mercoledì 2 aprile 2014

Studio finanziato dalla NASA: la civiltà industriale è diretta verso un “collasso irreversibile”?

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (h/t Luca Lombroso)

Nota di UB. Su questo sudio ci sono parecchie cose da dire e anche parecchie critiche da fare, inclusa l'enfasi esagerata sul fatto di essere "finanziato dalla NASA," cosa che - di per se - non vuol dire affatto che sia uno studio valido. Con calma, sto preparando un piccolo esame critico di questi risultati. Nel frattempo, potete leggervi anche l'ottimo articolo di Dario Faccini in proposito sul blog di ASPO-Italia. 

 

Di Nafeez Ahmed

Gli scienziati del mondo naturale e sociale sviluppano un nuovo modello di come la “tempesta perfetta” di crisi potrebbe disfare il sistema globale


Questa immagine dell'Osservatorio della Terra della NASA mostra un sistema tempestoso che circola intorno ad un'area di bassa pressione estrema  nel 2010, che molti scienziati attribuiscono al cambiamento climatico. Foto: AFP/Getty Images


Un nuovo studio sponsorizzato dal Centro per il Volo Spaziale Goddard della NASA ha evidenziato la prospettiva che la civiltà industriale globale possa collassare nei prossimi decenni a causa dello sfruttamento insostenibile delle risorse e la distribuzione sempre più iniqua della ricchezza. Osservando che gli avvertimenti di “collasso” sono spesso marginali o controversi, lo studio cerca di dare un senso a dati storici convincenti che mostrano che “il processo di ascesa e collasso è di fatto un ciclo ricorrente che si ritrova lungo tutta la storia”. I casi di distruzione grave di civiltà dovuti al “collasso precipitoso – spesso della durata di secoli – è stato piuttosto comune”.

Il progetto di ricerca è basato su un nuovo modello di disciplina incrociata “Dinamiche esseri umani-natura” (Human And Nature DYnamical – HANDY), condotto dal matematico applicato Safa Motesharri del Centro Nazionale di Sintesi Socio-Ambientale, in associazione con una squadra di scienziati del mondo naturale e sociali. Lo studio basato sul modello HANDY è stato accettato per la pubblicazione peer-reviewed nella rivista di Elsevier, Economia Ecologica. Questa scopre che secondo i dati storici, anche le civiltà avanzate e complesse sono soggette al collasso, sollevando domande circa la sostenibilità della moderna civiltà:

“Il crollo dell'Impero Romano e quello dei parimenti avanzati (se non di più) Imperi Han, Maya e Gupta, così come molti altri Imperi avanzati mesopotamici, testimoniano tutti il fatto che civiltà avanzate, sofisticate, complesse e creative possono essere sia fragili si impermanenti”. 

Investigando le dinamiche della natura umana di questi casi di collasso passati, il progetto identifica i fattori interrelati più salienti che spiegano il declino della civiltà e che potrebbero aiutare a determinare il rischio di collasso oggi: cioè, Popolazione, Clima, Acqua, Agricoltura ed Energia. Questi fattori possono portare al collasso se convergono per generare due caratteristiche sociali cruciali: “lo stress delle risorse dovuto alla tensione posta sulla capacità di carico ecologica” e “la stratificazione economica della società in Elite [ricche] e Masse o 'cittadini comuni' [poveri]”. Questi fenomeni sociali hanno giocato “un ruolo centrale nel carattere o nel processo del collasso”, in tutti quei casi durante “gli ultimi 5.000 anni”. Attualmente, gli alti livelli di stratificazione economica sono direttamente collegati al consumo eccessivo di risorse, con “Elite” che si trovano in gran parte in paesi industrializzati responsabili di entrambe le cose:

“... il surplus accumulato non è solo distribuito in modo iniquo nella società, ma piuttosto è stato controllato da una élite. Alla massa della popolazione, mentre produce la ricchezza, viene assegnata una piccola porzione della stessa da parte delle élite, di solito a livelli di sussistenza o poco al di sopra”. 

Lo studio sfida coloro che sostengono che la tecnologia risolverà queste sfide aumentando l'efficienza:

“Il cambiamento tecnologico può aumentare l'efficienza dell'uso della risorsa, ma tende anche ad aumentare sia il consumo pro capite della risorsa sia la scala dell'estrazione della risorsa, cosicché, assenti gli effetti delle politiche, gli aumenti del consumo spesso compensano l'aumento di efficienza nell'uso della risorsa”.

Gli aumenti di produttività dell'agricoltura e dell'industria degli ultimi due secoli sono venuti da “un aumento (piuttosto che da una diminuzione) della produzione”, nonostante dei guadagni di efficienza straordinari durante lo stesso periodo. Facendo modelli su una gamma di diversi scenari, Motesharri e i suoi colleghi concludono che in condizioni “che riflettono da vicino la realtà del mondo di oggi... scopriamo che il collasso è difficile da evitare”. Nel primo di questi scenari, la civiltà:

“... appare trovarsi su una strada sostenibile per un periodo piuttosto lungo, ma anche usando un tasso di esaurimento ottimale e cominciando con un numero davvero piccolo di élite, Le élite stesse alla fine consumano troppo, col risultato di una carestia fra i cittadini comuni che alla fine causa il collasso della società. E' importante osservare che questo collasso di Tipo L è dovuto ad una carestia indotta dall'iniquità che causa una perdita di lavoratori, piuttosto che a un collasso della Natura”.

Un altro scenario si concentra sul ruolo dello sfruttamento continuo delle risorse, scoprendo che “con un ampio tasso di esaurimento, il declino dei cittadini comuni avviene più rapidamente, mentre le élite prosperano ancora, ma alla fine i cittadini comuni collassano completamente, seguiti dalle élite”. In entrambi gli scenari, i monopoli della ricchezza da parte delle élite significano che queste sono protette dagli “effetti più negativi del collasso ambientale fino a molto più tardi rispetto ai cittadini comuni”, permettendo loro di “continuare col 'business as usual' nonostante la catastrofe imminente”. Lo stesso meccanismo, sostengono, potrebbe spiegare il perché “le élite hanno permesso che avvenissero i collassi storici che sembrano essere ovvi dalla traiettoria catastrofica (più chiaramente evidente nei casi Romano e Maya)”. Applicando questa lezione al nostro dilemma contemporaneo, lo studio avverte che:

“Mentre alcuni membri della società potrebbero dare l'allarme che il sistema si muove verso un collasso imminente e pertanto richiedere cambiamenti strutturali della società per evitarlo, le élite e i loro sostenitori, che si opporrebbero a questi cambiamenti, potrebbero indicare la traiettoria lunga e sostenibile 'fino ad ora' a sostegno del non fare nulla”. 

Tuttavia, gli scienziati evidenziano che gli scenari peggiori non sono affatto inevitabili e suggeriscono che una politica appropriata e dei cambiamenti strutturali potrebbero evitare il collasso, se non spianare la strada verso una civiltà più sostenibile. Le due soluzioni chiave sono quella di ridurre l'iniquità economica così come quella di una più equa distribuzione delle risorse e di ridurre drammaticamente il consumo di risorse affidandosi a risorse rinnovabili meno intensive e riducendo la crescita della popolazione:

“Il collasso può essere evitato e la popolazione può raggiungere un equilibrio se il tasso di esaurimento pro capite della natura viene ridotto ad un livello sostenibile e se le risorse vengono distribuite in modo ragionevolmente equo”. 

Il modello HANDY finanziato dalla NASA offre un campanello d'allarme credibile ai governi, alle multinazionali e alle imprese – e ai consumatori – per riconoscere che il 'business as usual' non può essere sostenuto e che sono richiesti immediatamente politiche e cambiamenti strutturali. Anche se lo studio è ampiamente teorico, numerosi altri studi empiricamente focalizzati – da parte del KPMG e dell'Ufficio Governativo della Scienza del Regno Unito, per esempio – hanno avvertito che la convergenza delle crisi alimentare, idrica ed energetica potrebbero creare la 'tempesta perfett' entro circa 15 anni. Ma queste previsioni 'business as usual' potrebbero essere molto prudenti.