Da Cassandra's Legacy, 10 aprile 2017 (traduzione di "ossin" - riadattata e corretta da UB)
Ugo Bardi
Conserviamo poca memoria, oggi, della guerra di Crimea (1853-1856), anche se fu la più grande guerra della storia fino a quel momento. Vi hanno giocato molti degli elementi che riappariranno poi nel corso delle due guerre mondiali del XX secolo, al punto che la si potrebbe chiamare «Guerra mondiale 0». Tra essi: i combustibili fossili come causa ultima del conflitto, un ruolo rafforzato della propaganda, la tendenza dei leader a perdere il controllo delle guerre avviate e l’origine della «russofobia», ancora comune in Occidente ai nostri giorni. L’analisi di questi elementi può dirci molto su come potrebbe essere una «Terza Guerra mondiale» in futuro. Qui sotto c’è un quadro di Vasilii Nesterenko (2005) che ricorda la difesa russa di Sebastopoli nel 1855. Risulta chiaro che la difesa della Crimea non è una questione insignificante per i Russi, che hanno perso quasi 400.000 uomini in quella guerra.
C’è molto materiale sparso in rete a proposito della guerra di Crimea, ma niente di quanto ho trovato è davvero utile ad approfondire le vere ragioni capaci di spiegare il disastro. Ecco quindi il mio tentativo di mettere ordine nel caos. Non pretende di essere definitivo: se troverete il tempo di leggere, avrete tutto il diritto di giudicare.
Una delle cose più curiose della guerra di Crimea del 1853-1856 è che ne conserviamo un modestissimo ricordo. Chiedete a chiunque di parlarvene, chi ha vinto, chi ha perso, e anche chi ha combattuto, e le risposte saranno nella migliore delle ipotesi vaghe. Sembra che l’unica cosa di cui è rimasto il ricordo di questa guerra sia la disastrosa carica della British Light Brigade a Balaclava. E’ come se ci ricordassimo della Seconda Guerra mondiale solo per l’episodio del salvataggio del soldato Ryan.
Tuttavia la guerra di Crimea fu la più grande guerra combattuta fino a quel momento. Si trattò di una mobilitazione mondiale che coinvolse praticamente tutte le grandi potenze militari dell’epoca, quasi due milioni di combattenti e perdite in vite umane stimate tra i 500.000 e il milione. Per molti versi la guerra di Crimea ha anticipato le guerre mondiali del XX secolo, specialmente per il ruolo sempre più importante della propaganda. Per questo motivo potremmo a giusto titolo chiamarla «guerra mondiale 0».
Ma perché questa guerra? E perché è stata tanto dimenticata, almeno in Occidente? Ci deve pure essere una ragione e, nel nostro caso, ci sono addirittura molteplici ragioni. Possiamo individuarle in un insieme di fattori economici e nell’incompetenza monumentale di alcuni leader. Ma è bene cominciare dall’inizio.
Molti conflitti del XIX secolo possono essere compresi solo considerando il ruolo che vi ha avuto il carbone. A partire dalla fine del XVIII secolo, il carbone ha creato la rivoluzione industriale nei paesi che ne avevano disponibilità. Questo, a sua volta, ha prodotto un surplus economico che è stato in gran parte utilizzato per costruire potere militare e imperi. I due più grandi imperi del XIX secolo erano quello britannico e quello russo, il primo dominante sui mari, il secondo sulla massa continentale euroasiatica. L’Inghilterra possedeva le più importanti di risorse di carbone al mondo e, per questo, era il paese più industrializzato dell’epoca. La Russia non lo era altrettanto, ma aveva enorme risorse umane e minerali che ne facevano un attore di primaria importanza nel gioco per il dominio del mondo. E’ stato a questa epoca che si è cominciato ad usare l’espressione «Il Grande Gioco» (The Great Game), conosciuta anche nella traduzione russa di «Bolshoya Ikra». E proprio dalle lingue usate per definire il gioco si possono capire chi erano i giocatori. Il gioco prosegue ancora oggi, anche se la capitale dell’Impero del mare si è trasferita da Londra a Washington.
Mentre gli imperi, fondando la loro potenza sul carbone, si ingrandivano, le regioni che non disponevano di tali risorse erano in difficoltà. Certamente il carbone poteva essere importato, ma questo richiedeva un sistema completo di distribuzione e questo richiedeva canali navigabili. Niente carbone, niente industria. Niente industria, niente potere militare. Era la situazione dell’Impero ottomano, chiamato all’epoca il «malato d’Europa». Ma l’antico impero non era malato: era affamato di carbone. Non ne produceva e le terre che controllava non avevano canali navigabili per distribuirlo. Era un problema creato dalla geologia e, come tale, non modificabile dalla politica. Così l’Impero ottomano era destinato ad essere fatto a pezzi dagli Stati carboniferi, un processo che si sarebbe compiuto con la Prima Guerra mondiale.
Era chiaro sia alla Russia che alla Gran Bretagna che il Grande Gioco era principalmente una competizione per i gioielli dello Stato ottomano. I Russi premevano dal Nord, verso l’Asia centrale e i Balcani. I Britannici tracciavano le loro rotte a partire da Sud, verso il Medio Oriente e la regione mediterranea. Con una serie di guerre combattute nel corso del XVIII secolo, i Russi raggiunsero le rive del mar Nero. Durante il regno di Caterina II, i Russi sconfissero ancora una volta l’Impero ottomano e, nel 1783, si annetterono il Khanato di Crimea, precedentemente protettorato degli Ottomani.
Per i Russi, la Crimea non era solo un’altra terra per il loro immenso Impero. Col porto militare di Sebastopoli, la Crimea era un trampolino per una espansione più spinta verso sud. Sebastopoli dava anche alla Russia la possibilità di estendere la sua potenza navale nel Mediterraneo. Ovviamente i Britannici non avevano alcun interesse a condividere il Mediterraneo coi Russi, ma dovevano farsene una ragione. Dopo tutto, se i Russi lavoravano a indebolire l’Impero ottomano dal Nord, questo dava ai Britannici migliori occasioni per avanzare da sud. Questa era la situazione fino a quando i Francesi agitarono le acque, verso il 1850, cominciando una querelle sua una questione banale a proposito dei diritti dei cristiani che vivevano nei territori dell’Impero ottomano.
A quel tempo la Francia era un altro impero potente. Era stato uno dei primi Stati a utilizzare il carbone in grandi quantità e, all’inizio del XIX secolo, era la nazione dominante nell’Europa centrale e occidentale. Questa era la ragione della disastrosa avventura di Napoleone in Russia nel 1812: il tentativo di eliminare un rivale di nella dominazione dell’Europa. Il colossale errore di Napoleone fu quello tipico dei leader, dovunque e in ogni tempo: sovrastimare la potenza dei propri eserciti.
Gli errori hanno la tendenza a generare altri errori, e questo è vero per gli individui come per gli imperi. Una quarantina di anni dopo la disfatta di Napoleone in Russia, la Francia aveva ricostruito la sua forza militare ed ecco l’Europa trovarsi di fronte ad un nuovo scontro. Come in precedenza, esso fu il risultato di fattori economici e dell'incompetenza dei dirigenti degli Stati più potenti di allora. Questa volta le stupidaggini furono soprattutto quelle di Luigi Napoleone, che si era fregiato del titolo di «Imperatore dei Francesi» e aveva assunto il nome di «Napoleone III».
Per essere un imperatore credibile, Luigi Napoleone aveva bisogno di quel tipo di prestigio che può venire solo dalle vittorie militari. Forse voleva vendicarsi della disfatta di suo zio ad opera dei Russi nel 1812 ma, naturalmente, non poteva sognare di far marciare un'altra volta l’esercito francese su Mosca. Pensava, però, che i Russi fossero i nemici della Francia e si sforzava di costruire una coalizione per fare la guerra alla Russia. Non riusciva a capire che il gioco, nella metà del secolo XIX, non era più lo stesso di quello che si era giocato ai tempi di Napoleone 1°. Luigi Napoleone commise l’errore descritto da Lao Tzu quando dice che «la tattica senza la strategia è il clamore che precede la sconfitta». Era esattamente quanto sarebbe accaduto con la guerra di Crimea.
L’escalation che ha portato ad una guerra totale è stata probabilmente qualcosa che nessuno dei leader coinvolti ha potuto controllare, e nemmeno comprendere. Un’anticipazione sinistra di quello che sarebbe accaduto 60 anni dopo, quando l’Europa si sarebbe dilaniata da sola con la prima guerra mondiale. Forse è un presagio ancora più inquietante di quello che la propaganda può fare, quanto accadde quando la stampa occidentale cominciò a descrivere i Russi come selvaggi cattivi, come si può vedere nella immagine qui sotto.
All’epoca la propaganda non era sofisticata come oggi. Ma l’idea veicolata è sempre la stessa: loro sono cattivi e noi buoni.
Alla fine gli Ottomani dichiararono guerra alla Russia nell’ottobre 1853, consapevoli di godere dell’appoggio della Francia e della Gran Bretagna. Poi la guerra esplose lungo un anello di fuoco che seguiva le frontiere russe, dal Mar Bianco al nord, fino alla penisola della Kamchatka a est. All’inizio, l’idea di attaccare la Crimea non sembra essere stata nei piani della coalizione Turco-Occidentale. Ma, costituita una forza militare nel mar Nero, qualcuno dovette rendersi conto che il porto di Sebastopoli era un eccellente obiettivo per dimostrare la forza della coalizione. L’idea corrispondeva benissimo alle ambizioni di Luigi Napoleone: conquistando Sebastopoli avrebbe potuto vantarsi di aver vendicato la sconfitta francese del 1812. A settembre del 1854, truppe britanniche, francesi e ottomane sbarcarono in Crimea con un obiettivo ambizioso: conquistare Sebastopoli.
Ci riuscirono, ma il prezzo fu elevatissimo. Nell’agosto 1855, dopo quasi un anno di battaglia, i Russi abbandonarono Sebastopoli dopo avere distrutto la maggior parte di quanto era rimasto intatto dopo i bombardamenti alleati. La caduta di Sebastopoli pose effettivamente fine alla guerra. Seguirono negoziati e il trattato di Parigi (1856), che sostanzialmente riconosceva che nessuna delle due parti voleva continuare a combattere. Certamente, il risultato della guerra di Crimea fu una sconfitta militare per i Russi, ma l’unica sanzione che venne loro imposta fu quella di smilitarizzare la Crimea.
Nello stesso tempo, la guerra fu un successo militare per la coalizione, ma i costi furono enormi e i risultati pratici quasi nulli. Gli alleati subirono enormi perdite e non riusciron a tenere la Crimea sotto occupazione a lungo. Qualche anno dopo, nel 1870, la Francia sarà battuta dalla Prussia. Quando non vi fu più alcuna coalizione che impedisse ai Russi di tornare e rimilitarizzare Sebastopoli, i Russi lo fecero. Nel 1877, la Russia e la Turchia erano di nuovo in guerra e, questa volta, le potenze dell’Europa occidentale non sono intervenute in aiuto della Turchia. Piuttosto, la Gran Bretagna ha approfittato dell’occasione per strappare Cipro all’Impero ottomano.
Come è di regola nelle guerre, la guerra di Crimea non è servita a niente. Ma forse in questo caso la futilità di tutta questa avventura fu più evidente che in altri casi. E’ forse per questo che, negli anni successivi, la maggior parte degli Europei si sono sforzati di dimenticare del tutto questa guerra maledetta. L’unico ricordo rimasto è stata la carica colorata e drammatica dei 600 a Balaclava. Il ricordo di questo episodio resta ancora oggi vivo.
Ma gli errori, come abbiamo visto, continuano a produrre errori e una fonte tipica di errori per i leader è la loro tendenza a dividere il mondo in amici e nemici. Terminata la guerra di Crimea, sembra che i cattivi della storia siano stati individuati non tanto nei Russi, ma negli Stati europei che non avevano voluto unirsi alla coalizione contro la Russia: l’Austria e il Regno di Napoli. Questi due Stati sono stati scelti come meritevoli di vendetta, soprattutto da parte di Luigi Napoleone. Nel 1859, i Francesi si sono impegnati in una campagna militare mirante ad espellere gli Austriaci dall’Italia, e ci sono riusciti. Un anno dopo, Luigi Napoleone non ha alzato un dito per impedire al Piemonte di sconfiggere e annettere il Regno di Napoli, creando il «Regno d’Italia» nel 1861.
In questo modo, Luigi Napoleone si è sparato da solo a un piede (e la Francia con lui). Non aveva capito il ruolo crescente della Prussia (un altro impero che andava a carbone) nell’Europa centrale e che indebolire l’Austria significava dare alla Prussia l’occasione di diventare ancora più potente. Nello stesso tempo, il nuovo Stato italiano è diventato un concorrente della Francia nel controllo della regione mediterranea e avrebbe impedito alla Francia di sviluppare ancora di più la propria espansione in Africa del Nord. Forse Luigi Napoleone pensava che l’Italia sarebbe stata un protettorato francese, come lo era stato il Piemonte. E’ stato un altro errore colossale: dieci anni dopo l’Italia si alleò con la Prussia nella guerra contro l’Austria e la Francia. A Sedan, nel 1870, la Prussia inflisse un colpo mortale ai sogni imperiali francesi. Da allora fu l’impero tedesco a diventare il re del castello in Europa occidentale. Gioca ancor oggi questo ruolo.
Potete vedere come una catena di avvenimenti sia all’origine della guerra di Crimea del 1853-1856. Possiamo quindi giocare al gioco del «Cosa sarebbe successo se?» E se Luigi Napoleone non avesse spinto alla guerra contro la Russia? Se si fosse opposto all’unificazione dell’Italia? E’ uno dei giochi affascinanti che si possono fare con la Storia, e io l’ho fatto qui e qui. Può darsi che tutto quanto accade nella Storia sia un gioco che i governanti fanno con la vita dei sudditi. E, in questo gioco, la Crimea sembra giocare spesso un ruolo importante anche oggi.
Nel corso degli anni, gli imperi hanno cambiato nome ma la lotta strategica per il dominio del mondo è rimasta uguale. Durante la prima guerra mondiale, approfittando della rivoluzione Russa, le forze tedesche hanno preso il controllo della Crimea nell’aprile 1918. Fu una occupazione di corta durata e i Tedeschi si ritirarono in novembre. La Russia zarista sparì e, nel 1920, l’Armata Rossa occupò la Crimea dopo che era stata sotto il controllo delle forze antibolsceviche e poi invasa dalla Francia. Durante la Seconda Guerra mondiale, la storia si è ripetuta di nuovo. Le forze dell’Asse hanno attaccato la Crimea nel 1941 e sono riuscite a prendere Sebastopoli dopo un assedio prolungato. Poi l’Armata Rossa riprese Sebastopoli nel 1944. Un modello sembra trasparire da tutti questi avvenimenti: gli eserciti occidentali sembrano sempre in grado di occupare la Crimea, ma mai di tenerne il controllo per molto tempo.
L’Impero britannico nel corso dei decenni seguenti è andato in declino, rimpiazzato da quello statunitense; l’Unione Sovietica è sparita nel 1991, rimpiazzata dalla Federazione Russa. Ma l’importanza della Crimea e del porto militare di Sebastopoli è rimasta intatta. Ai nostri tempi, i conflitti sempre più si manifestano, più che nelle forme della guerra tradizionale, in quelle della guerre «ibride» che comprendono la propaganda, l’infiltrazione e la guerra psicologica. Nel 1954, l’amministrazione della Crimea venne affidata ad un altro paese sovietico, l’Ucraina. Quando il colpo di Stato del 2014 in Ucraina ha spinto il paese nella sfera di influenza occidentale, sembrava che l’Occidente avesse trovato un modo facile per assumere il controllo della Crimea. Non è andata come previsto. Meno di un anno dopo, la Russia si è ripresa la Crimea in una contro-operazione ibrida, senza versare una sola goccia di sangue. Un’altra volta constatiamo come l’Occidente sembra potersi prendere la Crimea, ma non può mantenerla.
Ovviamente il ritorno della Crimea alla Russia (obrazovanje in russo) nel 2014 non è stato preso con troppo fair-play in Occidente e questo ha dato il via ad un’altra serie di guerre ibride, questa volta basate sulle sanzioni economiche. Il conflitto è ancora aperto e la piccola penisola di Crimea resta uno dei principali punti di attrito per l’equilibrio strategico mondiale. Oltre all’importanza del porto militare di Sebastopoli, la Crimea ha la caratteristica di far parte della Russia, ma nello stesso tempo di essere scollegata dal continente russo e pertanto di essere vulnerabile agli attacchi dal mare. Queste caratteristiche ne fanno un bersaglio possibile per un leader occidentale aggressivo. Nello stesso tempo l’importanza della Crimea per la Russia è talmente alta che nessun leader russo potrebbe sognarsi di abbandonarla senza difenderla con tutti i mezzi possibili. E’ una ricetta per il disastro, oggi come lo fu ai tempi di Luigi Napoleone. Che questo ci porti ad un’altra guerra mondiale, la Terza Guerra mondiale, resta da vedere e non è totalmente escluso.
Appendice: La fine del Regno di Napoli
Una parte poco conosciuta di questa storia è il ruolo avuto dal Regno di Napoli nella guerra di Crimea del XIX secolo. Il Regno aveva una lunga storia di amicizia con la Russia e, una cinquantina di anni prima, la Russia aveva inviato truppe a Napoli per aiutare (senza successo) il Regno a respingere un attacco della Francia. Sembra che i Russi considerassero il regno del sud dell’Italia come la loro porta di ingresso nella regione mediterranea e intrattenevano buone relazioni con esso. Quando scoppiò la guerra di Crimea, non esisteva una alleanza formale tra il Regno di Napoli e la Russia, ma quando i Britannici chiesero al re di Napoli di inviare truppe in Crimea per unirsi all’alleanza anti-russa, il re rifiutò. Non sapeva che, così facendo, firmava la condanna a morte per il suo Regno. Anche quando era ormai chiaro che la Russia avrebbe perso, il re di Napoli rifiutò di fare un voltafaccia come invece fece l’Impero austriaco all’ultimo momento. Questo fece del Regno di Napoli un paria agli occhi dei Francesi e dei Britannici. Per contro, il Regno del Piemonte (più esattamente il Regno di Sardegna) si mostrò più opportunista e inviò un corpo di spedizione a sostegno della coalizione anti-russa. Possiamo forse farci un’idea della violenza di questa guerra considerando che, dei 15.000 soldati mandati in Crimea dal Piemonte, si dice che solo 2.500 siano tornati a casa tutti interi.
Quindi molto di quanto è accaduto in Italia dopo la guerra di Crimea può spiegarsi in modo molto semplice. I Francesi e i Britannici hanno pensato che il Regno del Piemonte dovesse essere ricompensato per l’aiuto fornito, mentre il Regno di Napoli dovesse essere punito per le ragioni opposte. Il Regno di Napoli non aveva carbone né disponeva di corsi d’acqua per importarlo e perciò si trovava in una posizione estremamente debole. La sconfitta della Russia in Crimea le impedì di fornire aiuto a Napoli e il Regno si ritrovò completamente isolato contro il Regno del Piemonte industrializzato, alimentato dal carbone, ben sostenuto dalla Gran Bretagna. La spedizione di Garibaldi in Sicilia venne organizzata nel 1860, con delle navi protette dalla flotta britannica. L’esercito napoletano venne battuto, il Regno venne invaso dai Piemontesi del Nord e questo segnò la fine del Regno di Napoli e la nascita del Regno d’Italia.