Qui sopra, Italo Calvino. Il primo post di questa serie, quello su Francesco di Assisi, si trova a questo link.
Di Silvano Molfese
Potrà sembrare strano, se non addirittura provocatorio, l’inserimento di Italo Calvino in questa trilogia di ecologisti italiani; infatti egli è universalmente conosciuto come letterato ma è uno scrittore particolare che fin dalla nascita si è nutrito dei saperi delle scienze naturali, di botanica, di zoologia, dai suoi genitori. Infatti nel clima della Guerra Fredda, con la pressante minaccia di una guerra nucleare, siamo nel 1957, Italo Calvino ne “Il barone rampante” (capitolo XXVIII ), scrive:
“E dire che Cosimo in quel tempo aveva scritto e diffuso un Progetto di Costituzione per Città Repubblicana con Dichiarazione dei Diritti degli Uomini, delle Donne, dei Bambini, degli Animali Domestici e Selvatici, compresi Uccelli Pesci e Insetti, e delle Piante sia d'Alto Fusto sia Ortaggi ed Erbe. Era un bellissimo lavoro, che poteva servire d'orientamento a tutti i governanti; invece nessuno lo prese in considerazione e restò lettera morta. … Di giorno, Cosimo aiutava i tracciatori a delineare il percorso della strada. Nessuno meglio di lui era in grado di farlo: sapeva tutti i passi per cui la carreggiabile poteva passare con minor dislivello e minor perdita di piante.“
Due ecologi forestali Orazio Ciancio e Susanna Nocentini riportano le riflessioni di Pogue R. Harrison (Ciancio e Nocentini, 1996 )
“Il romanzo contiene una critica poetica dell’ideologia umanistica dell’illuminismo. Il barone di Calvino, di nome Cosimo, passa la sua vita sugli alberi. Acquista fama tra i philosophes (Voltaire, Diderot, ecc.) per certi trattati «politicamente corretti» che scrive su temi come le costituzioni repubblicane e i contratti sociali. Tuttavia, Cosimo scrive un trattato che per qualche ragione viene ignorato dagli intellettuali del suo tempo. "
Dato il titolo, si comprende perché non riesca ad attirare la loro attenzione: Progetto di Costituzione per Città Repubblicana con Dichiarazione dei Diritti degli Uomini, delle Donne, dei Bambini, degli Animali Domestici e Selvatici, compresi Uccelli Pesci e Insetti, e delle Piante sia d’Alto Fusto sia Ortaggi ed Erbe.
Il trattato di Cosimo viene ignorato perché il suo tempo è interessato soltanto alla dichiarazione dei diritti dell’uomo – i diritti dei soggetti umani, non degli oggetti o delle specie della natura. Oggi noi siamo testimoni delle conseguenze di queste dichiarazioni unilaterali dei diritti di un’unica specie, incuranti dei diritti naturali di tutte le altre specie. In questo senso il trattato di Cosimo era in anticipo sui suoi tempi – e anche sui nostri, rispetto a tale questione.” (h/t Antonio Scalise)
Eravamo alla fine degli anni ’50 e in Italia si pensava allo sviluppo ed alla crescita di tutto il sistema industriale: adesso ci ritroviamo con centinaia di migliaia di ettari cementificati, asfaltati, elevato inquinamento, siccità ecc. : riusciremo a riparare i guasti prodotti?
Bibliografia
Ciancio O., Nocentini S. 1996. - Il bosco e l’uomo: L’evoluzione del pensiero forestale dall’umanesimo moderno alla cultura della complessità. La selvicoltura sistemica e la gestione su basi naturali. Su Accademia italiana di Scienze Forestali, Il bosco e l’uomo, 21-115
(https://aisfdotit.files.wordpress.com/2013/06/bosco-e-uomotutto.pdf)
Harrison Pogue R., 1992. Foreste. Garzanti.
Sinceramente, non credo che in un mondo dove gli uomini non si rispettano spontaneamente fra di loro, essi possano avere rispetto per il resto della natura: gli uomini si sono evoluti e si evolvono combattendo fra di loro (anche nei blog), non contro la natura, l'ambiente naturale e' solo il campo di battaglia, e la sua distruzione e' un "effetto collaterale".
RispondiEliminaLe nostre montagne dove si sono svolte le battaglie della prima guerra mondiale, a quote dove dovrebbe esserci abbondante vegetazione, sono ancora delle aride pietraie, dopo un secolo.
Percio', credo che il tono battagliero, qualsiasi messaggio cerchi di veicolare in superficie, non necessariamente verbale (lo stile di vita esibito e' anch'esso un messaggio agli altri), sotto sotto conduca inesorabilmente sempre allo stesso risultato, e abbia sempre lo stesso scopo: la supremazia attraverso la lotta, fra gli uomini.
Che poi e' il motivo dell'assenza delle femmine in queste discussioni: sono in altre faccende affaccendate, non e' nelle loro priorita' figurare come "maschio alfa" :).
le donne di casa mia non hanno tempo per i problemi futuri: lo usano tutto per non far crollare il PIL, ora e subito. E' per lo sviluppo dei neuroni della parte destra (quella delle relazioni) del cervello superiore a quella sinistra (quella del calcolo), penso.
EliminaCredo che la faccenda sia molto, ma molto più complicata.
EliminaRicordo una scritta su un muro del museo degli alpini a Bassano del Grappa: Dio creò l'alpino e lo mise sul monte, poi gli disse "arrangiati". Mi sa che quasi sempre gli uomini si sono ritrovati in guerra per forza maggiore.
Angelo
Angelo, c'è sempre qualcuno col diavolo in corpo che vuole dominare e schiacciare il suo prossimo, ma normalmente paga il suo conto durante la vita, da quanto ho potuto vedere nei miei 64 anni e comunque l'inferno è sempre pronto ad accogliere questi derelitti.
EliminaSi, ma questo approccio individualistico rispetto ai problemi non risolve niente. Si continua a mandare degli accidenti a questo o a quello come se fosse loro la colpa di quello che accade, mentre in realtà i nodi da risolvere sono sistemici. Chi è in grado di sbrogliare una matassa come quella che si è venuta a creare nel nostro sistema sociale in seguito allo sfruttamento dell'energia derivata dalle fonti fossili? Che lo vogliamo o no, e comunque la pensiamo, ci siamo dentro tutti.
EliminaAngelo
non è individualistico, ma solo particolare. Lo so che in generale è come dici, ma cominciamo da noi a rispettare anche se non serve a niente (una rondine non fa primavera). I relitti umani hanno dove finire, se qualcosa di terribile non gli accade in vita.
Elimina@ Angelo 17 settembre 2017 09:11:
EliminaLa matassa, se si vuole sbrogliare, si può.
Ma solo se rinunciamo all'antropocentrismo (gli esseri umani si credono una specie privilegiata rispetto a tutte le altre presenti in natura) e alla civiltà (scienza, tecnologia, proprietà privata, stato, gerarchie di potere, agricoltura, allevamento, competizione).
Altrimenti, nessuno potrà sbrogliarla.
Ciao.
Tiziano
R "e donne di casa mia non hanno tempo per i problemi futuri: lo usano tutto per non far crollare il PIL, ora e subito. E' per lo sviluppo dei neuroni della parte destra (quella delle relazioni) del cervello superiore a quella sinistra (quella del calcolo), penso." Grandissimo Mago
EliminaR"Sinceramente, non credo che in un mondo dove gli uomini non si rispettano spontaneamente fra di loro, essi possano avere rispetto per il resto della natura:" Sono in totale disaccordo con te Winston Diaz, anzi il tuo commento credo sia esemplificativo del problema: anzitutto gli uomini preferiscono depredare la natura appunto per evitare i conflitti, come ad esempio tagliare le foreste per metterle a coltivazione, anche quando l'agricoltura non sia sostenibile che un pugno di anni, vedi (Ex)foresta amazzonica. In secondi luogo fare "all'amore" senza protezioni è la più, bastarda delle forme di guerra, prima alla natura in secondo luogo a tutti noi. Terzo punto: se gli uomini facessero così tanto alla guerra come dici tu la popolazione mondiale sarebbe in discesa. Quarto, ragionare come sommatoria di diritti individuali, invece che come coscienza di specie guardiana perchè più potente delle altre, ci ha condotti in questo cul e sac morale che va perforato al più presto verso una morale di comunità e meglio ancora di specie che sovrasti i miliardi di presunti diritti individuali, pena un finale alla soylent green. Poi certi che 40 anni fa i modelli dicono che mediazioni morali fra quella individuale e quella di comunità erano possibili, oggi non più. Benvenuto il giorno in cui le nazioni più potenti imporranno la rinuncia al taglio delle foreste residue. (Sarebbe stato meglio fosse già accaduto)
Eliminaprima di riparare i guasti prodotti, bisogna avere la consapevolezza di averli fatti. Troppo bello chiudere la stalla, prima che i buoi scappino. Intanto qui sotto nel circolo parrocchiale abbiamo la solita baldoria di compleanno con pagliaccio, musica e regali inutili per un festeggiato che tra pochi anni potrebbe avere, anzi avrà sicuramente, grossi problemi. But the show must go on, direbbero gli americani. Come sono lontani i tempi in cui i genitori si preoccupavano di preparare i figli ad una vita responsabile lavorativa e i religiosi di dare insegnamenti di religione e di morale. Per me la vita è stata difficile, anche se mi avevano avvertito (uomo avvisato, mezzo salvato, amava ripetere la mia maestra), ma questi bambini qui ho paura che si troveranno tra il lusco ed il brusco senza sapere che santo o diavolo ringraziare. Intanto li fanno correre in branco dietro ad un pallone e mi ricordano i dannati dell'antinferno condannati a inseguire ora una bandiera, ora un'altra, perchè loro stessi banderuole senza personalità e carattere.
RispondiEliminami sono scordato di scrivere che, mentre era in corso la festa, nella strada davanti era il solito gruppo di spacciatori e drogati che occhieggiava i bambini, assaporando la festa che presto faranno loro a questi, difatti dopo un pò li hanno fatti entrare al chiuso per ripararli dagli sguardi famelici. The show must go on.
EliminaMi ricordo il racconto di calvino-la febbre del cemento-profetico
RispondiEliminaSì, in effetti il trattato di Cosimo, passato inosservato, potrebbe dare un nuovo significato al romanzo di Calvino.
RispondiEliminaRicordo che quando lo lessi, (tanti anni fa) mi sembrò un testo fantasioso ma qualche volta incoerente. In particolare non riuscivo a capire il collegamento tra il rifiuto di mangiare le lumache e la decisione, apparentemente esagerata, di vivere per sempre sugli alberi. Ora, con questa chiave di lettura, tutto si tiene. Un libro da rileggere.
Angelo
Non riusciremo a riparare i guasti prodotti.
RispondiEliminaTiziano
Per conoscere il lato ecologista di Calvino andrebbe letto anche il suo Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città: venti novelle, una per stagione, dove si racconta il rapporto di un uomo che anela e ricerca i dettagli della natura in un contesto di crescente urbanizzazione e opprimente consumismo.
RispondiEliminaClaudio C.