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sabato 9 settembre 2023

"Oscura e Celeste": Capolavoro e Fallimento

 


A mio parere, Marco Malvaldi è uno dei migliori scrittori italiani come intelligenza, brillanza e creatività. E' noto principalmente per i suoi romanzi polizieschi della serie del "Barlume" ma la sua produzione copre anche altri campi. Qui si cimenta nel "giallo storico" con risultati che sono allo stesso tempo eccellenti e pessimi; che del resto è quello che ti aspetti dalle persone geniali. Non è un caso che Malvaldi abbia scelto Galileo nel ruolo di investigatore, visto come lui fu censurato e ridotto al silenzio. E' una vicenda che oggi si sta ripetendo nei confronti di ogni innovazione in quella strana entità che chiamiamo "scienza"


Di questo libro di Marco Malvaldi mi sentirei di usare allo stesso tempo la definizione di "capolavoro" e di "fallimento". E' un libro estremamente interessante che vale la pena di leggere, e, allo stesso tempo, un libro deludente, che ti lascia con l'idea che avrebbe potuto essere qualcosa che non è stato. 

Ma andiamo nei dettagli, cominciando dal titolo. E' una delle cose sbagliate del libro. Dalla copertina, non si capisce di cosa si tratti, ma nel retrocopertina si legge che "Oscura e Celeste" si riferisce alla figlia di Galileo Galileo, Virginia, ovvero Suor Maria Celeste, nota per avere assistito il padre durante gli ultimi anni della sua vita. Si, che tipo di libro è? Uno si aspetterebbe una storia della vita di Suor Maria Celeste, magari romanzata. Ma, in realtà, la figlia di Galileo ha un ruolo molto marginale nel romanzo, dove invece il protagonista indiscusso è Galileo Galilei stesso.

Così, cominci a leggere senza sapere esattamente cosa aspettarti, e ti trovi immediatamente immerso in una ricostruzione della vita a Firenze nel '600, scritta con una maestria e un'attenzione veramente eccezionali. Del resto, non ti aspetteresti di meno da uno scrittore geniale come Marco Malvaldi che riesce a rivitalizzare i personaggi di quel periodo, da Galileo in persona, al granduca Ferdinando II di Toscana. La descrizione è condita con osservazioni dei paralleli fra allora e oggi che aiutano a capire come la storia di Galileo e della censura a cui fu sottoposto si sta ripetendo oggi. Sta succedendo esattamente la stessa cosa nei riguardi di chiunque cerchi di innovare e cambiare qualcosa in quella struttura ormai ossificata e inutile che chiamiamo "scienza".

Via via che leggi, ti aspetti che l'autore approfondisca la questione del dibattito scientifico al tempo in cui si discuteva del modello geocentrico e di quello eliocentrico; una discussione che fu allo stesso tempo l'apoteosi e la disgrazia di Galileo. Però, gradualmente, il romanzo cambia soggetto e vira verso un "giallo storico" in cui Galileo si trova a investigare sulla morte di una suora del convento in cui viveva sua figlia Virginia. 

Qui, Malvaldi entra in un campo che conosce bene, quello del romanzo poliziesco, e costruisce una storia molto ben congegnata, in cui Galileo gioca il ruolo di Sherlock Holmes, mentre il suo ex allievo e discepolo, il canonico Niccolò Cini, gioca più o meno quello di Watson. E' una bella sfida costruire un'inchiesta di tipo moderno in un'epoca in cui di queste cose non se ne parlava proprio. Ma Malvaldi ci riesce piuttosto bene, con Galileo che dipana l'imbroglio basandosi strettamente soltanto sulle conoscenze che poteva avere all'epoca. 

Si, ma a spese della coerenza del romanzo, che perde l'aggancio con quello che avrebbe potuto essere il suo tema principale: quello del parallelo fra i tempi di oggi e i tempi moderni. Un parallelo che comincia bene all'inizio, ma poi svanisce gradualmente. E, onestamente, ci sarebbe piaciuto sapere di più della personalità di Suor Maria Celeste, che invero rimane oscura sia nella storia come nel romanzo. Che vale comunque la pena di essere letto: ricco di idee, geniale, istruttivo, e avvincente. 

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A parte il giudizio sul romanzo, vorrei aggiungere qualcosa proprio sul fatto che l'autore abbia scelto Galileo come protagonista. Malvaldi è laureato in chimica, ha cominciato la sua carriera come ricercatore, per poi darsi principalmente alla scrittura. Ma rimane uno scienziato, e ha scritto recentemente un saggio sull'entropia (che mi propongo di leggere appena posso). 

Ora, quella cosa che chiamiamo "scienza" comincia con Galileo Galilei, rimane in sordina per un paio di secoli, e poi diventa l'ideologia (o religione, se volete) ufficiale del mondo occidentale nel diciannovesimo secolo -- e lo è tuttora. Con il trionfo della scienza, arriva la sua versione narrativa, il romanzo "giallo" moderno. Lo si fa partire con "I delitti della Rue Morgue" (1841) di Edgar Allan Poe,  ma il genere "sfonda" con Conan Doyle e la sua serie di Sherlock Holmes, di cui il primo romanzo fu pubblicato nel 1886. Sherlock Holmes è il prototipo dello scienziato: uno che ragiona soltanto secondo la logica e prove scientifiche. E non è un caso che Malvaldi abbia trasformato Galileo in uno Sherlock Holmes ante-litteram. I romanzi gialli, o polizieschi se preferite,  sono diventati oggi talmente popolari che non si riesce a pubblicare un romanzo, o a produrre una serie televisiva, se non in forma di un giallo o comunque di un'investigazione.

L'idea del romanzo giallo è che un investigatore, pubblico o privato che sia, si impegna a scoprire l'assassino sulla base di logica, esperimenti, e prove inconfutabili. E quasi sempre ci riesce: è così che deve essere la storia. Ma perché tanto successo di un genere che fino all'800 non esisteva proprio? E' perché fino all'800 la scienza non era ancora la religione ufficiale dello stato moderno. Il romanzo poliziesco come esaltazione della scienza è un genere perfettamente parallelo alle vite dei santi nel medioevo come esaltazione della religione del tempo, il cristianesimo. 

In entrambi i casi, gialli e vite dei santi, la fantasia e il mondo reale hanno poco a che vedere l'una con l'altro. Certo, nelle inchieste giudiziarie, il metodo galileiano aiuta molto, ma non è quasi mai decisivo. Leggetevi la storia dell'omicidio di Marta Russo nell'ottimo libro di Vittorio Pezzuto "Di sicuro c'è soltanto che è morta" e capirete cosa voglio dire. Dopo anni di investigazioni, il meglio che tutto il nostro sistema giudiziario è riuscito a fare è stato condannare due persone senza uno straccio di prova, letteralmente a furor di popolo, . Un'operazione di demonizzazione perfettamente simile ai processi per stregoneria di qualche secolo fa. Negli Stati Uniti, c'è stato il caso di O.J. Simpson e dell'omicidio di sua moglie, anche quello simile sotto molti aspetti.

Peggio ancora, il metodo Galileiano non funziona nemmeno quando applicato a quello che dovrebbe essere proprio il suo campo, la scienza vera e propria.  Pensate alla recente pandemia da Covid: ogni tanto arrivava un provvedimento teoricamente basato sulla "scienza" (che si suppone essere galileiana); bavagli, chiusure, distanziamenti, disinfezioni: su cosa si basavano? Sostanzialmente, sul nulla, a parte le esternazioni dell'esperto di turno che sosteneva di parlare in nome della scienza. O pensate al cambiamento climatico: potete portare tutte le prove che volete, ma tantissimi vi risponderanno che non ci credono e che è tutto un imbroglio. E non c'è modo di convincerli. 

In sostanza, dopo un paio di secoli di entusiasmo, ci stiamo accorgendo che la scienza non è per niente quella meraviglia che pensavamo che fosse. Lo sapevamo già che Sherlock Holmes non è mai esistito, ma ora sappiamo anche che non potrebbe mai esistere. E allora smetteremo di scrivere e leggere romanzi gialli? Probabilmente si. Personalmente, lo spero dato che non mi sono mai piaciuti.