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domenica 27 settembre 2015

Ora siamo tutti cinesi: il dilemma dell'apocalisse ecologica

Dalla pagina FB di Bodhi Paul Chefurka. Traduzione di MR

Stavo rileggendo la valutazione rivelatrice di Richard Smith dell'attuale situazione politica, economica ed ecologica cinese (L'apocalisse ecologica comunista-capitalista della Cina) recentemente pubblicata da Truth-Out.org. Raccomando caldamente di leggere l'intero articolo.

Mentre il dilemma descritto da Smith in Cina è dichiaratamente più estremo di quanto sta accadendo nel mondo occidentale industrializzato (perlomeno per adesso...), le due situazioni sono sorprendentemente congruenti nei loro tratti più generali. Infatti, alcune delle analisi sono valide per gli Stati Uniti e il resto del mondo sviluppato praticamente parola per parola, solo cambiando il nome del soggetto.

Questa analogia implica che le considerazioni dell'articolo potrebbero essere un modello utile per pensare a cosa servirebbe per tirar fuori gli Stati Uniti così come la Cina – e, per estensione, tutto il mondo – dal loro attuale carico sul burrone ecologico. Questo esame potrebbe rendere più chiaro ciò che ci possiamo e non possiamo realisticamente aspettare nel tempo che ci rimane prima che i raccolti comincino a mancare sul serio.

Nel resto di questa nota ho estratto alcuni dei punti salienti dell'argomentazione di Richard Smith e le ho leggermente modificate per metterle in un contesto globale. Le mie modifiche sono in corsivo. Ho cercato di cambiare il testo originale il meno possibile, principalmente sostituendo “il mondo” ai riferimenti originali alla Cina. Confido che Smith troverà la mia parafrasi accettabile sotto il cappello delle disposizioni di “uso giusto” del diritto d'autore.

Mi sono fatto le mie opinioni sulla probabilità che tali cambiamenti avvengano realmente e potete probabilmente indovinare quali siano.

"Gli scienziati del clima ci dicono che, date tutte le promesse non mantenute fino a questo momento, la marcia indietro e l'aumento delle emissioni di biossido di carbonio, ora siamo di fronte ad una “emergenza climatica”. Con le attuali tendenze ci troviamo in rotta per un riscaldamento di 4-6°C prima della fine di questo secolo: se non sopprimiamo radicalmente la combustione di combustibili fossili nei prossimi decenni per mantenere il riscaldamento al di sotto della soglia dei 2°C, il riscaldamento planetario accelererà oltre ogni possibilità umana di fermarlo ed il collasso ecologico globale sarà inevitabile. Per avere una possibilità di restare al di sotto dei 2°C, le nazioni industrializzate e la Cina devono tagliare le emissioni dal 40 al 70% globalmente entro il 2050 rispetto a quelle del 2010, cosa che richiederebbe tagli nell'ordine del 6-10% all'anno. La Cina dovrebbe tagliare le sue emissioni industriali dal 30 al 90% rispetto a quelle del 2010, la variazione dipende dai tassi di crescita attesi e da altre ipotesi. 
Il solo modo in cui il mondo potrebbe sopprimere le sue emissioni di gas serra di qualcosa di vagamente simile a quella quantità sarebbe quello di imporre una contrazione economica drastica e a tutto campo, compresi ridimensionamenti e chiusure di gran parte delle industrie che sono state costruite negli ultimi tre decenni di mania di mercato. Sono certo che questo suoni estremo, se non completamente folle. Ma non vedo quale altra conclusione possiamo trarre dalla scienza. Il lato positivo, come ho esaminato sopra, visto che lo spreco di così tante delle risorse e dell'inquinamento del mondo sono semplicemente e completamente non necessari e dannosi, ciò che sembra un'estrema austerità potrebbe dimostrarsi proprio l'opposto: una liberazione, un passo verso quello “stile di vita migliore”. Un tale piano di emergenza dovrebbe comprendere perlomeno gli elementi seguenti: 

  • Chiudere tutte le centrali a carbone tranne quelle essenziali, necessarie come misura temporanea per mantenere le luci e il riscaldamento accesi ed i servizi pubblici essenziali operativi finché le sostituzioni rinnovabili non possano essere messe in servizio. Abbandonare i progetti di gassificazione del carbone ed eliminare gradualmente le centrali alimentate da petrolio e gas il più rapidamente possibile. Forzare una rapida transizione a fonti rinnovabili di energia come eolico, idroelettrico e solare ma con l'obbiettivo di produrre molta meno energia complessivamente, una quantità più vicina a quella che il mondo produceva nei primi anni 80, prima del boom di industrializzazione alimentato dal mercato. Gli Stati Uniti ed altri paesi sviluppati devono essere obbligati a fornire un'assistenza tecnica e materiale estesa per facilitare questa transizione. 
  • Chiudere gran parte dell'industria dell'auto. Questa industria è solo un totale spreco di risorse e costituisce il secondo contributo al riscaldamento globale. La maggior parte del trasporto pubblico dovrà tornare a bici, bus, treni e metropolitane – fondamentalmente una versione modernizzata ed estesa di ciò che i cinesi avevano nei primi anni 80 prima della mania dell'auto. Ma l'aria sarà più pulita, i trasporti più rapidi, le persone saranno più sane e verranno conservate risorse immense.
  • Chiudere gran parte delle industrie esportatrici costiere. Gran parte delle industrie esportatrici costiere del mondo sono orientate alla produzione di prodotti usa e getta insostenibili, come osservato in precedenza. Non c'è semplicemente nessun modo di avere un'economia sostenibile da nessuna parte se non aboliamo le industrie del consumo ripetitivo usa e getta nel mondo. 
  • Ridimensionare o chiudere l'aviazione, le spedizioni via mare ed altre industrie dei trasporti ridondanti ed insostenibili. Abbandonare l'inutile progetto del “superpotere dell'aviazione”. Abbandonare l'ulteriore espansione della rete di treni ad alta velocità. Il mondo ha già costruito più aerei, treni e metropolitane di quanto abbia bisogno secondo un qualsiasi conto delle necessità. La stessa cosa vale per l'industria delle costruzioni navali, gran parte della quale è orientata alla costruzione di navi container e grandi navi. Quest'industria dev'essere drasticamente ridotta, le importazioni ed esportazioni del mondo declinano con la contrazione industriale. 
  • Chiudere gran parte dell'industria delle costruzioni. Persino con l'enorme popolazione mondiale, il pianeta è eccessivamente sovra-costruito e disseminato di edifici, appartamenti, autostrade, ponti aeroporti, ecc. inutili e superflui. Alcuni di questi possono essere riconvertiti. Alcuni devono essere demoliti e le terre ritrasformate in terreni agricoli, zone umide, parchi o ad altri usi benefici. 
  • Abbandonare la spinta all'urbanizzazione e promuovere attivamente la ri-ruralizzazione. La vita urbana ha i suoi vantaggi ma i residenti urbani consumano diverse volte tanto l'energia e le risorse naturali e generano diverse volte tanto l'inquinamento rispetto alle famiglie rurali. Inoltre, gran parte delle centinaia di milioni di persone che sono state spostate verso le città negli ultimi tre decenni non ci sono andate volontariamente, sono state costrette ad andarsene dalle loro fattorie dall'accaparramento di terre, con profitto dei funzionari locali. A questi ex agricoltori che desiderano tornare alla terra deve essere permesso di farlo. Non c'è alcuna legge della natura che dice che le famiglie agricole devono essere povere. Nel mondo di oggi, le famiglie di agricoltori con terra e tecnologia adeguate, che possono vendere i propri prodotti di modo da non essere derubati da intermediari e che non siano sotto il giogo di banche, padroni o padroni di stato, possono passarsela molto bene. I piccoli contadini del mondo sono poveri perché lo stato e delle multinazionali li hanno strizzati per sovvenzionare l'industrializzazione. Il modo migliore per alzare gli standard di vita rurali è dar loro sicurezza nelle loro fattorie e pagar loro prezzi giusti per i loro prodotti. 
  • Abbandonare la colonizzazione di saccheggio imperiale sul mondo in via di sviluppo. Se i governi mondiali abbandonano le loro strategie di sviluppo basate sul mercato, non avrebbero alcun “bisogno” di saccheggiare le risorse naturali del mondo in via di sviluppo. Quelle persone possono essere lasciate in pace a sviluppare il proprio ritmo e in accordo coi propri limiti ecologici. E dopo aver distrutto una così grande parte del loro ambiente, le nazioni industrializzate devono loro un po' di aiuto. 
  • Lanciare un piano globale di emergenza per il risanamento ambientale e il ripristino della salute pubblica. Gli esperti di ambiente e di salute pubblica hanno fatto appello per un piano complessivo integrato per affrontare i problemi ambientali e di salute pubblica del mondo. Gli esperti dicono che ci potrebbero volere generazioni per ripristinare le terre agricole, i fiumi ed i laghi del mondo ad un livello di salute biologica tollerabile, anche se, come osservato sopra, in alcuni posti ciò potrebbe essere impossibile. Una parte significativa dei costi di questa bonifica dovrebbero anche essere portati dalle nazioni occidentali, le cui aziende hanno cinicamente contribuito a questo inquinamento delocalizzando le loro industrie più sporche nel mondo in via di sviluppo.
  • Lanciare un programma nazionale per l'occupazione. Se il mondo dovrà chiudere così tanta della sua economia industriale per frenare la corsa verso il collasso ecologico, allora dovrà trovare o creare nuovi lavori per tutti quei lavoratori disoccupati. (…) Ma aria irrespirabile, acqua imbevibile, cibo non sano, terre agricole inquinate, epidemia di cancro, aumento delle temperature e del livello dei mari lungo le regioni costiere sono problemi più grandi. Così non c'è proprio modo di aggirare questa verità molto scomoda. Il fatto di fare robaccia deve finire. Fermando queste produzioni renderà disoccupati un gran numero di lavoratori e per loro devono essere trovati o creati altri lavori non distruttivi e a basso tenore di carbonio. Per fortuna, non c'è carenza di altri lavori socialmente ed ambientalmente utili da fare: bonifica ambientale, riforestazione, transizione ad agricoltura biologica, transizione all'energia rinnovabile, ricostruzione ed allargamento dei servizi sociali pubblici, ricostruzione delle reti di sicurezza sociale e molto altro. 
Pan Yue è stato di sicuro premonitore: il miracolo cinese (e, per esteso, il miracolo economico globale dell'ultimo secolo) è giunto alla fine perché l'ambiente non può più tenere il passo. La domanda è: il mondo può trovare un modo per afferrare i freni e portare questa locomotiva a fermarsi prima che scagli la civiltà dal burrone?  
Rivoluzione o collasso?
Una cosa è certa: questa locomotiva non verrà fermata finché l'alleanza empia fra le multinazionali e i loro politici ammaestrati ha le mani sui controlli. Il mondo è incastrato in una spirale di morte. Non riesce a tenere a freno il vorace consumo di risorse e l'inquinamento suicida perché, data la sua dipendenza dal mercato per generare nuovi posti di lavoro, deve dare priorità alla crescita rispetto all'ambiente, come fanno i governi ovunque. Finché questo assetto strutturale di fondo calasse/proprietà rimane effettivo, nessuna “guerra all'inquinamento” o “guerra alla corruzione” cambierà questo sistema o interromperà la traiettoria del mondo verso il collasso ecologico. Dato il precedente, non vedo proprio come la spirale del mondo verso il collasso possa essere invertita a meno di una rivoluzione sociale.  
Chi lo sa quale scintilla accenderà la prossima esplosione sociale?"

Post Data del traduttore: sfugge sempre ai più che tra le due, rivoluzione o collasso, ce ne potrebbe essere una terza, più difficile, anche più improbabile, ma sicuramente più efficace e duratura: l'evoluzione.