Estensione delle terre accaparrate dagli USA : equivale alla superficie di Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo evidenziata in verde.
Di Silvano Molfese
L’accaparramento di terre, in inglese land grabbing, da parte dei paesi più ricchi consiste nel comprare o affittare estese superfici di terreno all’estero per produrre cibo per se stessi. (1)
Gli Stati Uniti, con primati in ogni ramo della scienza e della tecnologia, prima potenza nucleare, con una superficie territoriale estesa oltre trenta volte l’Italia ed una densità di 34 abitanti per km2 (rispetto agli oltre 200 abitanti per km2 che caratterizza il nostro paese), all’avanguardia nella ricerca e nella coltivazione delle sementi OGM, sono indotti, nonostante tutto, ad accaparrarsi ben 6,9 milioni di ettari di terre in altri stati per far fronte ai propri fabbisogni alimentari, addirittura più del triplo di quanto si è accaparrata l’India! (2)
E dire che, da almeno tre lustri, le multinazionali delle sementi sostengono a spada tratta i vantaggi dei semi OGM: aumenterebbero le rese delle produzioni agricole.
Lo hanno gridato ai quattro venti ma Lester Brown, come diversi altri autorevoli analisti di fama internazionale, smentì questa diceria:
“In relazione all’aumento delle rese si cita spesso il potenziale delle biotecnologie ma, nonostante da venti anni i genetisti stiano selezionando nuove varietà di piante, non hanno ancora prodotto una sola varietà di grano, riso o mais che porti ad un reale aumento delle rese. ” (3) .
Ho ripreso il dato statunitense perché mi sembra emblematico di una diffusa ed eccessiva fiducia nella tecnologia che pervade il mondo intero.
Tutto ciò è più che un campanello d’allarme per tutti noi italiani, nonché per la nostra classe dirigente: affascinati (o distratti?) da auto, cellulari ecc., di fatto, trascuriamo da almeno due decenni l’agricoltura.
La cementificazione imperante, con milioni di vani vuoti, l’ipertrofica e ridondante infrastrutturazione stradale, hanno rubato e rubano centinaia di migliaia di ettari di fertile suolo.
La cosa è ancor più grave se consideriamo il riscaldamento globale in atto e la conseguente crisi idrica sempre più diffusa anche in Italia.
Le nostre importazioni di cereali, al netto delle esportazioni dei prodotti di molitura e di quelle per la produzione della pasta, si aggirano intorno ai 7,8 milioni di tonnellate. Con le attuali rese ci vorrebbe una superficie di circa 1,5 milioni di ettari per soddisfare gli attuali consumi interni di cereali. (*)
Certamente i consumi alimentari, anche in Italia, eccedono i reali fabbisogni di circa il 30% (4) ma è pur vero che le rese delle produzioni agricole, con l’agricoltura biologica, si riducono grosso modo di circa il 20% rispetto all’attuale industria agricola: quest’ultima impiega in modo diretto e indiretto elevate quantità di combustibili fossili. (5)
Con il cambiamento climatico in atto e la conseguente scarsità idrica, di quanto si ridurranno le nostre produzioni agricole? Quanta terra in più ci vorrà? Con l’aumento delle bocche da sfamare ed avendo raggiunto i limiti produttivi su tutto il pianeta, quanto pagheremo in più i cereali importati?
L’accaparramento di terre, in inglese land grabbing, da parte dei paesi più ricchi consiste nel comprare o affittare estese superfici di terreno all’estero per produrre cibo per se stessi. (1)
Gli Stati Uniti, con primati in ogni ramo della scienza e della tecnologia, prima potenza nucleare, con una superficie territoriale estesa oltre trenta volte l’Italia ed una densità di 34 abitanti per km2 (rispetto agli oltre 200 abitanti per km2 che caratterizza il nostro paese), all’avanguardia nella ricerca e nella coltivazione delle sementi OGM, sono indotti, nonostante tutto, ad accaparrarsi ben 6,9 milioni di ettari di terre in altri stati per far fronte ai propri fabbisogni alimentari, addirittura più del triplo di quanto si è accaparrata l’India! (2)
E dire che, da almeno tre lustri, le multinazionali delle sementi sostengono a spada tratta i vantaggi dei semi OGM: aumenterebbero le rese delle produzioni agricole.
Lo hanno gridato ai quattro venti ma Lester Brown, come diversi altri autorevoli analisti di fama internazionale, smentì questa diceria:
“In relazione all’aumento delle rese si cita spesso il potenziale delle biotecnologie ma, nonostante da venti anni i genetisti stiano selezionando nuove varietà di piante, non hanno ancora prodotto una sola varietà di grano, riso o mais che porti ad un reale aumento delle rese. ” (3) .
Ho ripreso il dato statunitense perché mi sembra emblematico di una diffusa ed eccessiva fiducia nella tecnologia che pervade il mondo intero.
Tutto ciò è più che un campanello d’allarme per tutti noi italiani, nonché per la nostra classe dirigente: affascinati (o distratti?) da auto, cellulari ecc., di fatto, trascuriamo da almeno due decenni l’agricoltura.
La cementificazione imperante, con milioni di vani vuoti, l’ipertrofica e ridondante infrastrutturazione stradale, hanno rubato e rubano centinaia di migliaia di ettari di fertile suolo.
La cosa è ancor più grave se consideriamo il riscaldamento globale in atto e la conseguente crisi idrica sempre più diffusa anche in Italia.
Le nostre importazioni di cereali, al netto delle esportazioni dei prodotti di molitura e di quelle per la produzione della pasta, si aggirano intorno ai 7,8 milioni di tonnellate. Con le attuali rese ci vorrebbe una superficie di circa 1,5 milioni di ettari per soddisfare gli attuali consumi interni di cereali. (*)
Certamente i consumi alimentari, anche in Italia, eccedono i reali fabbisogni di circa il 30% (4) ma è pur vero che le rese delle produzioni agricole, con l’agricoltura biologica, si riducono grosso modo di circa il 20% rispetto all’attuale industria agricola: quest’ultima impiega in modo diretto e indiretto elevate quantità di combustibili fossili. (5)
Con il cambiamento climatico in atto e la conseguente scarsità idrica, di quanto si ridurranno le nostre produzioni agricole? Quanta terra in più ci vorrà? Con l’aumento delle bocche da sfamare ed avendo raggiunto i limiti produttivi su tutto il pianeta, quanto pagheremo in più i cereali importati?
Bibliografia
Brown L, 2011. – Un mondo al bivio – Edizioni Ambiente, 98
Gardner G., 2015 – Mounting losses of agricultural resources – State of the World 2015, Islandpress, 71
Brown L., 2001 – Cancellare la fame: una sfida sempre più dura - State of the World 2001, Edizioni Ambiente, 82
Affamati di spreco, giovedì 15 ottobre 2015, ore 23.30 - Rai Storia
Dossier Fibl - L’agricoltura bio accresce la fertilità del suolo e la biodiversità –Supplemento a biodinamica n. 51 – novembre/dicembre 2003
(*) I dati sono desunti dall’ISTAT e riferiti al 2013. Ho fatto i calcoli in base allo scambio commerciale con l’estero: dei cereali, dei prodotti della molitura e delle paste alimentari. Per le rese dei cereali ho considerato sempre il 2013.