venerdì 11 giugno 2010

Climatologi, balocchi, cemento e quattrini

Di fronte all'infame campagna di odio e di bugie scatenata contro la scienza e gli scienziati che è stata scatenata da un gruppo di gente senza scrupoli, non sono pochi quelli che stanno cominciando a pensare che è ora di reagire. Qui, è Silvano Molfese che si leva qualche sassolino dalle scarpe dicendo le cose che vanno dette.




di Silvano Molfese



A causa dell emissioni di gas ad effetto serra prodotte dall’uomo (antropiche), la temperatura globale sta aumentando. Uno degli effetti più preoccupanti, legato all’innalzamento della temperatura, è la diminuzione delle produzioni agricole: tutto questo si sta verificando con una popolazione mondiale in aumento. Ed allora perché buttare fango sui climatologi per confondere l’opinione pubblica sul cambiamento climatico in atto?

Oltre due decenni addietro lo scienziato della NASA, James Hansen, dichiarò: “E’ ora di smetterla di perderci in chiacchiere, dobbiamo affermare che ci sono prove piuttosto concrete che l’effetto serra si sta facendo sentire” “Il mondo sembrava mobilitarsi per combattere il più vasto e complesso problema che l’umanità si fosse mai trovata di fronte”   però   “...un gruppetto di scettici del clima, molti dei quali hanno conseguito il dottorato grazie ai finanziamenti del settore petrolifero, riuscirono a collocare il cambiamento climatico nell’ambito del dibattito scientifico anziché considerarlo una triste realtà” (1)

In vista della conferenza mondiale sul clima di Copenaghen, il prestigioso Worldwatch Institute aveva dedicato il rapporto sullo “Stato del Pianeta 2009” al clima intitolandolo: “In un mondo sempre più caldo”; nella pubblicazione i ricercatori hanno spiegato in modo chiaro gli effetti delle emissioni antropiche di gas serra. Come indicatori evidenti del riscaldamento in atto possiamo prendere i ghiacciai; per esempio in Abruzzo il ghiacciaio Calderone in meno di cento anni ha perso oltre 3 milioni di metri cubi di ghiaccio. (nuke.ilcalderone.biz)



Ghiacciaio Calderone

Ma ecco che all’approssimarsi del vertice di Copenaghen, viene messa in circolazione la posta privata, risalente al 1999, scambiata tra alcuni climatologi. Inizia così una campagna diffamatoria contro gli scienziati del clima con l’intento di rendere inaffidabili le persone e, soprattutto, ciò che i climatologi sostengono.


Due pesi e due misure

Qualcuno ha incaricato dei predoni informatici di spiare e rubare la posta elettronica privata dei climatologi Michael Mann e Phil Jones: non contenti di ciò li hanno messi alla gogna mediatica e poi sono state aperte addirittura delle inchieste giudiziarie a carico di questi scienziati che sono finite in una bolla di sapone.

Per un grave incidente ad una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico gestita dalla BP, dal 20 aprile scorso si stanno disperdendo in mare tra 5 mila e 25 mila barili di petrolio al giorno! Inizialmente i dirigenti della società petrolifera dichiararono, mentendo, perdite giornaliere di mille barili di petrolio. E’ una grave catastrofe per l’ecosistema e per l’economia della pesca di una vastissima area. (Su http//petrolio.blogosfere.it Debora Billi ha scritto quasi ogni giorno su questa vicenda.) Se i dirigenti delle società coinvolte nel disastro, non riuscissero a ripristinare lo stato dei luoghi precedente l’esplosione della piattaforma, pagheranno di persona con qualche annetto al fresco?


La gabbia di ferro del consumismo

Qualche mese fa c’era chi non voleva vedere dentro al cannocchiale di Galileo; poi c’è stato chi proponeva il suicidio collettivo per i climatologi. (2)  In “Effetto Cassandra” ci sono numerosi articoli di Ugo Bardi sull’argomento. Facendo leva sull’immaginario collettivo, per far girare la giostra del consumismo più sfrenato, dopo anni e anni di bombardamento pubblicitario, il proverbio “usa le cose come cosa, non farti usare dalle cose come cosa” è stato sepolto da ogni genere di scorie, da milioni di colate di cemento e da miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Ma le reazioni di pancia si possono spiegare anche con questo forte attaccamento agli oggetti verso cui siamo portati come genere umano. Siamo intrappolati nella “gabbia di ferro” del consumismo. (3) Dopo alcuni decenni di massicci e sfolgoranti messaggi pubblicitari, l’auto è diventata il simbolo sacro a cui anteponiamo perfino gli affetti; qualche volta ho sentito dire: “tengo più a questa macchina che a mia moglie”. Siamo al culto dell’auto: di fatto molti l’ hanno messa al posto del proprio Dio!

L’auto non è solo una tonnellata e passa di ferro, vetro e gomma ma anche strade, cioè catrame, cemento, ferro e perdita di fertile terreno.  A Berlino il monumento che ricorda il genocidio degli ebrei (nella foto a lato) è costituito da parallelepipedi via via più alti: all’inizio tutto sembra visibile ma poi, andando avanti, ci si perde in un labirinto. Ebbene il consumismo, come il nazismo, è cresciuto poco alla volta e, passo dopo passo, ha annebbiato le nostre menti. 
   
Il consumismo si è trasformato in religione di stato, direi che è diventato religione mondiale.In TV i messaggi pubblicitari sono come il gatto e la volpe che riescono a truffare Pinocchio. I centri commerciali, luoghi del culto consumista, sono paragonabili al Paese dei balocchi: alla fine però si finisce asini, ovvero animali da fatica. Cosa potrebbe accaderci sulla strada dello spreco e dello sfrenato ricorso all’ usa e getta?

Questa confusione sui cambiamenti climatici, orchestrata dalla lobby del petrolio, fa comodo anche all’ industria del cemento.




Il ponte in primo piano, più nuovo, unisce gli stessi luoghi del secondo ponte più piccolo.


Con tratte di otto corsie si perdono circa 3 ettari di suolo per ogni chilometro di strada.

In Italia negli ultimi lustri sono stati costruiti molti doppioni e triploni (storcendo l’italiano), con i soldi pubblici.


A mali estremi, estremi rimedi.

In Italia, per produrre una sola tonnellata di cemento, si immettono in atmosfera ben 700 kg di anidride carbonica (4). In base ai dati pubblicati dall’AITEC  (www.aitecweb.com) per una produzione annua di 43 milioni di tonnellate di cemento (anno 2008) si immettono in atmosfera ben 30 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Equivalgono alle emissioni di centonove centrali elettriche turbogas a metano della potenza di 100 MW !

Secondo il Rapporto Stern sarebbe urgente tassare le emissioni antropiche di CO2 con 85 dollari per tonnellata emessa. Se un euro vale 1,20 $ ogni tonnellata di CO2 emessa deve essere tassata per 70,8 euro. Questo significa 49,5 euro in più per tonnellata di cemento: è necessario internalizzare i costi di produzione per dare un chiaro messaggio al mercato. (5) Tassare la produzione di 43 milioni di tonnellate di cemento significa ottenere un gettito di 2,12 miliardi di euro. Se, per effetto delle imposte, la produzione di cemento si dimezzasse, con un miliardo di euro si potrebbe incentivare il solare termico. In alternativa al bonus sul gas, alle famiglie più povere si potrebbe dare un contributo a fondo perduto di duemila euro per istallare i pannelli solari termici: si otterrebbe un concreto risparmio energetico ed una duratura riduzione di gas serra per un milione di famiglie nel giro di due anni.

Oggi molte persone, nelle società definite sviluppate, dopo aver soddisfatto i propri bisogni primari; pensano a sostituire il televisore in ogni stanza e ad acquistare l’auto più potente; progettisti e costruttori delle TAV invece sono proiettati mentalmente al possesso dell’aereo personale e della nave con sommergibile incorporato come fanno i petrolieri più danarosi. (6) Queste spese furono definite consumi cospicui da Veblen.

Negli ultimi anni si è parlato molto di cambiamento, flessibilità, elasticità: tuttavia nell’ ultimo decennio, con le dovute eccezioni, oltre a fare ben poco di sostanziale per il riciclaggio, il risparmio energetico, la conservazione dei suoli agricoli e forestali, si ostacolano in tutti i modi queste iniziative; saranno gli effetti della pigrizia mentale di una consistente fetta del club manageriale (inter)nazionale concentrata sul Jet privato?

E pensare che in Italia, solo per fare la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, si dovrebbero aggiungere oltre quarantacinquemila operatori: non è cosa da poco in un momento di grave crisi occupazionale. (*)

Forse i climatologi sono attaccati perché molti di questi scienziati si occupano di previsioni meteorologiche. I climatologi hanno conquistato credibilità perché ogni giorno milioni di persone nel mondo hanno modo di apprezzare l’elevata attendibilità delle previsioni meteo ed utilizzano proficuamente queste preziose informazioni. Per questa ragione i climatologi, quando parlano di legame tra cambiamento climatico ed emissioni di gas serra ad opera dell’uomo, trovano un vasto uditorio pronto ad ascoltare ciò che dicono: ecco l’attacco violento e pernicioso guidato sotto sotto da fortissimi gruppi di interesse.

Gli uomini possono anche aggirare le regole che si sono dati tant’è che una massima dice: “la legge si applica al nemico e si interpreta per l’amico”. Al contrario le leggi di natura non ammettono deroghe o prescrizioni: sono ineludibili ed inappellabili.


Bibliografia

(1) Flavin C., Engelman R. - 2009. La tempesta perfetta. - State of the World 2009, Edizioni Ambiente, 41

(2) Bardi U. – 2010.  Ammazzare i climatologi .  http//www.ugobardi.blogspot.com del 12 febbraio 2010

(3) Jackson T. – 2008. La sfida del vivere sostenibile – State of the World 2008, Edizioni Ambiente, 147

(4) Marco Pagani - 2008 . Il bel paese di cemento /4 Aumentano le emissioni di CO2.  http//ecoalfabeta.blogosfere.it del 6 giugno 2008

(5) Jackson T., Ibid.,  153

(6) Caprarica A. – 2009.  Granduchi di soldonia. Sperling & Kupfer, 64

(*) Calcolo fatto sulla base delle esperienze realizzate nel comune di Capannori,
      Lucca, e cortesemente fornite dal Sindaco Giorgio Del Ghingaro.

giovedì 10 giugno 2010

Sconfiggere i mercanti del dubbio

La reazione contro l'attacco delle lobby anti-scienza si sta sviluppando, sia pure con una certa lentezza e con un certo ritardo. A tutti i livelli si sta cercando di costruire un fronte comune e di ribattere ai pagati e ai confusi che stanno combattendo la loro battaglia di retroguardia contro il concetto di "cambiamento climatico causato dall'uomo".

Naomi Oreskes e il suo collega Erik Conway discutono la situazione in un articolo su "Nature" intitolato "sconfiggere i mercanti del dubbio". Oreskes, in particolare, ce la ricordiamo come autrice dei primi studi che cercavano di stabilire il concetto di "consenso" sul concetto di cambiamento climatico, cosa che le è valsa insulti e fulminazioni da parte dei negazionisti climatici.

Oreskes e Conway dicono parecchie cose giuste in questo articolo; rifacendo tutta la storia dei vari loschi figuri che hanno operato - per esempio - al soldo della lobby del tabacco per cercare di confondere il pubblico sul legame fra fumo e cancro. Questi stessi loschi figuri stanno adesso lavorando al soldo dell'industria dei combustibili fossili per confondere il pubblico sul legame fra attività umana e riscaldamento globale.

L'opinione di Oreskes e Conway è che dobbiamo smettere di menare il can per l'aia con le sofisticherie che sono tipiche del modo di esprimersi degli scienziati. Dobbiamo dire a chiare lettere che il riscaldamento globale antropogenico è un fatto. Aggiungo io che dobbiamo anche dire che è un pericolo gravissimo per noi e per le generazioni future. Questo non basterà a tacitare i negazionisti climatici, ma sarà perlomeno un passo avanti.

Qui vi posto un pezzetto dell'articolo; non sono sicuro se sia lecito metterlo tutto, purtroppo mi sembra che non sia "free access" sul sito di nature.

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Nature | Opinion

Defeating the merchants of doubt



As climate scientists battle climate sceptics, they should note that we have been here before, say Naomi Oreskes and Erik M. Conway. History holds lessons for how researchers can get their message across.


Ever since Charles Keeling began systematic measurements of carbon dioxide levels as part of the 1957–58 International Geophysical Year, scientists have been working to understand the effects of that atmospheric change on our climate. By the late 1970s, a consensus was forming about anthropogenic warming and, in 1992, the UN Framework Convention on Climate Change committed its signatories to preventing dangerous human interference in the climate system. Nearly two decades later, little progress has been made.

Meanwhile, opinion polls have repeatedly shown that large numbers of US citizens — and many in Canada, Australia and some parts of Europe — disbelieve the scientific conclusions. A December 2009 Angus Reid poll found that only 44% of Americans agreed that “global warming is a fact and is mostly caused by emissions from vehicles and industrial facilities”1. There has been essentially no change in public acceptance of the scientific conclusions since the 1980s2, with the public continually muddling the facts — believing, for example, that the ozone hole is the main cause of climate change3.

One reason that the public is confused is that people have been trying to confuse them, in large part by intentionally waging campaigns of doubt against climate science. Doubt-mongering is an old strategy. It works because if people think the science is contentious, they are unlikely to support public policies that rely on that science. As we recount in our new book, Merchants of Doubt4, it is a strategy that has been pursued — often by the same people — to combat the ideas that cigarette smoking causes cancer, that acid rain or the ozone hole is caused by man-made pollution, that the pesticide DDT should have been banned, that the world is warming or, if warming, that we ought to be worried. Yet, despite this long history, scientists are still ill-equipped, and ill-prepared, to deal with doubt-mongering.

From the late 1980s, one of the major sources of sceptical and contrarian claims about global warming was the George C. Marshall Institute, a think tank in Washington DC. The institute was founded in 1984 by Frederick Seitz, a solid-state physicist and one-time president of the National Academy of Sciences, Robert Jastrow, an astrophysicist and head of the Goddard Institute for Space Studies, and William Nierenberg, a nuclear physicist and head of the Scripps Institution of Oceanography. All three were successful, prominent and brilliant. And all three spoke strongly against communism and in favour of free enterprise.

In 1984, the men joined forces to defend then US president Ronald Reagan's Strategic Defense Initiative (popularly known as Star Wars). But just a few years later the supposedly implacable enemy disintegrated before Western eyes.
By this time the three physicists were all over 60 and might have retired, happy in the knowledge that they had helped to win the cold war. Instead, they turned their attention to environmentalists, who some at the time called “watermelons”— green on the outside, 'red' on the inside. Through the institute they began to challenge the scientific evidence of anthropogenic causes of the ozone hole and global warming. Tellingly, as the Marshall Institute was getting going in the early 1980s, Nierenberg chaired a peer-review panel assembled by the Reagan administration that played down the severity of acid rain. And Seitz was working for the tobacco industry. From 1979–85, Seitz directed a programme for the R. J. Reynolds Tobacco Company, funding biomedical research used to defend its products against claims that tobacco was responsible for cancer, heart disease and other illnesses.
The story of tobacco-industry obfuscation has been amply documented5. What is particularly important to understand is how the industry used the trappings of science to make its case. It created the Council for Tobacco Research (originally the Tobacco Industry Research Council, but it dropped 'industry' on advice from a public-relations firm), along with various newsletters, journals and institutes, to publish claims. And it recruited scientists to speak up for this work, because it was obvious that tobacco-industry executives would lack credibility — although often the scientists had little or no expertise in medicine, oncology or epidemiology.
“Scientists should now label anthropogenic warming a fact.”
Testo completo

mercoledì 9 giugno 2010

OT: ma come fai a scrivere tutti quei post?


Da "GTD Times" ("GTD" vuol dire "Getting Things Done", ovvero "riuscire a fare le cose"


Più di uno mi ha chiesto come faccio a scrivere tutte le cose che scrivo sui vari blog, Cassandra, NTE, ASPO-Italia e anche altri, occasionalmente. Beh, succede esattamente quello che vedete succedere nell'immagine qui sopra. Non ve lo traduco parola per parola, ma il povero topino è li' che cerca di scrivere il suo CV e si trova distratto da milioni di cose sul web: messaggi, facebook, il suo blog, eccetera. Succede così anche a me e uno dei risultati è che alle volte mi viene da scrivere un post; proprio come sto facendo adesso.

Credo che l'internet, con tutte le sue cose buone, sia stato un gran disastro. Fra le altre cose, ho cercato un software che ti dica quanto tempo stai connesso e - opzionalmente - ti disconnetta brutalmente quando hai passato un limite massimo; diciamo quattro ore al giorno. Non l'ho trovato. Qualcuno sa dare un suggerimento per stare davanti al computer senza perdersi su un milione di cose nel web?


lunedì 7 giugno 2010

CO2: la molecola che controlla il clima


La molecola del CO2 (immagine da Watt's up with that) in due versioni: triste e sorridente a indicare che il CO2 è essenziale per la vita ma può anche fare grossi danni. A parte l'umore, buono o cattivo che sia, la molecola è costituita da due atomi di ossigeno legati a uno di carbonio. Era detta una volta "acido carbonico." Più tardi è andata sotto il nome di "anidride carbonica" - termine che si usa ancora oggi ogni tanto. Ma il termine corretto è "biossido di carbonio", perciò, è bene dire "il CO2" e non "la CO2".  Il "2" dovrebbe essere un deponente, ma quasi nessun blog o sito internet permette di scrivere deponenti. Comunque, l'importante è capire di cosa si parla.


E' curioso quanta confusione si faccia sul ruolo del biossido di carbonio (CO2) nel determinare il clima terrestre. C'è chi non ci crede proprio, chi dice che questo ruolo è sovrastimato, chi accusa i climatologi di essersi fissati sul "solo CO2" e di trascurare tutto il resto, chi dice che l'atmosfera è già satura di CO2 e chi nota che il CO2 è utile per le piante e quindi più ce n'è, meglio è.

Forse allora è bene ricominciare dall'inizio e notare che non stiamo parlando soltanto di modelli, ma anche di dati sperimentali che hanno una lunga storia. Solo il fatto che esistesse una molecola di biossido di carbonio è una cosa relativamente recente. Fu scoperta nel 1600, da Van Helmont che, all'epoca, la chiamo "gas di legna". Ci volle molto tempo per capire il ruolo della CO2 nella chimica delle piante mentre i primi esperimenti di assorbimento della luce solare da parte dei vari gas atmosferici furono fatti dall'Irlandese John Tyndall, nel 1859. Già a quei tempi, Tyndall si rendeva benissimo conto degli effetti riscaldanti dei vari gas serra. Prima di Tyndall, ci aveva speculato sopra Joseph Fourier (quello della serie di Fourier), ma senza avere dati sperimentali.

Dopo il lavoro di Fourier e Tyndall, ci ha pensato Svante Arrhenius in un lavoro del 1896 a sistematizzare l'effetto del CO2 in una teoria che è tuttora perfettamente compatibile con quelle moderne. Arrhenius aveva già capito che l'effetto del CO2 non è lineare con la concentrazione e aveva proposto la legge logaritmica che si usa ancora oggi. Aveva anche fatto qualche calcolo approssimato sulla quantità di CO2 emessa dall'attività umana e concluso che non ci sarebbero stati problemi. Ahimé, questa conclusione era valida solo per le piccole emissioni dei suoi tempi.

Dopo Arrhenius, la questione dell'effetto del CO2 sull'atmosfera è rimasta più o meno dormiente per diversi decenni. Mancavano dati e mancava anche una comprensione dettagliata dei meccanismi di riscaldamento dell'atmosfera. Solo negli anni '30 si è cominciato a notare sia l'aumento della concentrazione di CO2 come della temperatura globale. Il primo ad accorgersene è stato Guy Stewart Callendar che aveva già ipotizzato l'esistenza di una correlazione fra le due cose.  Ma si è dovuto aspettare il 1952 per i primi modelli fisici di Lewis Kaplan. Poi, negli anni '60, è stato il turno di  Roger Revelle, del quale forse vi ricordate come il maestro di Al Gore nel film "Una scomoda verità."  Con Revelle è cominciata la moderna climatologia e da allora le conferme sperimentali e teoriche si sono accumulate al punto che l'effetto fondamentale del CO2 sul clima è diventato una cosa ovvia per chiunque sappia qualcosa dell'argomento.

Rimane, tuttavia, una pervicace opposizione al concetto che il CO2 di origine umana abbia un effetto importante sul clima. E' un'opposizione sostanzialmente ideologica che però tende a riciclare argomentazioni scientifiche già usate ai suoi tempi contro l'interpretazione di Arrhenius. Ci vorrebbero parecchie pagine per demolire questi argomenti. Comunque, li ha già demoliti egregiamente Stefano Caserini con il suo libro "A qualcuno piace caldo" che consiglio a quelli che sono genuinamente curiosi di sapere come stanno le cose ma che rimangono perplessi di fronte alle bordate anti-scientifiche che si leggono su internet.

Tuttavia, vorrei spiegare una cosa che non appare sempre chiarissima nel dibattito: come mai diamo tanta importanza al CO2, apparentemente trascurando tutti gli altri gas serra? In effetti, ci sono molti gas serra (o climalteranti). Secondo i dati di un articolo di Kiehl e Trenberth (1996) il contributo del CO2 è certamente importante nel budget energetico dell'atmosfera - nettamente più importante di gas come il metano, l'ozono e altri. Ma il contributo del CO2 è solo al secondo posto - circa il 25% del totale. Quello del vapore acqueo è più del doppio; il 60% in una giornata senza nuvole.

Come mai allora si da tanta importanza al solo CO2? Non sarà veramente un complotto dei climatologi? Eh, beh, ci sono qui un paio di punti cruciali del quale bisogna ricordarsi. Il primo è il tempo di residenza dei vari gas nell'atmosfera.

La faccenda del tempo di residenza del CO2 va un po' spiegata. Ci sono vari effetti che possono rimuovere il CO2 dall'atmosfera. Ce ne sono alcuni che hanno scale di tempi di qualche anno, per esempio il ciclo biologico della fotosintesi e quello del discioglimento del CO2 alla superficie degli oceani. Altri cicli che coinvolgono il CO2 hanno scale dei secoli o millenni, ma nessuno di questi rimuove definitivamente il CO2 dal sistema. Per esempio il CO2 si dissolve in parte nelle acque profonde dell'oceano, ma questo si può saturare. Il ciclo che veramente rimuove in modo definitivo il CO2 dall'ecosfera è il ciclo "lungo", ovvero il lento processo di erosione dei silicati che a lungo termine trasporta il carbonio a grandi profondità nel "mantello" terrestre. Da li', il CO2 viene poi riemesso dai vulcani. E' un ciclo lunghissimo che dura centinaia di migliaia di anni, o forse anche milioni di anni.

Allora, è chiaro che il CO2 che immettiamo oggi nell'atmosfera rischia di rimanere lì per millenni o forse anche per milioni di anni. Qui sta la differenza con il vapore acqueo. Il vapore acqueo è un gas serra ma non è quello che si chiama una "forzante climatica." Anche se buttassimo nell'atmosfera una quantità di vapore acqueo tale da raddoppiarne la concentrazione, l'eccesso sarebbe eliminato per condensazione e ritornerebbe negli oceani in poche settimane.

E non finisce qui: il CO2 ha anche la caratteristica di avere un "feedback negativo," ovvero un effetto stabilizzante sulle temperature. Il ciclo "lungo" del carbonio dipende dalla velocità di erosione dei silicati. Più è caldo, più i silicati si erodono rapidamente e quindi riducono la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, raffreddando il pianeta. Se il clima si raffredda, allora succede il contrario. Quindi, l'effetto tende a mantenere stabile la temperatura. ll vapore acqueo non ha un feedback negativo del genere.

A questo punto, credo che avrete capito perché il CO2 è tanto importante. Oltre a essere fondamentale per la vita, è la molecola che controlla il clima terrestre e che lo ha controllato per miliardi di anni.

E' tanto importante che meriterebbe un nome più descrittivo di quello della sua formula chimica (biossido di carbonio). Dopotutto, non diciamo "ossido di di-idrogeno" per l'acqua. Chissà, forse potremmo ritirar fuori il vecchio nome di "flogisto" che, in fondo, era il nome dato alla sostanza emessa dai corpi che bruciavano. E quando brucia una sostanza organica, si emette CO2. Ma è poco probabile che l'idea prenda piede e comunque non è importante il nome. L'importante è rendersi conto di quello che succede e che troppo CO2 nell'atmosfera non è una buona cosa.


Se volete leggere qualcosa in più sull'effetto del CO2 sulla temperatura, potete dare un'occhiata a questo articolo di Luigi Ferrari, pubblicato sul sito di ASPO-Italia, dove si dimostra che conoscendo un po' di fisica di base, si può calcolare l'effetto riscaldante della CO2 senza bisogno di modelli complicati. Segnalo anche il recente libro di Luca Mercalli "Mercalli L., Acordon V., Castellano C, Cat Berro D., 2009 - Che tempo che farà. Breve storia del clima con uno sguardo al futuro. Rizzoli"

mercoledì 2 giugno 2010

Cassandra si riposa un po'

Di Ugo Bardi


Un quadro di John William Waterhouse, un preraffaellita inglese. Non credo che rappresenti Cassandra, ma comunque è qualche tipo di profetessa presa dal sacro fuoco. 


Avrete notato un certo rallentamento dell'attività del blog "Effetto Cassandra". In effetti, preso dal sacro fuoco, per tre mesi ho fatto circa un post al giorno. Ora, bisogna che rallenti un po' e mi prenda un po' di pausa. Come vi ho raccontato in un post precedente, mi sono messo a scrivere un libro che verterà anche sulle tematiche che esaminiamo in questo blog. In più, mi sono anche messo all'anima di preparare una proposal per il programma "Intelligent Energy Europe" (che è, sostanzialmente, un ossimoro - per ora non sono riuscito a trovare alcuna traccia di intelligenza negli atti della commissione Europea). La proposta verte sull'interazione degli impianti fotovoltaici e l'agricoltura, in sostanza una continuazione del nostro progetto RAMSES.

Quindi, con queste discrete beghe che mi sono creato da solo, mi tocca rallentare notevolmente l'attività di posting. Il che credo sia un bene; diversa gente mi ha detto che i post su "Cassandra" gli piacevano molto, ma che erano troppi per seguirli tutti. Quindi, rallentiamo un po' e cerchiamo di approfondire di più

Avrete notato anche l'apparizione di Carlo Fusco fra gli autori di questo blog. Carlo è un biologo che lavora all'università di Losanna. Si occupa di biologia molecolare e biologia cellulare in particolare applicata allo studio dei tumori. Come ho detto altre volte, non importa essere climatologi professionisti per dire cose sensate sul cambiamento climatico. L'importante è la buona volontà, l'onestà intellettuale e seguire le regole del metodo scientifico. Quindi Carlo sta facendo un ottimo lavoro. Anche lui è sommerso da altri impegni e lo fa quando può e lo ringrazio molto per questo.

Se qualche altro volonteroso vuole contribuire a questo blog, è benvenuto. Il soggetto che trattiamo non è necessariamente il cambiamento climatico in se, ma la reazione umana al cambiamento. Quindi, non importa essere climatologi per dare un contributo utile a chi legge. Basta la buona volontà e - soprattutto - l'onestà intellettuale.

venerdì 28 maggio 2010

Sir David Attenborough: la verità sul cambiamento climatico

Di Carlo Fusco

David Attenborough è la ragione per cui sono diventato un biologo. È il mio eroe personale. I suoi documentari sulle scienze naturali, presentati dentro l'indimenticabile Quark di Piero Angela, sono impressi per sempre nella mia memoria di ragazzino. Ricordo che ne guardai uno proprio la sera prima dell'inizio dei miei esami di stato e in quel momento presi la decisione definitiva: se non mi bocciavano, mi sarei iscritto a Biologia. Non mi bocciarono.

In questo breve filmato DA spiega con la sua inimitabile flemma inglese come lui si sia convinto della realtà del riscaldamento globale.

Con l'aiuto di Peter Cox, climatologo dell'università dell'Exeter, ci mostra tre grafici, proiettati al suolo in dimensioni giganti. Il primo rappresenta le temperature reali degli ultimi 150 anni. Il secondo un modello che non tiene conto della forzante dei gas serra antropici, ma solo dei fattori naturali ed il terzo è un modello completo che tiene conto di tutti gli elementi, inclusi quelli di origine antropica. Per sapere quali dei due modelli si sovrappone perfettamente su tutto il grafico delle temperature reali, dall'inizio alla fine e non solo fino al 1970 circa, dovrete guardarvi il video, ma dubito che sia troppo difficile fare una previsione personale:

Interessante notare che DA è rimasto in silenzio per un lungo periodo sull'AGW, infatti in un'intervista ha dichiarato che essendo un naturalista e non un climatologo non  poteva comprendere la  fisica dell'atmosfera ed i princìpi alla base della climatologia. Quindi, dato anche il peso della sua immagine pubblica, in queste condizioni non se la sentiva di esporsi in prima persona. Ma poi l'accumularsi di evidenze nella letteratura scientifica, in particolare sulla solidità dei modelli, lo hanno infine convinto ad esporsi ed indotto a parlare. Traduco la sua frase conclusiva del video:
Ecco dunque, non ci sono molti dubbi che questo aumento, questo rapido aumento della temperatura è dovuto alle attività umane
Yes Sir, little doubt indeed.

mercoledì 26 maggio 2010

Astroturfing

Di Carlo Fusco


Rovistando su google news, scopro che la signora Chasity Goddard sull'Examiner scrive: Proteste per la  laurea Honoris Causa ad Al Gore dall'Università del Tennessee. E dice:
"Il cambiamento climatico globale viene difeso con la stessa veemenza di una religione; i suoi princìpi si accettano come una fede. Phil Jones, ex direttore dell'unità di ricerca climatica dell'università dell'East Anglia, si è dimesso dalla sua posizione a seguito dello scandalo climategate. Jones ha ammesso che la terra durante il medioevo potrebbe essere stata più calda di oggi e che nessun documentato, significativo riscaldamento ha avuto luogo in oltre 15 anni. Le sue affermazioni hanno riacceso ancora una volta il dibattito circa il riscaldamento globale di origine antropica."
La parte in grassetto non contiene neppure 1 (U N A) affermazione che non sia una menzogna, consapevole, voluta e studiata nei minimi dettagli. L'intervista a Phil Jones con quello che lui ha veramente detto si trova sul sito della BBC. Chi avesse dei dubbi vada pure a leggerla. Sul fatto che la climatologia, su i cui princìpi si basano centinaia di studi peer reviewed sul cambiamento climatico, operi sull'accettazione fideistica tipica delle religioni meriterebbe solo il dito medio proteso verso l'infinito, ma qui non sono a casa mia per cui non metto alcuna immagine volgare.

OK, andiamo di google. Vediamo che dice wikipedia sull'Examiner:

"Examiner.com is a media company based in Denver, Colorado, that operates a network of hyperlocal news websites, allowing citizen journalists to share their city-based knowledge on a blog-like platform, in over 100 marketsUnited States and parts of Canada. Examiner.com is a division of Clarity Media Group, with the primary investor being conservative Philip Anschutz, owner of Anschutz Entertainment Group (AEG), throughout the businessman, billionaire [...]"
In pratica ci dice che l'Examiner è un blog travestito da giornale che offrirebbe l'opportunità di fare "giornalismo dal basso" e che questo appartiene al miliardario, conservatore ed affarista Philip Anschutz.

OK e che cosa ci dice wikipedia di questo nostro miliardario, conservatore ed affarista?

"Philip Frederick Anschutz [...] is an American entrepreneur. Anschutz bought out his father's drilling company in 1961[...]Anschutz's father was a land investor who invested in ranches in Colorado, Utah and Wyoming, and eventually went into the oil-drilling business."
Oil-drilling indeed, non ti potevi certo sbagliare. Manco la legge di gravitazione universale è così riproducibile. Dove c'è una menzogna sul clima (ed in particolare sui climatologi ed ancora più in particolare su Phil Jones o Michael Mann) c'è qualcuno che in qualche modo ha a che fare con delle trivelle.

A proposito di giornalismo dal basso, questa è l' immagine che tipicamente lo rappresenta:

grassroots appunto, qualche cosa di naturale e spontaneo. Quello che fanno questi signori non è giornalismo dal basso, ma astroturfing. Artificiale come questo:
Tragicamente l'astroturfing sul web è ovunque, a massacrare la vita a delle persone oneste, che chiedono solo di poter fare il proprio lavoro, ed a spingere l'opinione pubblica verso una politica demenziale e autodistruttiva che serve solo per arricchire qualche imbecille senza scrupoli, mettendo così in pericolo le generazioni future, la nostra unica opportunità di dare un senso alla nostra attuale esistenza.