Dal Blog di Aldo Piombino (autore dell'ottimo libro "Il Meteorite e il Vulcano") un post che vale la pena di leggere dove Nicola Casagli racconta alcuni episodi di quotidiana follia nel cercare di gestire il mestiere del docente universitario. Confermo tutto: la vita dell'universitario è veramente così: passi la maggior parte del tuo tempo a lottare contro regole assurde e persone che fanno del loro meglio per non permetterti di lavorare. Nicola Casagli ne aveva già parlato qui, e io ne parlavo qui. Come mai ci siamo ridotti in questo stato, è difficile dire. Forse è un'ulteriore manifestazione del potere dell'entropia.
Cronache (burocratiche) da Rigopiano
Emergenza e burocrazia. Due entità in
lotta fra loro. Tacito diceva che i germani, avendo buone abitudini,
avevano bisogno di poche leggi, mentre i latini avendo cattive abitudini
avevano bisogno di tante leggi. Senza tirare fuori il trito argomento
Merkel e dintorni, noi siamo i discendenti dei latini, di cui
condividiamo molti vizi. Purtroppo le ultime riforme, che avevano
promesso di cambiare il mondo e che si ripromettevano di impedire le
cattive abitudini, hanno portato una burocrazia totalmente priva di buon
senso che è ostacolo al progresso e che soprattutto dimentica di avere a
che fare con delle persone e non con dei complessi algoritmi.
Soprattutto norme volte a ostacolare "fannulloni, disonesti e
quant'altro" finiscono per essere di ostacolo a tutti coloro che operano
avendo delle urgenze e danno l'impressione che sia la ricerca al
servizio della burocrazia e non il contrario. I social network
pubblicano spesso testimonianze su questo (dalla necessità di sostituire
urgentemente un hard disk guasto su una attrezzatura fondamentale a
quella di farsi spedire dall'estero un frontespizio di tesi di dottorato
firmato, etc etc). Pubblico questa nota del professor Casagli che
denuncia come in caso di emergenze come quella dell'hotel Rigopiano
la burocrazia diventi quasi surreale e che frapponga una nutrita serie
di ostacoli. É già seccante combattere contro le sue assurdità in tempi
normali, è demenziale perdere tempo per cavilli burocratici durante una
emergenza. Sperando che una volta per tutte almeno la ricerca
scientifica e la gestione delle emergenze possano essere affrancate da
procedimenti inconcepibili per una persona normodotata. (di Aldo Piombino)
Alla ricerca della posizione ideale per la strumentazione |
Ecco la nota di Nicola Casagli:
Nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio
2017 una valanga si abbatte sull'hotel Rigopiano in Provincia di
Pescara. Le operazioni di ricerca e recupero iniziano in situazioni
ambientali difficilissime e con un alto rischio di nuovi distacchi di
neve o di roccia dal canalone soprastante.
Giovedì 19 alle 21.40 ricevo una
telefonata dal Centro Operativo Misto di Protezione Civile istituito a
Penne per il coordinamento dei soccorsi. Chiedono se possiamo installare
a Rigopiano uno dei nostri radar di monitoraggio. Il problema è che i
nostri non vanno bene per le valanghe; è quindi necessario trovare un
radar con frequenze e tempi di detezione adatti allo scopo. Prendo tempo
fino alla mattina successiva.
Nella notte i miei ricercatori e io
studiamo il caso, prendiamo informazioni, contattiamo colleghi e aziende
specializzate per telefono e WhatsApp.
La mattina di venerdì 20 alle 8.00 diamo conferma:
facciamo venire un radar doppler per valanghe da Zurigo, dove una
startup (Geopraevent) ha realizzato la tecnologia giusta. Non abbiamo
mai avuto contatti con quella società. Abbiamo visto il sito web e
capito che può funzionare. Sentiamo anche una spinoff della nostra Università (iTem), che ha sviluppato la tecnologia degli array infrasonici per il monitoraggio delle valanghe.
Il tempo utile di preavviso di una
nuova valanga a Rigopiano è solo di un minuto: in meno di 60 secondi i
soccorritori si devono mettere in sicurezza per cui ci vuole un sistema
allarmato. Verso le 11 il sistema è già progettato: il radar per
l’allertamento rapido entro 10 secondi dal distacco della valanga,
l’array infrasonico per il supporto alla previsione e per il
pre-allarme.
Appuntamento ad Arcetri per preparare la
missione. Partiamo alle 13.30 in 6 da Firenze con 2 automezzi
fuoristrada, 2 da Zurigo con un furgone, altri 2 il giorno dopo da
Firenze con un pickup. Un altro da Zurigo in aereo e macchina a
noleggio.
Io sono professore, gli altri
ricercatori precari: non abbiamo orario di lavoro e siamo abituati a
lavorare anche nei giorni festivi. Ci sono anche due tecnici (laureati e
dottori di ricerca, inquadrati ovviamente nella categoria dei diplomati
perché si sa che all’Università conta prima di tutto risparmiare): loro
non possono lavorare di domenica e le ore di viaggio nemmeno vengono
riconosciute come ore di lavoro.
Pare che siano le conseguenze della
legge Brunetta antifannulloni, che ovviamente va a colpire solo chi ha
voglia e capacità di lavorare, mentre non tocca minimamente i
fannulloni. Ma fortunatamente anche i nostri tecnici sono abituati a
fare volontariato per la PA: hanno stipendi fissi di poco superiori ai
1200 euro.
Il traffico per raggiungere la zona dei soccorsi |
Arriviamo a Penne alle 18.30 di
venerdì con tutto il necessario. Il radar arriva alle 3.30 (di notte) di
sabato, perché è stato bloccato tre ore alla dogana: una telefonata di
spiegazioni non basta, vogliono un fax per sdoganarlo. A tutto
abbiamo pensato tranne che a organizzarci per i fax. Anche al COM di
Penne i fax non li manda più nessuno. Lo facciamo inviare dalla DICOMAC
di Rieti (la sala che segue tutte le operazioni sulla sequenza sismica).
L’array infrasonico giunge a Penne domenica mattina da Firenze: fortunatamente fra le Regioni non ci sono le dogane!
Abbiamo portato con noi: radar e
accessori, array infrasonico e accessori, un drone multicottero,
telecamere e fotocamere, telecamera a infrarosso termico, GPS, ARVA,
sci, ciaspole, attrezzature da neve e ghiaccio, componenti elettroniche,
cassette degli attrezzi, batterie, generatori, modem, computer, taniche
di carburante e molto altro.
Abbiamo dovuto pensare a portare
tutto da casa perché da quest’anno ci hanno tolto le carte di credito di
servizio e non possiamo fare più acquisti in situ. Dicono che esse
erano incompatibili con la tracciabilità antimafia, che non potevano
assegnare un Codice Unico di Gara, che non permettevano lo split payment dell’IVA, e che è molto più dinamico e moderno anticipare in contanti e aspettare mesi per essere rimborsati.
Ci vogliono ore per raggiungere il sito
di installazione, in un infernale traffico di mezzi di soccorso sulla
strada in cui è stata faticosamente aperta una corsia unica dalle
turbine e dagli spazzaneve.
Con le ciaspole in risalita verso il canalone della valanga |
E poi su con il "bruco" dell’Esercito o
quello dei VVF. E poi a piedi con le ciaspole o gli sci attraverso la
valanga con le attrezzature in spalla. Perché gli elicotteri non possono
volare per la scarsa visibilità.
Non si vede niente. L’antenna del radar è
puntata verso la parte alta del canalone sulla base delle simulazioni
effettuate su un modello digitale del terreno. Ma il terreno non è più
lo stesso: c’è la valanga sopra e i modelli digitali rappresentano solo
la memoria del passato.
ll radar doppler è installato sabato 21
gennaio ed è operativo dalle ore 18:30. L’array infrasonico domenica 22
ed è in funzione dalle ore 16:30.
Nessuna delle attrezzature utilizzate
è stata acquistata sui burocratici mercati unici del CONSIP per la
Pubblica Amministrazione. Gran parte era stata acquistata in "tempo
di pace" sul libero mercato, guardando alla qualità e non solo al
prezzo, anche se ciò ci è costato montagne di dichiarazioni, assunzioni
di responsabilità, RUP, commissioni, timbri, discussioni, delibere,
verbali e lettere protocollate.
Il drone ce lo siamo interamente autoprodotto con la stampante 3D,
perché il codice appalti ancora non ha scoperto l'esistenza di queste
ultime e non le ha normate rendendole inutilizzabili come tutto il
resto.
Radar e array sono delle ditte che
abbiamo incaricato con una telefonata, senza le bizzarre e interminabili
procedure di affidamento imposte alla Pubblica Amministrazione in tempo
di pace. C’è l’urgenza e si applica l’art.63 del nuovo codice
appalti. Per la verità le procedure semplificate per l’urgenza c’erano
già anche prima con il vecchio codice all’art.57: l’unica cosa che è
cambiata è la numerazione degli articoli (deve essere il nuovo che
avanza).
Curiosamente invece l’art.163 del
nuovo codice, appositamente pensato per le grandi emergenze di
protezione civile, non è applicabile perché troppo burocratico.
Per la società svizzera non ci sono
problemi: con gli stranieri le regole burocratiche degli
approvvigionamenti sono un po’ più rilassate perché in Italia il
protezionismo è alla rovescia, mica abbiamo Trump. Per la PA italiana è molto più facile dare un incarico a una società straniera che a una nazionale. Sarà per questo che molte nostre imprese traslocano all’estero, come i nostri ricercatori.
Installazione del radar |
Per la spinoff dell’Università di
Firenze invece ci aspetta un’epica lotta contro la burocrazia perché il
nuovo codice appalti non ne parla: tratta solo di in-house delle pubbliche amministrazioni per le quali consente gli affidamenti diretti. Le
spinoff accademiche sono lasciate nel limbo dell’incertezza normativa,
per cui per la mia Università è molto semplice dare incarichi agli
spinoff di tutti gli altri Atenei d’Italia e del mondo, ma è impossibile
darli alle proprie, che sono incredibilmente escluse anche dal libero mercato.
Altre attrezzature sono state portate da
noi, nel senso che sono di nostra proprietà privata e che le mettiamo a
disposizione per far funzionare le cose. Chissà se all’ANAC avranno da
ridire sull’uso pubblico di mezzi privati?
Anche i rifornimenti di carburante per automezzi e generatori li
abbiamo fatti fuori-CONSIP, perché per trovare i distributori del
fornitore unico TotalErg bisogna andarli a cercare, perdendo tempo e
sprecando benzina più di quanto la convenzione ne faccia risparmiare. E
poi a noi piace l'ENI e la "potente benzina italiana" di Enrico Mattei!
Tutto ha funzionato alla perfezione … tutto, tranne una cosa: la scheda SIM della TIM convenzione CONSIP 6 per la Pubblica Amministrazione.
Dato che pressoché tutti i soccorritori
appartengono alla PA, nonostante la tempestiva installazione delle celle
mobili, la rete TIM è andata in saturazione semplicemente perché tutti,
ma proprio tutti - Protezione Civile, VVF, Soccorso Alpino, Forestale,
Finanza, Militari, Carabinieri, Polizia, Comune, Provincia, Regione,
etc. - sono obbligati a utilizzare CONSIP 6.
Siamo stati salvati dalla SIM degli
svizzeri: i collegamenti con la stazione di monitoraggio sono stati
fatti con il modem in roaming internazionale, alla faccia del risparmio,
dell’efficienza e della razionalizzazione dei costi.
Con i Mercati Unici non si risparmia: si
perde tempo, si alimenta l’inefficienza e alla fine si spende anche di
più. E' la spending review, anch'essa alla rovescia.
Una settimana a Rigopiano ci ha fatto vedere che esistono due mondi della Pubblica Amministrazione: uno (largamente dominante) che si muove “a mille”, che comunica via WhatsApp, che risolve problemi e che getta il cuore oltre ogni ostacolo; un altro (minoritario e residuale) che comunica per PEC e fax,
che pensa a togliersi le responsabilità piuttosto che a risolvere
problemi, che gli ostacoli li crea anche quando non esistono.
Un attimo di riposo |
La comunità scientifica - inclusa
l’Università - è parte integrante del Servizio Nazionale della
Protezione Civile ed è chiamata a fornire il supporto
tecnico-scientifico alle attività istituzionali di Protezione Civile:
previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza.
Così Giuseppe Zamberletti concepì l’architettura del Servizio Nazionale, all’indomani del terremoto dell’Irpinia.
L’ex-Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato a più riprese: “dobbiamo
togliere l’Università dal perimetro della Pubblica Amministrazione
perché non si governa l’Università con gli stessi criteri con cui si fa
un appalto in una ASL o in un comune“.
Ho detto e scritto più volte che sarebbe
sufficiente una semplice norma di poche righe, per abbattere il
ginepraio burocratico-normativo in cui è stata fatta sprofondare
l’Università italiana:
“Al fine di assicurare il pieno ed
efficace svolgimento del ruolo istituzionale delle Università e degli
Enti di Ricerca, nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti
dall’articolo 33 della Costituzione e specificati dalla legge n.168 del 9
maggio 1989, NON si applicano alle Università statali e agli Enti di
Ricerca le norme finalizzate al contenimento di spesa in materia di
gestione, organizzazione, contabilità, finanza, investimenti e
disinvestimenti, previste dalla legislazione vigente a carico dei
soggetti inclusi nell’elenco dell’ISTAT di cui all’articolo 1, comma 2,
della legge 31 dicembre 2009, n.196.”
Dopo l’esperienza di Rigopiano penso che
tale norma debba essere assolutamente estesa anche a tutte le
componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile.