mercoledì 15 luglio 2015

Viva l'Italia! Il “paese del sole” può raggiungere il milione di impianti fotovoltaici?

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Nonostante l'inarrestabile disastro economico, nonostante la disoccupazione, la burocrazia, la tassazione eccessiva, il malgoverno, la corruzione, la mafia e tutto il resto, gli italiani stanno reagendo almeno in un settore: nelle energie rinnovabili, specialmente nel fotovoltaico.

Potete vedere le tendenze in Italia nell'immagine qui sotto (da assoelettrica). Notate come il numero di impianti stia crescendo più rapidamente della potenza installata, indice della tendenza verso i piccoli impianti.

lunedì 13 luglio 2015

I limiti della crescita e la Grecia: collasso sistemico o finanziario?

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


I risultati dello “scenario standard” (o “caso base”) dello studio “I Limiti della Crescita”. Potrebbe essere che il collasso in corso della Grecia sia un sintomo di un collasso più generale che quel modello genera per i primi due decenni del XXI secolo?


Dunque, siamo giunti ad un punto interessante, inteso nel senso cinese di maledizione. E' il punto in cui al popolo greco viene chiesto di scegliere fra la fame e la schiavitù, e questo dovrebbe essere un trionfo della democrazia.

Mentre la tragedia si dipana, le persone prendono posizione, indirizzando la loro rabbia impotente verso questo o quell'obbiettivo: l'Euro, i burocrati di Brussels, il governo greco, Tsipras, una qualche cospirazione internazionale e persino Putin, il solito spauracchio di qualsiasi cosa.

Ma potrebbe essere che tutto il circo finanziario che stiamo vedendo danzare dentro e intorno alla Grecia sia solo l'effetto di cause molto più profonde? L'effetto di qualcosa che rosicchia i fondamenti stessi non solo della Grecia, ma di tutto il mondo occidentale?

Facciamo un passo indietro e diamo un'occhiata allo studio del 1972 intitolato “I Limiti della Crescita” (LTG). Guardate lo scenario “caso base”, quello che ha usato in ingresso i dati che sembravano i più affidabili in quel periodo. Eccolo, nella versione del 2004 dello studio, con dati in ingresso aggiornati.


Nonostante tutte le critiche ricevute da LTG negli anni, la sua solidità è stata ripetutamente dimostrata, per esempio in “The Limits to Growth Revisited”. I calcoli di LTG erano basati su diverse ipotesi, quella principale era che i costi in aumento risultanti dal graduale esaurimento delle risorse naturali del mondo avrebbero portato un peso crescente sul sistema industriale, forzandolo a rallentare la propria crescita e, alla fine, ad iniziare un declino irreversibile.

In generale, i modelli sono più affidabili quando sono molto generici (o “aggregati”). Quindi, per esempio, è una sfida accettata quella di prevedere il clima della Terra fra cento anni, ma solo perché i modelli non fanno alcun tentativo di prevedere il tempo atmosferico di giorni e luoghi specifici. Se vieni colpito da un uragano, puoi dire che questo è il risultato del clima che cambia, ma sai anche che è impossibile prevedere quando e dove colpirà il prossimo uragano.

La stessa cosa vale per il collasso generato dal modello di LTG. E' molto aggregato: può prevedere un collasso generico, ma non può prevedere dove e quando avverranno esattamente dei collassi locali. Ma è probabile che i collassi locali comincino fra le economie più deboli del mondo; regioni con capacità produzione industriale basse e con poche o nessuna risorsa minerale interna. La Grecia, appunto.

Ciò non significa che i fattori finanziari non possano aver accelerato il collasso Greco o avrelo reso peggiore. Ma se la ragione del disastro greco è sistemica, allora nessun trucco finanziario curerà la malattia che non è finanziaria nella sua essenza.

Se lo studio LTG ha ragione e la crisi è generata dai costi di produzione di risorse naturali gradualmente in aumento (e ci sono le prove che questi costi stanno aumentando in tutto il mondo, vedete anche qui), allora il collasso non può essere evitato, al massimo può essere mitigato agendo a livello sistemico. Tramite misure come l'energia rinnovabile, l'efficienza e il riciclo, il sistema può essere aiutato ad affrontare la ridotta disponibilità di risorse. Ma la contrazione economica del sistema è inevitabile. E' un contrazione che chiamiamo collasso finanziario, ma è semplicemente il risultato del sistema che si adatta a risorse di qualità inferiore (leggi più costose).

E se le ragioni del collasso sono sistemiche e non finanziarie, si deve quindi trattare di un fenomeno in progressione che colpirà tutti i paesi vulnerabili, a partire dai paesi mediterranei europei: Spagna, Italia e Portogallo, che potrebbero essere i prossimi.

Si fermerà mai il collasso? Sì, si fermerà quando la dimensione dell'economia mondiale sarà diventata compatibile con la qualità dell'energia che la sostiene (che possiamo misurare in termini di energia di ritorno dall'energia investita – EROEI). Per cui potremmo affrontare una discesa molto lunga e profonda, di fatto, a meno che non riusciamo a re-alimentare l'economia con nuove fonti di energia rinnovabile di qualità energetica comparabile.

Non è impossibile, ma nemmeno economico, e gran parte delle persone dicono che è troppo costoso. Così, il nostro futuro sarà quello che la nostra avidità determinerà. Se non altro, avremo ciò che ci meritiamo.






domenica 12 luglio 2015

Alti livelli di carbonio possono rendere più difficile la crescita delle piante

Da “Climate Progress”. Traduzione di MR (via Luca Pardi)

Di Natasha Geiling



Contrariamente alla popolare tesi conservatrice, un nuovo studio ha scoperto che l'aumento del biossido di carbonio atmosferico non necessariamente è un vantaggio per la crescita delle piante – piuttosto, causa maggiori difficoltà alla piante nell'assorbimento di azoto nel tempo, un nutriente cruciale per la crescita e la salute della pianta. Pubblicato sulla rivista Global Change Biology, lo studio ha scoperto che man mano che i livelli di biossido di carbonio nell'aria aumentano, la concentrazione di azoto nelle piante diminuisce, diminuendo così i livelli di proteine nelle piante e la capacità di crescita. La squadra di ricercatori internazionali ha studiato l'impatto dell'aumento di carbonio atmosferico su tipi di ecosistemi molteplici – dalle praterie alle foreste – osservando esperimenti sul campo di vasta scala condotti in otto paesi in quattro diversi continenti.

“In tutti i tipi di ecosistema i risultati mostrano che alti livelli di biossido di carbonio possono inibire la capacità delle piante di assorbire azoto e che questo effetto negativo è dovuto in parte al fatto che l'aumento di biossido di carbonio ha un effetto marginale o inesistente sulla crescita di molti ecosistemi”, ha detto in una dichiarazione alla stampa Johan Uddling, docente di lungo corso al Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali dell'Università di Gothenburg e principale ricercatore del progetto. Fra i conservatori – e fra alcuni scienziati – per lungo tempo c'è stata la speranza che il cambiamento climatico potesse realmente stimolare la crescita delle piante sul breve termine, man mano che l'atmosfera diventa più ricca di biossido di carbonio. Il Senatore James Inhofe (Ok, repubblicano) ha detto che il cambiamento climatico ha “contribuito ad aumentare la produttività agricola”, sostenendo che “il CO2 è un fertilizzante”E mentre alcuni studi hanno sostenuto la dichiarazione di Inhofe, altri – come quello più recente – hanno scoperto che è vero l'opposto. “Le scoperte dello studio sono inequivocabili. Il contenuto di azoto nelle colture è ridotto nelle atmosfere con livelli maggiori di biossido di carbonio in tutti e tre i tipi di ecosistema. Inoltre, possiamo vedere che questo effetto negativo c'è a prescindere dal fatto che la crescita della pianta aumenti ed anche se viene aggiunto del fertilizzante. Ciò è nuovo ed inaspettato”, ha detto Uddling. Lo studio ha scoperto che sia per il grano che per il riso, l'aumento del biossido di carbonio in atmosfera ha portato a colture meno nutrienti. Il grano ed il riso sono due dei cereali globalmente più importanti – insieme al mais, il grano e il riso forniscono oltre il 50% dell'energia mondiale derivata da piante, secondo il Centro Internazionale di Ricerca sullo Sviluppo.

Gli studi precedenti hanno a loro volta visto le riduzioni del contenuto di azoto nelle piante cresciute in ambienti ad alto contenuto di carbonio, ma lo hanno tradizionalmente attribuito a una specie di diluizione – sulla base dell'idea che man mano che il carbonio stimola la crescita della pianta e il tasso di fotosintesi aumenta, l'assorbimento dell'azoto semplicemente non era in grado di tenere il passo. Quella teoria, ha detto Uddling, ora è stata messa in dubbio. “Le scoperte di questo studio mostrano che questa interpretazione è semplificata e parzialmente sbagliata. Stiamo osservando un ridotto contenuto di azoto anche quando la crescita non viene condizionata. Inoltre, l'effetto c'è anche in prove con potenti fertilizzanti, il che indica che la cosa non si riduce ad un limitato accesso all'azoto nel suolo”, ha detto Uddling. “Gli studi futuri dovranno cercare cosa causa l'effetto, ma sembra essere collegato alla capacità delle piante di assorbire azoto piuttosto che alla variazione dei suoi livelli nel suolo”.

venerdì 10 luglio 2015

La Terra si trova sull'orlo della sua sesta estinzione di massa ed è colpa nostra

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Il tasso al quale le specie vertebrate stanno morendo ora supera di molto quello normale




Il Tilosauro marino e il Pteranodonte volante si sono estinti nell'estinzione del Cretaceo-Terziario. Foto: Arthur Dorety/Corbis

Di Jan Zalasiewizc

La vita sulla Terra è in pericolo. Lo sappiamo bene. Ma quanto siano diventate gravi le cose e quanto velocemente si stanno sviluppando gli eventi? Quanto, di fatto, prima che i tesori biologici della Terra vengano devastati, in quella che sarà il sesto grande evento di estinzione di massa? E' questo che Gerardo Caballos ed i suoi colleghi dell'Università Autonoma del Messico hanno valutato in un saggio uscito venerdì.

Queste sono domande straordinariamente difficili. Ci sono diversi milioni di specie, molte elusive e rare, che abitano luoghi remoti e pericolosi. Ci sono troppo pochi biologi esperti nel campo per tracciarle tutte. Dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che ogni singola specie sia estinta è un lavoro arduo e certosino (pensate a quanto c'è voluto per mostrare – alla maggior parte della gente, perlomeno – che Loch Ness probabilmente non ospita un grande mostro). E non si tratta soltanto di fare l'appello delle estinzioni moderne. Ciò deve essere confrontato con un “riferimento” a lungo termine del tasso di estinzioni durante la lunga storia geologica nel nostro pianeta. Ciò può soltanto essere estratto dal lavoro ugualmente certosino e difficile di scavare ed identificare milioni di fossili dagli strati di roccia quasi infiniti. Senza sorpresa, diversi studi fatti finora sui diversi fossili hanno ottenuto tassi di riferimento diversi.

Caballos e i suoi colleghi hanno ponderato queste difficoltà ed hanno elaborato probabilmente la stima finora più robusta di quanto sia grave la crisi moderna. Sono stati deliberatamente prudenti – sono ben consapevoli dei pericoli di gridare al lupo al lupo su un argomento di tale importanza e sul quale la passione si infiamma. Per cominciare, si sono limitati ai gruppi di organismi meglio studiati: i vertebrati. Poi hanno fatto una stima per eccesso delle estinzioni di fondo con cui confrontarsi, per rendere le cifre moderne meno drammatiche possibili. Poi, hanno aggiunto quelle estinzioni naturali che è probabile che siano avvenute, ma che non sono state ancora verificate. Anche con questo cautela, le cifre sono comunque scioccanti. Piuttosto che le nove estinzioni fra i vertebrati che ci si aspettava che fossero avvenute in circostanze geologiche normali dal 1900, la loro stima prudente aggiunge altre 468 estinzioni, distribuite fra mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci.

Esempi di specie perdute includevano il delfino dello Yangtze e il Rospo dorato del Costa Rica. A seconda del gruppo, i tassi di estinzione sono da 10 a 100 volte più alti del normale. Una sesta estinzione di massa sta quindi cominciando. Caballos e i suoi colleghi stimano che crescerà fino a rivaleggiare con l'ultima grande catastrofe del passato, quando i dinosauri e gran parte del resto sono scomparsi 65 milioni di anni fa, in un tempo corrispondente a tre tempi di vita umani. Ancora una volta, si tratta di una stima prudente . Considera semplicemente i meccanismi di uccisione, di perdita di habitat, di predazione, di inquinamento e così via in funzione oggi. La proiezione di Caballos non tenta nemmeno di considerare, per esempio, gli effetti del riscaldamento globale o dell'acidificazione dell'oceano. Una volta che questi entrano in gioco sul serio, faranno sparire molte specie dalle loro zone di abitabilità e farà aumentare il tasso di estinzioni ancora di più.

In termini di scala, ora stiamo vivendo all'interno di uno di quei brevi e rari episodi nella storia della Terra in cui il contesto biologico della vita viene smantellato. Si tratta di una tragedia in tutti i sensi – ma, in sé, potrebbe essere vista come un ulteriore episodio di distruzione biologica nella storia del nostro pianeta. La Terra c'è già passata in precedenza – e ci passerà ancora, prima che la sua vita venga completamente estinta fra più o meno un miliardo di anni in futuro. Questa particolare perturbazione della biosfera, però, ha alcune caratteristiche molto speciali. Di fatto, non c'è stato niente di lontanamente simile nella storia del nostro pianeta. Per coincidenza, uno degli autori dello studio di Caballos, Anthony Barnosky dell'Università della California a Berkeley, è stato impegnato in un altro studio pubblicato la stessa settimana, uno studio che ha cercato di mettere il dito esattamente su cosa c'è di così diverso – e così strano, in termini planetari, da non indugiarci sopra – su cosa sta succedendo alla biosfera proprio in questo momento.

Questo secondo studio, condotto da Mark Williams, un paleontologo dell'Università di leicester, ha identificato alcune novità piuttosto straordinarie al centro degli eventi attuali. Primo, le estinzioni passate sono state alimentate da quelli ora che stanno diventando i molto famigliari cavalieri dell'apocalisse planetaria: enormi eruzioni vulcaniche che soffocano l'atmosfera ed avvelenano i mari; il caos causato dall'impatto di un grande asteroide e gli effetti strazianti di un rapido cambiamento climatico. Nessuno di questi figura realmente nell'attuale crisi biologica – nemmeno il cambiamento climatico, che è ancora soltanto nelle sua fasi iniziali.

Piuttosto, le estinzioni sono state alimentate dagli effetti di una sola specie, l'Homo Sapiens. Una tale estinzione di massa non è mai avvenuta prima (con la probabile eccezione di 2,5 miliardi di anni fa, quando un tipo di microbo ha sviluppato la fotosintesi per diffondere l'ossigeno, un gas che sarebbe stato altamente tossico per gli altri microbi che vivevano allora e che sarebbero stati spinti ai margini della vita sulla Terra – dove sono ancora). Ancora più straordinario, quest'unica specie vive sulla terraferma, ma è riuscita a diventare il predatore apicale anche degli oceani, causando il collasso delle popolazioni di balene e pesci.

In tutto, la nostra sola specie ora si è impadronita di qualcosa fra il 25 e il 40% della produttività primaria della Terra. E' una produttività che su grandi aree di terra è “iper fertilizzata” dall'estrazione di milioni di tonnellate di azoto dall'aria, col processo Haber-Bosch, e scavando quantità analoghe di fosfati dalla terra. Le colture super nutrite vengono nutrite, in modo altamente efficiente, per allevare animali che a nostra volta mangiamo. La scala di questa operazione è un grande motivo della scala dell'estinzione di massa in corso di altri organismi. Lo scienziato Vaclav Smil, dell'Università di Manitoba, ha calcolato che misurati semplicemente in massa, gli esseri umani ora costituiscono un terzo dei vertebrati terrestri e gli animali che alleviamo per mangiare – mucche, maiali, pecore e così via – costituiscono gran parte degli altri due terzi. Tutti gli animali selvatici – elefanti, giraffe, tigri e così via – ora sono meno del 5% in massa. E' un indicatore di quanto siano stati spinti ai margini dagli esseri umani.

Gli esseri umani cambiano le cose in altri modi – ora dirigono l'evoluzione degli animali che sono utili a loro attraverso la riproduzione e l'ingegneria genetica: ancora una volta, si tratta di una novità planetaria. L'energia che la nostra specie ottiene dalla fotosintesi non è sufficiente e quindi estraiamo energia fotosintetica immagazzinata dal sottosuolo, come gli idrocarburi, in enormi quantità e la usiamo per alimentare le nostre macchine. Queste macchine – auto, aerei, computer e molto altro – sono state definite, insieme ai loro software umani, la tecnosfera dal geologo Peter Haff dell'Università di Duke. Haff lo vede come un sistema emergente con le sue proprie dinamiche interne (e che gli esseri umani attualmente alimentano, ma che non controllano realmente) – di fatto un'emanazione della biosfera. Qualsiasi cosa sia, si evolve alla velocità della luce in confronto all'evoluzione biologica.

I cambiamenti della biologia della terra comprendono, pertanto, un evento di estinzione di massa che si sviluppa rapidamente, come reso su grafico da Gerardo Caballos e dai suoi colleghi. Ma ciò potrebbe essere visto come parte di una trasformazione molto più radicale. Stanno emergendo nuovi schemi fondamentali che potrebbero essere paragonati, diciamo, col cambiamento di mezzo miliardo di anni fa, quando una biosfera che consisteva di soli microbi ha lasciato spazio ad una dominata da animali multicellulari. Questo nuovo schema planetario potrebbe svilupparsi forse abbastanza bene da aiutare ad evitare un'estinzione di massa? Attualmente, la tecnosfera è più un parassita che un partner della biosfera . Per esempio, è terribile nel riciclare.

Ma alcuni aspetti potrebbero aiutare ad alleviare gli effetti peggiori del riscaldamento globale. Per esempio, gli esseri umani hanno causato la più grande trasmigrazione della storia. Alcune di queste specie invasive potrebbero adattarsi bene alle nuove temperature più alte. E un miglior uso dell'energia e dei materiali può ridurre la pressione sul restante ecosistema naturale. Scongiurare un'estinzione di massa è ancora possibile, ma non abbiamo molto tempo.

L'autore è professore di paleobiologia all'Università di Leicester

Non è la prima volta - Estinzioni di massa precedenti

La storia geologica comprende molti periodo in cui le specie sono scomparse in gran numero. In ognuna di quelle seguenti, più di metà delle specie della Terra è scomparsa:

1 Fine dell'Ordoviciano, 443 milioni di anni fa.
Questa coincide con una glaciazione molto rapida; il livello del mare è crollato di più di 100 metri, devastando gli ecosistemi marini di bassa profondità; meno di un milioni di anni dopo, c'è stata una seconda ondata di estinzioni quando si è fuso il ghiaccio, il livello del mare è aumentato rapidamente e gli oceani sono diventati privi di ossigeno.

2 Tardo Devoniano, circa 360 milioni di anni fa.
Un evento prolungato e caotico, che ha colpito ancora una volta molto duramente la vita nei bassi fondali ed un'estinzione che è stata probabilmente dovuta al cambiamento climatico.

3 Estinzione di massa del Permiano-Triassico, circa 250 milioni di anni fa.
La più grande di tutte, “La grande Moria” di più del 95% delle specie, è fortemente collegata a enormi eruzioni vulcaniche in Siberia che hanno causato, fra gli altri effetti, un episodio breve e cruento di riscaldamento globale.

4 Estinzione di massa del Triassico-Giurassico, circa 200 milioni di anni fa.
Questa è stata collegata ad un'altra enorme esplosione di attività vulcanica.

5 Estinzione di massa del Cretaceo-Terziario, 65 milioni di anni fa.
Questa ha sterminato i dinosauri e molto altro; è stato probabilmente un impatto di un asteroide in Messico a fare il danno, ma l'ecosistema mondiale potrebbe essere stato indebolito da eruzioni vulcaniche in quella che ora è l'India.

Il collasso del negazionismo climatico italiano?

Immagine da Teads Labs: classifica del blog "New Ice Age"



Il blog "New Ice Age" (NIA) non è mai stato fra i più frequentati in Italia, ma, qualche anno fa, era estremamente attivo. Ci faceva capo un gruppo di ragazzi convintissimi non solo dell'imminente arrivo di una nuova era glaciale, ma anche che gli scienziati complottavano contro l'umanità intera per nascondere questo fatto. Ho avuto più di uno scontro con loro, per esempio come potete leggere qui.

Da allora, non ho prestato molta attenzione a NIA, se non occasionalmente. Negli ultimi tempi, però, mi è venuto in mente di dare un'occhiata a quello che stavano facendo e il sito mi è parso molto, molto decaduto. Continuano a pubblicare le loro elucubrazioni sulle conseguenze climatiche dell'attività solare, ma manca completamente il gran numero di commentatori assatanati che ne era una caratteristica qualche anno fa.


Sono andato a guardarmi la classifica dei blog e, in effetti, NIA ha subito una notevole pausa accompagnata da un declino. Viene fuori che sono stati completamente inattivi per quasi un anno. Poi si sono ripresi e, proprio quest'ultimo mese, hanno anche avuto un notevole rimbalzo verso l'alto, ma non è più lo stesso blog di prima.

In effetti, tutti i blog sono soggetti a delle crisi di stanchezza, peraltro credo che questo dipenda anche dall'argomento trattato. Per quanto riguarda "New Ice Age", immagino che anche loro comincino a rendersi conto che con l'ondata di calore in corso e con il 2015 che si avvia ad essere l'anno più caldo della storia, beh, continuare a proclamare l'imminente era glaciale è un po' come aspettare il Grande Cocomero. Dopo un po', la tua fede - per quanto inossidabile - deve anche cominciare a vacillare.

Può darsi che l'andamento di NIA indichi una difficoltà generalizzata dei blog climato-negazionisti italiani? Potrebbe effettivamente essere il caso, anche se è difficile quantificare questa affermazione. Ci sono ancora molti blog di pazzoidi anti-scienza che navigano nelle parti basse della classifica; per esempio, un blog già assurdo come "L'Ex Pianeta di Dio" è diventato ancora più assurdo (nota: adesso è proprio scomparso dal web). Poi c'è tutta la galassia dei blog complottisti che hanno come usanza regolare quella di pubblicare ogni tanto qualcosa sulla "bufala del cambiamento climatico"; ma per loro è più che altro uno sparare ai cespugli

Insomma, non ci sono novità sul fronte del negazionismo climatico e credo che si possa parlare di declino generalizzato.  Persino il mitico Claudio Costa, grandissimo esponente del trolling climatico, noto anche come "Il Gatto Silvestro del clima", è diventato silenzioso da un paio d'anni, al punto da farmi preoccupare per la sua salute. Mi ha fatto molto piacere vedere che di recente è rispuntato fuori e dice che sta bene. Meno male!

Infine, c'è l'unico blog negazionista italiano con qualche vaga pretesa di essere "serio", ovvero climatemonitor di Guido Guidi. Il sito è tuttora piuttosto attivo in termini di numero di post pubblicati, ma non sono riuscito a trovarne traccia sulle classifiche di "Teads", per cui non so dire se sia in declino oppure no. Quello che è certo è che i contenuti sembrano sempre di più scarsi: l'ultimo post, per esempio, ha a che vedere con Frank Sinatra e "O Sole Mio". Francamente, sembra un blog di quattro pensionati al bar che si lamentano di donne, tempo, e del governo.

Insomma, non è impossibile che il negazionismo italiano sia perlomeno in difficoltà, se non in rotta totale. Potremmo essere di fronte a un cambiamento di paradigma sulla questione climatica? Forse si; anche se ci sarà sempre una retroguardia di arrabbiati che si rifiuta di vedere cosa gli succede intorno, dovremmo arrivare a un accordo generalizzato che bisogna cercare di fermare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi. Quanto poi a riuscirci, è un'altra storia, ma almeno dobbiamo provarci


Nota aggiunta dopo la pubblicazione. Nei commenti, sono venuti fuori altri siti climato-negazionisti che mi erano sfuggiti. Uno è "Attività Solare" (www.attivitasolare.com) che sembra raccogliere alcuni fuoriusciti da NIA, incluso quel Bernardo Mattiucci che mi aveva personalmente minacciato di morte qualche anno fa. "Attività Solare" sembra essere molto attivo e ha anche una pagina di facebook, anche se non ho trovato statistiche in proposito. L'apparizione di questo nuovo blog potrebbe in parte spiegare la "pausa" di NIA. Quindi, forse, sono stato troppo ottimista a vedere in termini di un declino quello che potrebbe essere soltanto un trasferimento di interesse da un blog a un altro. Insomma, non te ne liberi......








giovedì 9 luglio 2015

Produzione di energia: come stiamo con le rinnovabili?

Utilizzo delle fonti di energia (composizione di immagini)
Sintesi

L’utilizzo delle fonti rinnovabili è aumentato notevolmente negli ultimi anni.
Tanti grafici ci vengono presentati (e lo farò anch'io) con curve esponenziali in cui si vede che: l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici sono aumentati notevolmente; allora, come mai c’è tutta questa difficoltà a soppiantare i combustibili fossili?

Capiremo perché le fonti rinnovabili sono marginali nella produzione di energia e di come servirebbe un investimento notevolmente superiore all'attuale; oltre a questo, ci sono alcuni vincoli che ne limitano il potenziale, dovuti al fatto che: solo una piccola parte (circa il 16%) dell’energia utilizzata dall'uomo è sotto forma di energia elettrica.

Introduzione

La nostra società si basa sull'utilizzo di fonti energetiche che forniscono, ogni anno, una quantità enorme di energia.

Continuare ad utilizzare i combustibili fossili a lungo, non è possibile per vari motivi:

1. Sono una fonte esauribile: finiti quelli a disposizione, sarà necessario un lunghissimo periodo (milioni di anni) prima che se ne formino ancora;

2. Sono inquinanti (carbone in primis): se sfruttate intensamente, l’ambiente non riesce a smaltirli;

3. Aumentano la concentrazione di gas serra nell'atmosfera con effetti sul clima nel lungo periodo;

Chiaramente se l’uscita dai combustibili fossili è una cosa desiderabile, è anche vero che bisogna avere un’idea quantitativa delle forze in gioco, per capire come muoversi e con quale velocità. Ogni giorno, l’energia primaria utilizzata dall'uomo nel mondo equivale a circa 260 Mbep/day (Mbep: milioni di barili di petrolio equivalente); chiaramente questa energia non è fornita solo dal petrolio (poco più di 90 Mbep/day) ma da un mix di fonti energetiche. Le fonti energetiche non esauribili (rinnovabili) su cui si sta puntando sono principalmente le seguenti: Eolico, solare (fotovoltaico) e biomasse. Ci sono altre fonti energetiche, ma non sono risultate competitive o hanno potenziali inferiori.

Potenza installata

Se ci concentriamo alla sola energia elettrica abbiamo visto che, negli ultimi anni, la potenza installata, di campi eolici e solari, è aumenta di molto.

(Grafico 1)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

Possiamo vedere che: mentre la crescita, nei primi anni, è aumentata velocemente (maggiore pendenza curva), in questi ultimi anni si è quasi stabilizzata (crescita costante, pendenza costante).

Se inseriamo pure le altre fonti energetiche abbiamo il seguente:

(Grafico 2)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

Si può vedere che: la potenza installata predominante, utilizza ancora i combustibili fossili; la seconda fonte è l’idroelettrico e al terzo posto, superando il nucleare, c’è l’eolico.
I valori del 2014 sono i seguenti:

(tabella 1)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

L’idroelettrico, come si vede, è stata sempre la fonte rinnovabile più usata, ma si può anche notare che essa è cresciuta lentamente e non abbia più grandi potenzialità di crescita. Alcuni parlano di micro dighe, ma la loro manutenzione incide molto sul rendimento ed è “come raschiare il fondo del barile”; non si prevedono grandi aumenti. Analizzare i grafici in potenza installata, però ci potrebbe indurre in errore, in quanto, alla fine, quello che a noi interessa è la quantità di energia prodotta e non quella potenziale.

Energia prodotta

Vediamo l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili

(Grafico 3)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

Si può vedere che la maggiore fonte energetica per la produzione di energia elettrica è l’eolico (escludendo l’idroelettrico), mentre il solare, malgrado abbia metà della potenza dell’eolico, esso ne produce poco più di ¼ di energia (solare 186 TWh, eolico 706 TWh).

Se adesso paragoniamo l’energia prodotta da tutte le fonti rinnovabili con quella delle altre fonti, abbiamo:

(Grafico 4)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

Come si vede, le nuove fonti rinnovabili, tutte messe insieme, stanno guadagnando terreno, ma risultano ancora minoritarie. Il nucleare, che ha una potenza installata inferiore all'eolico, risulta produrre più energia di tutte le fonti rinnovabili messe insieme (eolico + solare + geotermico + …).
Se poi facciamo il paragone con l’energia elettrica prodotta dalle fonti fossili abbiamo:

(Grafico 5)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html


E i seguenti valori:

(tabella 2)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html


Dai quali è possibile fare le seguenti considerazioni:

1. La maggior parte dell’energia elettrica prodotta al mondo, viene prodotta dalle centrali a combustibili fossili. Malgrado nell'ultimo anno, si sia ridotta leggermente la loro incidenza percentuale (- 0,78 %), in valore assoluto, sono continuate a crescere (+93 TWh);

2. La produzione da fonti rinnovabili (escluso idroelettrico) è aumentata dello 0,61 % con un incremento di +167 TWh;

3. L’aumento totale di energia consumata nell'ultimo anno è stato di +410 TWh; quindi le fonti rinnovabili, pur crescendo (+93 TWh), non sono riuscite neanche a soddisfare l’aumento del fabbisogno energetico; questo vorrebbe dire che: le rinnovabili pur crescendo in valore assoluto e in percentuale, rischiano di avere un’incidenza con una curva a campana (aumenta la loro incidenza in %, poi si stabilizza, per poi ridiscendere).

Confronto tra energia primaria ed elettrica

Guardiamo adesso i consumi totali di energia primaria al mondo:

(Grafico 6)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html


Quindi, le rinnovabili (escluso idroelettrico) coprono il 6% del fabbisogno energetico elettrico, il quale è una piccola parte rispetto al totale di energia primaria richiesta.

La percentuale di energia elettrica sul totale di energia primaria è la seguente:

(Grafico 7)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

I cui valori degli ultimi due anni sono:

(tabella 3)
fonte: http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html

L’energia primaria, nell'ultimo anno, è cresciuta di +0,2 Gtep (equivalenti a 880 TWh elettrici).

Come si vede, ci sono voluti ben 30 anni per aumentare l’incidenza dell’energia elettrica dal 31% al 41% (+10%) cioè +3,3% a decennio.

Se la nostra società continuasse con questo ritmo, ci potrebbe essere una migrazione all'uso totale di energia elettrica in circa 180 anni ((100 % - 41 %) / 3.3 * 10).

Chiaramente, se i trasporti riuscissero a passare all'elettrico (invenzione di una pila rivoluzionaria), la crescita della quota dell’elettrico aumenterebbe molto più velocemente.

Ci potremmo soffermare sulle caratteristiche tecniche (pro e contro) di ogni fonte, ma per trarre delle conclusioni, ci bastano i dati che abbiamo analizzato.

Conclusioni

Sono le seguenti:

1. Le fonti rinnovabili eolico e solare, stanno crescendo, ma essi, oggi, rappresentano solo una minima quota dell’energia elettrica prodotta al mondo (circa il 6% dell’elettrico e il 2,5 % dell’energia primaria);

2. Gli investimenti in questo settore sono stati alti da parte di alcuni paesi come: Italia, Germania e Cina; ma l’aumento della loro produzione di energia nell'ultimo anno (+93 TWh) non è riuscito a compensare l’aumento del consumo di energia elettrica (+410 TWh) e ancor meno, l’aumento totale di energia primaria (+0,2 Gtep uguali a 880 TWh elettrici); da questo ne consegue che gli investimenti in rinnovabili sono nettamente inferiori al necessario.

Quindi: è necessario che, i vari settori dell’economia (trasporti, estrazione mineraria, ecc) passino all'elettrico e nel frattempo gli investimenti in fonti rinnovabili dovrebbero aumentare (a livello mondiale) di 25 volte per poter fare una transizione entro il 2035 (20 anni), oppure di 15 volte, per fare una transizione entro il 2050 (35 anni).

Prossime pubblicazioni

Magari, in un prossimo post, metteremo a confronto i maggiori investimenti necessari nelle fonti rinnovabili, con l’andamento a campana della disponibilità dei combustibili fossili.

Della serie:
se stiamo raggiungendo il picco della produzione netta di energia annua, sarà possibile mantenere la società attuale, e nel frattempo investire una parte dell’energia nelle fonti rinnovabili?

By Alessandro Pulvirenti

martedì 7 luglio 2015

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?



"Scegli di pensare positivo! Sollevati con pensieri esaltanti
 e la tua vita sarà piena di colore e luminosa!"
I social media pullulano di citazioni e frasi ad effetto che invitano a salvaguardare e perseguire i propri sogni, quali che siano le difficoltà incontrate nel realizzarli.   Esortano a mantenere la capacità di immaginare un fulgido avvenire, anche quando tutto vi crolla addosso.   A mantenere aperta la finestra sul futuro, anche durante la tempesta.   Eccetera.

Un atteggiamento tipico del nostro tempo che pare un paradosso.   Proprio la nostra cultura che, più di ogni altra, si fa un vanto di essere eminentemente materialista e pratica, invita ad essere sognatori.   E, paradosso nel paradosso, proprio la nostra società positiva e propositiva,  è composta da una quantità senza precedenti di  depressi ed altri malati mentali  (circa il 25% della popolazione europea, (che non è quella messa peggio del Pianeta) cui si devono aggiungere una miriade di persone affette da malattie psicosomatiche croniche come bulimia, anoressia, obesità ecc.  
Certo, dietro l’andamento epidemico di queste ed altre patologie si trovano sistemi complessi di concause; ma rimane il fatto che, perlomeno in occidente, un sacco di gente si fa un dovere di pensare positivo, mentre è in qualche misura depressa.

E per mantenere ben salda la propria visione del bicchiere mezzo pieno, si raccomanda di evitare come la peste “quelli che hanno un problema per ogni soluzione”, amichevolmente etichettati corvi, cassandre o gufi.   Spesso si raccomanda anche di limitare l’accesso a cattive notizie ed alle analisi delle medesime, per concentrarsi sulle buone nuove, o sulle analisi che danno una visione almeno parzialmente positiva delle situazione.   Soprattutto, bisogna sempre porre i evidenza  i possibili sviluppi positivi anche delle peggiori situazioni o, quantomeno, indicare una strada per “uscire dal tunnel”.

Una vera industria  da molti miliardi  fatturato annuo si è sviluppata su questa filiera, sfornando libri, dischi, musica, video ed oggetti di ogni genere.   Oppure servizi variamente specializzati che vanno dalle conferenze pubbliche, fino ai “personal coach” cui fanno sempre più spesso ricorso proprio i vertici della società, come gli amministratori delle grandi compagnie.   Passando per ogni sorta di ausilio chimico, legale e non.   Organizzazioni di cospicue dimensioni si sono sviluppate intorno al soggetto ed il “messaggio” ha ormai influenzato l’intera nostra cultura.

Alla fine ogni difficoltà è anche un’opportunità.   O no?

Certamente essere depressi e deprimenti, piangersi addosso e lagnarsi di ogni cosa che accade  non aiuta.   Ma al di là di questo, siamo certi che “essere positivi” sia poi così positivo?

Prendiamo in esame i capisaldi principali di questa filosofia nata, a quel che ne so, in USA alla fine del XIX secolo con l’etichetta di “New Thought “ (nuovo pensiero) come reazione alla mortale tetraggine dell’epoca, in particolare nelle comunità calviniste.   Ne nacque “Chistian Science”, prima di trovare la sua strada per diventare un’industria di successo, passando per la “controcultura” degli anni ’70.
"Una vita positiva è una pratica di principi.
Pescane uno o più:
1 leggi qualcosa di positivo
2 ascolta qualcosa di positivo
3 condividi qualcosa di positivo

Un prima pretesa è che avere un atteggiamento ottimista favorisca la buona salute.   Questo è probabilmente vero finché si tratta di ridurre l’incidenza di patologie di natura schiettamente psico-somatica.    Viceversa, la diffusa pretesa che “pensare positivo” possa aiutare a prevenire e combattere malattie come cancri, infezioni, crisi cardiovascolari ecc. non ha, che io sappia, il benché minimo supporto scientifico.

Semmai il contrario, in quanto un eccessivo ottimismo porta a sottovalutare sintomi e rischi.   Casomai, può aiutare i malati a sopportare meglio le sofferenze, ma può anche portare a reazioni come disperazione e suicidio,  a seconda di come l’evolvere degli eventi reali interagisce con la mente del malato.   Di solito, quando si abbandona un atteggiamento eccessivamente orientato in una direzione,  finiamo con l’abbracciare l’eccesso opposto.

Una seconda grande pretesa del “Pensiero positivo” è che possa avere importanti effetti sull'economia.   Questo è certamente vero per le finanze private di coloro che sanno sfruttare commercialmente il filone, ma economisti e politici pretendono spesso che avrebbe effetti positivi a livello di PIL nazionale e globale.   Di qui gli appelli sempre più disperati all'ottimismo, trascurando il fatto che proprio un eccesso di ottimismo è da sempre una delle principali componenti di quelle bolle speculative che, sempre più spesso, stanno devastando la finanza e l’economia.

"La più grande scoperta di tutti i tempi
è che una persona può cambiare il suo
futuro semplicemente cambiando il
suo atteggiamento."
La terza grande scoperta del “pensiero positivo” è che questo pare abbia il magico potere di realizzare i desideri.   Questo intendeva Berlusconi con la sa celebre frase “i poveri sono gente diseducata al benessere”.

Di qui l’invito ad essere dei tenaci ed ispirati sognatori.  Una vera mistica si è col tempo sviluppata intorno a quest’idea che, in casi estremi tutt'altro che rari, porta a considerare l’universo come una specie di self-service in cui ognuno può trovare ciò che cerca.   Con o senza rituali specifici, il segreto sta tutto nel rimanere concentrati sui propri desideri e credere fermamente, intimamente che si realizzeranno.   Il desiderio avrebbe infatti la forza di produrre gli eventi necessari grazie alla “legge di attrazione”.    Una specie di gravitazione universale in cui però qualcosa di immateriale, il pensiero, riuscirebbe a influenzare il comportamento di oggetti materiali, come i bussolotti della lotteria.

Anche in questo caso qualcosa di vero sicuramente c’è, senza ricorrere a ipotetiche nuove leggi della Natura.   E’ evidente che, se desideriamo fermamente qualcosa, tutte le nostre azioni e decisioni saranno coerenti con il nostro scopo e questo non può che aumentare la probabilità di raggiungerlo.  

Ma solo nella misura in cui ciò è reso possibile dalle circostanze e non contrasta con desideri altrui altrettanto ben supportati.   Ad esempio, ricevere in regalo un maglione viola è possibile, mentre non lo è ricevere una Ferrari, a meno che non siate già miliardari.   Viceversa, può essere possibile un avanzamento in carriera, a condizione che la ditta per cui si lavora se lo possa permettere e si riescano ad impressionare positivamente i propri superiori.   Ma se la ditta ristruttura o fallisce, tutta o buona parte dei suoi dipendenti saranno licenziati, quali che ne siano i desideri e l’atteggiamento.

Proprio questo punto, non a caso, è divenuto una leva importante per l’industria del pensiero positivo. Soprattutto in USA ed in Asia, non solo i vertici aziendali sono spesso dei convinti assertori della “legge di attrazione”, ma anche, e più prosaicamente, si sono resi conto che diffondere un certo atteggiamento nei dipendenti li induce a lavorare di più, tollerando condizioni peggiori.   E quando tutto va male, accettano più facilmente il licenziamento.   Di qui consistenti investimenti per distribuire materiali e servizi finalizzati a “motivare” il personale.

Nella peggiore delle ipotesi, il fallimento non sarà una responsabilità del CEO che ha investito miliardi in titoli spazzatura o ha fatto debiti impagabili; bensì dei dipendenti che non hanno un atteggiamento sufficientemente positivo.

Insomma, come esiste una scuola di pensiero secondo cui la responsabilità di ciò che va male non è mai delle persone, bensì interamente della società iniqua, è ben radicata la scuola opposta, secondo cui se ti cade un vaso in testa è colpa tua.   Addirittura può anche darsi che, inconsciamente, tu desiderarsi di fratturarti il cranio.   Anzi, il restare invalido a vita è un dono della sorte perché, se ne sarai capace, sarà proprio ciò che ti permetterà di realizzarti.

Quasi tutti, oggi, hanno un grande sogno nel cassetto.   Abbiamo detto all'inizio che questo è considerato un fatto socialmente molto positivo.   Tuttavia, vorrei ricordare che tutti gli uomini più nocivi della storia avevano un grande sogno ed erano profondamente convinti che realizzarlo avrebbe portato grandi vantaggi per tutti (i sopravvissuti).    Ma anche senza scomodare gli spettri di Hitler o di Pol Pot, quali conseguenze sta avendo ed avrà l’incapacità degli umani a mettere una pietra sopra al sogno di un benessere crescente per un numero indefinito di persone su di un piccolo pianeta sospeso nel vuoto cosmico?   E’ molto probabile che alcuni miliardi di persone moriranno nel corso dei prossimi decenni  in omaggio a questa incrollabile fede.   Il più grande sacrificio umano della storia.

Pensa positivo
e cose positive accadranno.
Per molti anni, gli scettici hanno avuto buon gioco chiedendo quali sarebbero le basi scientifiche circa questa fondamentale “legge di attrazione”, ottenendo imbarazzati silenzi o pasticciati sermoni.   Da alcuni anni però la creatività dei guru del settore ha scoperto la fisica quantistica.   O, meglio, hanno scoperto che una vulgata del  “gatto di  Schrödinger”, era esattamente quello che ci voleva per dare un abito apparentemente scientifico a tutta la costruzione.
In estrema sintesi, l’idea è che poiché il campo quantico è totipotente e collassa in qualcosa di definito interagendo con l’osservatore, ne consegue che ognuno di noi è il demiurgo della propria realtà.    Il gatto è contemporaneamente vivo e morto, sono io che, aprendo la scatola, inconsciamente decido quale realtà desidero.   Quindi, se acquisisco la capacità di controllare il mio inconscio, posso decidere cosa troverò prima di aprire.   Se il flusso di energia può influenzare la materia ed il pensiero è una forma di energia, risulta assodato che il pensiero può modificare la materia.

Che il principio di indeterminatezza sancisca che non sia possibile conoscere contemporaneamente tutte le proprietà di una particella, ad es. un elettrone,  e non il fatto che  sia possibile spostarlo con il pensiero rimane ovviamente un fatto trascurabile.   Come la questione che l’osservazione influenza le particelle semplicemente perché la trasmissione di informazione comporta comunque un flusso di energia/materia (ad es. un fotone) l’impatto col quale ovviamente altera lo stato di particelle abbastanza piccole da essere influenzate da 6,62x10 -34  Js.

Ciò significa che un elettrone ha, si, ampi margini di libertà, ma la sua carica elettrica non cambia; mentre protoni e neutroni sono abbastanza grossi da essere influenzati molto marginalmente da quantità di energia così piccole.
Ho il sospetto che Hawking si sia ridotto così leggendo certa letteratura “motivazionale”.

"Io sono mezzo pieno" "Io sono mezzo vuoto"
"Io penso che questo è piscio"
Insomma, per tornare al titolo, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Io penso che faremmo bene a porci la questione in altra maniera.  Per esempio vorrei sapere: a) cosa contiene? b) sta aumentando o diminuendo? c) le sue caratteristiche chimico-fisiche sono costanti o stanno cambiando? d) cosa c’è intorno al bicchiere? e) chi ha messo quel liquido nel bicchiere? f) Perché lo ha fatto?  Eccetera.

Questo non è pensiero né positivo, né negativo. E’ pensiero sistemico.   Ma il pensiero sistemico è un viatico al successo personale?   Penso proprio di no.   Personalmente, conosco parecchie persone che vanno forte in questo campo e che, al meglio, riescono a campare mediamente.   Qualcuno invece si sta vendendo la casa perché non ce la fa più a pagarci le tasse.

Contemporaneamente molti guru del “pensiero positivo” sono diventati milionari.   Vuoi vedere che, alla fine, hanno ragione loro?   O no?