Di Luigi Dei - Rettore dell'Università di Firenze
Il
mio intervento al corso di formazione “Economia Circolare – La Gestione
Sostenibile dei Rifiuti”, oggi in Aula Magna del Rettorato.
Buongiorno a tutte e tutti, ho voluto ritagliare cinque minuti nella mia agenda super-piena di oggi per recare un saluto a questo corso di formazione che rientra nei temi di Unifi-sostenibile, gruppo di colleghe e colleghi che ringrazio per il lavoro che svolgono sotto la guida del mio Delegato Ugo Bardi.
L’uomo da sempre, nel suo progresso, ha guardato alla natura come ad un “magazzino” infinito fatto di tante stanze chiuse a chiave da aprire grazie alla creatività e alla curiosità. E trovando via via le chiavi appropriate ha scoperto la pietra focaia, la legna che innescata da scintille produce energia radiante e calore se opportunamente alimentata da aria, l’olio che brucia e c’illumina, i metalli, le leghe, le pietre tal quali oppure trattate col calore a formare calce e poi mura, fin quando poi ha scoperto le stanze-miniere della pietra nera che dà molta più energia della legna, per poi approdare con la chiave più complicata ad aprire il ripostiglio più impensabile, quello che sta molto sotto la pelle del pianeta o addirittura sotto la pelle coperta da centinaia di metri di acqua salata. Insomma il nero liquido vischioso che ci dà calore, energia e tante, tantissime molecole senza le quali questa stanza diventerebbe spoglia e non utilizzabile e noi stessi all’istante pressoché nudi!!
Questo ultimo ripostiglio non è infinito – lo sappiamo – e poi qualche problemino, pur con le dovute cautele ad evitare un’assurda demonizzazione, che si chiama inquinamento, danni all’ambiente e incremento esponenziale dei rifiuti lo possiede. Allora abbiamo bisogno di una vera e propria rivoluzione dei materiali che cominci a marciare fin da subito e la scommessa è proprio quella di trovare altre chiavi per aprire altre stanze del magazzino natura, magari spostando l’attenzione un po’ lontano da noi, verso il sole o il vento, oppure sotto i nostri piedi – la crosta terrestre su cui passeggiamo durante il nostro breve viaggio di ricercatori scientifici. O infine riflettendo che ormai la natura si sta iper-popolando anche dei nostri rifiuti, perché a furia di aprire ripostigli e predare la natura abbiamo costruito tante belle cose le quali, però, come tutto, deperiscono lasciandoci montagne di rifiuti, che diventano in qualche modo “natura” anch’essi, sebbene molto sui generis.
Le cose di cui parlerete mi pare recepiscano questa istanze di trovare altri comparti della natura che ci possano dare una mano a risolvere i problemi di oggi e magari anche quelli di domani. Insomma abbiamo un’immensa casa con due stanze importanti e un fantastico balcone. La prima stanza è un ripostiglio in cui sono custodite materie di inestimabile valore, la seconda è una sorta di resede in cui accumuliamo le cose che non servono più. Per secoli e millenni il primo ripostiglio è rimasto pressoché intonso e la resede quasi vuota. Ora il ripostiglio si sta svuotando rapidamente e la resede è un coacervo di materiali dei più variegati esito di percorsi trasformativi abbastanza complicati. Il ripostiglio è la crosta terrestre, la resede è la discarica dei rifiuti. Con le cose del primo ripostiglio abbiamo arredato meravigliosamente bene tutte le stanze della nostra immensa casa, ma ora la resede è insufficiente per tutto ciò che non c’interessa più. Forse dobbiamo interrogarci su come eseguire una pausa in questo forsennato depredare il ripostiglio e rendere tracimante la resede, per salvaguardare il resto della casa, perché lì viviamo!
E se uscissimo un po’ sul balcone, che abbiamo trascurato dandogli scarsa importanza? Lì c’è vento, sole, luce e sulle piante che lo ornano tanto verde clorofilla. Magari meditando e studiando troviamo le soluzioni proprio in terrazza. Grazie.
Buongiorno a tutte e tutti, ho voluto ritagliare cinque minuti nella mia agenda super-piena di oggi per recare un saluto a questo corso di formazione che rientra nei temi di Unifi-sostenibile, gruppo di colleghe e colleghi che ringrazio per il lavoro che svolgono sotto la guida del mio Delegato Ugo Bardi.
L’uomo da sempre, nel suo progresso, ha guardato alla natura come ad un “magazzino” infinito fatto di tante stanze chiuse a chiave da aprire grazie alla creatività e alla curiosità. E trovando via via le chiavi appropriate ha scoperto la pietra focaia, la legna che innescata da scintille produce energia radiante e calore se opportunamente alimentata da aria, l’olio che brucia e c’illumina, i metalli, le leghe, le pietre tal quali oppure trattate col calore a formare calce e poi mura, fin quando poi ha scoperto le stanze-miniere della pietra nera che dà molta più energia della legna, per poi approdare con la chiave più complicata ad aprire il ripostiglio più impensabile, quello che sta molto sotto la pelle del pianeta o addirittura sotto la pelle coperta da centinaia di metri di acqua salata. Insomma il nero liquido vischioso che ci dà calore, energia e tante, tantissime molecole senza le quali questa stanza diventerebbe spoglia e non utilizzabile e noi stessi all’istante pressoché nudi!!
Questo ultimo ripostiglio non è infinito – lo sappiamo – e poi qualche problemino, pur con le dovute cautele ad evitare un’assurda demonizzazione, che si chiama inquinamento, danni all’ambiente e incremento esponenziale dei rifiuti lo possiede. Allora abbiamo bisogno di una vera e propria rivoluzione dei materiali che cominci a marciare fin da subito e la scommessa è proprio quella di trovare altre chiavi per aprire altre stanze del magazzino natura, magari spostando l’attenzione un po’ lontano da noi, verso il sole o il vento, oppure sotto i nostri piedi – la crosta terrestre su cui passeggiamo durante il nostro breve viaggio di ricercatori scientifici. O infine riflettendo che ormai la natura si sta iper-popolando anche dei nostri rifiuti, perché a furia di aprire ripostigli e predare la natura abbiamo costruito tante belle cose le quali, però, come tutto, deperiscono lasciandoci montagne di rifiuti, che diventano in qualche modo “natura” anch’essi, sebbene molto sui generis.
Le cose di cui parlerete mi pare recepiscano questa istanze di trovare altri comparti della natura che ci possano dare una mano a risolvere i problemi di oggi e magari anche quelli di domani. Insomma abbiamo un’immensa casa con due stanze importanti e un fantastico balcone. La prima stanza è un ripostiglio in cui sono custodite materie di inestimabile valore, la seconda è una sorta di resede in cui accumuliamo le cose che non servono più. Per secoli e millenni il primo ripostiglio è rimasto pressoché intonso e la resede quasi vuota. Ora il ripostiglio si sta svuotando rapidamente e la resede è un coacervo di materiali dei più variegati esito di percorsi trasformativi abbastanza complicati. Il ripostiglio è la crosta terrestre, la resede è la discarica dei rifiuti. Con le cose del primo ripostiglio abbiamo arredato meravigliosamente bene tutte le stanze della nostra immensa casa, ma ora la resede è insufficiente per tutto ciò che non c’interessa più. Forse dobbiamo interrogarci su come eseguire una pausa in questo forsennato depredare il ripostiglio e rendere tracimante la resede, per salvaguardare il resto della casa, perché lì viviamo!
E se uscissimo un po’ sul balcone, che abbiamo trascurato dandogli scarsa importanza? Lì c’è vento, sole, luce e sulle piante che lo ornano tanto verde clorofilla. Magari meditando e studiando troviamo le soluzioni proprio in terrazza. Grazie.