mercoledì 16 giugno 2010

Sconfiggere i mercanti del dubbio

Di Ugo Bardi


Naomi Oreskes e Charles Conway hanno pubblicato su "Nature" una sintesi del loro libro recente  "Mercanti di dubbio". L'articolo è estremamente interessante in quanto mette a nudo le tattiche e le bugie dell'attacco contro la scienza del clima concertato recentemente dalle lobby dei combustibili fossili.


Vi ho già passato un pezzo dell'articolo in un post precedente. Ora, Valerio Fabbroni lo ha tradotto in italiano. Purtroppo, non lo possiamo mettere per intero su questo sito per ragioni di copyright e quindi ne metto soltanto la prima parte. Credo che sia lecito comunque, scambiarsi questo articolo a livello individuale nell'ambito del concetto di "peer to peer". Per cui, se volete leggere il testo completo, mandate un messaggio a ugo.bardi chiocciola unifi.it oppure a Valerio Fabbroni a bobmouldisold chiocciola gmail.com, e ve lo spediamo via email.

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Sconfiggere i Mercanti del Dubbio
Di Naomi Oreskes e Erik Conway
Nature, Volume: 465, 10 June 2010

Traduzione di Valerio Fabbroni

Da quando Charles Keeling iniziò le misurazioni sistematiche sui livelli di biossido di carbonio nell'anno 1957–58 come studio per l'International Geophysical Year, gli scienziati hanno continuato a lavorare per capire gli effetti di questi cambiamenti atmosferici sul clima.

Fin dalla fine degli anni '70, venne formato un consesso per occuparsi del riscaldamento causato dall'uomo e, nel 1992, la Convenzione di studio delle Nazioni Unite incaricò i suoi firmatari per prevenire la pericolosa interferenza dell'uomo nel sistema climatico. Dopo quasi venti anni, i progressi registrati sono molto pochi.

Nel frattempo, i sondaggi d'opinione hanno ripetutamente mostrato come una gran parte dei cittadini statunitensi – e molti di quelli canadesi, australiani e parte degli europei – non credono alle affermazioni degli scienziati. Nel dicembre del 2009, il sondaggio di Angus Reid rivelò che solo il 44% dei cittadini statunitensi era d'accordo sul fatto che il riscaldamento climatico fosse causato principalmente dalle emissioni dei veicoli e delle industrie”1. Non ci sono stati cambiamenti rilevanti nell'accettazione da parte del pubblico delle conclusioni scientifiche dal 19802, con l'opinione pubblica che confonde gli argomenti, credendo, ad esempio, che il buco nell'ozono è la causa principale del cambiamento climatico3.

Una delle ragioni per le quali il pubblico è confuso è dovuto al fatto che ci sono state persone che hanno voluto disorientarlo, per gran parte con campagne sovvenzionate proprio con l'intento di mettere in dubbio il cambiamento climatico.

Il 'commercio del dubbio' è una vecchia strategia; funziona, perché se la gente pensa che la scienza è opinabile, sarà alquanto improbabile che essi sostengano politiche pubbliche che si appoggino sulla scienza stessa.

Così come riportiamo nel nostro nuovo libro, Merchants of Doubt (Mercanti del Dubbio), questa è una strategia che è stata perseguita, spesso dalle stesse persone, per combattere l'idea che il fumo di sigaretta causasse il cancro, che le piogge acide o il buco nell'ozono fossero causati dall'inquinamento creato dall'uomo, che il pesticida DDT dovesse essere bandito, che il pianeta si stia riscaldando o, anche nel caso si riscaldi, che tutti dovremmo iniziare a preoccuparci. Malgrado questa lunga storia, gli scienziati sono male equipaggiati e mal preparati per affrontare i sofisti del dubbio.

Dalla fine degli anni '80, uno dei punti di riferimento delle affermazioni degli scettici e dei negazionisti del cambiamento climatico è costituito dal 'George C. Marshall Institute', un think tank di Washington DC; l'istituto fu fondato nel 1984 da Frederick Seitz, un fisico dello stato solido ed ex presidente della 'National Academy of Sciences', Robert Jastrow, un astrofisico e direttore del 'Goddard Institute for Space Studies', e William Nierenberg, un fisico nucleare a capo della 'Scripps Institution of Oceanography'. Tutti e tre erano uomini di successo, carismatici e brillanti e tutti e tre erano pervicacemente contrari al comunismo e forti sostenitori dell'iniziativa privata.

Nel 1984, queste persone unirono le loro forze per difendere il progetto dell'allora presidente Ronald Reagan, Strategic Defense Initiative, meglio conosciuto come 'Guerre Stellari'; ma solo pochi anni più tardi, l''indistruttibile e implacabile' nemico si disintegrò davanti agli occhi del mondo occidentale.
In questo periodo, i tre fisici avevano tutti passato la sessantina e si sarebbero potuti ritirare in pensione, felici nella consapevolezza di aver aiutato a vincere la guerra fredda; invece, diressero le loro attenzioni verso gli ambientalisti, che ai tempi venivano anche chiamati “watermelons” (cocomeri), verdi fuori e rossi dentro. Tramite l'istituto, iniziarono a sfidare le evidenze scientifiche dell'influenza dell'uomo sul cambiamento climatico.

Da notare che, mentre il Marshall Institute stava facendo i suoi primi passi all'inizio degli anni '80, Nierenberg era a capo di un gruppo peer-review, riunito dall'amministrazione Reagan per sminuire i danni causati dalle piogge acide, e Seitz stava lavorando per l'industria del tabacco. Dal 1979 al 1985, lo stesso Seitz diresse un programma per la R. J. Reynolds Tobacco Company, finanziando ricerche biomediche che poi vennero utilizzate per difendere i propri prodotti da chi sosteneva che il tabacco fosse responsabile del cancro, delle malattie cardiache e di altre patologie.

La storia dell'industria del tabacco è ampiamente documentata. Quello che è veramente importante da capire è in che modo l'industria riesca ad utilizzare le magagne della scienza a proprio vantaggio. A questo scopo, l'industria ha istituito il Council for Tobacco Research (originariamente Tobacco Industry Research Council, ma poi tolse di mezzo la parola 'industria' dopo esser stati consigliati da un'agenzia che si occupava di pubbliche relazioni), insieme a varie riviste, giornali e istituti, appositamente per pubblicare reclami. E ha ingaggiato scienziati per diffondere tutto questo, perché era ovvio che i dirigenti dell'industria del tabacco avrebbero perso credibilità, anche se spesso gli scienziati hanno poco e nessuna conoscenza di medicina, oncologia o epidemiologia.

continua.....