lunedì 21 ottobre 2013

La crisi della civiltà

Nafeez Mossadeq Ahmed parla della crisi della civiltà in un film di Dean Puckett. Dura oltre un'ora, ma vale la decisamente la pena di vederlo. Sottotitoli in Italiano di Massimiliano Rupalti.



venerdì 18 ottobre 2013

La vera ragione per cui non abbiamo agito rispetto al cambiamento climatico? Non siamo attrezzati per farlo

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

I climatologi del IPCC meritano un elogio per il fatto di continuare la lotta con un altro rapporto – generalmente gli esseri umani preferiscono negare




“L'IPCC sembra ipotizzare che non abbiamo ancora raggiunto la massa critica di conoscenza in cui la scienza galvanizza l'azione … Ma stiamo davvero soffrendo di una mancanza di conoscenza” Foto: Jim Reed/ Jim Reed/Corbis



26 September 2013

Venerdì, a Stoccolma, i climatologi dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) lanciano l'ultimo rapporto sulla scienza del clima. Hanno confezionato la loro saggezza accumulata in una agile sintesi per i politici. E questa è solo il primo di una serie di eventi. Lunedì, l'IPCC pubblicherà il rapporto completo di circa 1.000 pagine. Nella primavera del 2014 ci sarà un altro rapporto sugli impatti del cambiamento climatico e poi un altro sulla mitigazione e l'adattamento. Per ottobre del prossimo anno, il momento per il quale è programmata la pubblicazione della sintesi finale, tutto ciò avrà prodotto qualcosa nell'ordine delle 3.000 pagine, piene di fatti e cifre, per documentare quello che sappiamo sul cambiamento climatico, cosa sappiamo delle conseguenze e come possiamo affrontarle.

Francamente, siamo già passati di qui. Ogni cinque o sei anni, l'IPCC cerca di scuoterci con un'altra valanga di carta. Ci sono stati quattro rapporti di valutazione dal primo apparso nel 1990 e questo è il quinto. Ogni rapporto è più dettagliato e più sicuro della natura umana del cambiamento climatico, ma essenzialmente è più della stessa cosa. L'IPCC sembra ipotizzare che non abbiamo ancora raggiunto la massa critica di conoscenza dove la scienza galvanizzerà l'azione, quindi produce un rapporto dopo l'altro. Ma stiamo davvero soffrendo di mancanza di conoscenza?

Molto era già conosciuto circa l'aumento delle temperature, il livello del mare, la fusione delle calotte glaciali e gli eventi atmosferici estremi quando i politici si sono incontrati a Copenhagen nel 2009. Ciononostante non sono riusciti ad accordarsi su un'azione significativa. Quindi chiaramente questo non riguarda la mancanza di comprensione. C'è qualcosa di nobile nella fede incrollabile del IPCC nel potenziale di trasformazione della conoscenza. Ma allora perché gli ultimi quattro rapporti non hanno avuto effetti tangibili? Alcuni attribuiscono ciò alla situazione di stallo politico e questo in effetti può essere parte della spiegazione. Ciononostante, mi sembra che il nostro fallimento collettivo nell'affrontare il cambiamento climatico non sia semplicemente dovuto all'impasse politico o all'insufficiente conoscenza. Ci dev'essere qualcos'altro in atto.

E questo qualcos'altro ha molto a che fare col modo in cui siamo attrezzati come esseri umani. Spesso preferiamo negare piuttosto che affrontare i nostri problemi, per quanto possano essere ineludibili. Spesso ci sottraiamo alle responsabilità per la nostra parte del casino e speriamo che gli altri faranno le pulizie. Abbiamo una tendenza immorale all'ambivalenza quando sentiamo che il conto sarà pagato da stranieri lontani o dalle future generazioni. E siamo restii ad accettare come vero qualcosa che potrebbe mettere a rischio il nostro amato stile di vita. Pertanto, alcuni di noi sono più che disposti ad ascoltare i ciarlatani che ci dicono quello che vogliamo sentire, per esempio che il cambiamento climatico è una bufala e che dovremmo pensare positivo e tutto andrà bene.


Non fosse causato dall'uomo, si sarebbe tentati di dire che il cambiamento climatico è un problema che viene dall'inferno. Ha tutte le caratteristiche di un problema che non può essere risolto e forse nemmeno gestito. Ma alcune persone semplicemente non sono disposte a mollare. La posta in gioco è troppo alta per far questo e mentre la credenza nel potenziale trasformativo della conoscenza potrebbe essere eroica, non abbiamo niente di meglio. I climatologi dell'IPCC non possono essere elogiati a sufficienza per il fatto di tenere duro contro ogni difficoltà.



giovedì 17 ottobre 2013

La rana è stanca


Da “The frog that jumped out”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

Di Ugo Bardi

Dal blog “Il pessimista razionale  - The Rational Pessimist” - un post che fornisce molto cibo per la mente. Perché l'IPCC continua a fare in continuazione lo stesso rapporto, quando la gente ci si fa un bello sbadiglio sopra?

Il nuovo rapporto del IPCC e la fatica del cambiamento climatico

Sei anni fa, l'uscita del Quarto Rapporto di Valutazione (AR5) del IPCC ha causato una considerevole agitazione. Sospetto che la pubblicazione del Quinto Rapporto di Valutazione (AR5), con la prima puntata in arrivo questa settimana, sarà accolto da uno sbadiglio.

Cosa è cambiato? Citerei quattro grandi fattori: 1) la Grande Recessione, 2) la campagna ben coordinata e finanziata di scetticismo climatico, 3) lo iato nell'aumento delle temperature e, ultimo ma non meno importante, 4) la fatica del cambiamento climatico. Io sospetto in più che anche se da 1) a 3) non fossero avvenuti, 4) da solo sarebbe stato sufficiente a rompere l'inerzia di ogni azione per mitigare il cambiamento climatico.

Quindi, perché non possiamo mantenere la concentrazione su quella che dev'essere la minaccia più grande affrontata dall'umanità negli ultimi 10.000 anni? Forse perché il ritardo fra causa ed effetto, che nel caso del cambiamento climatico è misurato in decenni piuttosto che in anni, è troppo grande.

In passato, credevo che l'assicurazione sulla vita offrisse una speranza come modello di comportamento per valutare i rischi a lungo termine visto che l'industria è costruita su individui che valutano le conseguenze per decenni nel futuro. Ma nel caso dell'assicurazione sulla vita, gli individui possono prendere una pugnalata nella distribuzione del rischio futuro considerando la distribuzione del rischio attuale.

Una donna sulla ventina con bambini piccoli sa che c'è una possibilità esterna che essa (o il suo compagno) possa morire a causa di un attacco di cuore, un ictus o un cancro nei sui 30 o 40 anni. Perché Perché a parte poche centinaia di amici e conoscenti coi quali è entrata in contatto negli anni, essa probabilmente conosce, direttamente o indirettamente, più di una persona morta giovane. In breve, l'assicurazione sulla vita si fonde bene con una narrativa della vita personale di un individuo.

Ma il cambiamento climatico no. Il rischio è astratto nella misura in cui non c'è connessione con l'esperienza di vita di gran parte della gente. Anche i diagrammi dei tizzoni ardenti del Terzo Rapporto di Valutazione (TAR) del 2001 fa un lavoraccio nel comunicare il rischio (ed anche questo è stato escluso dal AR4 per motivi politici come potete leggere qui), visto che è solo una rappresentazione di categorie generali di rischio e non è basato sulle esperienze che gli individui possono interiorizzare:


Pertanto, mentre l'unità di misura decennale è appropriata per misurare la portata e gli effetti del riscaldamento globale antropogenico (AGW) appare troppo lunga perché l'azione sociale e politica si coalizzino. Ciononostante, il AGWsi muove alla velocità della luce se confrontato al cambiamento climatico naturale.

Il climatologo Stefan Rahmstorf, scrivendo nel blog tenuto da scienziati Real Climate, mette in evidenza un recente saggio di Marcott et al su Science che ricostruisce la temperatura globale a ritroso a oltre 11.000 anni fa. Questo periodo, chiamato Olocene, comprende gli anni da quando è finito l'ultimo periodo glaciale, che è generalmente commisurato all'ascesa della civiltà umana.


Come potete vedere, ci stavamo felicemente avviando al rallentatore verso una nuova era glaciale quando abbiamo cominciato a bruciare combustibili fossili. Rahmstorf poi ci fornisce gentilmente un grafico che aggiunge la storia pregressa della temperatura durante l'ultima era glaciale più la stima centrale del IPCC della temperatura fino al 2100 basata sulla traiettoria più probabile di emissione da combustibili fossili. Il cambiamento di passo è ovvio, ma non è ancora abbastanza veloce da avere un impatto sulle aspettative future degli elettori.


Senza alcuna urgenza visibile di mitigare le emissioni fra la maggior parte della popolazione, sembra che siamo ridotti a pregare che a) che la sensibilità climatica alla CO2 di manifesti nel limite minimo delle stime e b) che questo ci dia tempo sufficiente per una tecnologia energetica non fossile di protezione da sviluppare e portata su scala prima che il cambiamento climatico estremamente pericoloso sia insediato.

Questo è un puro e semplice gioco d'azzardo con un'alta posta in gioco: se non abbiamo fortuna con la sensibilità e la tecnologia, ci rimane un conto orrendo in termini di effetti negativi del cambiamento climatico. Sfortunatamente, non sembra esistere un modo di trasmettere questa minaccia in un modo che si intrecci con le storie di vita degli individui.




mercoledì 16 ottobre 2013

Cementificare il pianeta: qualcuno ha detto “antropocene”?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)


Questo grafico proviene da un articolo di Krausmann et al., (vedi sotto). Non una sorpresa vedere che la crescita di tutti i beni minerali è stata in aumento durante il secolo scorso. Ma ciò che impressiona è la crescita dei “minerali da costruzione” che significano sabbia, pietra, cemento e cose simili. Incredibilmente veloce: in termini di massa è il bene minerale dalla più vasta produzione sul pianeta. Ed anche in anni più recenti, non mostra segni di cedimento.

Pensate a questo: 25 miliardi di tonnellate all'anno corrispondono a più di 3 tonnellate a persona. Pensate a un cubo di 10 chili di pietra e cemento che vi viene consegnato e depositato di fronte alla vostra porta di casa ogni mattina, ogni giorno dell'anno.

Cosa guida questo processo gigantesco? Sembra che ci siamo impegnati con incredibile entusiasmo nell'impresa di cementificare il pianeta. Finora, sembra che siamo stati capaci di cementificare solo una piccola percentuale della superficie del pianeta ma, data la bellezza della crescita esponenziale, il giorno in cui avremo trasformato la Terra in una brillante palla di cemento non può essere troppo lontano.

Qualcuno ha detto “antropocene”?




lunedì 14 ottobre 2013

Apocalypse Now: L'inarrestabile cambiamento climatico antropogenico diventerà realtà per la fine del decennio e potrebbe rendere inabitabili New York, Londra e Parigi entro 45 anni, dichiara un nuovo studio

Da “DailyMail”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)


  • Una ricerca dell'Università delle Hawaii dichiara che il cambiamento climatico antropogenico ora è inevitabile
  • La Terra si scalderà pericolosamente nei prossimi 50 anni
  • I tropici sopporteranno il peso maggiore di un disastroso aumento della temperatura di almeno 7°C 
  • Milioni di persone si dovranno spostare, milioni di specie saranno minacciate di estinzione
  • Le grandi città come New York e Londra combatteranno per sopravvivere ad un innalzamento delle temperature dalle dimensioni che gli esseri umani non hanno mai sperimentato prima

Tema caldo della ricerca: Camilo Mora e
la sua squadra prevedono che in circa
un decennio Kingston, in Giamaica, sarà
 caldo fuori scala - permanentemente, Singapore
nel 2028. Città del Messico nel  2031.
Il Cairo nel 2036.  Phoenix e Honolulu
nel 2043, mentre il riscaldamento globale
si fa strada.

La Terra sta correndo verso un futuro apocalittico, nel quale le grandi città come New York e Londra potrebbero diventare inabitabili, a causa del cambiamento climatico antropogenico irreversibile, entro 45 anni, secondo uno sconvolgente nuovo studio pubblicato questa settimana. Si potrebbe scatenare una crisi umanitaria, visto che centinaia di milioni di rifugiati climatici si riverseranno illegalmente attraverso le frontiere,  in fuga dalle conseguenze dell'innalzamento delle temperature che potrebbe lasciare intere regioni del pianeta senza vita. E mentre l'orologio del giorno del giudizio sta ticchettando, coi primi segni di cambiamento attesi per la fine di questo decennio, i ricercatori dello studio dichiarano che è troppo tardi per invertirlo e l'umanità deve prepararsi per un mondo in cui gli anni più freddi saranno più caldi di quelli che ricordiamo come i più caldi. Infatti, lo studio dell'Università delle Hawaii pubblicata in rete mercoledì nel sito della rivista Nature prevede che anche se utilizziamo tutte le risorse per fermare le nostre attuali emissioni di carbonio, i cambiamenti sono irrevocabili e li si può soltanto rimandare. Se tutto rimane com'è, New York City comincerà a sperimentare temperature drammatiche che alterano la vita dal 2047, Los Angeles dal 2048 e Londra dal 2056. Tuttavia, se le pericolose emissioni di gas serra vengono stabilizzate, New York sarà in grado di allontanare gli inevitabili cambiamenti fino al 2072 e Londra fino al 2088. Le prime città statunitensi a sentire i cambiamenti sarebbero Honoluu e Phoenix, seguite da San Diego e Orlando, nel 2046. New York e Washington avranno un nuovo clima intorno al 2047, Los Angeles, Detroit, Houston, Chicago, Seattle, Austin e Dallas, un po' più tardi. 


Deviazione climatica: questa mappa mostra le città che verranno colpite per prime dal cambiamento climatico inevitabile e in quale hanno comincerà se non viene fatto nulla per stabilizzare le emissioni di biossido di carbonio.

Futuro apocalittico? Per il 2047 New York e Washington avranno climi nuovi. Alla fine, gli anni più freddi in una particolare città saranno più caldi degli anni più caldi del passato. 

Trafalgar Square abbandonata a Londra: per il 2043, 147 città, più della metà di quelle studiate, saranno passate ad un regime di temperature più calde che va oltre le registrazioni storiche, secondo lo studio.


Il leader dello studio, Camilo Mora, ha calcolato che l'ultima delle 265 città a passare ai al suo nuovo clima sarà Anchorage, in Alaska, nel 2071. C'è un margine di errore di 5 anni nelle valutazioni. Per il 2043, 147 città – più della metà di quelle studiate – saranno passate ad un regime di temperatura più alta che va oltre le registrazioni storiche – in quella che viene chiamata Deviazione Climatica. 

Le proiezioni attuali della squadra condotta dal biologo Mora prevedono che l'epicentro del riscaldamento globale saranno i tropici che sopporteranno il peso più grande dei cambiamenti iniziali, con aumenti della temperatura che inizieranno a Manokwari o lì intorno dal 2020. Tuttavia, se le attuali emissioni venissero fermate oggi, Manokwari, che è proprio sull'Equatore, vivrebbe comunque cambiamenti della temperatura dal 2025.

Epicentro: Mora prevede che il caldo senza precedenti cominci nel 2020 a Manokwari, Indonesia

“Siamo abituati al clima in cui viviamo. Con questo cambiamento climatico, ciò che accadrà è che ci sposteremo fuori dalla zona di comfort”, ha detto Camillo Mora, il principale autore dello studio alla NBC News. “Sarà scomodo per noi come esseri umani e sarà molto scomodo anche per le altre specie”. Lo studio afferma che per il 2050 fra 1 e 5 miliardi di persone vivranno in aree con un clima senza precedenti, ha detto il coautore dello studio Ryan Longman, un dottorando dell'Università delle Hawaii. “I paesi che verranno colpiti per primi dal cambiamento climatico senza precedenti sono quelli con la minore capacità economica di reagire. Ironicamente, questi sono i paesi che sono meno responsabili del cambiamento climatico”, ha detto. “Allargando la nostra comprensione del cambiamento climatico, il nostro saggio rivela nuove conseguenze per la biodiversità ed evidenzia l'urgenza di agire ora”.


Proiezioni spaventose: Mora precede che il caldo senza precedenti inizi nel 2020 a Manokwari, in Indonesia. Poi Kingston, in Giamaica. Entro i prossimi due decenni, 59 città vivranno in quello che essenzialmente è un nuovo clima, comprese Singapore, L'Avana, Kuala Lumpur e Città del Messico. 


Il pianeta futuro: queste proiezioni del cambiamento delle temperature globale, basato su due diversi scenari, mostrano il mondo dal 1986 al 2005 e quello che si potrebbe scatenare alla fine di questo secolo con un aumento della temperatura media da 32 a 39°C.

Lo studio di Mora e dell'Università delle Hawaii, a Manoa, sposta il modo in cui i climatologi hanno esaminato finora le implicazioni delle emissioni di gas serra. Mentre molti si sono concentrati sul clima che si riscalda rapidamente nell'Artico e gli effetti sulla vita selvatica, come gli orsi polari, e anche sui livelli del mare, la squadra di Mora si è preoccupata degli effetti sulle persone – specialmente ai tropici – dove vive la maggioranza della popolazione mondiale e i cui cittadini hanno contribuito per la parte minore al riscaldamento globale.  

E' nei tropico già caldi che un aumento di solo un paio di gradi può alterare l'equilibrio della vita, menomare le colture, diffondere malattie e portare alla migrazione di massa verso climi più freschi. “Il riscaldamento nei tropici non è poi molto, ma stiamo per superare piuttosto rapidamente le recenti esperienze di temperatura. Questo sarà devastante per le specie e lo sarà probabilmente anche per le persone”, ha detto Stuart Pimm, un biologo della conservazione all'Università di Duke alla NBC News. Mora e i suoi colleghi hanno raccolto i modelli climatici globali e costruito un indice delle stime su quando un determinato punto del globo andrà oltre le temperature sperimentate della Terra durante gli ultimi 150 anni fra il 1860 e il 2005.


Perso per sempre: un nuovo studio sui tempi del cambiamento climatico calcola i le probabili date per quando le città e gli ecosistemi nel mondo avranno regolarmente ambienti caldi mai visti prima sulla base di 150 di registrazioni.

Per giungere alle loro proiezioni, i ricercatori hanno usato osservazioni, modelli computerizzati ed altri dati per calcolare il punto in cui da quel momento in poi ogni anno sarà più caldo dell'anno più caldo mai registrato durante gli ultimi 150 anni. 

Per esempio, il mondo complessivamente ha registrato il suo anno più caldo nel 2005. Il nuovo studio, pubblicato mercoledì sulla rivista Nature, dice che per l'anno 2047, ogni anno che seguirà sarà probabilmente più caldo di quell'anno torrido da record. Alla fine, l'anno più freddo in una particolare città o area sarà più caldo dell'anno più caldo nel proprio passato. “In media, i tropici vedranno un cambiamento climatico senza precedenti 16 anni prima del resto del mondo, a cominciare dal 2020 a Manokwari in Indonesia”, ha detto Mora in un a conferenza stampa coi giornalisti giovedì. Ha aggiunto che se l'umanità continua a bruciare combustibili fossili, la soglia media per quanto riguarda il pianeta è il 2047 – con temperature che aumentano di 7°C. 

Se l'emissione di gas serra vengono stabilizzate, questa data viene posticipata di soli 20 anni, come media. Ma, quei 20 anni in più acquisiti attraverso il taglio delle emissioni potrebbero rivelarsi cruciali per la sopravvivenza di molte specie, ha detto Mora. “Immaginate di essere in un'autostrada e scorgete un ostacolo sulla strada poco più avanti”, ha detto Mora. “Premete sull'acceleratore o frenate?”

“Colpire un ostacolo a minor velocità minimizzerà il danno alla macchina ed ai suoi occupanti, più o meno allo stesso modo in cui giungere ad una soglia climatica a minor velocità ridurrebbe le conseguenze per i sistemi biologici. La velocità alla quale colpiamo un ostacolo farà un'enorme differenza”. 

Deviazione climatica: il punto di non ritorno del riscaldamento globale

La deviazione climatica è il modo in cui gli scienziati monitorizzano le misure del riscaldamento globale quando l'ambiente è davvero cambiato per sempre. 
Una città o una nazione giunge ad una deviazione climatica quando la temperatura media del suo anno più freddo da quel punto in poi si prevede che sarà più alta della temperatura media del suo anno più caldo misurato nei 150 anni precedenti. 
Secondo il nuovo studio per esempio, la data della deviazione climatica di New York City è il 2047.
Questo significa che ogni anno dopo il 2047 sarà più caldo della data più calda registrata a New York dal 1860 al 2005. 
Lo studio dell'Università delle Hawaii prevede che la data della deviazione climatica del Pianeta Terra sia il 2047. Ciò indica quanto rapidamente il globo e l'umanità sono destinati a sentire gli effetti del cambiamento climatico antropogenico – almeno secondo il nuovo studio.


Rifugiati climatici: le temperature che cambiano possono rendere alcune nazioni inabitabili e portare ad una migrazione incontrollabile lungo i confini

Mora ammette che il suo studio è soggetto a variabili geografiche, dicendo che i cambiamenti che egli prevede non avverranno allo stesso tempo in tutto il mondo. Tuttavia, egli ha ridotto il margine di errore delle sue proiezioni a 5 anni in entrambi i sensi, cose che definisce 'notevole', dato che lo studio ha usato 39 diversi modelli di 21 squadre in 12 paesi.  Scettici come Eric Post, un biologo dell'Università di Stato della Pennsylvania, ha detto che mentre non è d'accordo con la precisione dello studio di Mora, come su tutto il lavoro sul cambiamento climatico, la gente e i politici dovrebbero tenerne conto. “Se la valutazione di Mora e colleghi si dimostra precisa, badate professionisti della conservazione – la corsa del cambiamento climatico non è solo iniziata, è fissata, con il traguardo dell'estinzione che incombe più vicino ai tropici”, ha scritto sulla rivista Nature. 

La ricerca di Mora lo ha portato alla conclusione che tutte le specie in ognuna delle regioni colpite da avversi aumenti di temperatura hanno tre opzioni nette. O si muovono verso un clima più fresco, o si adattano al clima più caldo o si estinguono. Tuttavia, è qui che possono sorgere conflitti fra nazioni quando la gente disperata e affamata cercherà di emigrare in massa verso nord o verso sud per sfuggire alle terre aride in cui sono giunti a vivere. “”Abbiamo questi confini politici che non possiamo attraversare facilmente. Come la gente in Messico – se il clima dovesse impazzire lì, non è che si possano spostare negli Stati Uniti”, ha detto Mora alla BBC News. 


Troppo tardi per fermarlo: la data del 2047 per quanto riguarda il mondo intero è basata sul continuo aumento delle emissioni di gas serra dalla combustione di carbone, petrolio e gas. Se il mondo riesce a ridurre le emissioni di biossido di carbonio ed altri gas, questa sarebbe rimandata al 2069, secondo Mora. 

La squadra di Mora ha scoperto che per una misura – l'acidità dell'oceano – la Terra ha già superato la soglia entrando in un regime completamente nuovo. Ciò è avvenuto circa nel 2008. Ogni anno da allora, l'acidità dell'oceano è stata più alta del precedente record, secondo il coautore dello studio Abby Frazier. Delle specie studiate, la barriera corallina sarà la prima a ritrovarsi in un nuovo clima – intorno al 2030 – ed è molto vulnerabile al cambiamento climatico, ha detto Mora. Judith Curry, una climatologa dell'Istituto di Tecnologia della Georgia, ha detto di aver trovato che l'approccio di Mora abbia più senso del massicio rapporto uscito dall'IPCC dell'ONU lo scorso mese. 

Il climatologo Michael Mann dell'Università di Stato della Pennsylvania ha detto che la ricerca “possa in realtà presentare uno scenario all'acqua di rose quando si tratta di quanto siamo vicini al superamento della soglia di diversi impatti climatici pericolosi”. “Per alcune misure, ci siamo già arrivati”, ha detto

sabato 12 ottobre 2013

Record mondiale di efficienza di una cella solare: 44,7%

Da “Qual Energia”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

L'Istituto Fraunhofer per i Sistemi Energetici ISE, Soitec, CEA-Seti e Il Centro Helmholtz di Berlino hanno hanno annunciato insieme di aver stabilito un nuovo record per la conversione di luce solare in elettricità usando una nuova struttura di cella solare con quattro subcelle solari. Superando la concorrenza, dopo soli 3 anni di ricerche ed inserendo la tabella di marcia a livello di classe mondiale, è stato misurato un nuovo record di efficienza del 44,7% ad un concentrazione di 297 soli.

25 settembre 2013

L'Istituto Fraunhofer per i Sistemi Energetici ISE, Soitec, CEA-Seti e Il Centro Helmholtz di Berlino hanno hanno annunciato insieme di aver stabilito un nuovo record per la conversione di luce solare in elettricità usando una nuova struttura di cella solare con quattro subcelle solari. Superando la concorrenza, dopo soli 3 anni di ricerche ed inserendo la tabella di marcia a livello di classe mondiale, è stato misurato un nuovo record di efficienza del 44,7% ad una concentrazione di 297 soli. Questo indica che il 44,7% dello spettro solare di energia, dall'ultravioletto all'infrarosso, viene convertito in energia elettrica. Questo è un grande passo verso un'ulteriore riduzione dei costi dell'elettricità solare e continua a spianare la strada per la tabella di marcia verso il 50% di efficienza.

Nel maggio del 2013, la squadra franco-tedesca del Fraunhofer ISE, Soitec, CEA-Leti e il Centro Helmholtz di Berlino avevano già annunciato una cella solare col 43,6% di efficienza. Lavorando su questo risultato, un'ulteriore lavoro di ricerca e passaggi di ottimizzazione hanno portato all'attuale efficienza del 44,7%.

Queste celle solari vengono usate in concentratori fotovoltaici (CFV), una tecnologia che raggiunge più del doppio dell'efficienza degli impianti FV convenzionali in luoghi con molto sole. L'uso a terra delle cosiddette celle solari multi giunzione III-IV, che originariamente derivavano dalla tecnologia spaziale, ha prevalso nella
realizzazione di efficienze maggiori per la conversione di luce solare in elettricità. In questa cella solare multi giunzione, diverse celle costituite da diversi materiali semiconduttori II-IV vengono impilati l'uno sull'altro. Le singole subcelle assorbono diverse gamme di lunghezze d'onda dello spettro solare.

“Siamo incredibilmente orgogliosi della nostra squadra che ora lavora già da 3 anni su queste celle solari a 4 giunzioni”, dice Frank Dimroth, Capo del Dipartimento e Capo Progetto incaricato di questo lavoro di sviluppo al Fraunhofer ISE. “Questa cella solare a 4 giunzioni contiene le nostre capacità collettive di molti anni in quest'area. Oltre ai materiali migliorati e all'ottimizzazione della struttura, una nuova procedura chiamata incollaggio a cialda gioca un ruolo centrale. Con questa tecnologia, siamo in grado di connettere due cristalli semiconduttori che altrimenti non potrebbero essere messi l'uno sull'altro con un'alta qualità del cristallo. In questo modo possiamo produrre la combinazione ottimale di semiconduttori per creare le celle solari a più alta efficienza”.

“Questo record mondiale che migliora il nostro livello di efficienza di più di un punto percentuale in meno di 4 mesi dimostra il potenziale estremo della nostra cella solare a 4 giunzioni, potenziale che risiede nelle tecniche di incollaggio e nelle competenze della Soitec”, dice André-Jacques Auberton-Hervé, presidente e amministratore delegato della Soitec. “Questo conferma l'accelerazione della tabella di marcia verso le più alte efficienze che rappresentano un contributo chiave alla competitività dei nostri sistemi CFV. Siamo molto orgogliosi di questo risultato, una dimostrazione di una collaborazione di grande successo”.

“Questo nuovo valore record rafforza la credibilità dell'incollaggio diretto dei semiconduttori che è sviluppata nel quadro della nostra collaborazione con Soitec e Fraunhofer ISE. Siamo molto orgogliosi di questo nuovo risultato, che conferma l'ampia strada che c'è nella lavorazione di semiconduttori avanzati III-IV”, ha detto l'amministratore delegato della Leti, Laurent Malier.

(Riprodotto da materiali forniti dall'Istituto Frauhofer)




venerdì 11 ottobre 2013

Cambiamento climatico: stiamo perdendo il dibattito

Da “The frog that jumped out”. Traduzione di MR (Peak Transition Translators Team)

Di Ugo Bardi


”E' uno di quei giorni in cui sento di essere sceso sul pianeta sbagliato. Un rapporto terrificante sulla rottura del clima viene salutato con indifferenza e fandonie”. (Tweet di George Monbiot)


E' uscito il nuovo rapporto dell'IPCC e ci racconta cose che sappiamo già e che la maggior parte della gente rifiuta ancora di credere o che sceglie di ignorare.

Niente di nuovo nel dibattito, non cambierà niente. La cosa migliore che potrà capitare è che il rapporto genererà un moderato interesse per qualche giorno prima di scomparire dalla sfera dei media. Nell'ipotesi peggiore, qualcuno ci troverà dentro qualcosa che può essere interpretato come un errore e questo sarà sufficiente a demolire l'intero rapporto nei media, proprio com'è accaduto al rapporto precedente con la storia della fusione dei ghiacciai himalayani.

Gli scienziati stanno ancora lavorando sulla base dell'idea che il loro lavoro sia quello di esaminare, analizzare e riportare; finita qui. Forse questa è una definizione corretta dei doveri degli scienziati in molti campi, ma gli scienziati sono anche esseri umani e, come esseri umani, devono fare di più quando le loro scoperte indicano che stiamo per affrontare un pericolo terribile, com'è nel caso del cambiamento climatico. Sono coloro che possono percepire il pericolo meglio di chiunque altro ed è una loro responsabilità quella di raccontare questo alla gente.

Immaginate di vedere qualcuno che sta per saltare da una finestra dal quarto piano. Andate lì e gli dite “come scienziato, posso dirti quale sarà la tua velocità quando arriverai a terra. Ma non ti dirò se saltare dalla finestra è pericoloso o no”.

Ora, guardate il riassunto per decisori politici del rapporto dell'IPCC e cercate la parola “pericolo” ("danger"). Non la troverete.

Facciamocene una ragione: stiamo perdendo questo dibattito. Dobbiamo cominciare a raccontare alla gente cosa pensiamo veramente del pericolo che abbiamo di fronte. Altrimenti, non c'è speranza.

(Considerazioni simili sono state espresse Clive Hamilton in un post dal titolo il rapporto dell'IPCC non farà alcuna differenza nella cultura negazionista)