mercoledì 16 giugno 2010

Sconfiggere i mercanti del dubbio

Di Ugo Bardi


Naomi Oreskes e Charles Conway hanno pubblicato su "Nature" una sintesi del loro libro recente  "Mercanti di dubbio". L'articolo è estremamente interessante in quanto mette a nudo le tattiche e le bugie dell'attacco contro la scienza del clima concertato recentemente dalle lobby dei combustibili fossili.


Vi ho già passato un pezzo dell'articolo in un post precedente. Ora, Valerio Fabbroni lo ha tradotto in italiano. Purtroppo, non lo possiamo mettere per intero su questo sito per ragioni di copyright e quindi ne metto soltanto la prima parte. Credo che sia lecito comunque, scambiarsi questo articolo a livello individuale nell'ambito del concetto di "peer to peer". Per cui, se volete leggere il testo completo, mandate un messaggio a ugo.bardi chiocciola unifi.it oppure a Valerio Fabbroni a bobmouldisold chiocciola gmail.com, e ve lo spediamo via email.

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Sconfiggere i Mercanti del Dubbio
Di Naomi Oreskes e Erik Conway
Nature, Volume: 465, 10 June 2010

Traduzione di Valerio Fabbroni

Da quando Charles Keeling iniziò le misurazioni sistematiche sui livelli di biossido di carbonio nell'anno 1957–58 come studio per l'International Geophysical Year, gli scienziati hanno continuato a lavorare per capire gli effetti di questi cambiamenti atmosferici sul clima.

Fin dalla fine degli anni '70, venne formato un consesso per occuparsi del riscaldamento causato dall'uomo e, nel 1992, la Convenzione di studio delle Nazioni Unite incaricò i suoi firmatari per prevenire la pericolosa interferenza dell'uomo nel sistema climatico. Dopo quasi venti anni, i progressi registrati sono molto pochi.

Nel frattempo, i sondaggi d'opinione hanno ripetutamente mostrato come una gran parte dei cittadini statunitensi – e molti di quelli canadesi, australiani e parte degli europei – non credono alle affermazioni degli scienziati. Nel dicembre del 2009, il sondaggio di Angus Reid rivelò che solo il 44% dei cittadini statunitensi era d'accordo sul fatto che il riscaldamento climatico fosse causato principalmente dalle emissioni dei veicoli e delle industrie”1. Non ci sono stati cambiamenti rilevanti nell'accettazione da parte del pubblico delle conclusioni scientifiche dal 19802, con l'opinione pubblica che confonde gli argomenti, credendo, ad esempio, che il buco nell'ozono è la causa principale del cambiamento climatico3.

Una delle ragioni per le quali il pubblico è confuso è dovuto al fatto che ci sono state persone che hanno voluto disorientarlo, per gran parte con campagne sovvenzionate proprio con l'intento di mettere in dubbio il cambiamento climatico.

Il 'commercio del dubbio' è una vecchia strategia; funziona, perché se la gente pensa che la scienza è opinabile, sarà alquanto improbabile che essi sostengano politiche pubbliche che si appoggino sulla scienza stessa.

Così come riportiamo nel nostro nuovo libro, Merchants of Doubt (Mercanti del Dubbio), questa è una strategia che è stata perseguita, spesso dalle stesse persone, per combattere l'idea che il fumo di sigaretta causasse il cancro, che le piogge acide o il buco nell'ozono fossero causati dall'inquinamento creato dall'uomo, che il pesticida DDT dovesse essere bandito, che il pianeta si stia riscaldando o, anche nel caso si riscaldi, che tutti dovremmo iniziare a preoccuparci. Malgrado questa lunga storia, gli scienziati sono male equipaggiati e mal preparati per affrontare i sofisti del dubbio.

Dalla fine degli anni '80, uno dei punti di riferimento delle affermazioni degli scettici e dei negazionisti del cambiamento climatico è costituito dal 'George C. Marshall Institute', un think tank di Washington DC; l'istituto fu fondato nel 1984 da Frederick Seitz, un fisico dello stato solido ed ex presidente della 'National Academy of Sciences', Robert Jastrow, un astrofisico e direttore del 'Goddard Institute for Space Studies', e William Nierenberg, un fisico nucleare a capo della 'Scripps Institution of Oceanography'. Tutti e tre erano uomini di successo, carismatici e brillanti e tutti e tre erano pervicacemente contrari al comunismo e forti sostenitori dell'iniziativa privata.

Nel 1984, queste persone unirono le loro forze per difendere il progetto dell'allora presidente Ronald Reagan, Strategic Defense Initiative, meglio conosciuto come 'Guerre Stellari'; ma solo pochi anni più tardi, l''indistruttibile e implacabile' nemico si disintegrò davanti agli occhi del mondo occidentale.
In questo periodo, i tre fisici avevano tutti passato la sessantina e si sarebbero potuti ritirare in pensione, felici nella consapevolezza di aver aiutato a vincere la guerra fredda; invece, diressero le loro attenzioni verso gli ambientalisti, che ai tempi venivano anche chiamati “watermelons” (cocomeri), verdi fuori e rossi dentro. Tramite l'istituto, iniziarono a sfidare le evidenze scientifiche dell'influenza dell'uomo sul cambiamento climatico.

Da notare che, mentre il Marshall Institute stava facendo i suoi primi passi all'inizio degli anni '80, Nierenberg era a capo di un gruppo peer-review, riunito dall'amministrazione Reagan per sminuire i danni causati dalle piogge acide, e Seitz stava lavorando per l'industria del tabacco. Dal 1979 al 1985, lo stesso Seitz diresse un programma per la R. J. Reynolds Tobacco Company, finanziando ricerche biomediche che poi vennero utilizzate per difendere i propri prodotti da chi sosteneva che il tabacco fosse responsabile del cancro, delle malattie cardiache e di altre patologie.

La storia dell'industria del tabacco è ampiamente documentata. Quello che è veramente importante da capire è in che modo l'industria riesca ad utilizzare le magagne della scienza a proprio vantaggio. A questo scopo, l'industria ha istituito il Council for Tobacco Research (originariamente Tobacco Industry Research Council, ma poi tolse di mezzo la parola 'industria' dopo esser stati consigliati da un'agenzia che si occupava di pubbliche relazioni), insieme a varie riviste, giornali e istituti, appositamente per pubblicare reclami. E ha ingaggiato scienziati per diffondere tutto questo, perché era ovvio che i dirigenti dell'industria del tabacco avrebbero perso credibilità, anche se spesso gli scienziati hanno poco e nessuna conoscenza di medicina, oncologia o epidemiologia.

continua.....

14 commenti:

  1. A proposito di mercanti del dubbio, mi fa un po' pensare l'iniziativa di Franco Battaglia e qualche amico di comprare una intera pagina del quotidiano Il Giornale per pubblicizzare una lettera indirizzata al presidente del consiglio e presidente della repubblica.
    Lettera finalizzata a far sorgere dubbi sull'utilità del fotovoltaico e la richiesta di togliere i finanziamenti per gli impianti.

    L'acquisto dell'intera pagina del quotidiano dovrebbe costare alcune decine di migliaia di euro.
    Ma Battaglia ha i soldi da buttare così? Qualcun altro ha pagato o regalato?
    Pagina 13, Il Giornale del 9 maggio 2010:
    Link

    Michele.

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  2. Poveraccio, immagino che abbia impegnato i suoi sudati risparmi.

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  3. " ... Il 'commercio del dubbio' è una vecchia strategia; funziona [....] è stata perseguita, spesso dalle stesse persone, per combattere l'idea che il fumo di sigaretta causasse il cancro, che le piogge acide o il buco nell'ozono fossero causati dall'inquinamento creato dall'uomo, che il pesticida DDT dovesse essere bandito...."


    Mah, dite che la strategia dei cattivoni funziona ma poi che esempi mi andate a tirare fuori?

    - Il DDT è stato bandito non so quanti decenni fa

    - lo sa anche la mia trisnonna che il buco dell'ozono è causato dai CFC che sono stati banditi anche quelli non so quanti anni fa

    - negli ultimi 27 anni non ho MAI conosciuto un fumatore, giovane o vecchio che non avesse ben chiari i rischi per la salute a cui si esponeva.

    - anche per quanto riguarda le piogge acide, non ho mai conosciuto nessuno che abbia mai avuto dubbi sul fatto che siano causate all'inquinamento.

    In realtà la presunta "geniale" strategia dei tre scienziati malvagi fino ad ora ha dimostrato di fallire *sempre* e *comunque*

    Poi, diciamo la verità: lo sanno anche i sassi ormai che il riscaldamento globale è causato da noi umani.

    Eppure come mai nel caso del AGW il "diabolico complotto" sembra funzionare alla grande, quando in passato ha *sempre* fallito??

    Purtroppo il problema è la vostra comunicazione:
    patetica, inefficace e controproducente, ma per motivi opposti a quelli che pensate.

    Il nemico non è fuori, non è la gente troppo stupida, non sono gli scienziati malvagi o l'industria del petrolio. Il nemico è dentro di voi (indovina da dove è entrato direbbe qualcuno...)

    Per fare un esempio: quando un fumatore si presenta dal dottore con un po di tosse, si svolge sempre la stessa scenetta: il dottore cerca di spaventare il paziente con scenari catastrofici, tumore, sofferenza, morte.
    Tutto ovviamente a fin di bene, per cercare di indurre il paziente a smettere di fumare in cambio di una migliore salute.
    Purtroppo, per quanto il discorso del dottore sembri pieno di buon senso, la sua comunicazione è infantile, la sua strategia è patetica e inefficace e otterrà *sempre* un effetto opposto a quello desiderato, ovvero il paziente fumerà quanto e più di prima.
    Ma non bisogna credere che il fumatore sia stupido o non abbia capito i rischi che corre, anzi, se si crede questo si è più stupidi del paxiente/fumatore.

    In effetti il problema di smettere di fumare non è "scientifico" ma esclusivamente "politico"
    Ovvero al fumatore non mancano le prove sulla pericolosità del fumo, gli mancano le motivazioni efficaci per smettere.

    Continuando a fornirgli prove su prove dei danni da fumo di sigaretta si fa la cosa più e inutile stupida che si possa fare.

    Sempre che l'obbiettivo sia quello di farlo smettere.
    Se invece l'obbiettivo è quello di sentirsi superiori, e di poter elargire pistolotti e ramanzine al prossimo auto compiacendosi della propria forbita eloquenza, allora si tratta di una strategia efficacissima, continuate così...

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  4. A proposito di mercanti del dubbio, segnalo come anche i giornalisti professionisti non discernano tra diversi argomenti.
    Mi sono permesso questa mattina di scrivere un commento a questo articolo su La Stampa. Il titolo dice tutto:"Un milione di posti di lavoro grazie al sole e al vento in Italia".
    Nei commenti ne compaiono tre e quello con autore Pippo è il mio. Forse non sono stato chiaro ma in poche righe è difficile, comunque sono stato affiancato ad un altro commento delirante di un tale Roberto e il giornalista Walter Passerini cosa ha concluso? "Proseguiamo una discussione di merito e meno schierata".
    Ecco se pure i giornalisti ufficiali ti dicono che sei schierato perché scrivi che il nucleare non va e continuare a puntare sull'auto non va bene...

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  5. @anonimo

    Onestamente faccio molta fatica a capire il tuo ragionamento, anche se constato nei fatti che tu hai ragione.

    Facciamo l'esempio del fumo. Io ho (poniamo) un parente o un carissimo amico che fuma. Sono seriamente preoccupato per la sua salute, anche perche' lo vedo tossicchiare, annaspare se deve fare una salita, ho un amico morto di cancro, ecc. So che il fumo fa male. Che gli devo dire per convincerlo?

    Conosco dei medici fumatori. Ti farei sentire le arrampicate sugli specchi che fanno per negare i danni da fumo. Uno sostiene che e' tutto predisposizione genetica, che viene "risvegliata" anche da poche sigarette. Ormai lui le ha fumate, quindi se deve morire di cancro e' condannato, che smetta o meno. E quindi continua.

    La cosa funziona per molto altro.

    Vedo una scia in cielo dietro un aereo, e l'amico (magari lo stesso) e' preoccupatissimo che sia un veleno deliberatamente sparso per avvelenarci tutti (mi succede davvero). Io provo a spiegargli che quella che si vede e' solo acqua (e porcherie analoghe a quelle che spargono le auto per strada, ma che non si vedono). Lui mi cita un po' di siti internet che "dimostrano" che ci stanno avvelenando. Io mi metto a far due conti, ma chiaramente lui non mi segue. Provo a mostrare le inconsistenze scientifiche dei siti suddetti, e l'unica reazione che ho e' che se me la prendo cosi' tanto di sicuro non e' una bufala. Cosa dovrei fare?

    Tu dici che anche i sassi sanno che il riscaldamento globale e' colpa nostra. Mi sto beccando del venduto a poteri forti (non so quali) perche' ho curato un numero della rivista del CICAP di informazione sul tema. Anche da parte di gente che sostiene che il secondo principio della termodinamica rende impossibile per principio l'effetto serra, perche' l'atmosfera fredda non puo' scaldare il terreno, piu' caldo. E se oso tirar fuori qualche formula di fisica, sono un arrogante che dall'alto dei suoi studi imbroglia la gente, con il "latinorum" di manzoniana memoria.

    Quale sarebbe un approccio efficace?

    In questi giorni gira un documento PPT sul grande complotto che ha impedito la diffusione di auto elettriche. Tutti gli sforzi fatti da noialti "geek" per far capire come una mobilita' elettrica puo' avere dei vantaggi avra' toccato, forse, mille persone. Un documento pieno di panzane sul moto perpetuo gira come una trottola. Evidentemente loro sono piu' comunicativi di noi, ma perche'?

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  6. Caro anonimo, francamente non sono daccordo che "lo sanno anche i sassi ormai che il riscaldamento globale è causato da noi umani". Magari fosse così. Il fatto è che la gente è confusa, bombardata di messaggi contraddittori e finisce per credere genuinamente che è tutto un complotto. Questo anche perchè mancano gli strumenti culturali che permetterebbero di filtrare il messaggio serio dal rumore di fondo.

    E' vero che la strategia delle lobby ha fallito con il DDT e col buco dell'ozono. Tuttavia, ha avuto successo nel consegnare alla pattumiera delle idee sbagliate uno studio come "i limiti dello sviluppo". Diciamo che di solito la verità vince sulla bugia; ma solo a lungo andare e la bugia può metter su una resistenza accanita prima di soccombere.

    Sul fatto che la strategia del dire alla gente le cose come stanno è cosa inefficace; beh, qui hai ragione. Qui c'è un esempio classico: quello delle cinture di sicurezza. La gente lo sapeva abbastanza bene che le cinture sono efficaci per prevenire i danni da incidenti stradali. Tuttavia, c'è voluta una legge che obbliga gli automobilisti a mettersele per convincerli - altrimenti non se le metteva nessuno.

    Allora, è molto strano che ci sia bisogno di una legge che ti obbliga a fare una cosa che è ovviamente vantaggiosa per te - e se non la fai ti becchi una multa! Quello che succedeva, io credo, è che la maggior parte della gente vive e viveva in una specie di "nebbia cognitiva" dove il fatto che è pericoloso andare in macchina senza cinture rimaneva una cosa nota - si, ma in termini molto vaghi. Ovvero, non faceva parte di quel "frame" o "carrello del supermercato cognitivo" che la integrava con altre cose. Mancava una coscienza quantitativa del rischio.

    Quello che sostengo io è che dovremmo prendere esempio dal caso delle cinture di sicurezza per la questione del clima. Chi è che ha deciso di fare una legge che obbliga la gente a mettersele? Beh, non è stata una decisione che è venuta dal basso. Nessun referendum, nessuna raccolta di firme, niente del genere. In parte, sono stati tutti quelli che avevano dei danni finanziari dal fatto che la gente non si metteva le cinture: le compagnie di assicurazioni e la previdenza sociale. In parte, è stata opera di gente genuinamente preoccupata per la salute dei cittadini anche se dalle cinture non ne aveva un guadagno monetario: medici, per esempio; è il loro mestiere.

    Credo che questa sia la strada per fare qualcosa di sensato contro la minaccia del riscaldamento globale. Ovvero, agire a livello legislativo sulla base di una consapevolezza del rischio e dei danni. Questo implica, come dico spesso, agire sugli "opinion leader" più che su "la gente" o "la ggente"........

    Vedo che mi è venuto un bel papiro. Ora appena posso ci faccio un post

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  7. (sono sempre l'anonimo di prima ma ho deciso di adottare un nick per praticità)


    "....E' vero che la strategia delle lobby ha fallito con il DDT e col buco dell'ozono. Tuttavia, ha avuto successo nel consegnare alla pattumiera delle idee sbagliate uno studio come "i limiti dello sviluppo"...."

    Non è assolutamente vero!! E vero il contrario, ormai la percezione dei limiti delle risorse fa parte del bagaglio culturale condiviso da tutti. Tra la gente comune nessuno mette nemmeno in discussione certi concetti.

    Lei confonde sempre (volutamente) la semplice percezione con gli atti da intraprendere.
    Ovvero confonde la "conoscenza" con la "politica"

    Rifacendomi al mio esempio che evidentemente non è stato preso in considerazione:

    Il fumatore sa perfettamente che il fumo fa venire il cancro e pur non essendo una persona stupida o debole, non smette.

    Dall'altra parte ci si ostina a ripetere il messaggio fumo=tumore pur sapendo che il destinatario è perfettamente a conoscenza di questo fatto.

    E' una situazione di stallo senza uscita se nessuno si decide a cambiare qualcosa.

    Ovviamente se siamo noi che vogliamo indurre un cambiamento nel fumatore dovremo rivedere la nostra comunicazione.

    Se però dopo attenta rianalisi tutto quello che sappiamo tirare fuori è che:

    Analisi:
    la colpa è sicuramente del fumatore che è troppo stupido e della lobby del tabacco che sostiene che il fumo fa bene

    Strategia:
    dobbiamo rinforzare il messaggio che il fumo fa venire il tumore. Facciamo vedere polmoni PIU' anneriti e morti PIU' atroci.

    .... beh cosa dire... con un'analisi così sballata, una strategia così inutile e controproducente, una comunicazione cosi' prevedibile didascalica e pedante siamo predestinati al fallimento totale e la colpa sarà solamente della nostra arroganza e pressapochismo.

    Basta con il pretesto della gente stupida che non capisce e dei lobbisti cattivi che remano contro...
    La gente mediamente non è stupida: è media, appunto.

    E' un grosso errore comunicativo trattare la gente come stupida spiegando e ripetendo sempre le stesse cose per lo più in modo didascalico e pedante.

    E i piani malvagi di "Spennacchiotto & Filo Sganga" sono poco più di un artificio narrativo che, nel contesto di questa comunicazione prevedibile e pedante servono per fare apparire l'eroe buono (lo "scienziato incorruttibile") ancora più buono

    Nella realtà fanno infinitamente peggio 7 miliardi di umani che cercano semplicemente, e molto umanamente, di sopravvivere che 7mila lobbisti "malvagi" che perseguono il loro business (più o meno come gli altri 7 miliardi di umani compresi io e lei, peraltro)

    Se non si è capito occorre intervenire sui contenuti e in modo pesante. Lasciamo le teorie sui carrelli e supermercati alle coop, che sanno cosa farne e pensiamo piuttosto a dare alle persone delle prospettive positive e dei comportamenti concreti da attuare subito se mai ne abbiamo in mente qualcuno.

    Se invece non abbiamo nulla di concreto da proporre e non possiamo fare nulla di utile per il prossimo, tanto vale aspettare il nostro destino in silenzio.

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  8. Caro Pablo, la prossima volta mandaci anche il tuo indirizzo, così sappiamo da che pianeta extrasolare vieni. "Ormai la percezione dei limiti fa parte del bagaglio condiviso da tutti". Sul tuo pianeta, appunto....

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  9. Pablo, se la percezione dei limiti fosse assodata, nessuno farebbe debiti inesigibili, nessuno fallirebbe per aver fatto il passo più lungo della gamba, nessuno conumerebbe come se sottoterra ci fosse petrolio fino alla fine del tempo.
    Il discorso del fumo ha una pecca: quando si parla di morte e tumori, entra in campo la soppressione: queste cose terribili succedono, ma AGLI ALTRI, e soprattutto NON E' COLPA MIA.

    Parli di corrette motivazioni? Ebbene, se le motivazioni devono essere corrette, e non passano per la consapevolezza intelligiente (so che il fumo fa male, ma me ne frego) allora devono passare per la consapevolezza subcosciente. Dolore, morte e catastrofe, ma non paventate come spauracchi, parlo di esperienze vere, patite o viste con gli occhi.

    Mai visto gente più motivate a smettere di fumare dopo la diagnosi di un tumore a se o ad un familiare, o la morte di un congiunto, verificato di persona.

    Perchè serve? perchè non stiamo parlando di scelte neutre, ma di staccarci da una DIPENDENZA.

    E la crisi climatica ci chiede di cambiare vita, e staccarci da una fortissima dipendenza insieme materiale, culturale e ideologica.

    E' questo il problema. La criso colpirà, mettera in moo dei meccanismi per recidere la dipendenza, ma a che prezzo? Potrebbe essere troppo alto.

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  10. Phitio riguardo al fumo hai delle idee totalmente infondate e sbagliate. Leggiti il libro di allen carr e lascia perdere i luoghi comuni e i discorsi da bar.

    Riguardo alla consapevolezza diffusa esistono le statistiche, tutto il resto è fuffa.

    Per quanto riguarda i fallimenti comunicativi de climatologi hanno una origine molto evidente.
    Quando uno tenta di fare qualcosa e fallisce, l'unica cosa utile da fare sarebbe analizzare il fallimento, cercare gli errori e correggerli.
    Il climatologo-comunicatore però, invece di cambiare il proprio atteggiamento cerca qualcuno a cui addossare la responsabilità per i propri fallimenti comunicativi (l'umanità troppo stupida, i lobbisti cattivi)
    Per me è abbastanza chiaro che con questo sistema si può solo ripetere il fallimento in un loop infinito.

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  11. Caro Pablo, la tua posizione è decisamente - diciamo così - "originale". In sostanza, tu ritieni che la gente sia consapevole di come stanno le cose riguardo al riscaldamento globale, ma il fatto che non si faccia niente in proposito dipende dal "fallimento comunicativo" dei "climatologi-comunicatori" che invece di spiegare le cose alla gente se la prendono con i lobbisti cattivi o con la stupidità della stessa. Onestamente, mi sembra una posizione totalmente sbagliata dal principio alla fine. Comunque, prendo atto e chiudiamola qui.

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  12. prendo atto pure io ma vorrei chiarire un concetto che mi sembra sia stata travisato:

    Io non ho MAI affermato che:

    " il fatto che non si faccia niente in proposito dipende dal "fallimento comunicativo" dei "climatologi-comunicatori" "

    ...anche perchè penso che in realtà si sta facendo molto, e questo indipendentemente, anzi, *nonostante* la cattiva comunicazione dei climatologi, (perlomeno in italia) - ma questo è un discorso nel quale non mi voglio addentrare per motivi di spazio.

    Dire che "la comunicazione di tizio ha fallito" non significa dire che l'intero processo è fallito ma solo che il contributo di tizio al processo è inferiore alle attese se non nullo.

    Quello che ho cercato ripetutamente di far notare è che qui si fa continuamente confusione tra l'atto di "informare" e il risultato atteso, che si intuisce essere una non meglio definita rivoluzione nei costumi del singolo o della comunità.

    In altre parole, il climatologo comunica il pericolo e si aspetta che cosa? che il mondo cambi istantaneamente?
    In che modo poi?
    Si tratta di un modo di procedere abbastanza naif che porta inevitabilmente a risultati frustranti.

    In effetti sono dell'idea che quando si mette in atto una strategia comunicativa (ma non solo) occorrerebbe fissare degli obbiettivi misurabili

    Primo: fissare gli obbiettivi
    Secondo: fissare i metodi di valutazione
    Terzo: stabilire la strategia comunicativa

    Senza obbiettivi dichiarati, chiari, misurabili, la comunicazione non ha senso.
    Sempre se parliamo di comunicazione mirata ad ottenere qualcosa di concreto - se invece si parla tanto per fare, perchè preoccuparsi dei risultati?

    tanto per chiarire il mio pensiero

    saluti
    pablo

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  13. Ecco, Pablo, l'ultima cosa che hai detto ora per me ha un senso.

    Finalmente hai comunicato meglio il tuo concetto :D

    Per passare ad esempi pratici, che proponi?

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  14. Eh.... Pablo, ora ti sei spiegato molto meglio. Infatti, i climatologi sono completamente ignoranti di strategia comunicativa e ingenui fino all'inverosimile, al punto di pensare che dibattendo pubblicamente con gli imbroglioni si ottenga qualcosa di utile. E continuano a cascarci.

    Comunque, a mio parere il centro della strategia è convincere gli opinion leaders che c'è un problema e delle dimensioni dello stesso. Una volta ottenuto questo risultato, si smetterà di disinformare il pubblico e si prenderanno dei provvedimenti. Il pubblico non è formato da imbecilli, assolutamente no. Solo che sono frastornati e sviati dalla propaganda. Chi era che diceva "il consumatore non è un imbecille, è tua moglie!" ?

    Per il momento, gli opinion leaders non sono ancora completamente convinti e siccome non sono scienziati non possiamo pretendere che vadano a leggersi gli articoli sulla letteratura scientifica. Questo è stato il grande errore dei climatologi: trascurare l'informazione di qualità calibrata sugli opinion leaders. Adesso, questo è il nosto compito: fornire proprio questa informazione di qualità.

    Attenzione, però, i climatologi possono dare delle raccomandazioni su cosa fare, ma metterle in pratica è compito dei policy-makers.

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