Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR
Di Ugo Bardi
Una volta dato un nome ad un fenomeno, si può concentrare l'attenzione ed imparare sempre di più su di esso. Così, l'idea del “dirupo di Seneca” risulta essere un'idea feconda. Ci racconta che, in diversi casi, il ciclo di sfruttamento delle risorse naturali segue una curva inclinata in avanti, in cui il declino è molto più rapido della crescita. Questo è coerente con ciò che ha scritto il filosofo Romano Lucio Anneo Seneca: “la crescita procede lentamente, ma la strada per la rovina è rapida”. Con qualche trucco matematico, il risultato è la curva seguente:
Questa curva descrive il comportamento di diversi sistemi complessi, comprese intere civiltà che hanno vissuto un collasso improvviso dopo un lungo periodo di crescita relativamente lenta. Nel mio primo post sul dirupo di Seneca, ho già parlato del collasso della civiltà Maya. (*)
Qui potete osservare il comportamento Seneca, anche se i dati della densità di popolazione Maya sembrano essere piuttosto qualitativi ed incerti. Tuttavia, i dati che ho ricevuto recentemente da Diego Mantilla (vedete all'inizio del post) sono chiari: se si prende la costruzione di monumenti come riferimento della ricchezza della civiltà Maya, allora il collasso è stato improvviso, certamente più rapido della crescita.
Qualcosa di simile si può dire degli antichi Egizi, anche se i dati della costruzione di piramidi sono più rarefatti ed incerti di quelli sui Maya. Alla fine anche l'Impero Romano sembra essere collassato più rapidamente di quanto sia cresciuto.
I Maya quindi non hanno fatto meglio di altre civiltà della storia umana. Come hanno fatto anche le altre civiltà, si sono mossi verso la propria morte trascinando i piedi, cercando di evitare l'inevitabile. Non ci sono riusciti e non si sono resi conto che opporsi al collasso in questo modo è un classico esempio di come “spingere le leve dalla parte sbagliata”. Ciò può soltanto posticipare il collasso, ma alla fine lo rende più rapido.
Noi faremo meglio dei Maya? Si spera di sì, ma...
(*) Dunning, N., D. Rue, T. Beach, A. Covich, A. Traverse, 1998, "Interazioni Umano-Ambiente in un Bacino Idrografico: la Paleoecologia della Laguna Tamarindito, Guatemala”, Rivista di Archologia Applicata 25 (1998):139-151.
Di Ugo Bardi
Il ciclo di costruzione dei monumenti della civiltà Maya. Da “Sylvanus G. Morley e George W. Brainerd, Gli Antichi Maya, Terza edizione (Stanford University Press, 1956), pagina 66”. Per gentile concessione di Diego Mantilla.
Una volta dato un nome ad un fenomeno, si può concentrare l'attenzione ed imparare sempre di più su di esso. Così, l'idea del “dirupo di Seneca” risulta essere un'idea feconda. Ci racconta che, in diversi casi, il ciclo di sfruttamento delle risorse naturali segue una curva inclinata in avanti, in cui il declino è molto più rapido della crescita. Questo è coerente con ciò che ha scritto il filosofo Romano Lucio Anneo Seneca: “la crescita procede lentamente, ma la strada per la rovina è rapida”. Con qualche trucco matematico, il risultato è la curva seguente:
Questa curva descrive il comportamento di diversi sistemi complessi, comprese intere civiltà che hanno vissuto un collasso improvviso dopo un lungo periodo di crescita relativamente lenta. Nel mio primo post sul dirupo di Seneca, ho già parlato del collasso della civiltà Maya. (*)
Qui potete osservare il comportamento Seneca, anche se i dati della densità di popolazione Maya sembrano essere piuttosto qualitativi ed incerti. Tuttavia, i dati che ho ricevuto recentemente da Diego Mantilla (vedete all'inizio del post) sono chiari: se si prende la costruzione di monumenti come riferimento della ricchezza della civiltà Maya, allora il collasso è stato improvviso, certamente più rapido della crescita.
Qualcosa di simile si può dire degli antichi Egizi, anche se i dati della costruzione di piramidi sono più rarefatti ed incerti di quelli sui Maya. Alla fine anche l'Impero Romano sembra essere collassato più rapidamente di quanto sia cresciuto.
I Maya quindi non hanno fatto meglio di altre civiltà della storia umana. Come hanno fatto anche le altre civiltà, si sono mossi verso la propria morte trascinando i piedi, cercando di evitare l'inevitabile. Non ci sono riusciti e non si sono resi conto che opporsi al collasso in questo modo è un classico esempio di come “spingere le leve dalla parte sbagliata”. Ciò può soltanto posticipare il collasso, ma alla fine lo rende più rapido.
Noi faremo meglio dei Maya? Si spera di sì, ma...
(*) Dunning, N., D. Rue, T. Beach, A. Covich, A. Traverse, 1998, "Interazioni Umano-Ambiente in un Bacino Idrografico: la Paleoecologia della Laguna Tamarindito, Guatemala”, Rivista di Archologia Applicata 25 (1998):139-151.