martedì 20 agosto 2013

Quando la conoscenza diventa un lusso che non ci possiamo più permettere

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR



di Antonio Turiel

Cari lettori,

le persone che si muovono nei circuiti di informazione e divulgazione sul picco del petrolio avranno notato che si sta verificando una defezione più o meno continua, un abbandono di alcune fonti ormai classiche da dove ottenere informazioni, abbandono he in alcuni momenti dà l'impressione di essere un inizio di sbandamento.

Di siti che parlano del picco del petrolio e delle sue conseguenze nella rete ce ne sono e ce ne sono stati molti e può essere considerato normale che alcuni siano spariti col passare degli anni. Per esempio, “Life after the Oil Crash” di Matt Savinar, che è stato uno dei primi luoghi dove mi sono informato e da dove ho preso il nome per questo blog, che dopo una crisi esistenziale del suo fondatore, l'avvocato Matt Savinar lo ha trasformato in una pagina web di divinazione e scienze occulte, già da un po' non esiste più del tutto. Si possono contare a decine i piccoli siti web che sono stati fatti partire con molto entusiasmo e con l'illusione di divulgare, ma che fosse per mancanza di notizie nuove o per mancanza di tempo per continuare la propria formazione, i loro creatori li hanno lasciati languire, praticamente senza alcuna attività per anni, o li hanno direttamente chiusi. Ma ciò che sta avvenendo ultimamente sta assumendo un aspetto diverso dal semplice abbandono per noia o esaurimento; si tratta di un vero naufragio che colpirà gravemente la continuità della divulgazione nei prossimi anni.

L'anno scorso uno dei grandi siti di divulgazione, Energy Bulletin (EB), ha cominciato a chiudere dopo circa 10 anni di attività. EB, dove in molti ci siamo fatti le ossa, era un grande calderone di notizie dove gli editori mettevano a nostra disposizione spazi collegati al picco del petrolio, alla scarsità di materie prime ed ai problemi di sostenibilità in generale. Con un buon metodo, EB raggruppava in base al tema le notizie che fossero già state pubblicate nella stampa generalista e sui siti web e i blog specializzati. E stato grazie a EB che abbiamo scoperto molti grandi autori come James Howard Kunstler, John Michael Greer, Stuart Staniford o Sharon Aystik, solo per citarne alcuni. La chiusura di EB non è stata totale, visto che è stato sostituito dal nuovo portale Resilience.org (di fatto, il vecchio link www.energybulletin.net ridirige al nuovo sito web), ma Resilience.org si occupa del problema dell'energia soltanto come uno dei tanti ed il suo focus è posto sul diffondere notizie (è anch'esso multitematico) che aiutino a migliorare la resilienza delle comunità, principalmente negli Stati Uniti.

Eppure, la notizia più impattante degli ultimi tempi è la chiusura di The Oil Drum (TOD) dopo 8 anni di navigazione. Questo sito è riuscito in poco tempo ad attrarre professionisti del settore grazie all'alto livello tecnico dei suoi contributi. Di fatto, TOD era giunto ad essere il miglior riferimento mondiale su molti temi associati all'energia, molto di più di tante società di consulenza e pubblicazioni accademiche. Tuttavia, negli ultimi mesi gli amministratori di TOD hanno sofferto per mantenere la pagina aperta: una parte importante di coloro che contribuivano hanno smesso di collaborare col sito perché ora si dedicano ai loro progetti (di divulgazione o di altro tipo) e i contributi economici sono diminuiti considerevolmente. C'è ancora una discussione aperta sul futuro di TOD e la chiusura iniziale (31 luglio) è stata posticipata di un mese. In qualsiasi caso, il progetto è colpito a morte e prima o dopo dovranno chiudere, anche se come sembra manterranno gli archivi online per futuri riferimenti.

In una situazione ancora peggiore si trova la pagina spagnola Crisis Energética. Dopo diverse crisi di liquidità e diverse migrazioni a nuovi server, l'ultimo servizio di hosting non è stato in grado di gestire correttamente un sito web della complessità di Crisis Energética, con i suoi molteplici forum. Al momento viene mantenuta parzialmente aggiornata grazie ad un sito provvisorio, http://lacrisisenergetica.wordpress.com/, ma risulta fondamentale recuperare gli archivi e i forum e non sembra fattibile fare un cosa simile in un prossimo futuro.

Testimone silente di questo naufragio progressivo della divulgazione della crisi energetica e della sostenibilità è il collettore (in spagnolo) Cenit del Petróleo.info. Un rapido sguardo vi mostrerà che molte pagine che vi sono indicizzate sono scomparse (come si evince dalla mancanza di alimentazione di contenuti via RSS).

E in realtà il problema di questo naufragio è più profondo di quanto riveli la caduta dei siti web. L'Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio e del Gas (ASPO), con molte sezioni nazionali, si trova a sua volta in una crisi più o meno dichiarata e soffre di alcune divisioni interne. La conferenza annuale, che ogni anno raggruppava i migliori specialisti su scala mondiale, quest'anno non è stata fatta. Al suo posto, ASPO ha co-sponsorizzato un evento molto più mainstream, con una maggioranza di relatori provenienti dall'industria e senza collegamenti con ASPO, il che mi fa pensare che forse qualcuno si sia fatto pubblicità cercando una sistemazione più convenzionale e socialmente accettabile della patina leggermente anarcoide che di solito circonda la divulgazione sul Picco del Petrolio.

Cosa sta succedendo? Da dove viene questo naufragio, questo svenimento? La questione è semplice: i gruppi di sensibilizzazione sul Picco del Petrolio non sono, per il solo fatto di divulgarlo, immuni al picco stesso. La società che ci ospita sta naufragando e noi con lei. Chiedete a Pedro Prieto cosa ne pensa degli ultimi decreti spagnoli che limitano, e praticamente distruggono, il settore fotovoltaico spagnolo e come questo lo stia colpendo personalmente negli impianti ai quali partecipa. E qui sta il dramma: questa crisi che non finirà mai colpisce anche noi. Coloro che sono rimasti all'interno dell'industria e dell'ambito accademico hanno potuto mantenere un livello tecnico alto, ma come contropartita hanno adottato stili di vita meno resilienti, meno capaci di far fronte all'ansia della nostra società. Da parte loro, quelli che hanno deciso di cambiare radicalmente il proprio stile di vita e adottare una semplicità radicale, sicuramente non stanno notando grandi cambiamenti, ma a volte non dispongono nemmeno di molto tempo da perdere per scrivere articoli su dei blog o a fare discorsi.

Quando eravamo ricchi ci potevamo permettere di sapere di più e meglio. Ma è arrivata l'epoca dei tagli e con essi è cominciata a diminuire l'informazione disponibile, perché ottenere informazioni è costoso (è in questo contesto di tagli che la EIA, che dipende dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, ha smesso di raccogliere ed analizzare dati da due anni). Quando avevamo un buon lavoro, un buon stipendio ed abbastanza tempo libero (altro lusso), si poteva fare divulgazione pro bono mettere in piedi associazioni più o meno complesse. Ora, e sarà una tendenza che andrà consolidandosi col tempo, ci si possono permettere solo piccoli siti web come The Archdruid Report, Peak Oil Blues, Causabon's book, Early Warning o questo stesso blog (The Oil Crash, in questo caso, ma non potrei certo giurare che Effetto Cassandra possa essere immune dal processo descritto, ndt.).

E in mezzo a questo marasma i difensori dell'ultima bolla, in questo caso la truffa del gas e del petrolio da scisto per mezzo e del fracking, tentano di sfruttare l'occasione: “Quando il gatto non c'è, i topi ballano”. Così, per fare un esempio fra i tanti, c'è questo articolo di Anthony Wile che assicura che il picco del petrolio è morto e la prova di ciò è proprio che chiude TOD! In realtà, il fallimento professionale di coloro che si dedicano alla divulgazione del Picco del Petrolio è la conseguenza logica del suo arrivo e non della sua perdita di validità, che se si sta diffondendo lo scoraggiamento e l'abbandono è per problemi economici, non perché si riconosca che avanzi petrolio: non ho visto in nessun divulgatore che si dedichi alla divulgazione sul picco del petrolio un tale atto di contrizione, cosa che ora i sostenitori del fracking tentano di vendere. Diranno che non siamo capaci di accettare il nostro fallimento, senza rendersi conto che noi siamo scienziati e tecnici e, al contrario di loro, riconosciamo la verità quando ci si presenta davanti, anche se questo significa cambiare radicalmente ciò che diciamo. Noi non sposiamo alcuna posizione, stiamo solo dalla parte della verità, mentre loro stanno dalla parte dei loro conti economici e la verità è del tutto accessoria.

Un modello per adattarsi alla realtà cangiante della nostra società decadente che pare stia funzionando è quella di John Michael Greer. Con una certa eccentricità (JMG è Arcidruido dell'Ordine dei Druidi Verdi del Nord America ed ha un'immagine personale in linea con la sua posizioni druidica), JMG è riuscito a mantenere un sito personale molto visitato e di altissimo livello, aggiornato settimanalmente e dedicato alla discussione delle diverse sfaccettature della mancanza di sostenibilità della società industriale, soprattutto dal punto di vista sociologico e filosofico e con non poche note con consigli pratici per mantenere un orto sostenibile. JMG, che è un vero intellettuale, vive dei soldi che incassa coi suoi libri (ne scrive almeno uno all'anno) e dei frutti del suo orto. Anche se con maggiori difficoltà, anche Sharon Aystik segue un metodo simile col suo Causabon's Book.

Esportare questo modello in Spagna (o in Italia, ndt.) non è facile per diversi motivi (per esempio, è un paese molto popolato e la disponibilità di terra propria è meno frequente) e, in generale, le persone e le associazioni (Vespera de Nada, le diverse iniziative di Transizione, ecc.) finiscono per optare per mettere più peso nella divulgazione o nel proprio adattamento. In quanto a me stesso, le mie opzioni sono limitate. Ho un lavoro da ricercatore al CSIC che mi piacerebbe mantenere (la scienza è la mia vita), ma proprio la mia linea di lavoro principale (lasciando da parte i piccoli lavori di ricerca che stiamo facendo in materia di politica energetica) ha una componente tecnologica molto forte (oceanografia satellitare ed elaborazione avanzata del segnale) che la fa trovare a maggior rischio di perire in mezzo al naufragio di oggi. Come se non bastasse, l'istituzione che mi accoglie fa acqua da tutte le parti e potrebbe scomparire in un lasso di tempo non troppo lungo. Dedico non poche energie a creare alternative sostenibili per me e per la mia squadra mentre resistiamo ai vincoli di bilancio e nel frattempo cerco di mantenere il mio lavoro di ricercatore. Nei momenti liberi esamino i piani B, C e D nel caso che tutto crolli; ho la mia famiglia... Il tempo non mi basta e se non fosse per il fatto che dedico due viaggi in treno alla settimana al blog e a volte sottraggo tempo delle già scarse ore di sonno, dovrei semplicemente interrompere i miei sforzi di divulgazione. Nemmeno io sono immune dal Picco del Petrolio: potrebbe essere che entro pochi mesi gli sforzi per mantenere me e la mia famiglia condizioneranno in modo significativo la mia capacità di divulgazione (di fatto già la condizionano, visto che non ho tanto tempo per aggiornarmi o per terminare alcune analisi chiave che progetto da mesi).

Non sapere in tempo di crisi ha un prezzo: non si potrà fare un'analisi giusta della situazione se non si sa cosa sta succedendo nella realtà. C'è molta gente interessata a diffondere una certa visione delle cause e delle soluzioni di questa crisi e che disgraziatamente ha molto più accesso ai mezzi di comunicazione dei pochi che rimangono a divulgare sui problemi delle risorse. Ma queste soluzioni interessate, naturalmente, non funzionano, perché non vanno alle cause reali dei problemi. Il fallimento consecutivo delle diverse misure con le quali tentano invano di affrontare la crisi favorirà un maggior malessere sociale e molta più instabilità, situazione dalla quale io vedo solo due derive possibili: o che emergano i salvapatria con soluzioni miracolose e che si instauri una dittatura che porrà fine a tanti cose utili ed anche necessarie, o che la massa inferocita, stanca di tante delusioni, incolpi tutti e distrugga tutto. Questo in realtà è il più grande lusso, la perdita maggiore: distruggere tutto ciò che abbiamo ora. E disgraziatamente questo lo permetteremo, se non cambiamo subito rotta.

Saluti.
AMT

lunedì 19 agosto 2013

Il presidente della Banca Mondiale: "Il riscaldamento globale cambierà il mondo nell'arco delle nostre vite"

Mercoledì 19 giugno 2013 11:39 
Di Laurie Goering

Da “Thomson Reuters Foundation”. Traduzione di MR


Un ragazzo tatuato attraversa le acque di un sobborgo alluvionato poco fuori Bangkok, il 21 novembre del 2011. REUTERS/Damir Sagolj


LONDRA (Thomson Reuters Foundation) – In meno di 20 anni, gli impatti climatici – dalle grandi città alluvionate al crollo della produzione di cibo – minacciano di ridisegnare l'economia mondiale e di peggiorare drammaticamente le vite umane, ha avvertito il presidente della Banca Mondiale mercoledì scorso.

Ma la volontà politica di agire sul cambiamento climatico, particolarmente da parte dei grandi attori come la Cina, si sta rapidamente consolidando, anche se i colloqui sul clima guidati dall'ONU vacillano, ha detto Jim Yong Kim in una discussione della Thomson Reuters a Londra.

Dopo aver visto la strage creata dell'inquinamento, l'inverno scorso, “c'è un nuovo spirito in Cina”, ha detto Kim. Il gigante asiatico, il più grande emettitore al mondo di carbonio, sta fissando “obbiettivi molto, molto aggressivi” per frenare le emissioni che cambiano il clima e si stanno indirizzando verso quello che potrebbe essere il più grande mercato nazionale del carbonio, ha detto.

Ora, “sono più seri di qualsiasi altro paese che conosca” in termini di azione sul cambiamento climatico, ha detto Kim. Questo, unito a ciò che egli ha detto essere una forte volontà politica della Casa Bianca di affrontare e a muoversi per frenare le emissioni da Nuova Dehli a New York, potrebbe aggiungersi ai cambiamenti che alla fine affronteranno”l'enorme massa del problema” - anche se non sta avvenendo abbastanza rapidamente, ha detto.

Nuova Dehli, per esempio, ora manda i suoi vecchi autobus fumosi col più pulito gas naturale – anche se non ancora abbastanza pulito. Hong Kong ha dimezzato il numero di automobili in città. E in Africa ed altre regioni, cambiamenti 'amici del clima' stanno abbassando le emissioni e ponendo le basi per sostenere la produzione di cibo.

New York City, che ha promesso di ridurre la sua impronta di carbonio del 30% per il 2030, ora si trova sulla buona strada per raggiungere questo obbiettivo nel 2017, ha detto Kim. E la Germania è prima nel mondo nel far crescere l'economia mentre riduce la sua impronta di carbonio.
“Ogni paese nel mondo si deve muovere in quella direzione”, dice Kim.

BANGKOK SOTT'ACQUA

Alcuni degli impulsi all'azione sono sono venuti dal peggioramento degli eventi atmosferici estremi che hanno portato sempre più di frequente a siccità, alluvioni, incendi e tempeste da record in tutto il mondo.

“Ho perso il conto degli eventi che di solito si verificano una volta nella vita che sono avvenuti negli ultimi due o tre anni”, ha detto Kim. Il cambiamento climatico, ha detto, gioca un ruolo in particolare nei cambiamenti nei cicli dell'acqua del pianeta, con alcune regioni che ne hanno fin troppa ed altre che ne hanno di gran lunga troppo poca.

In un rapporto sugli impatti regionali degli estremi climatici, pubblicato mercoledì dalla Banca Mondiale, gli scienziati hanno previsto che per il 2030, mentre le temperature aumentano dei 2°C previsti, il 40% dei terreni agricoli coltivati a mais in Africa potrebbero diventare inadatti alle colture. Il sud delle Filippine, nello stesso periodo, potrebbe vedere il dimezzamento delle sue riserve ittiche, dice il rapporto. L'arresto della crescita causato dalla malnutrizione “sarà dappertutto”, ha detto Kim.

Nell'Asia del Sud, è probabile che i monsoni che si spostano lascino alcune regioni sott'acqua ed altre in una siccità sempre peggiore, dice il rapporto, con le grandi città come Mumbai, Calcutta e Dacca a loro volta alle prese con cicloni sempre più intensi. Nel Sudest asiatico, Bangkok potrebbe finire sott'acqua dal 2030 o dal 2040, dice il rapporto.

“CAMBIAMENTO NELL'ARCO DELLE NOSTRE VITE”

“Sta arrivando, a meno che i leader del mondo non facciano qualcosa per fermarlo”, ha avvertito Kim. “Questo rapporto dovrebbe farci perdere il sonno su come sarà il nostro mondo nell'arco delle nostre vite”. “Il cambiamento climatico è un rischio a breve e medio termine per l'economia globale”, ha detto. “La gente pensa che riguarderà i propri nipoti. Non è così”.

La Banca Mondiale, ha detto, ora guarda agli effetti sul cambiamento climatico di tutte le sue decisioni, anche se trovare le risposte giuste non è sempre facile.

In Liberia, per esempio, la Presidente Ellen Johnson Sirleaf ha pregato la banca di aiutarla ad incrementare il misero accesso all'energia del paese, per attrarre investimenti, far partire industrie e dare lavoro agli ex soldati,  che rimangono una minaccia alla stabilità del paese, finché rimangono disoccupati.

Questa urgenza ha portato la banca a sostenere progetti di impianti a carbone in Liberia, ha ammesso Kim. “Proverò a fare qualsiasi cosa che è in mio potere per evitare l'investimento in carbone... ma non posso guardare Ellen Johnson Sirleaf negli occhi e dire. 'Deve aspettare'”, ha detto.

SPERANZE RIPOSTE SU UN TRATTATO DELL'ONU

Kim ha detto che crede i macchinosi negoziati dell'ONU sul cambiamento climatico, che puntano a costruire un nuovo trattato globale sul clima nel 2015 e che abbia effetto dal 2020, sono cruciali , ma chiaramente non sono sufficienti, che ritardare l'azione sul cambiamento climatico fino a che il nuovo trattato non abbia effetto è “una debole scusa di fronte a quello che stiamo per dare in mano ai nostri figli”.

Le aumentate preoccupazioni della Cina nei confronti del cambiamento climatico gli danno una qualche speranza riguardo al processo dell'ONU, ha detto.

“Il fatto che la Cina sia così aggressiva riguardo al proprio mercato del carbonio è un segno davvero incoraggiante ai fini di un trattato climatico globale”, ha detto. Se la Cina, gli Stati Uniti e l'Europa possono formare la base di un mercato mondiale del carbonio, allora gli investimenti a basso tenore di carbonio si impenneranno e “alla fine, alla fine avremo il meccanismo del mercato che lavora per aiutarci ad affrontare il cambiamento climatico”.

E' NECESSARIO UN MOVIMENTO DI BASE

Parte di quanto necessario per guidare l'azione politica sul cambiamento climatico, ha detto, è un vero movimento di base, qualcosa che al momento manca. L'azione sull'HIV/AIDS, ha detto, è arrivata solo dopo che gli attivisti sono andati negli istituti sanitari nazionali a tirare sangue e chiedere il cambiamento.

“Continuo a chiedermi: 'Dov'è un piano per tutto questo?' Non lo abbiamo ancora”, ha detto. “Non sembra esserci un movimento”.

Gli scienziati e gli esperti del clima, analogamente, hanno fatto il loro umile lavoro nell'aiutare le persone a capire i collegamenti fra il meteo estremo e il cambiamento climatico, fornendo loro risposte su cosa fare per fare la differenza, oltre a quelle che chiamiamo “risposte di basso profilo”, come installare pannelli solari.


“Dobbiamo mettere insieme un piano che sia all'altezza della sfida e non lo abbiamo ancora fatto, “ha detto. “Con l'aumentare degli eventi meteorologici estremi, penso che l'opinione pubblica stia cambiando e a quel punto dobbiamo avere un piano”.

venerdì 16 agosto 2013

Declino di un impero



Guest post di Alexander Ac

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

Dato che la città di Detroit ha ora ufficialmente dichiarato bancarotta, vale la pena guardare il quadro allargato. E' il destino della città, un tempo grande, solo una breve pausa sulla strada della prosperità? O è piuttosto un sintomo di qualcosa di più grande e più diffuso che riguarda il futuro di una società post industriale?

Senza esagerazioni, Detroit un tempo era un simbolo del “Sogno Americano”, caratterizzata dal più alto reddito pro capite dell'intero paese, della più alta crescita della popolazione, industrializzazione, crescita della ricchezza, ecc. La popolazione ha raggiunto quasi i 2 milioni di persone.

Ora Detroit è il simbolo del “Incubo Americano”, con una popolazione in declino*, povertà e criminalità in aumento, declino del valore della proprietà, declino dei servizi pubblici, ecc. Ora la popolazione è inferiore alle 700.000 persone.

Il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale è stato caratterizzato da una crescita esplosiva della popolazione e del consumo di energia, aumenti incredibili di produttività portati dall'energia a buon mercato, globalizzazione degli scambi, innovazione tecnologica, specialmente nei campi dei computer e della comunicazione, amento della qualità della cura della salute e, si spera, la crescita collettiva della felicità della popolazione.

Lo stesso periodo può essere anche caratterizzato da diverse tendenza fondamentali, che probabilmente spiegano molto. Guardiamo il grafico seguente:

Fig. 1: Il grafico mostra l'evoluzione del consumo di energia primaria pro capite i Btu (linea blu) e il rapporto del debito totale rispetto a PIL nominale (linea rossa in %) dal 1950 al 2011. Le linee tratteggiate verticali mostrano le soglie approssimative delle diverse fasi di crescita/declino degli Stati Uniti. (Fonte: EIA, St. Louis Fed).

Fase di espansione (1950-1979)

Questo periodo può essere caratterizzato in generale da una rapida crescita della popolazione, una rapida crescita dei consumi di energia totale pro capite (2% all'anno), di costruzione di infrastrutture e di rapporto debito/PIL relativamente stabile (0,3% all'anno). Possiamo parlare di “fase di espansione”, dalla quale gran parte della popolazione ha beneficiato in termini di aumento della qualità della vita. L'aumento della sicurezza, il migliore accesso alle cure mediche, la migliore educazione e libertà di quasi tutto erano dei dati di fatto della vita. Anche le condizioni ambientali potrebbero essere migliorate in alcune o persino in gran parte delle località. E il riscaldamento globale non era una preoccupazione seria a quel tempo.

Fase di declino lento (1979-2009)

Questa caratterizzazione dei 30 anni seguenti al picco del consumo pro capite di energia primaria potrebbe essere sorprendente ai più, ma non dovrebbe esserlo in realtà. Molte delle grandi conquiste della scienza e della tecnologia ha iniziato ad essere lentamente superate dall'esaurimento delle risorse. Questa tendenza è passata in gran parte inosservata, visto che il livello crescente di debito mascherava il prezzo reale dell'energia. Abbiamo deciso di pagare meno per la prosperità di oggi (meglio chiamarlo consumo), in cambio di più prosperità per domani, dando per scontato che i giorni felici dell'energia a buon mercato sarebbero tornati in futuro, ad un certo punto. L'ingenuità umana è sconfinata, come possiamo facilmente osservare. Ma durante la fase di crescita esponenziale l debito sul PIL (quasi il 5% all'anno) e del lento declino pro capite dell consumo di energia (0,5% all'anno), molte dell tendenze che prima erano positive sono diventate negative.  Ecco una lista di alcune di esse:

  • Crescita nella diseguaglianza di reddito fra ricchi e poveri
  • Tassi di crescita della fertilità in diminuzione
  • Crescita del settore finanziario nel computo totale del PIL
  • Delocalizzazione dei lavori ad alta intensità energetica in paesi stranieri
  • Bilanci commerciali sempre più negativi
  • Declino della qualità dell'educazione
  • Aumento dei costi dell'assistenza sanitaria
  • Declino del valore aggiunto dell'ulteriore debito
  • Aumento della dipendenza dal petrolio proveniente dai paesi del Medio Oriente
  • Invecchiamento delle infrastrutture (ciò che abbiamo costruito durante l'era del petrolio a 10 dollari al barile è difficile da mantenere o addirittura espandere nell'era del petrolio a 100 dollari al barile) 


Fase di declino rapido (2009-???)

Queste ed altre tendenze negative a lungo termine sono confluite nella crisi finanziaria del 2009-2009, che è risultata essere globale. Il rapporto debito/PIL ha raggiunto il picco negli Stati Uniti ed il suo declino ha dato inizio a ciò che possiamo chiamare fase di “declino rapido”. I Fed Funds Rate prossimi allo zero o le politiche di “alleggerimento quantitativo” non cambieranno l'evoluzione fondamentale dell'economia statunitense. Non c'è nessuna nuova “rivoluzione industriale” dietro l'angolo, a prescindere da ciò di cui vuole convincerci la propaganda sul “gas di scisto” o sul “petrolio di scisto”, ignorando peraltro la perdita di soldi e la catastrofe climatica. Abbiamo saccheggiato le risorse facili ed ora dobbiamo affrontarne le conseguenze. Se fossimo sufficientemente saggi collettivamente, il che non accade ancora, potremmo avere una piccola possibilità di evitare la Terza Guerra Mondiale negli anni e nei decenni a venire. Sfortunatamente, la storia sembra predire un risultato diversa.

* Tenente in mente che in uno scenario di declino globale le persone non hanno nessuno posto in cui migrare, a differenza del caso di un declino locale, come quello di Detroit.



lunedì 12 agosto 2013

Cos'è un meme? Ecco perché il messaggio sul cambiamento climatico non diventa virale











Di Ugo Bardi

Da “The frog that jumped out”. Traduzione di MR


Una “mappa del meme” di  cambiamento climatico di Lazlo Karafiath and Joe Brewer

I meme sono idee che sopravvivono e si moltiplicano nella mente umana. Si diffondono e condizionano tutti. I meme sono la base di ciò che oggi definiamo spesso come comunicazione “virale”, ma che sono stati il modo di comunicare normale degli esseri umani per millenni. Alcuni meme sono buoni – nel senso che corrispondono alla realtà – altri sono cattivi – per la ragione opposta, sono meme illusori; essi costituiscono il corpo delle leggende e dei miti che pervadono Internet oggigiorno – dalle scie chimiche ai falsi atterraggi sulla Luna. 

Quando abbiamo a che fare col cambiamento climatico, sfortunatamente, i meme “cattivi” sembrano essere molto più comuni di quelli buoni. Esiste un lunghissimo elenco di meme falsi ed estremamente comuni: la Terra non si scalda più, la Groenlandia era libera dal ghiaccio durante il Medioevo, gli scienziati hanno contraffatto i dati... Potete trovare un elenco di ben 174 (!!) di questi cattivi meme su “Skeptical Science”. La mente di alcune persone sembra essere infestata da questi meme climatici cattivi – come quella del segretario di stato britannico all'ambiente.

Quindi, perché tutti questi meme illusori sul clima? Forse non abbiamo semplicemente lavorato abbastanza nel cercare dei meme “buoni” da diffondere. Forse, se fossimo stati abbastanza furbi, saremmo riusciti a mettere insieme un sistema di comunicazione virale che avrebbe diffuso il messaggio corretto sul cambiamento climatico. E' stata questa l'idea avanzata da Lazlo Karafiath e Joe Brewer, co-fondatori di DarwinSF. Essi hanno cercato di trovare questi buoni meme. I sono stati interessanti, ma al momento non abbiamo ancora il meme magico riguardo al cambiamento climatico.

Ma perché esattamente i meme cattivi si diffondono molto più facilmente di quelli buoni? Uno studio recente di ricercatori della UCLA ci da una spiegazione interessante. Lo studio ha a che fare con una regione del cervello chiamata la giunzione temporoparietale, o GTP, ma, alla fine, tutta la storia si riduce a ciò che essi chiamano “mentalismo”; gente che cerca di leggere nella mente di altra gente e di comportarsi di conseguenza. 

“Potreste aspettarvi che le persone siano più entusiaste e supponente verso le idee dalle quali esse stesse vengono stimolati, ma la nostra ricerca suggerisce che questo non è tutto. Pensare a cosa potrebbe attrarre gli altri potrebbe essere ancora più importante”.

Vedete? E' semplice! Le persone diffonderanno un meme se pensano che questo piaccia alla loro cerchia di amici e conoscenti. Non c'è nulla di particolarmente importante nel meme in sé – potrebbe essere molto stupido ed avere a che fare con entità del tutto vaghe e remote. Pensate a quello che dice che “Plutone si sta riscaldando e quindi il riscaldamento globale è causato dal Sole”. Gran parte delle persone probabilmente ha solo una vaga idea di cosa sia Plutone e di dove si trovi e di cosa possa significare il suo riscaldamento. Ciononostante questo meme si diffonde, proprio come fanno altri dello stesso tipo. Perché è così? Be', semplicemente perché questi meme sono portatori di un messaggio rassicurante. Dicono:  “Vedete? Quei pomposi scienziati hanno sbagliato tutto. Non c'è nulla di cui preoccuparsi e, in ogni caso, non è colpa nostra”.

Ora, potete condividere questo tipo di meme coi vostri amici e conoscenti senza preoccuparvi di farli alterare. Dopo tutto, a tutti piace prendersi gioco delle persone pompose, come è il caso di molti scienziati. E' quasi altrettanto divertente quanto condividere foto di cucciolo di gatto. Certamente, non come spedire ai vostri amici un messaggio sul cambiamento climatico che dice, fondamentalmente, “hey, finiremo per morire tutti di fame”.

A dire il vero, c'è di più nella diffusione di un meme della semplice interpretazione proposta dai ricercatori della UCLA. Ma se essi hanno ragione – e ciò che dice ha parecchio senso – allora è inutile continuare a cercare il meme magico che riporterà il cambiamento climatico all'attenzione delle persone. Il messaggio sul cambiamento climatico semplicemente non diventerà mai spontaneamente virale. 

Almeno sappiamo dove sta il problema. Ciò non significa che sia irrisolvibile, ma la mera comunicazione dal basso verso l'alto (il tipo di comunicazione che proviene dai blog e dai social media) non è abbastanza. Dobbiamo anche pensare a quella dall'alto verso il basso. In altre parole, è necessario che i media informino il pubblico sul pericolo che abbiamo di fronte. Sfortunatamente, questi non stanno facendo bene il proprio lavoro. L'ultimo esempio di una lunga serie di disastri è un recente pezzo su “The Economist” sul quale potete leggere su “Skeptical Science” e “Thinkprogress”.

Così, come possiamo convincere i media a fare un lavoro migliore? Avete idee?

venerdì 9 agosto 2013

Girarsi indietro per guardare il picco del petrolio

Di Richard Vodra 

Da “AspoUsa”. Traduzione di MR

Picco del Petrolio – il tasso sostenibile massimo di produzione globale di petrolio – è avvenuto nel 2012. Questa è una delle conclusioni principali di un nuovo rapporto, Combustibili Fossili e Nucleari – La Prospettiva della Fornitura, pubblicato nel marzo del 2012 dal Energy Watch Group (EWG). Questo evento avrà profonde implicazioni a lungo termine su come i consiglieri dovranno gestire il portafogli dei clienti e su come i clienti dovranno pianificare le loro spese future.

Una consapevolezza chiara delle risorse di un cliente è essenziale prima di sviluppare una strategia lungimirante. Il dibattito nazionale sull'energia è diventato di abbondanza anticipata, nonostante i molti che esprimo preoccupazioni riguardo ai limiti. Eppure tutti i consiglieri hanno lavorato con persone che sembravano prosperose solo per scoprire che questi vivono oltre i propri limiti. Quando i consiglieri finanziari cominciano a lavorare coi clienti, uno dei primi compiti è quello che creare un bilancio onesto. Dobbiamo capire che le risorse di un cliente prima di sviluppare una strategia lungimirante. Questa comprensione è ciò che il EWG cerca di fornire per l'America e per il mondo intero in questo rapporto.

Il EGW è un gruppo di scienziati indipendenti finanziato da una fondazione tedesca privata. Dal 2006 al 2009, il EGW ha pubblicato una serie di rapporti sulle proiezioni delle forniture di uranio (2006), carbone (2007), petrolio (2008) e eolico (2009). La missione dichiarata del EGW è quella di fornire informazioni obbiettive sull'energia e sui limiti dell'offerta delle forniture energetiche e per assistere nel prendere buone decisioni a tutti i livelli.

Basandosi su un esplorazione ravvicinata dei dati da tutto il mondo, EGW conclude che il mondo ha raggiunto il suo massimo livello di produzione di petrolio nel 2012. Il rapporto dichiara anche che la produzione di gas naturale degli Stati Uniti è quasi arrivata fin dove può arrivare e il mondo vivrà il peak everything (il picco di tutto) – il livello più alto della produzione globale di combustibili fossili – dalla fine di questo decennio. Nelle loro parole, dalle pagine 13 e 14 del rapporto:

Secondo il nostro studio, la produzione di carbone e gas raggiungerà i rispettivi picchi intorno al 2020. Il picco complessivo di tutti i combustibili fossili avverrà alcuni anni prima del picco del carbone e del gas e coinciderà quasi con l'inizio del declino della produzione di petrolio. Per questa ragione, il declino della produzione di petrolio – che ci si aspetta in tempi brevi – porterà ad un divario energetico in aumento che diventerà troppo grande per essere compensato dal gas naturale e/o dal carbone. Non sarà nemmeno possibile sostituire il petrolio con altri combustibili fossili nel caso in cui la produzione del gas e del carbone continuino a crescere al tasso attuale. Inoltre, un ulteriore aumento della produzione del gas e del carbone presto esaurirà queste risorse in modo analogo al petrolio. L'offerta mondiale totale di combustibili fossili è vicina al picco, guidata dal picco della produzione di petrolio. Il declino della produzione di petrolio nei prossimi anni creerà un divario sempre più grande che gli altri combustibili fossili non saranno in grado di compensare.

Per coloro che preferiscono le immagini, il grafico sotto mostra le loro previsioni della produzione globale delle risorse naturali chiave legate all'energia:



Come ho scritto precedentemente, c'è un collegamento ravvicinato fra la crescita economica di una società e la quantità di energia che essa ha a disposizione. I combustibili fossili costituiscono la stragrande maggioranza delle fonti di energia. Quando questi smettono di crescere, l'economia globale farà lo stesso, rivedendo radicalmente le nostre aspettative. Da un'altra prospettiva, tuttavia, l'arrivo involontario del picco dell'uso di combustibili fossili potrebbe rallentare l'aumento dei gas serra e migliorare parzialmente il problema del cambiamento climatico

Tutte le economie e le società del mondo attualmente funzionano sul presupposto sbagliato che i limiti energetici non siano reali, perlomeno per i prossimi decenni. Le conseguenze del fatto che capiamo bene questo aspetto sono sconcertanti.

Tornando al rapporto

L'EGW ha analizzato i dati delle risorse, delle riserve e della produzione da tutte le regioni del mondo, compresi i dati governativi e quelli delle grandi compagnie petrolifere. I totali complessivi sono stati paragonati ai dai di livello granulare e le differenze sono state indicate e spiegate dove possibile. E' interessante che il gruppo abbia anche confrontato il loro attuale rapporto con le proprie proiezioni dello scorso decennio e con le previsioni fatte dalla statunitense EIA (Energy Information Agency) e dalla IEA (International Energy Agency) e dell'OCSE. Ciò è trasparente ed onesto, anche se i dati tabulari alla basi dei molti grafici non sono stati inseriti (ci sono dei limiti a quello che può entrare in un documento di 178 pagine).
La produzione di petrolio è stata in un plateau circa dal 2005. Il petrolio qui è definito come “petrolio greggio più il condensato” o generalmente ciò che può essere usato come come combustibile da trasporto. Alcuni rapporti sulla produzione usano “liquidi totali”, il che comprende i liquidi del gas naturale che in termini di contenuto energetico non sono equivalenti al petrolio convenzionale. Ci sono aree di frontiera (le acque profonde del Golfo del Messico, il bacino del Mar Caspio, il mare intorno al Brasile) che danno speranza di nuova offerta, ma queste stanno tutte arrivando più lentamente, con meno produzione e a costi più alti di quanto ci si aspettasse un decennio fa. Le economie dell'area OCSE di Europa, Nord America e del Pacifico non hanno recuperato i loro livelli di consumo del 2007 e non è chiaro se mai lo faranno.

La produzione globale di petrolio ha raggiunto un massimo, secondo l'EGW, nel 2012 ed essi si aspettano un 40% di declino della produzione dal 2030. Ciò è radicalmente diverso dal World Energy Outlook della IEA del 2012, il documento energetico annuale semi ufficiale, che prevede che la produzione continui ad aumentare almeno fino al 2030. (Questo rapporto della IEA è anche la fonte principale dell'idea che gli Stati Uniti diventeranno a breve il primo produttore al mondo di petrolio). In particolare, tuttavia, il rapporto del 2012 della IEA ha proiettato numeri di produzione di petrolio globale (liquidi totali) molto più bassi del suo stesso rapporto del 2006. Le sue previsioni per il 2030 sono crollate da 113,8 milioni di barili al giorno nel primo rapporto a 95 mb/g. Al confronto, la produzione media del 2011 è stata di 84,3 mb/g (EGW, pag. 61).

Il rapporto del EGW ha detto che la produzione di gas naturale comincerà a declinare presto in Nord America ed Europa, ma la produzione globale continuerà a crescere, raggiungendo il suo massimo intorno al 2019 a causa degli aumenti di produzione in Medio Oriente e Russia. La produzione statunitense di gas di scisto non sarà probabilmente in grado di espandersi significativamente a causa dei sui alti costi ed ai suoi rapidi tassi di declino dei singoli pozzi. I prezzi aumentati potrebbero portare ad un aumento della produzione statunitense, ma i prezzi più alti ridurrebbero anche la domanda di gas negli Stati Uniti e probabilmente metterà in discussione le prospettive di grandi esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto.

Globalmente, il carbone è una sfida, in parte perché solo un parte relativamente piccola della produzione di carbone è disponibile per il commercio internazionale. Potrebbe essere difficile che la produzione in Australia ed Indonesia soddisfi la domanda di Cina e India. Il boom economico cinese è stato alimentato dal carbone, ma le forniture interne cinesi sono limitate. La Cina è passata da essere un'esportatrice di carbone ad esserne la più grande importatrice in meno di un decennio. Il rapporto del EGW mostra il consumo totale mondiale di carbone a circa 4 miliardi di tonnellate all'anno nel 2000, che saliranno a 8,5 miliardi di tonnellate nel 2020, ma che poi riscenderanno a 4,5 miliardi nel 2040.

L'uranio e l'energia nucleare sono a loro volta limitati in diversi modi. Ritardi massicci e superamento dei costi sono comuni nelle miniere di uranio, con la produzione di uranio che ora è al di sotto della domanda. Ci sono molti problemi di costi, sicurezza e legislativi riguardo alla costruzione di una centrale nucleare e gli impianti esistenti hanno superato la loro durata di vita. C'è un grosso rischio di un divario di offerta di uranio, se una grande espansione dell'energia nucleare dovesse aver luogo.

E' improbabile che l'energia nucleare sarà in grado di essere un sostituto dei combustibili fossili in declino. Inoltre, carbone, gas naturale, uranio e rinnovabili producono principalmente elettricità, a questo punto, e non possono essere usati come combustibili da trasporto.

Gli Stati Uniti raggiungeranno l'indipendenza energetica?

Il rapporto commenta diversi luoghi comuni popolari, in particolare sull'idea che gli Stati Uniti supereranno presto l'Arabia Saudita nella produzione di petrolio. Le riserve di petrolio negli Stati Uniti sono di circa 31 miliardi di barili, in confronto ai 265 miliardi di riserve dichiarate dall'Arabia Saudita, tuttavia il WEO della IEA del 2012 prevede un aumento della produzione in questo decennio di oltre il 25%, rispetto al 3% dell'Arabia Saudita. (EWG 62-63)

Per tornare agli Stati Uniti, il rapporto guarda in dettaglio alla situazione della nostra produzione e delle nostre riserve. Tutto l'aumento della produzione petrolifera americana negli ultimi tre o quattro anni è arrivato dal Texas e dal Nord Dakota, con la produzione altrove sul bilancio che continua a declinare. Di fatto, la crescita viene solo da parti di quegli stati – specificamente, 10 contee in Texas e 4 in Nord Dakota. I tassi di declino in quei pozzi petroliferi di fracking e le aree limitate che offrono opportunità di produzione economica suggerisce che la produzione di petrolio di scisto (o di roccia compatta “tight oil”) crescerà per pochi anni ancora e raggiungerà il picco nel 2017. (Questo è coerente con le conclusioni del recente rapporto di David Hughes sul gas e il petrolio di scisto, Drill, Baby, Drill, così come i dati pubblicati dal Dipartimento delle Risorse Minerali del Nord Dakota). La produzione massima degli Stati Uniti avverrà intorno al 2015, dice il rapporto, in quanto la crescita dello scisto più lenta non è in grado di compensare l'esaurimento altrove. Non ci avvicineremo mai al picco di sempre della produzione statunitense di circa 10 milioni di barili al giorno del 1970.

Sorprendentemente, la situazione del gas naturale negli Stati Uniti è persino peggiore. La produzione totale di gas americana è fortemente aumentata a causa del boom del fracking, ma il EWG vede un breve rabbocco del gas fra il 2012 e il 2014, seguito da un netto declino alla fine di questo decennio. (EWG 153-66) Come ho scritto qui in gennaio, la realtà del fracking è grandemente diversa dalla percezione che ne ha la gente. I pozzi sono costosi e i volumi di produzione declinano rapidamente. La gente che fa affidamento sul gas abbondante e a buon mercato sul lungo termine rimarrà molto delusa.

Oltre le conclusioni generali, in questo rapporto l'EWG indica che, specialmente per il petrolio, misurare la produzione in volume non è la stessa cosa che misurarne il contenuto energetico. Gran parte della produzione di “petrolio” nei nuovi pozzi del Texas è la produzione dei liquidi del gas naturale e i concentrati del gas, che non possono essere usati come combustibili per il trasporto e che hanno un valore energetico per barile molto più basso. Ci sono diversi riferimenti all'aumento del costo della produzione di energia, o per le sempre meno tonnellate di carbone prodotte per ogni minatore, o per il costo sempre maggiore di ogni nuovo pozzo o reattore. Ciò illustra il declino dell'energia netta, o EROEI.

Pensare al futuro

Torniamo dei rapporti finanziari di base. Quando valutiamo le forniture di combustibili fossili, ciò che conta non è tanto la produzione di punta, ma l'energia di fondo utilizzabile. Per l'energia netta, la notizia è anche peggiore – il picco arriverà più rapidamente e i nuovi investimenti saranno meno attraenti, perché serviranno più soldi per produrre lo stesso risultato.

Il rapporto del EGW un documento importante e di vasta portata (e gratuito) che contiene conclusioni che fanno riflettere. Speriamo che altri esperti le rivedano, assicurandosi che i dati e le conclusioni reggano allo scrutinio. Possiamo aspettarci sorprese energetiche in futuro, sia positive (come la produzione di gas di scisto) sia negative (come ritardi nel petrolio d'alto mare brasiliano), ma non possiamo fare affidamento su più dell'energia abbondante e a buon prezzo che ha guidato la nostra prosperità e crescita per decenni.

I consiglieri finanziari, i politici ed altri dovrebbero tutti prendere seriamente questo rapporto e pensare a come costruire il miglior futuro possibile. Questo è vero specialmente data la recente raffica di investimenti basati sulle promesse di crescita della produzione statunitense e di indipendenza. I consiglieri dovrebbero considerare l'altro lato della montatura pubblicitaria e fare affidamento sulle analisi basate sui dati.

Quando guardiamo al futuro dell'energia e dell'economia, non abbiamo né molto tempo né molto surplus di energia coi quali lavorare.

Richard E. Vodra, JD, CFP, è il presidente del Worldview Two Planning a McLean, Virginia. E' anche un membro del consiglio di ASPO-USA. Potete contattarlo a:  rvodra at worldviewtwo dot com. Una versione simile di questo articolo è apparsa precedentemente sulla rivista Advisor Perspectives, visibile su http://www.advisorperspectives.com/

giovedì 8 agosto 2013

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul cambiamento climatico

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR

di Antonio Turiel

Cari lettori,

Luis Cosin ha preparato il seguente saggio, una sintesi eccellente sui gas ad effetto serra e il cambiamento climatico. Questo post è molto opportuno, perché apre la strada al terzo (ed al momento ultimo) racconto distopico che pubblicherò lunedì prossimo.

Leggete con attenzione il post di Luis, perché lo merita.

Saluti.
AMT

EFFETTO SERRA: CAUSE, SITUAZIONE ATTUALE E PROSPETTIVE
di Luis Cosin

1. Un po' di fisica

I corpi caldi emettono parte della loro energia sotto forma di radiazione elettromagnetica (la luce, per esempio, è una radiazione elettromagnetica).
La lunghezza d'onda dipende dalla temperatura. Maggiore è la temperatura, minore è la lunghezza d'onda (e maggiore l'energia).

A basse temperature, i corpi emettono onde radio (grande lunghezza d'onda) e nella misura in cui si riscaldano, la lunghezza d'onda diminuisce, passando a microonde, infrarossi e arrivando a quantità apprezzabili di luce visibile al di sopra dei 1.300°C  (circa 1.600°K o gradi Kelvin).
Per questo, diciamo che un corpo diventa “rosso vivo” quando raggiunge questa temperatura (comincia ad emettere quantità importanti di luce rossa).
Il Sole ha una temperatura superficiale di circa 5.000 °K e per questo lo vediamo giallo chiaro in un giorno limpido.


Nella gamma di temperature della superficie terrestre (da -50 a +50), la lunghezza d'onda associata va da 2 a 30 micron (nell'infrarosso vicino).

Casualmente, molte piccole molecole gassose presenti nell'atmosfera in quantità apprezzabili, come il vapore acqueo (H2O) e il biossido di carbonio (CO2) captano il calore proprio a queste frequenze e le trasformano in calore (vale a dire, in agitazione molecolare).
In questo modo, captano il calore che emette la superficie e impediscono che questo ritorni nello spazio. Siccome la radiazione solare si mantiene più o meno costante, l'equilibrio energetico risultante fa sì che la temperatura della superficie aumenti. Ciò è conosciuto come effetto serra.

Non tutte le molecole assorbono con la stessa efficacia né con la stessa frequenza. Per questo si parla di Potenziale di Riscaldamento Globale (PRG), che è una misura utilizzata per la capacità che hanno i diversi gas ad effetto serra nella ritenzione del calore nell'atmosfera. Il biossido di carbonio (CO2) si usa come base per tutti i calcoli e il suo potenziale di riscaldamento globale viene preso come 1.

I principali gas ad effetto serra, secondo questo calcolo, sono:


  • Il vapore acqueo (H2O)
  • Il biossido di carbonio (CO2)
  • Metano (CH4) con un PRG fra 23 e 60.
  • Ossidi di Azoto con un PRG attorno a 270.
  • I clorofluorocarburi, con un PRG fra 9.000 e 11.000.

Di questi, i primi tre si trovano naturalmente nell'atmosfera (anche se la loro concentrazione sale a causa dell'attività umana) e gli ultimi due sono essenzialmente il prodotto dell'attività umana. Gli ossidi di azoto provenienti dai combustibili fossili hanno un peso significativo caldo che c'è nelle città.

L'effetto serra è essenziale per la vita: senza la presenza dei gas ad effetto serra, la temperatura superficiale del nostro pianeta sarebbe di circa 33°C inferiore, attorno a -18°C, incompatibile con la vita.

All'estremo opposto il pianeta Venere, con un'atmosfera densa dal grande contenuto di metano e altri gas ad ES, ha una temperatura superficiale di circa 400°C.


2. I cambiamenti antropogenici

La CO2 e il metano sono i cavalli di battaglia perché immettono la maggior parte delle emissioni



La C02 attualmente è presente in quantità di 400 ppm (parti per milione) nell'atmosfera. Recentemente abbiamo raggiunto un picco. Nell'era pre-industriale, circa 250 anni fa, si stima che la sua concentrazione fosse di 250 ppm.

Da quando gli esseri umani hanno iniziato ad usare i combustibili fossili, la concentrazione di CO2 ed altri gas ad ES è raddoppiata.

In questo senso è preoccupante l'incremento nell'uso del carbone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il carbone (Carbonio puro) è il maggiore emettitore di CO2 per unità di energia generata, con una grande differenza rispetto al resto dei combustibili fossili (che contengono una maggior percentuale di Idrogeno e, pertanto, generano più acqua e meno CO2).

Il problema nello stimare le conseguenze di questo fenomeno su grande scala è che ci mancano dati sufficienti che permetterebbero di collegare la concentrazione di Gas ad Effetto Serra (GES) e la temperatura. Ci sono registrazioni meteorologiche affidabili solo da 100-150 anni, che è un periodo geologicamente insignificante.

Tuttavia, siamo sicuri che dietro l'incremento dei GES c'è l'attività umana e possiamo arrischiarci, con modelli più o meno precisi, le conseguenze che avrà questo aumento a medio termine.

3. Cosa ci aspetta

Una delle particolarità dell'effetto serra è che si autoalimenta, i modi principali sono quattro:

  • Diminuendo la superficie coperta di ghiaccio riflettente  (che provoca l'effetto contrario: “Effetto albedo”), la superficie della terra assorbirà più radiazioni e, pertanto, più calore dal Sole. 
  • All'aumentare la temperatura media dell'acqua degli oceani, aumenta proporzionalmente l'evaporazione. Sappiamo che il vapore acqueo è un gas a effetto serra e pertanto maggiore è la presenza di umidità nell'aria, più il riscaldamento accelera.
  • Inoltre, alcuni suoli coperti dal permafrost tengono immagazzinate, sotto una spesso strato di ghiaccio, quantità importanti di metano proveniente dalla decomposizione di materia organica. Se questo permafrost si fonde, il metano uscirà nell'atmosfera ed aumenterà la ritenzione del calore.  
  • In terzo luogo, esistono alcune formazioni geologiche chiamate “clatrati” o “idrati di metano” che sono “gabbie” di ghiaccio che contiene metano al suo interno. Si pensa che ne esistano in grandi quantità nel letto dell'oceano (si crede che ci sia 3.000 volte più metano in queste formazioni di quello presente in atmosfera). Queste formazioni sono stabili solo a grandi pressioni e basse temperature. Se la temperatura dell'acqua aumenta a sufficienza, possono destabilizzarsi e liberare grandi quantità di metano in un breve lasso di tempo (quella che si conosce come “ipotesi di fusione dei clatrati”). L'ultima volta che ciò è accaduto, si pensa si stato 251 milioni di anni fa, in un periodo denominato Permiano e che coincise con l'estinzione di massa di molte specie, che probabilmente non riuscirono ad adattarsi ad un cambiamento del clima troppo intenso e troppo rapido




Nella misura in cui diminuisce la disponibilità di combustibili fossili a bassa impronta di CO2 (gas naturale e petrolio leggero, principalmente), molti paesi in via di sviluppo, molto popolosi come Cina e India, stanno tornando al carbone e questi aumenta il proprio peso nella produzione di energia primaria.

La Cina apre una nuova centrale termica ogni settimana.

Entrambi i paesi dispongono di importanti riserve di carbone ancora da estrarre (le più grandi dopo Stati Uniti e Canada).

Riserve mondiali di carbone (nel 2002):

Produzione di carbone nel 2006:


Possiamo presumere che, con grande probabilità, molti paesi sviluppati seguiranno questa strada in futuro.

Oltre a questo c'è l'inquinamento diretto, che si traduce in una cappa di “smog” sulle grandi aree urbane, come Pechino e Dehli, con nubi dense visibili dal satellite e che ricordano il grande smog di Londra nel 1952 (uno dei fattori scatenanti della costruzione di centrali nucleari nel Regno Unito).

Ciò che fa questa cappa di carbonio è accelerare il processo di riscaldamento.

Che conseguenze avrà su di noi?


  • In primo luogo, e a breve termine, una maggiore temperatura media presupporrà cambiamenti nel regime e nella quantità di piogge: ci sarà più vapore acqueo atmosferico, il che provocherà più piogge e più intense in modo globale. Tuttavia, i cambiamenti nelle correnti marine ed atmosferiche faranno si che lo schema ed il regime di dette piogge siano diversi da quelli attuali. Forse troppo diversi perché le coltivazioni tradizionali si possano continuare a fare nelle zone che sono attualmente adatte ad esse. La prima conseguenza, pertanto, è un'interruzione importante dell'agricoltura e dell'allevamento. Quanto più rapido e brusco sarà il cambiamento, quanto più gravi saranno le conseguenze e minore il tempo di adattamento. 
  • A breve e medio termine, assisteremo ad una migrazione di ecosistemi verso zone climaticamente favorevoli. Di conseguenza, molte malattie endemiche potrebbero cambiare area di influenza per i cambiamenti migratori e di abitudine dei loro vettori di trasmissione (zanzare, topi, bestiame, ecc.). 
  • In terzo luogo, e a medio termine, nella misura in cui l'acqua dell'oceano si scalda, aumenterà di volume (per la dilatazione e per l'aggiunta di acqua proveniente dallo scioglimento). La stima attuale più accettata dà cifre fra i 40 e gli 80 cm di aumento verso il 2100. Si stima che l'Antartide, completamente fusa, porterebbe un aumento del livello del mare di 60 metri e la Groenlandia contribuirebbe per più di 7 metri. Nell'ipotesi che si fondesse tutto il ghiaccio delle calotte polari (compresa la Groenlandia, che ha uno strato di ghiaccio di quasi 3 chilometri di spessore) il livello medio dei mari potrebbe salire fra i 50 e i 70 m (in alcuni luoghi sarà di più, in altri meno, per effetto della gravità e dei movimenti di livellamento che la redistribuzione del peso dello strato di acqua oceanica causerà nella crosta terrestre). Ciò potrebbe far scomparire quasi 1/6 del territorio abitabile attuale. Le misurazioni satellitari confermano l'aumento medio del livello del mare: 

4. Cosa si può fare

A rischio di cadere nel pessimismo, è poco probabile che i processi che contribuiscono al cambiamento climatico si arrestino, e possiamo dare come praticamente per certo che tutte le riserve economicamente praticabili  di carbone ed altri combustibili fossili verranno bruciate nei prossimi anni

Pertanto, bisogna solo agire sulla velocità con la quale si produce il cambiamento

Nelle parole di Pollard (seconda legge della complessità):
“Le coso sono come sono per una ragion. Se vuoi cambiare qualcosa, conoscere la ragione aiuta. Se quella ragione è complessa, il successo del cambiamento è improbabile ed adattarsi a come sono le cose probabilmente è una strategia migliore”

Dovremmo essere capaci di diminuire la velocità fino ad arrivare ad un ritmo che ci permetta di adattarci ai cambiamenti nella misura in cui questi si cominciano a produrre. Cambiamenti nell'agricoltura e nell'allevamento (che non si improvvisano e necessitano anni per essere attuati), nella distribuzione delle risorse necessarie come l'acqua potabile, l'apparizione di nuove regioni con clima abitabile, ecc.  

Qui, ancora una volta, ci scontriamo con l'inerzia del nostro comportamento. Secondo la legge di Pollard del comportamento umano: 

"Facciamo ciò che dobbiamo (il nostro imperativo personale ed inevitabile del momento), poi facciamo ciò che è semplice e poi facciamo ciò che ci diverte. Non rimane mai tempo per cose che sono semplicemente importanti”

Saremo capaci di farlo?

Riferimenti: