire. In chimica chiamiamo queste forze “potenziali chimici”, per le persone potremmo usare il termine “destino,” oppure "karma," o qualcosa di simile. Ma probabilmente la differenza non è così grande.

Ma non vi preoccupate delle equazioni. Ho detto che oggi vi avrei raccontato una storia ed è quello che sto per fare. E' la storia di Galla Placidia, nata principessa romana, poi regina dei Goti e infine  imperatrice. E' una grande storia d'amore, sesso e guerra. Quindi, cominciamo!

La caduta di Roma.

Ora, vi chiedo di chiudere gli occhi e di dimenticare per un momento dove vi trovate. Dimenticate che siete in un'aula, dimenticate che siete studenti di chimica, dimenticate di vivere nel ventunesimo secolo. Provate ad immaginare qualcosa che è esistito nel lontano passato: l'antica Roma nei primi anni del quinto secolo della nostra era, 1500 anni fa.




Sì, Roma, la città eterna, il centro del mondo, la culla della civiltà, il luogo dove portano tutte le strade. All'inizio del quinto secolo, Roma è ancora la più grande città d'Europa e la capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Pensate alla città che si estende sui suoi sette colli, circondata dalle imponenti mura aureliane, piena di palazzi di marmo, mercati, anfiteatri, giardini e fontane. Il Senato Romano si riunisce ancora nella Curia ed i gladiatori combattono ancora nelle arene, come hanno fatto per secoli.

Ma durante il quinto secolo, le cose sono cambiate molto per l'Impero. Le armate vittoriose di un tempo non ci sono più; l'imperatore stesso non vive più a Roma. Sta nella piccola città di Ravenna, protetto dalle paludi che circondano la città. E, nel 410, Roma è sotto assedio.

Immaginatevi che fuori dalle mura di Roma ci sia un'intera nazione: uomini, donne, bambini, cavalli e bestiame. Decine di migliaia di persone che hanno marciato fin lì dal nord: i Visigoti. Sono guidati dal loro re, Alarico, ed ora stanno assediando Roma. Mentre l'Imperatore Onorio si nasconde a Ravenna, l'unica barriera che tiene i Barbari fuori dalla città è il cerchio delle antiche mura aureliane. Ma questo non può durare per sempre. Senza un esercito a difendere le mura, il risultato dell'assedio può essere solo uno. Nell'Agosto del 410, i Barbari entrano e saccheggiano Roma. Quella data sarà ricordata nella storia: la più potente città del mondo, la città “eterna” era caduta. Lo shock dell'avvenimento ha riecheggiato per secoli. Fra le altre cose, ha ispirato “La Città di Dio” di Sant'Agostino, ancora molto conosciuto oggi.

Ora, com'è successo che la più grande città del mondo, la città “eterna”, sia stata saccheggiata da una banda di barbari? Era, in effetti, il punto di arrivo di un declino che continuava da secoli. Sapete che l'apice dell'Impero Romano è stato ad un certo punto del secondo secolo dopo Cristo. Dopo quel periodo è stato tutto un declino: guerre civili, invasioni barbariche, epidemie, carestie e così via. Non un processo continuo, naturalmente. Ci sono stati periodi molto difficili e dei periodi in cui l'Impero sembrava essere in grado di recuperare. Nel complesso, l'Impero d'Occidente è stato in grado di rimanere unito fino alla fine del quarto secolo. Ma, con l'arrivo del quinto secolo, le cose dovevano cambiare e, stavolta, l'Impero non si sarebbe mai più ripreso.

Edward Gibbons ci fa un resoconto particolarmente toccante di quegli eventi nel suo “Declino e caduta dell'Impero Romano.” Nell'anno 405 (forse), l'inverno era stato davvero freddo – così freddo che le acque del fiume Reno si erano congelate. Quel fiume era stato il confine orientale dell'Impero per secoli; era stato scelto dopo che i Romani erano stati sconfitti dai Germani a Teutoburgo, molto tempo prima. Ma quando si è congelato, un gran numero di barbari lo ha attraversato. Quella è stata la fine delle fortificazioni di confine; i Romani semplicemente non erano più in grado di difenderle. Le mura sono state abbandonate e lasciate andare in rovina per sempre. E' stato un cambiamento epocale: anche se era da tempo che ormai le mura non fermavano più veramente i barbari, da quel momento in poi non ci sarebbe più stata nessuna barriera ai confini dell'impero.

Dei barbari che avevano preso residenza all'interno dell'impero, una parte aveva marciato direttamente verso Roma. Ai piedi degli Appennini, di fronte alla città di Faesulae, oggi Fiesole, si sono scontrati con quello che Gibbons chiama “l'ultimo esercito della Repubblica”. I Romani avevano raccolto lì tutte le forze che potevano radunare e sono riusciti a fermare i barbari. Intrappolati in una stretta vallata, i barbari finirono quasi tutti uccisi o fatti prigionieri e venduti come schiavi. Il loro re, Radagaiso, fu catturato e decapitato sul posto. Questi eventi sono ancora ricordati come leggende nella zona dove la battaglia è stata combattuta.

E' stata una grande vittoria per Roma ed in particolare per il generale che che conduceva l'esercito Romano: Flavio Stilicone. Ma c'era un problema: i generali di successo non piacciono mai agli imperatori. Inoltre, Stilicone era lui stesso un barbaro, un Vandalo. E questo non lo rendeva popolare fra i Romani. Così, l'imperatore Onorio lo fece giustiziare per tradimento. Questo è stato un grande errore, veramente grosso; si potrebbe dire che Onorio si è tirato una freccia in un piede con la sua stessa balestra. In quel periodo, l'esercito romano era composto principalmente da barbari e, col loro capo Stilicone tradito e ucciso, molti di loro disertarono. L'esercito si sbandò e quelli che avevano disertato si unirono all'esercito del Re Alarico. Ora, potete capire perché Roma era stata lasciata indifesa ed è finita col cadere in mano ai Barbari.

Galla Placidia: Principessa Romana

Quella che vi ho raccontato è la storia della caduta di Roma così come la possiamo trovare nei testi dei cronisti di allora. In realtà è rimasto molto poco delle fonti del tempo, molto di quanto abbiamo è stato scritto decenni, se non secoli, dopo gli eventi. Così, abbiamo bisogno di mettere insieme tutte le fonti che abbiamo per cercare di capire che cosa sia effettivamente successo. E c'è un lato umano degli eventi che va oltre il fatto che Roma era in declino e che alla fine è caduta. Possiamo solo immaginare quale fosse l'atmosfera a Roma durante i due anni di assedio, quello che la gente pensava e come vedevano un evento che - in ogni senso – devono aver trovato incredibile; veramente impossibile. Roma non era stata assediata per mille anni, era la più grande città del mondo conosciuto. Che potesse cadere per mano di un meschino signore Barbaro era... ma dai. Non può proprio essere!

Il problema è che quando la gente affronta qualcosa che non combacia con il modo in cui si pensa che il mondo dovrebbe essere, tende ad ignorarla. Se non può, allora impazzisce. Ed i Romani sono impazziti. Hanno provato qualsiasi cosa gli potesse venire in mente per impressionare il Re Alarico. Hanno nominato un nuovo Imperatore, un certo Prisco Attalo, con tutta la pomposità del caso. Ma il re barbaro non era impressionato. In seguito hanno mandato da lui una delagazione di Senatori che ha riferito al Re quanto fossero numerosi i Romani. A ciò, Alarico ha risposto solennemente (immagino): “Più il fieno è spesso, più facilmente si falcia”. Ora, ditemi se questa non è la materia di cui sono fatte le leggende!

A questo punto, i Romani sono veramente impazziti. Sì, sono andati fuori di testa di brutto. Hanno cominciato a cercare un colpevole, un capro espiatorio, qualcuno a cui addossare la responsabilità. Ora, vi ricordate che l'imperatore Onorio aveva accusato il suo generale Flavio Stilicone di tradimento, ovvero, di essere colluso coi Barbari. Quello era già un effetto della paranoia montante. Ma, nella Roma sotto assedio, la paranoia era salita su di svariate tacche. Qualcuno aveva notato che la vedova di Stilicone, Serena, era a Roma. Se suo marito era stato un traditore, lei doveva essere a sua volta una traditrice. Serena era la cugina dell'Imperatore Onorio, una nobildonna di alto rango. Ma quando la paranoia diventa la regola, genera il peggio. Serena fu accusata di tradimento, condannata a morte dal Senato e giustiziata per strangolamento.

Ed è a questo punto che vediamo apparire per la prima volta Galla Placidia nella storia come adulta, aveva circa 20 anni a quel tempo. Ci viene raccontato dallo storico Zosimo che l'esecuzione di Serena fu fatta “con il consenso di Galla Placidia”.

C'è una piccola storia da raccontare, qui. Torniamo indietro di qualche anno. Il padre di Placidia, Teodosio primo, “Il Grande”, è stato l'ultimo Imperatore Romano a governare sia l'Impero d'Oriente sia quello d'Occidente. Aveva due figli maschi, Arcadio ed Onorio, ai quali aveva lasciato l'Impero. Ad Arcadio è toccato l'Oriente e ad Onorio l'Occidente. Ma Teodosio aveva anche una figlia più giovane, Galla Placidia, alla quale non era toccato nulla. Allora come oggi, essere donna non è un vantaggio quando si tratta di ereditare un Impero. Ma Teodosio potrebbe aver capito che i suoi due figli maschi non sarebbero stati dei buoni imperatori (e non lo sono stati) e quindi ha tenuto Placidia in riserva; una cosa che in seguito si è rivelata una mossa azzeccata. Teodosio lasciò Placidia alle cure del suo miglior generale, Flavio Stilicone, che l'ha cresciuta nella sua famiglia con sua moglie Serena, che era anche la nipote di Teodosio.

Così, negli anni dell'assedio, Placidia era a Roma, probabilmente ospite della sua madre adottiva Serena. Ora, possiamo a malapena immaginare una situazione in cui il Senato decide di condannare a morte una nobildonna di alto rango, come Serena, fra le altre cose la cugina dell'imperatore regnante. Ma Placidia era di rango ancora più alto in termini di nobiltà. Aveva il titolo di "puella nobilissima." Penso che conosciate sufficientemente il latino per tradurre questo titolo che, naturalmente, è l'equivalente di un'odierna “principessa”. Quindi, in un certo senso, i Senatori si sono sentiti in imbarazzo all'idea di uccidere Serena ed hanno chiesto al nobile di rango più alto a Roma, Placidia, di prendersi la responsabilità di quello che era, a tutti gli effetti, un omicidio legalizzato. E le hanno chiesto di avallare l'omicidio di qualcuno che era allo stesso tempo sua madre adottiva e sua parente stretta.

Non possiamo dire, naturalmente, cosa sia passato per la mente di Placidia a quel tempo. Non possiamo nemmeno essere sicuri che lei avesse approvato realmente qualcosa del genere. Di questa storia sappiamo solo grazie ad una frase di Zosimo, un greco che ha scritto più di un secolo dopo quegli eventi. Ma, se è accaduto, è stata la prima decisione politica di Placidia nella sua vita, qualcosa che ci dovrebbe dare l'idea del suo modo di pensare. Probabilmente, potrebbe aver semplicemente ceduto sotto lo stress del momento. Ma potrebbe anche aver pensato che opporsi al Senato non avrebbe fatto differenza. Avevano già preso la folle decisione di uccidere Serena, che cosa gli impediva di decidere di uccidere anche Placidia? Dopo tutto era la figlia adottiva di Stilicone, avrebbero potuto pensare che fosse una traditrice anche lei. Così, probabilmente Placidia ha deciso di non combattere una battaglia che non poteva vincere. Era il suo stile: non contrastare l'inevitabile. Vedremo che questo stile riaffiorerà più di una volta in seguito. Placidia sapeva essere flessibile, adattarsi e prosperare in situazioni davvero difficili.

Con l'esecuzione di Serena, la presunta traditrice, possiamo immaginare che i Romani si aspettassero che i Visigoti sparissero in uno sbuffo di fumo. Ma, naturalmente, non è accaduto. Nel 410, i Visigoti entrano a Roma e la saccheggiano e non solo: si prendono un trofeo molto importante: la stessa Galla Placidia, puella nobilissima. Gli storici non dicono niente sul rapimento di Placidia, che magari sia stata trascinata via dal suo palazzo mentre scalciava ed urlava – non dicono proprio nulla su questo punto. Probabilmente questo significa qualcosa. Non dobbiamo pensare che Placidia fosse felice di unirsi ai Barbari ma, ancora una volta, non ha cercato di evitare l'inevitabile. Non possiamo nemmeno escludere che si potesse sentire più al sicuro coi Barbari che con gli infidi Senatori Romani. Almeno per quello che ne possiamo sapere, i Visigoti hanno trattato Galla Placidia con tutti gli onori dovuti ad una puella nobilissima, sorella dell'Imperatore in carica.

Così, i Visigoti hanno lasciato Roma e si sono diretti a sud, con l'idea di attraversare il mare, verso l'Africa, e di insediarsi lì. Sono arrivati alla punta più a sud della penisola Italiana, ma non sono riusciti ad attraversare fino in Africa perché una tempesta ha distrutto le loro navi che avevano riunito sulla costa. A questo punto, il Re Alarico è morto e la leggenda dice che sia stato sepolto sotto il letto del fiume Busento, insieme alla sua parte dell'oro saccheggiato a Roma. Un altro evento che sa di leggenda. C'è gente che sta ancora cercando quel tesoro oggi!

A quel punto, bloccati nel sud Italia e a corto di viveri, i Visigoti non avevano altra scelta che tornare indietro, ripercorrendo lentamente la loro strada. Erano guidati dal loro nuovo re, Ataulfo, fratellastro di Alarico. Il viaggio verso il sud Italia li aveva indeboliti considerevolmente e, quando sono arrivati vicini a Roma, non si potevano nemmeno immaginarsi di saccheggiare la città di nuovo. Hanno proseguito e, infine, si sono fermati nel sud della Francia, ormai abbandonata dall'Impero Romano. E, lungo il cammino, Placidia ha sposato Ataulfo, forse in Italia o forse a Narbonne, in Francia. E' accaduto nel 414, quattro anni dopo la caduta di Roma.

Il Matrimonio reale

Credo che stiate tutti immaginandovi il matrimonio di Galla Placidia e Ataulfo e, infatti, dev'essere stato qualcosa di speciale: un vero matrimonio imperiale. E' stato celebrato in pompa magna e con grandi festività romane. Abbiamo addirittura una descrizione dei magnifici regali che sono stati fatti a Placidia dal bottino che i Goti avevano catturato a Roma. Il discorso di matrimonio è stato fatto da un Senatore Romano, Prisco Attalo, quello che reclamava il titolo di Imperatore dal tempo dell'assedio di Roma. Attalo ha anche cantato una canzone al matrimonio; sapete, è stato qualcosa di speciale: pensate di avere un Imperatore che canta al vostro matrimonio!

Galla Placidia, la principessa romana, assumeva volentieri il titolo di “Regina dei Goti”. Dico “volentieri” perché non ha mai rinnegato quel titolo in vita sua, a prescindere da quanto le è accaduto – e vedremo che sono accadute molte cose. Ma perché? Voglio dire, lei aveva già il titolo di Principessa , aveva buone possibilità di sposare un pretendente al trono di Imperatore e diventare lei stessa Imperatrice. Perché avrebbe voluto diventare la Regina di una nazione barbara? Inoltre, pensate che Ataulfo era il fratellastro di Alarico, il re che aveva saccheggiato Roma. Se riuscite ad immaginare la figlia di un presidente americano che sposa il fratello di Osama Bin Laden, be', avrete idea di che tipo di decisione ha preso Placidia.

Naturalmente, 1500 anni dopo i fatti, non possiamo dire cosa passasse nella mente di Galla Placidia e non possiamo escludere che ci fosse un elemento romantico nella sua decisione. Questo porta a chiedersi se Ataulfo fosse un bell'uomo, ma non abbiamo un suo ritratto. Non sappiamo nemmeno quanti anni avesse al momento del matrimonio. Sappiamo che era stato sposato ed aveva quattro figli, ma non abbiamo idea di cosa fosse accaduto alla sua prima moglie. Quindi possiamo solo dire che, probabilmente, era più vecchio di Placidia, ma questo è tutto. Sappiamo molto di più di Placidia, anche se non abbiamo un ritratto nemmeno di lei. Ma, se vogliamo capire questa storia, dobbiamo immaginarci i volti di questi personaggi. Sono sicuro che ve li siate “visti” mentalmente entrambi – le nostre menti sono fatte così; pensate a quando parlate al telefono con qualcuno che non avete mai incontrato – non potete evitare di costruirvi un'immagine mentale di lui o di lei.

Quindi, qual era l'aspetto di Placidia e Ataulfo? Riguardo ad Ataulfo, il fatto che fosse un re barbaro non significa che dobbiate immaginarlo come Arnold Schwarzenegger nel film “Conan il Barbaro”. Assolutamente no, naturalmente! Ataulfo non se ne andava sicuramente in giro indossando una pelle di orso ed un elmetto con le corna. Il modo migliore in cui possiamo immaginarcelo è quello di pensare a un barbaro contemporaneo di rango simile che conosciamo: Flavio Stilicone, il generale Vandalo che era il padre adottivo di Placidia. Abbiamo un dittico d'avorio di lui e sua moglie, Serena, e del loro figlio Eucherio. In quest'immagine Stilicone è rappresentato come alto e bello. Un po' solenne nei suoi abiti Romani. Ataulfo potrebbe essere stato simile a lui: alto, bello e con la barba.


E Placidia? Bene, come ho detto, non abbiamo un suo ritratto. Potremo cercare di farci un'idea del suo aspetto dal ritratto di Serena, sua cugina. Qui è mostrata alta quasi quanto suo marito, Stilicone, e come una signora bella e imponente – probabilmente aveva sui 40 anni quando è stato realizzato il dittico. Indossa una collana vistosa che sembra fatta di perle. Sapete, c'è una leggenda che dice che Serena è stata maledetta da quando si è portata via una collana da un statua della dea Rea Silvia – forse è proprio quella collana. In realtà, sembra che l'intera famiglia di Stilicone sia stata maledetta. Lui e lei sono morti di morte violenta, compreso il figlio Eucherio. Ma questa è un'altra storia, diciamo solo che il ritratto di Serena ci dice, perlomeno, come si potesse vestire Placidia nelle occasioni ufficiali: una veste elaborata detta “palla”.

Ma non sappiamo gran che del volto di Placidia. Possiamo vederla rappresentata in alcune monete coniate durante il suo regno come Imperatrice. Il problema è che queste rappresentazioni sono tutt'altro che realistiche. E' lo stesso problema che abbiamo con Cleopatra, la regina egiziana. Tendiamo a pensare a Cleopatra come ad una bella donna, ma non abbiamo alcun ritratto che possiamo riferire a lei con certezza. Così, guardando il suo volto sulle monete, sembra francamente brutta. Ma, naturalmente, questi ritratti sulle monete non avrebbero dovuto essere qualcosa di realistico e possiamo felicemente continuare a immaginare Cleopatra con il volto di Elizabeth Taylor, che l'ha interpretata in un vecchio film di Hollywood.

Ora, con Placidia, abbiamo lo stesso problema che con Cleopatra. Se Placidia fosse come appare su molte delle monete che abbiamo, be', ehm... dovremmo compatire il povero Ataulfo che l'ha dovuta sposare. Ma, come per Cleopatra, queste monete non erano realistiche. In effetti, monete diverse mostrano volti di Placidia molto diversi fra loro, quindi possiamo ragionevolmente essere sicuri che, nella maggior parte dei casi, chiunque abbia fatto quei ritratti non aveva avuto occasione di vedere l'imperatrice in volto. Alla fine, la cosa più vicina ad un ritratto di Placidia di cui siamo in possesso è un medaglione d'oro. Uno di una coppia in cui l'altro mostra il fratellastro Onorio. Penso che possiamo dire che questo medaglione ci dia almeno un'idea dell'aspetto di Placidia. Guardandolo, vediamo che aveva lineamenti fini ed un collo sottile, sotto la sua elaborata acconciatura. Di sicuro abbiamo buone ragioni per immaginarla come una bella donna. Dopotutto sua madre, Galla, era detta “la più bella donna dell'Impero Romano”. Alla fine dei conti, se vi piace immaginarla come Audrey Hepburn che recita il ruolo della principessa in quel vecchio film, “Vacanze Romane”, vi direi: perché no? 

Torniamo quindi al matrimonio imperiale. Ci sono due belle persone che si stanno sposando: Ataulfo e Placidia, ma, naturalmente, questo non può essere tutto. Quello che possiamo dire è che la gente fa le cose per molte ragioni: a volte per ragioni logiche, a volte agiscono d'impulso. Ma non dimenticate che la vita vera non è una fiaba. Sapete che l'amore è una reazione chimica e le reazioni chimiche hanno la possibilità di procedere da sole se c'è un potenziale chimico che le governa. E, come ho detto prima, questo potenziale è qualcosa che possiamo chiamare “destino”, se vogliamo. E penso che in questo caso ci fosse un potenziale davvero forte che spingeva Ataulfo e Placidia a reagire l'uno con l'altro, a sposarsi.

Placidia e Re Artù

Su questo punto, vorrei farvi una domanda. Potete indicarmi un'altra figura che stava cercando di fare qualcosa di simile a quello che stava facendo Placidia, proprio in quel periodo? Ovvero, un matrimonio misto fra romani e barbari? Ci vuole un piccolo sforzo di immaginazione per collegare Galla Placidia a questa figura. Riuscite a farlo? Pensateci un momento e il nome vi verrà in mente. Quel nome lo conoscete molto, molto bene: è Re Artù!

Sì, Re Artù, l'eroe leggendario. Non possiamo dire con certezza se sia effettivamente esistito. Perlomeno, gli storici dicono che non ci sono prove che sia mai esistito. Ma ciò non significa che non lo sia e, se è esistito, c'è una ragionevole possibilità che fosse contemporaneo di Galla Placidia, durante il quinto secolo. A quel tempo, la Gran Bretagna non era più parte dell'Impero Romano ed è probabile che Placidia non sia mai venuta a conoscenza di un insignificante Re Barbaro – Artù – che ha regnato su parte di una remota isola del nord. Artù, da parte sua, sicuramente non sapeva gran che degli eventi che avevano luogo nel lontano Impero Romano. Ma, curiosamente, Artù e Placidia – contemporanei o meno – potrebbero aver seguito percorsi simili nelle loro vite.

Sapete che il cuore della saga Arturiana è l'amore fra il Re Artù e la Regina Ginevra. Il modo in cui spesso interpretiamo la storia è che Artù era Romano e Ginevra Britannica (in effetti, Gallese). Avrete probabilmente visto il recente film “Re Artù”, quello fatto nel  2004. Finisce con la scena del matrimonio fra Artù e Ginevra. E' una scena veramente molto bella e ci rappresenta l'intero senso della storia. Non è solo il matrimonio fra una donna ed un uomo, ma fra due civiltà. Quindi il loro matrimonio implicava la fusione fra la cultura Britannica e quella Romana. Questa accadeva in Gran Bretagna prima che nel resto d'Europa perché là l'Impero Romano non esisteva più già durante il quarto secolo dopo Cristo.

Vi cito questo film solo per mostrarvi come possiamo ancora “sentire” molto di un'età remota come il quinto secolo. Il periodo Arturiano pervade la nostra cultura ancora oggi anche se, come ho detto, non sappiamo nemmeno se un re chiamato Artù sia mai veramente esistito. Ma il quinto secolo è stato un grande generatore di leggende. Pensate alla saga dei Nibelunghi. Conoscete questa storia, conoscete i nomi dei personaggi: Sigfrido, Hagen, Crimilde. Viene dallo stesso periodo, il quinto secolo dopo Cristo, e riecheggia gli eventi di quell'epoca, inclusa la presenza di personaggi storici come Attila l'Unno, che era pure lui un contemporaneo di Galla Placidia.

E' curioso che di questi personaggi, quelli dei quali abbiamo più dati storici, Galla Placidia sia quello che non ha generato poemi epici. Mi dispiace un po' per Placidia, ma è andata così. Penso che sia perché la civiltà ostacola la creatività. Il padre adottivo di Placidia, Stilicone, era abbastanza ricco da potersi permettere un poeta personale, Claudiano, che era un “panegirista”, uno il cui lavoro era quello di cantare le gesta del suo padrone. E Claudiano lo faceva. Scriveva poemi che lodavano Stilicone ed i membri della sua famiglia, ma quasi nessuno ricorda quei poemi oggi. Mentre stavo studiando la storia di Placidia, ho fatto un onesto sforzo per leggere Claudiano. Ho trovato che era raffinato, abile, erudito ed incredibilmente banale. Voglio dire, quando dico “banale” intendo proprio stupido. Sapete, Claudiano mi sembra qualcosa di non tanto diverso dalla nostra pubblicità televisiva: è intelligente e spesso visivamente impressionante ma, alla fine, è tutta una questione di panini e detersivi. Comunque, come una nota al margine, Claudiano cita Placidia in un'occasione quando, tutta ricoperta d'oro, assisteva all'incoronazione imperiale del suo fratellastro. Un piccolo flash che abbiamo di allora, un'epoca così remota che persino il più piccolo dettaglio deve essere apprezzato il più possibile.

La regina dei Goti

Sposando Ataulfo, Placidia potrebbe semplicemente aver ceduto all'inevitabile, com'era nel suo stile personale. Ma, seguendo il proprio destino, Placidia potrebbe anche aver avuto un piano specifico ed aveva un modo per far propria ogni opportunità, quando ne vedeva una. Era una principessa romana ed aveva questa potenzialità di diventare Imperatrice. Non avrebbe potuto farlo finché suo fratello Onorio era in vita, ma Onorio non aveva figli. Quindi Placidia aveva sicuramente qualcosa in mente quando ha chiamato il figlio che ha avuto con Ataulfo “Teodosio”, lo stesso nome di suo padre Teodosio “Il Grande”. Da quello che ci raccontano gli storici, sembra chiaro che l'idea di Placidia era niente meno che prendersi il trono del suo fratellastro, Onorio, e iniziare una dinastia Gotico-Romana che avrebbe dominato l'Impero. Un piano ardito, se mai ce ne fosse stato uno.

Ma c'era molto di più nei piani di Placidia che semplicemente dominare un Impero. Vedete, il quinto secolo è simile ai nostri tempi per molte ragioni, una della quali erano le grandi migrazioni. Era un tempo in cui la gente marciava e marciava, sempre in cerca di un luogo dove insediarsi e questo portava molti contrasti, battaglie e guerre. Per i Romani, le persone che entravano nel loro impero erano invasori o, in qualche caso, immigranti. Con il termine “Barbaro” si intendeva semplicemente “straniero”. Legali o illegali che potessero essere, gli immigrati erano visti con sospetto – proprio come noi oggi guardiamo i nostri immigrati. A quel tempo, proprio come oggi, c'erano persone che volevano rispedire gli immigrati a casa loro o far piazza pulita di loro in un modo o nell'altro. Ma non era facile e, come abbiamo visto, gli immigrati sono diventati numerosi e potenti abbastanza che sono stati in grado di saccheggiare Roma. Quindi, i Romani avrebbero dovuto imparare come vivere coi loro immigrati Barbari. Ma al tempo di Placidia, molti Romani proprio non riuscivano a rassegnarsi all'idea che lo dovessero fare. Come ho detto, ci sono notevoli similitudini con i nostri tempi!

In un certo senso, quello che stava accadendo era una grande reazione chimica: i due “reagenti”, i Barbari ed i Romani, si erano mischiati insieme in un fatidico giorno dell'inverno del 405, quando le fortificazioni di confine dell'Impero sono collassate. Da allora, non c'era niente che si potesse fare – i reagenti erano mischiati, la reazione era in corso. Non poteva essere fermata e l'idea di Placidia era di favorirla. Ancora una volta, vediamo il suo stile: non combattere l'inevitabile, lascia che accada. In questo caso l'inevitabile significava anticipare qualcosa che nella storia reale avrebbe impiegato diversi secoli ad accadere: la fusione dei popoli Germanici e Romani in Europa. Placidia si era presa il peso di  questa fusione in sé stessa sposando un barbaro ed avendo un figlio da lui. Secondo gli storici, è stata lei a convincere suo marito Ataulfo di questa idea. Si riporta che Ataulfo pensava inizialmente di distruggere Roma ed i Romani, ma dopo aver incontrato Placidia, ha voluto vivere in pace con loro. Forse è una storia di fantasia, ma ci dà un'idea di cosa passasse per la testa dei personaggi di questa storia.

Sarebbe bello, a questo punto, dire che Ataulfo e Placidia vissero felici e contenti e che il loro figlio, Teodosio, diventò imperatore romano e, allo stesso tempo, re dei Goti. Ma le cose non sono andate in quel modo, naturalmente. Era un bel sogno, ma anche un sogno impossibile.

La situazione militare stava cambiando. I Romani erano riusciti a riorganizzarsi e a ricostituire un esercito sotto la guida del loro nuovo comandante in capo: Costanzo. Sembra che sia stato un generale competente. Non ha combattuto grandi battaglie ma ha quasi sempre ottenuto quello che voleva. I Visigoti cominciavano a sentire la pressione ed hanno dovuto lasciare il sud della Francia e spostarsi in Spagna. La loro ritirata dev'essere stata piuttosto precipitosa se hanno dovuto abbandonare Attalo, l'usurpatore che aveva cantato al matrimonio di Placidia. E' stato catturato da Costanzo e spedito a Ravenna, dove ha subito l'umiliazione del taglio di una mano prima di essere spedito in esilio. Ma questa è un'altra storia.

In Spagna, i Visigoti si sono insediati a Barcellona, che a quel tempo era una roccaforte fortificata. Lì, tutto è andato storto. Teodosio è morto prima di compiere un anno. In seguito, Ataulfo è stato ucciso in un complotto, forse il risultato della sua perdita di prestigio di cui ha sofferto con la ritirata dal sud della Francia. Di sicuro, c'erano Visigoti molto più aggressivi di Ataulfo nel modo in cui pensavano di doversi relazionare coi Romani; ci sarebbe potuto ben essere una specie di “partito della guerra”. Il nuovo re era uno di loro. Si chiamava Sigerico e, giusto per darvi un'idea di cosa avesse in mente, lasciate che vi racconti che ha costretto Placidia a marciare per chilometri a piedi seguendola in groppa al suo cavallo.

Ma Sigerico ha governato per una sola settimana. Penso che i Goti fossero spaventati da quello che stava pianificando di fare – e giustamente; come ho detto, i Romani ora erano molto più forti di quanto non fossero ai tempi dell'assedio di Roma. Così, qualcuno fece fuori Sigerico ed un nuovo e più diplomatico re venne insediato – uno di nome Wallia. Il nuovo re ha iniziato a negoziare con Costanzo e, alla fine, rimandato Placidia a Ravenna in cambio di cibo ed un trattato di pace. Questa è stata la fine del tempo in cui Placidia è stata coi Goti. Per tutta la vita, ha mantenuto il titolo di “Regina dei Goti”, ma non sarebbe mai più stata una di loro.

Galla Placidia: l'Imperatrice

La storia di Galla Placidia sembra essere stata concepita dall'inizio come la trama di un film d'avventura. E' piena di eventi ed oscilla fra alti e bassi come un ottovolante. Vediamo quindi, che Placidia inizia con l'essere una principessa per poi diventare prigioniera dei Goti, per poi diventare la loro regina, per tornare ad essere loro prigioniera. Una serie di alti e bassi che sono andati avanti per diverso tempo.

Con il ritorno di Placidia a Ravenna, le cose sono cambiate ancora. Sembra che Costanzo avesse qualche idea su di lei; in realtà potrebbe essere stato un suo pretendente della prima ora. Comunque, i due si sono sposati poco dopo l'arrivo a Ravenna. Non possiamo sapere se Placidia ne fosse contenta ma, come sempre, non si opponeva all'inevitabile e seguiva le opportunità quando ne vedeva una. La coppia ha avuto due figli e, più tardi, Costanzo, come marito di un membro della famiglia Imperiale, veniva elevato al titolo di “co-imperatore” dell'Impero d'Occidente. A questo punto, Placidia ottiene il titolo di “Augusta”. Non era esattamente lo stesso titolo di “Imperatore”, che significa “comandante”ed ha a che vedere con il comando di eserciti, ma per tutti gli scopi pratici, lei era l'Imperatrice di Roma. Vedete? Un grande salto in su dell'ottovolante.

Ora, c'è molto da dire sulla vita di Placidia come Imperatrice e l'ottovolante doveva passare attraverso ulteriori oscillazioni su e giù. Ma lasciatemi procedere veloce con la storia perché, come avrete forse sentito dire, “l'arte di annoiare consiste nel raccontare tutto”. Quindi, Costanzo muore pochi mesi dopo essere asceso alla Porpora Imperiale e la situazione a Ravenna si trasforma in una lite in cui Onorio e Placidia, Imperatore ed Imperatrice cominciano a comportarsi come personaggi dei vecchi film western; sapete, quando dicono “questa città non è abbastanza grande per tutti e due!”.

Ci sono molti dettagli curiosi circa la lotta fra Onorio e Placidia. Uno è che Placidia è stata accusata di incesto col suo fratellastro. Questo potrebbe essere stato solo un caso di propaganda contro di lei ma, chi lo sa, forse lei usava tutti i mezzi che aveva per cercare di controllarlo. Una sfaccettatura curiosa della personalità di Placidia, considerato che era una devota cattolica e si sapeva che era una sposa esemplare ed una vedova casta. Ma aveva nemici che sicuramente non ci pensavano due volte a diffondere pettegolezzi su di lei. Quindi, questa storia era vera o falsa? Non lo sapremo mai. Poi, si fa menzione delle guardie del corpo personali di Placidia, guerrieri Goti. L'avevano accompagnata dai tempi in cui lei era la Regina dei Goti (cosa che era ancora – non ha mai voluto lasciare il titolo!) Così, la lotta si era fatta dura per le strade di Ravenna e, a prescindere da quanto fossero coraggiose le guardie del corpo di Placidia, suo fratello Onorio è riuscito a prendere il sopravvento.

E qui abbiamo un'altra oscillazione verso il basso dell'ottovolante. Placidia, cacciata da Ravenna, non ha potuto far altro che rifugiarsi a Costantinopoli, la capitale dell'Impero d'Oriente. Là, suo nipote era diventato Imperatore col nome di Teodosio II. Placidia si è presentata di fronte a lui con poco più dei vestiti che aveva indosso. Ma l'ottovolante ha oscillato di nuovo verso l'alto: mentre Placidia era là, a Ravenna moriva Onorio e un usurpatore ne prendeva il posto. A questo punto Teodosio II ha pensato che non poteva perdere l'Impero d'Occidente per la dinastia. Così ha affidato a Placidia un intero esercito per tornare in Italia e riconquistare Ravenna.

L'usurpatore non aveva molte chance, poveraccio. E' stato sconfitto, catturato, gli è stata tagliata una mano, è stato portato in parata su un somaro ed alla fine decapitato. Non sappiamo se Placidia stessa abbia ordinato questo trattamento, ma quelli erano tempi duri e se volevi essere imperatore (o imperatrice) dovevi accettarne i rischi. Nessuno ha mai detto, comunque, che Placidia era un pezzettino di zucchero.

Così, nel 425, Placidia prende il titolo di Augusta solo per sé stessa, anche se teoricamente per conto del figlio Valentiniano. E questo segna la fine del suo giro sull'ottovolante – niente più alti e bassi da quel momento in poi. Placidia ha regnato per 12 anni come Imperatrice ed ha mantenuto una forte influenza a corte come Imperatrice Madre per altri 13 anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 450 dopo Cristo, all'età di 62 anni.

Governare un Impero

Ora facciamo un gioco, un gioco che penso tutti voi abbiate fatto nelle vostre menti. Se foste i padroni assoluti del mondo, gli Imperatori della Terra, cosa fareste per risolvere i problemi del mondo? Sono sicuro che avete moltissime idee che vorreste mettere in pratica; tipo, come eliminare la fame, ridurre l'inquinamento, fermare il riscaldamento globale, rendere tutti felici...cose di questo genere. Naturalmente è solo un sogno per noi, ma ci sono state persone nel passato che hanno realmente avuto un tremendo potere nelle proprie mani. Non sul mondo intero, naturalmente, nessuno da solo lo ha mai governato. Ma sono esistite persone che hanno governato parti considerevoli del mondo ed il loro potere era assoluto e non soggetto a regole. Gli Imperatori Romani dell'ultimo periodo dell'Impero erano persone del genere. Erano chiamati porphirogenites, “nati nella porpora”, erano degli imperatori semidivini. Sapete, come imperatore a quei tempi non potevate girare la testa a destra o a sinistra mentre camminavate; i vostri sudditi erano in grado di parlarvi solo lo facevate voi per primi, e Dio solo sa cos'altro vi imponeva il protocollo imperiale. C'è un curioso dettaglio che riguarda Costanzo, il secondo marito di Placidia, che diceva che diventare Imperatore era stata un terribile esperienza per lui. Troppi protocolli! Era il prezzo del potere assoluto.

In realtà, “potere assoluto” è un'esagerazione. Galla Placidia, come tutti gli Imperatori prima e dopo di lei, aveva dei limiti a quello che poteva fare. Uno di questi limiti era quello di non poter condurre lei stessa gli eserciti. Doveva affidarsi a generali e questo era un bel problema: come accade sempre nella storia, i generali di successo tendono ad accentrare tutto il potere su di sé e, naturalmente, i generali non di successo sono completamente inutili. Così, durante la sua carriera di Imperatrice, il più grande problema di Placidia è stato quello di controllare i suoi generali mettendoli gli uni contro gli altri. Uno di questi generali era chiamato Ezio, dovreste aver sentito il suo nome. Era un personaggio notevole, era Romano ma era stato cresciuto dagli Unni, quindi loro erano suoi alleati combattevano per lui in caso di necessità (naturalmente a pagamento!). Ma Ezio era anche il generale che comandava l'esercito Romano che ha fermato l'invasione dell'Europa da parte di Attila l'Unno, nella famosa Battaglia di Chalons del 452 d.C.

Comunque, per la storia di Placidia come imperatrice servirebbe un libro intero ma, come ho detto, il segreto di essere noiosi e di raccontare proprio tutto, quindi diciamo solo che Placidia è stata in grado di tenere più o meno insieme l'Impero; una delle cose che ha ottenuto è stata quella di assicurare le forniture di grano a Roma dall'Africa. Questo nonostante il fatto che il Nord Africa fosse stato conquistato dai Vandali. Sì, ma hanno continuato a spedire grano a Roma per tutto il periodo in cui Placidia è stata Imperatrice. Dopo la morte di Placidia, i Vandali hanno smesso di inviare grano e non solo quello: hanno preso Roma e l'hanno saccheggiata - questo ha dato origine alla cattiva fama del loro nome, che perdura fino ad oggi. Credo che questo ci dimostra che Placidia faceva una differenza come imperatrice  a Ravenna; non era solo una bambola che indossava vestiti costosi.

Ma, dal nostro punto di vista, sappiamo che l'Impero d'Occidente non aveva speranze di sopravvivere a lungo e che sarebbe scomparso pochi decenni dopo Placidia. La domanda che ci potremmo fare è se lei avesse capito che l'Impero stava per crollare. Se sì, che cosa ha fatto per evitarlo? Mettetevi nei suoi panni: se foste stati Placidia, cosa avreste fatto per salvare l'Impero?

Vediamo allora se possiamo capire in che tipo di problemi si trovasse esattamente l'Impero Romano d'Occidente ai tempi di Placidia. Abbiamo detto precedentemente che gli imperi sono come le reazioni chimiche e le reazioni chimiche si fermano quando si esauriscono i reagenti. Nel quinto secolo, l'Impero Romano stava finendo i reagenti. Era cresciuto sui profitti fatti con le campagne militari ma, ad un certo momento nel secondo secolo, ha raggiunto i suoi limiti. Senza più facili conquiste in vista, l'Impero ha dovuto vivere delle sue proprie risorse ed non ha mai veramente imparato a farlo. L'impero, semplicemente, non poteva tassare i suoi sudditi abbastanza per sostenere le proprie truppe. L'Impero continuava a spendere più di quanto si potesse permettere per la difesa. E' tipico di ogni Impero nella storia: gli imperi si autodistruggono spendendo troppo per il loro apparato militare.

Gestire una grande struttura è sempre difficile e noi tendiamo a farlo male; un intero Impero potrebbe essere un caso particolarmente difficile. Per farlo bene, avremmo bisogno di un metodo che ho menzionato precedentemente; la dinamica dei sistemi, che è un modo per descrivere i sistemi e la relazione dei vari elementi che li compongono. Ma è raro che la gente possa capire i sistemi in questo modo. Ciò che invece accade è che nella maggior parte dei casi capiamo quali siano i punti critici (“le leve”) che stanno creando dei problemi, ma tendiamo ad agire su di essi nel modo sbagliato. E' una cosa che abbiamo appreso ai nostri tempi da Donella Meadows (come Placidia, una donna forte, anche se non un'imperatrice), che ci ha insegnato molto sulla dinamica dei sistemi. Si tratta di una tendenza molto generale: quasi sempre tiriamo le leve nella direzione sbagliata e peggioriamo i problemi che stiamo cercando di risolvere. Questo è ancora più chiaro nel caso dell'Impero Romano, perlomeno dal nostro punto di vista. Durante la fase di declino, gli Imperatori Romani combattevano per proteggere l'Impero dai Barbari, potevano vincere o perdere, ma ogni battaglia rendeva l'Impero più povero e debole. L'impero usava risorse che non potevano essere rimpiazzate. Risorse non rinnovabili, come diremmo oggi.

Non c'era quindi una soluzione ai problemi dell'Impero Romano? Beh, ce n'era una se ci pensate in termini di dinamica dei sistemi. Era questione di tirare le leve nella giusta direzione. Mettendo insieme sempre più truppe e combattendo battaglie, gli Imperatori Romani stavano tirando la leva nella direzione sbagliata. Dovevano invertire la direzione: la soluzione non era più truppe, ma meno truppe. Non più burocrazia imperiale, ma meno burocrazia imperiale, non più tasse, ma meno tasse. Alla fine, la soluzione era proprio lì ed era semplice: era il Medioevo.

Il Medioevo ha significato far piazza pulita della soffocante burocrazia imperiale; ha significato trasformare le costose legioni in milizie locali; avere gente che paga le tasse localmente. In breve, trasformare l'impero centralizzato in una costellazione di piccoli stati decentralizzati. Senza le terribili spese della corte Imperiale e della burocrazia Imperiale, questi piccoli stati avevano la possibilità di ricostruire la propria economia e dar vita ad una nuova fase di prosperità, come è in effetti accaduto durante il Medioevo. L'Impero stava andando in quella direzione, era inevitabile e si poteva anche facilitarne il percorso. Naturalmente, quando l'Impero era ancora forte e potente, nessun Imperatore aveva il potere di sciogliere le legioni, e nemmeno le burocrazia Imperiale. Ma questo è comunque avvenuto durante il quinto secolo e ciò che un imperatore (o imperatrice) avrebbe potuto fare era di dare agli eventi solo una spintarella nella giusta direzione. Non combattere il cambiamento, facilitalo. E' questo il modo di spingere le leve nella giusta direzione. Placidia potrebbe aver fatto questo? Incredibilmente, forse lo ha fatto.

Ciò che Galla Placidia poteva fare come imperatrice era, principalmente, di promulgare leggi. L'Impero aveva ancora una burocrazia funzionante e quindi gli editti di Ravenna non erano ignorati, perlomeno nelle regioni che l'Impero era ancora in grado di controllare. Così, la legge era il territorio di Placidia e lei ha promulgato un certo numero di leggi, molte delle quali esistono ancora nel “Codex Theodosianus”, una raccolta di leggi compilata per conto del nipote di Placidia, Imperatore d'Oriente, Teodosio II. Il Codice Teodosiano è un'incredibile massa di dati. Ci sono circa 2.500 leggi dentro. Vale la pena di darci un'occhiata, perché è pieno di spunti su cosa fosse la vita nell'Impero Romano a quel tempo. Ma è impossibile andarci in profondità se non sei uno specialista della materia – è davvero troppo. Così, ho imparato molto sulle leggi che ha fatto Placidia dal libro di Stewart Oost, che ha scritto la sua biografia nel 1966.

Ora, come ho detto, il codice teodosiano è una materia complessa e molto spesso non possiamo dire quale mente ci fosse con esattezza dietro ad una particolare legge. C'è dentro ogni sorta di legge ed è difficile trovare un filo conduttore nel corpo complessivo. Ma sembra esserci una qualche logica in ciò che la corte imperiale di Ravenna stava facendo a quel tempo. Quella logica somiglia vagamente alla politica di Michail Gorbaciov per l'Unione Sovietica – chiamiamolo “Impero Sovietico”. Gorbaciov ha consistentemente rifiutato di usare la forza per tenere insieme un impero che si stava disintegrando – anche se avrebbe potuto farlo. La corte di Ravenna, pare, ha adottato lo stesso approccio durante la prima metà del quinto secolo. L'Impero Romano aveva ancora un esercito che avrebbe potuto usare per distruggere le nazioni Barbare che si erano insediate all'interno dei confini dell'Impero. Ma questo avrebbe significato soltanto sperperare quelle poche risorse che l'Impero aveva ancora. Avrebbe grandemente accelerato la scomparsa dell'Impero.

Sembra che Galla Placidia agisse secondo il suo stile; facilita l'inevitabile, non combatterlo. Non che conoscesse la dinamica dei sistemi ma, dopo tutto, la dinamica dei sistemi è solo buon senso formalizzato e sembra che Placidia ne avesse parecchio. Così assistiamo alla tendenza di ridurre il potere della corte Imperiale. Lo potete vedere in alcuni dettagli, tipo quando ha ridato indietro al Senato, a Roma, il regalo d'oro che, come d'abitudine, i senatori regalavano all'Imperatore ogni anno. Ma lei ha fatto molto più di questo per ridurre il potere centrale dell'Impero. Placidia ha vietato ai coloni, i contadini legati alla terra, di arruolarsi nell'esercito. Questo aveva tolto all'esercito una delle sue principali fonti di manodopera e possiamo immaginare che lo abbia fortemente indebolito. Un'altra legge promulgata da Placidia autorizzava i grandi proprietari terrieri a tassare loro stessi i propri sudditi. Questo ha privato la corte Imperiale della sua principale fonte di introito. Tutto ciò significava una sola cosa: Medioevo.

Se lo scopo di Placidia era veramente di portare l'Impero verso il Medioevo, possiamo dire che ha avuto successo. Dopo la sua morte, l'Impero è svanito. Suo figlio Valentiniano è riuscito a farsi ammazzare pochi anni dopo, Roma è stata saccheggiata dai Vandali e questo è stato un colpo mortale. Per alcuni decenni, ci sono stati ancora individui che reclamavano il titolo di Imperatore d'Occidente, ma il loro nome non ci interessa gran che; come non interessava, probabilmente, ai loro contemporanei. Ci ricordiamo solo il nome dell'ultimo Imperatore d'occidente, Romolo Augusto, che è stato deposto nel 476, proprio perché è stato l'ultimo. Dopo di che, è stato Medioevo – la destinazione verso la quale l'Impero d'Occidente era in ogni caso diretto.

Questa è solo una possibile interpretazione di quanto ha fatto Placidia ed io sono il primo a dire che è solo un'ipotesi. Queste leggi potrebbero essere state promulgate semplicemente perché la Corte Imperiale vi è stata costretta o non aveva altra scelta. E, naturalmente, non sapremo mai cosa passasse nella mente di Placidia. Ci ha lasciato solo poche lettere che miracolosamente sono sopravvissute negli archivi Vaticani, ma niente che potremmo usare per penetrare nei suoi pensieri più profondi. Possiamo solo dire che stare coi Goti, anche se solo per pochi anni, potrebbe averle aperto la mente abbastanza da avere avuto la visione che nessun Imperatore, prima e dopo di lei, poteva avere. E così lei ha fatto cose che nessun Imperatore, prima o dopo di lei, poteva fare: spingere l'Impero verso il suo destino. Realizzare il proprio potenziale chimico, se preferite. In ogni caso, Placidia è stata il catalizzatore che lo ha reso possibile.

L'eredità di Galla Placidia

Ora vi chiederò ancora un piccolo sforzo di immaginazione. Chiudete gli occhi per un momento ed immaginate qualcosa che è accaduto molto, molto tempo fa; 15 secoli prima del nostro tempo. Immaginate una giovane principessa. Immaginate che abbia vissuto tutta la sua vita dentro palazzi bellissimi; che si vestiva con abiti splendidi e costosi gioielli, che ha passeggiato in giardini chiusi ricchi di statue e fontane, sempre protetta, sempre appartata, come è la sorte normale delle principesse.

E poi immaginatela in una situazione completamente diversa: lei è da qualche parte fra le montagne; intorno a lei la lenta, tortuosa colonna dei carri si è fermata ed il popolo dei Goti si è accampato per la notte. È una notte fredda di un inverno precoce e le donne hanno acceso fuochi da campo, mentre i guerrieri ci si siedono intorno cantando le loro canzoni. Questi alti guerrieri sono cristiani, ma di un diverso tipo – sono ariani, mentre la Principessa è cattolica, e ciò fa già una grande differenza. Ma non è solo quello. E' probabile che in uno dei loro carri portino ancora le statue lignee dei loro Dei pagani: forse Hertha, la dea della Terra e forse altri Dei del fuoco e del tuono. Forse, le preghiere recitate per queste antiche divinità si potevano ancora sentire come un sussurro nella notte. Placidia ascolta queste canzoni lontane e poi guarda le stelle come non le ha mai guardate. Queste sono le stesse stelle che possiamo vedere oggi (un po' più opache, perché abbiamo sporcato il cielo con le nostre scorie). Ma Placidia vede quelle stelle in un cielo di una chiarezza che oggi non possiamo nemmeno immaginare; il cielo di un mondo che si stava riducendo a quasi nulla, le sue città spopolate, le sue strade abbandonate ed i suoi terreni agricoli lasciati tornare a foresta. Proprio durante quegli anni, Rutilio Namaziano ci ha lasciato un'immagine indimenticabile delle luci di Roma nella notte, luci che vedeva per l'ultima volta mentre abbandonava la città, per cercare rifugio in Gallia. Ma, intorno a Placidia, non c'era luce artificiale, fatta eccezione per i fuochi accesi dai Visigoti, e poteva quindi vedere quel cielo fantastico.

Ora, naturalmente questa è solo fantasia, ma ve ne faccio menzione per un motivo. Vedete, ho detto che Placidia non ci ha lasciato quasi nulla in termini di parole scritte. Perlomeno niente che possiamo sfruttare per capire cosa pensava. Ma ci ha lasciato un messaggio che è forse ancora più chiaro di un diario scritto. E' il mausoleo che porta il suo nome a Ravenna; ed è li che potete trovare un trionfo di stelle nel mosaico del soffitto. Grandi, luminose e fantastiche stelle che ci ricordano un po' quelle che Vincent Van Gogh ha dipinto nel suo famoso quadro.

Sapete, quelle stelle nel mausoleo di Placidia mi ricordano sempre il Natale. Non, naturalmente, la festa commerciale in cui si è trasformato oggi, ma l'atmosfera del presepio che è ancora tradizionale nel sud dell'Europa e in Sud America. Naturalmente, nel mausoleo non troverete il Bambin Gesù e nemmeno la Vergine Maria. Queste figure sarebbero diventate tradizionali molto più tardi. Ai tempi di Galla Placidia la Cristianità era qualcosa di diverso da quello che è per noi. Ma non c'è dubbio che Placidia fosse una convinta cristiana; era una credente ed ha sempre visto la cristianità come una parte importante della sua vita. Il mausoleo è solo parte di questo suo atteggiamento.

Nessuno può dire, naturalmente, che quelle stelle nel mausoleo di Ravenna stiano lì a memoria dei viaggi di Placidia con i Visigoti, ma penso che possiamo prenderci questa piccola licenza creativa e vederle come tali. E', come ho detto, un modo per "sentire" la materia di cui parliamo. Ne abbiamo bisogno. Vedete, posso citare ora qualcosa che Marguerite Yourcenar dice nel suo “Memorie di Adriano”. Lei dice di aver avuto un fortissimo sentimento di affinità con l'Imperatore scomparso molto tempo fa, nel momento in cui ha preso in mano un gioiello che, molto probabilmente, lo stesso Adriano aveva tenuto in mano, una volta. Non abbiamo un gioiello che Placidia possa aver avuto o indossato, ma abbiamo quell'edificio, il mausoleo.

In realtà, l'edificio a Ravenna non è un “mausoleo” nel senso di qualcosa di costruito sulla tomba di qualcuno. E' ragionevolmente sicuro che Placidia non sia mai stata sepolta lì; è probabilmente morta a Roma e la sua tomba è andata perduta molto tempo fa. Non possiamo nemmeno essere sicuri che Placidia abbia avuto un ruolo nella progettazione di quell'edificio, è solo una tradizione posteriore. Comunque, se la tradizione c'è, deve esserci per qualche motivo ed io penso che ce ne sia uno. Secondo me, quell'edificio è stato costruito sotto la sua influenza. Ci sono molti dettagli che per me sono assolutamente chiari. Così, se camminate nel al mausoleo, sapete che state camminando in un luogo dove Galla Placidia ha camminato. E c'è di più: quello che posso dirvi è che quel mausoleo è un messaggio.

Ormai, Placidia è quasi una creatura dell'universo mitico degli Dei e degli Eroi, come Cassandra ed Elena di Troia. Non è ancora svanita dalla memoria ma la sua voce è debole e lontana. Tuttavia, se ascoltiamo attentamente, la possiamo sentire. E la potete ancora sentire se andate a vedere quel piccolo edificio a Ravenna, il suo ultimo messaggio per noi. E' semplice e di aspetto poco attraente all'esterno, ma è un trionfo di colori all'interno. Questo è già un messaggio in sé stesso che ci viene da un'epoca in cui qualsiasi cosa ci fosse di bello, doveva essere nascosto ed essere salvato dalla distruzione. Ma era lì, e poteva essere goduto da coloro che avessero la chiave per farlo. Ma non è solo questo. L'edificio ha un netto aspetto “femminile” e vi mostrerà di più di sé stesso se fate lo sforzo per meritarlo. E' come una donna che potrebbe mostrarvi qualcosa di intimo di sé stessa, ma solo se ve lo meritate. Quell'edificio ha un significato ed è nelle figure e nelle immagini che vi sono contenute: è la sua storia. La storia di Placidia – quell'edificio ve la racconterà, ma solo se ve lo meritate.

Sapete che l'arte di annoiare consiste ne raccontare ogni cosa, quindi non vi darò i dettagli delle decorazioni dell'edificio e di come ognuna di esse si adatti così bene alla storia di Placidia. Ve li lascerò soltanto immaginare e, se un giorno avrete la possibilità di visitare quel mausoleo, fatelo in silenzio ed ascoltate. E' una voce molto, molto flebile, ma la potete sentire, se fate attenzione. Dopotutto, un poeta romano vissuto secoli prima di Placidia, Terenzio, diceva: "niente di umano ci è alieno". E Placidia era una di noi.

Nella sua vita durata 62 anni, Placidia è stata principessa, regina ed imperatrice. Ha fatto del suo meglio in questi ruoli che ha ricoperto in tempi molto difficili. Durante il suo regno come Imperatrice, l'Impero d'Occidente è rimasto relativamente sicuro ed i Romani hanno sempre avuto il cibo di cui avevano bisogno. Aveva dei difetti, certo. Non è riuscita a salvare la sua madre adottiva dalla morte quando, forse, aveva l'opportunità di farlo. Era spietata con i suoi nemici ed il suo modo di essere Cristiana può aver sfiorato il bigottismo. Ma ha giocato il suo ruolo nel miglior modo che poteva in quei tempi difficili e potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nel chiudere un'era in cui in concetto stesso di “Impero Romano” era divenuto anacronistico. Un giudizio da parte di uno storico successivo, Cassiodoro, potrebbe dire tutto sul suo ruolo, “troppa pace”, anche se era inteso come una critica. Alla fine, lei era un essere umano come tutti noi ed ha seguito il suo destino, il suo potenziale chimico, se volete.

E, se il destino di Placidia era quello di diventare imperatrice, il vostro, ragazze e ragazzi, sembra essere quello di studiare chimica. Quindi il mio – il mio potenziale chimico, se preferite – è quello di insegnarvi la chimica. Questo è quello che faremo la prossima volta che ci incontreremo in quest'aula. Grazie per avermi ascoltato, ora possiamo andare a prenderci quel caffè!