lunedì 18 aprile 2016

Abbiamo perso; è una novità?


pandaCome da pronostico, sconfitta ambientalista.   Un terzo scarso degli aventi diritto è andato a votare ed il referendum non è passato.   Sorpresi?   Quante volte abbiamo già visto questo film?   Non credo che nessuno fra quelli che si sono attivati per il “SI” credesse davvero di poter vincere.

Del resto, questo referendum era nato da una contesa per il potere interna alla macchina dello stato ed al partito di governo.   Allora perché una sconfitta ambientalista?
Innanzitutto direi che bisogna distinguere i due fiaschi che il 17 si sono assemblati: il fiasco dell’istituto referendario ed il fiasco del movimento ambientalista.
referendum 17 aprile 2016Per quanto riguarda il primo, c’è poco da dire se non “Grazie Pannella”.   Fu infatti il leader radicale che, oramai tanto tempo fa, tentò di scardinare la macchina del potere partitico subissando il governo con una massa di referendum che, sperava, avrebbe obnubilato le capacità di reazione dei partiti.   Invece accadde il contrario.   Da un lato, fu messa a punto una tecnica estremamente efficace per boicottare i referendum, come abbiamo visto anche nei mesi scorsi.   Dall'altro, la maggior parte della gente si è stufata di troppe domande, troppo frequenti e troppo tecniche.   Risultato, il più democratico degli istituti è morto ammazzato dal suo più ardente paladino.   Si sapeva anche la settimana scorsa.   Amen.
Il secondo punto è più complicato, a cominciare dal fatto che questo referendum è nato nell'ambito di una lotta per il potere interna al PD ed alla macchina statale.   Tuttavia aveva delle implicazioni ambientali ed il movimento ci si è buttato.   Ha perso, ma quello che mi interessa qui è che non abbiamo perso ieri: abbiamo perso sempre.    Un movimento che 50 anni fa sembrava capace di cambiare l’agenda politico-economica globale si sta disintegrando senza aver ottenuto praticamente nulla.
Un dato questo inoppugnabile alla luce dei fatti: rispetto al 1970, la situazione ambientale del mondo è peggiorata in modo terrificante.   E’ vero, il panda non si è ancora estinto, anzi è in lieve ripresa.   Ma attenzione: ciò non è accaduto in forza di norme ed interventi del governo o di una presa di coscienza popolare.   Bensì come “sottoprodotto” del boom economico ed edilizio cinese che ha drenato verso le grandi città decine di milioni di contadini e montanari.   Questo ha dato temporaneo respiro ai boschi dove vivono i panda, ma intanto è raddoppiato l’inquinamento mondiale e con ogni probabilità abbiamo oramai superato il punto di rottura climatico.   Un po’ quello che è accaduto in Europa negli anni ’50 e ’60, più in grande ed in un contesto globale ben peggiore.
indicatori di crisi
E mentre quasi tutti gli indicatori mondiali di qualità ambientale peggiorano in maniera esponenziale (andate a leggere questo link), perfino sul piano culturale l’ambientalismo ha perso buona parte della la sua forza propositiva.   Ad oggi, in Italia ed in Europa esiste una piccola e radicata nicchia di persone preoccupate per l’ambiente, ma le associazioni storiche stanno scomparendo, quelle nuove non decollano ed alle riunioni si vedono sempre le stesse teste, sempre più bianche.   E mentre sui teleschermi assistiamo alla telecronaca in diretta del collasso della nostra civiltà, continuiamo a ripetere come dei mantra parole ormai prive di senso, come “sostenibilità” ed “efficienza”.   Né servono a molto quei pochi che, viceversa, accettano il ruolo di “foglia di fico” del sistema economico, sempre senza preoccuparsi minimamente di come questo si interfacci con la realtà.
Non è un caso se tutti i testi fondamentali per l’ambientalismo sono vecchi di 50 anni: “Silent Spring” 1962, “The Population Bomb” 1968, “The Entropy Law and Economic Process” 1971, “Limits to Growth” 1972.
Dopo è stato scritto molto e molto a proposito, ma i termini fondamentali della questione erano chiari allora ben più di ora.
Le opzioni possibili invece sono cambiate perché il tempo è passato e molte delle cose che non sono state fatte in passato non potranno essere fatte in futuro.
D'altronde, sull'altro fronte le cose vanno perfino peggio.   Se nel 1970 le principali industrie europee finanziavano lo studio che portò ai “Limiti dello sviluppo”, oggi il panorama economico è dominato da individui che si occupano di grattare il fondo del barile.   Oppure da ingenui che davvero credono che eliminando i pochi brandelli di tutele ambientali e sociali ancora esistenti si possa rilanciare una crescita economica che per noi è finita da anni e per il mondo (probabilmente) sta finendo proprio adesso.   Amen (un’altra volta).
Dunque la domanda che mi pongo è questa:   Ha ancora senso che esista un movimento ambientalista?   Se si, quali gli scopi che si dovrebbe prefiggere?
Non è una domanda nata oggi dalla sconfitta di ieri.   E’ una domanda nata 10 anni or sono dalla sconfitta di 50 anni consecutivi in cui non è stato possibile modificare di un millimetro la traiettoria suicida della civiltà umana.   Oggi semplicemente la ripropongo, perché ancora non ho trovato una risposta.
sconfitta e attesa       La aspetto, non ho fretta.


24 commenti:

  1. La civiltà umana si è sviluppata sulla sofferenza dei popoli che venivano assoggettati da quelli più potenti.
    Quello che noi abbiamo cercato è:
    una soluzione indolore che possa salvare l'umanità e l'ambiente.

    Non è stato possibile. Allora?
    Semplicemente, la soluzione sarà come al solito:
    ci saranno molti che patiranno, soffriranno e moriranno, mentre pochi andranno avanti.

    C'è ancora speranza di poter cambiare questa soluzione?
    Forse si, ma debbono togliersi i paraocchi che molti si sono messi.

    Se una soluzione semplice e pulita al 100% non è possibile, bisogna guardare ad altre soluzioni meno pulite e che forse potrebbero darci soluzioni nel complesso anche migliori.

    Avevo in mente di scrivere una lista dei principi fondamentali che si dovrebbero seguire e a cui NON tutti sono d'accordo.
    Io direi che sarebbe meglio di evitare di essere utopisti e incominciare ad essere realisti.

    Spero di poter pubblicare tale lista quanto prima.

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    1. Molto interessante, Alessandro.
      Anche io ho una lista, mi piacerebbe confrontarla con la tua.
      Ci mettiamo in contatto ?
      Il mio indirizzo mail è :
      allaricerca@gmail.com
      Ciao e buona giornata.

      Gianni Tiziano

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    2. Aspetto anche io la lista, Alessandro. Il tuo discorso è inoppugnabile: Inutile perseguire utopie, meglio guardare quale potrebbe essere il male minore. E potrebbero esserci delle sorprese.

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  2. "Dunque la domanda che mi pongo è questa: Ha ancora senso che esista un movimento ambientalista? Se si, quali gli scopi che si dovrebbe prefiggere?"

    Grande domanda la tua, Jacopo.
    Credo che la divisione dei compiti, fra di noi (chi è ecologo, chi biologo, chi operaio, chi politico, chi comico, chi attore, chi industriale, chi filosofo, chi disoccupato, purtroppo) ci porta a perdere di vista il tutto.
    E' la specializzazione (e la disperazione di chi è povero).
    E non ci capiamo più fra di noi.
    Abbiamo perso la mente olistica, sostituendola con quella specializzata.
    L'ambientalismo, secondo me, è utilissimo.
    Ma non sufficiente.
    Ne parleremo ancora, è un tema importantissimo.

    Gianni Tiziano

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  3. 14 milioni di italiani hanno votato SI.
    Si possono considerare ambientalisti?
    Magari fosse così.

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    1. Penso di no. la maggior parte di quelli che hanno votato penso che lo abbiano fatto per dispetto a Renzi. Del resto, era più un referendum su Renzi che sul petrolio, questo si sapeva bene da subito. E a questo giro Renzi a vinto. vedremo al prossimo.

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    2. Oddio, avere un terzo dell'elettorato contro non mi pare un grande successo, se quel terzo dell'elettorato in gran parte e' lo stesso terzo dell'elettorato che sosteneva tradizionalmente il tuo partito...

      Se si presentasse qualcuno di decente a destra, Renzi sparirebbe in un minuto, e ce ne sono a bizzeffe di persone cosi', solo che hanno imparato a stare alla larga dalla politica e, a meno che non siano gia' vecchi, magari se ne sono andati da un pezzo dall'italia, e ci tornano solo per le vacanze.

      L'ormai pluridecennale scontro fraticida e delegittimatorio in corso fra le nostre fazioni politiche e' riuscito benissimo nel suo scopo, ha allontanato dalla politica qualsiasi persona che non sia un imbecille e/o un delinquente (una cosa non escludendo l'altra), e ha delegittimato tutti e tutto.

      L'ultimo campione in proposito, e che ha superato tutti i precedenti, e' stato Grillo.

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    3. Non capisco i giochi politici e non mi interessano.
      Ma almeno con questo referendum qualcuno si sarà accorto che l'ambientalismo esiste e non è una cosa che si pratica di nascosto.
      Se tutta questa gente ha votato Si sarà stata, suppongo, un po' informata della questione su cui si è espressa.
      L'importante è che certe problematiche comincino a diventare di dominio comune.

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  4. IL referendum viene ucciso non da chi ne "abusa" (Pannella) ma dal quorum che ne fa uno strumento inefficace, irrazionale, strumentalizzabile. In Svizzera dove non c'è il quorum e di referendum ce ne sono tanti, chi si interessa e si fa un opinione va a votare, chi pensa di non essere in grado non ci va e delega la sua decisione a coloro che votano. Nessuno lo considera (in linea di massima) come una mozione di fiducia o sfiducia al governo in carica ed il suo risultato è il prodotto di un'intelligenza collettiva.

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    1. Gli svizzeri hanno il referendum propositivo, noi solo quello abrogativo. cambia parecchio le cose. Comunque prossimamente avremo un referendum senza quorum. Buona fortuna a tutti!

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    2. A quel che ho sentito il quorum ci sara', ma sara' definito nella meta' dei votanti alle ultime politiche.
      Credo sia un grave errore, comunque, le opinioni della maggioranza sono schizofreniche, e lo saranno sempre di piu' in questi tempi di informazione "facile" con tendenza al mito e alla risonanza distruttiva. Chissa' perche', ognuno crede che semplificando il processo legislativo poi verranno fatte le leggi che piacciono a lui. Auguri!

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  5. Caro Jacopo, la risposta ai tuoi quesiti mi sembra piuttosto semplice: Cassandra è sempre piaciuta a pochi.
    Credo che ciò dipenda soprattutto dal fatto che sia abbastanza inusuale ragionare in modo sistemico.
    La gran parte dei fenomeni avvengono nello spazio euclideo in porzioni di tempo piu' o meno definite.
    Noi , anche incosciamente, siamo indotti a misurare tutto: misuriamo il tempo con l'orologio, la velocità col tachimetro, i liquidi coi litri, le distanze con il metro.... Ma quando abbiamo a che fare con fenomeni complessi, per i quali questi strumenti risultano inadatti, così come le tradizionali scale, ci troviamo in difficoltà.Non è semplice misurare la felicità, il grado di soddisfazione e nemmeno quanto siano compromessi gli ecosistemi marini. Sostituiamo la complessa "realtà fisica" con la percezione e questa, a sua volta subisce gli effetti del potere condizionatorio. Il risultato è che quello che vediamo è una rappresentazione della realtà, non la realtà stessa. Se non si comprende la dimensione della realtà è difficile anche accettare i pareri di coloro che, come Cassandra, annunciano le compromissioni dell'esistente e i disastri a venire.
    Oltrettutto, vale per molti la sindrome di Pinocchio e del Paese dei Balocchi. Ai piu' piace sentire parlare solo di cose belle, di rose senza spine, di leccornie a portata di mano. Il potere condizionatorio fa leva su questo e fa leva sugli aspetti latenti, per mantenere il proprio dominio. Non mi pare ci sia molto altro da dire.

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    1. In effetti. Il Paese di Bengodi era una favola molto popolare nel medioevo (e probabilmente prima). Loro se la raccontavano per ingannare la fame nelle annatacce. Noi stiamo distruggendo il pianeta per convincere noi stessi che invece è vera. Però siamo molto più intelligenti ed evoluti dei nostri avi!

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  6. "E’ una domanda nata 10 anni or sono dalla sconfitta di 50 anni consecutivi in cui non è stato possibile modificare di un millimetro la traiettoria suicida della civiltà umana."

    Perche' 50, e non 500, o 5000? Le catastrofi non sono l'eccezione della storia, sono la norma, e vanno da cosi':
    https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_catastrofe_di_Toba
    a cosi':
    https://www.youtube.com/watch?v=m9HxeKY39BU (le crisi del 1300)

    Dalle catastrofi del 1300 (sovrappopolazione, scarsita' di risorse, guerre, epidemie) comincia a nascere la modernita' attuale, se ne creano i presupposti.

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  7. No non ha più senso, la risposta si trova nel ciclo della fondazione pubblicato nel 1951, 1952 e 1953. La psicostoriografia descrive l'evoluzione di un sistema umano molto grande, alcuni milioni di persone in sù, e permette di conoscere il comportamento e le reazioni del sistema che ne determinano l'evoluzione. Nella realtà come abbiamo potuto osservare la validità della psicostoriografia viene riconosciuta da pochissime persone e le sue previsioni si avverano anche se rivelate -nel libro invece devono rimanere nascoste per non alterare il risultato-. Questa non è una metafora, la psicostoriografia è l'apice della scienza dei sistemi complessi in ambito umano e il modello scaturito da "I limiti alla crescita" ne è di fatto un ebrione in quanto descrive il destino dell'umanità. La differenza con la saga è che il modello non è cosi fantascientificamente avanzato quindi nessuno conosce con precisione i punti leva e come spingerli; ma questo non è un buon motivo per non provare la soluzione proposta: cosruire un' isola per conservare la civiltà nell' inevitabile barbarie seguente che durerà migliaia di anni. Si può ragionare molto su come costruire l'isola infatti la forza di questa saga sta, oltre alla verosimiglianza, nel raccontare i motivi, la costruzione e la storia di questa isola preservatrice e seme di nuova civiltà.

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  8. C'è una differenza importante. Questa è la prima volta che accade a livello planetario, più o meno dappertutto nello stesso secolo. Non era mai accaduto prima ed è improbabile che accada di nuovo in futuro.

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    1. Forse non c'e' cosi' tanta differenza: in precedenza (ad esempio nel 1300) il "planetario" era di piu' ridotte dimensioni rispetto a quello che oggi consideriamo tale, ed e' al suo interno, chiuso, che si verificavano i fattori di crisi, sovrappopolazione e scarsita' di risorse, con corollario di epidemie e guerre.

      Ma allora le crisi che dimezzavano la popolazione provocavano poi, grazie al dimezzamento, un rapido recupero con molto migliorato tenore di vita per i sopravvissuti rispetto al periodo pre-crisi, solo che dopo un altro po' la popolazione raggiungeva di nuovo il massimo sostenibile e lo superava, e riprecipitava cosi' nella crisi.

      Certo una vera crisi prima o poi, per un motivo o per l'altro (sembra non ne manchino..), non ce la toglie nessuno. Ma non vale neppure dire che oggi ne siamo consapevoli mentre allora no: i movimenti millenaristici/apocalittici in attesa della definitiva fine del mondo erano altrettanto diffusi che oggi, eppure il mondo, pur completamente trasformato dalle crisi, e' ancora qui. Di certo non c'e' piu' il mondo di cui prevedevano la fine, in questo avevano ragione, ma se quel mondo aveva tanti difetti, non vedo perche' rammaricarsene. D'altra parte quel mondo fini' per motivi completamente diversi da quelli che la loro "scienza" dell'epoca immaginava: e fu sostituito da un altro ancora piu' inimmaginabile: avevano torto sia nei dettagli che nell'escatologia ultima.

      Ri-consiglio questo: https://www.youtube.com/watch?v=m9HxeKY39BU (le crisi del 1300), e' molto interessante, credo ricalchi i concetti dell'opera di Barbara Tuchman, "Uno specchio lontano", che ho sulla scrivania ma conosco solo per citazione nel Freeman Dyson, "Turbare l'universo", da me apprezzatissimo libro che lessi quando usci' piu' di 30 anni orsono, ormai...

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    2. Ho guardato con molto interesse questo video che parlava del 1300.

      Dalle disgrazie altrui, nascono le fortune di chi sopravvive.

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    3. A volte la vera sfortuna e' sopravvivere.

      Piu' che altro volevo far notare che quando un sistema non sta piu' in piedi, muoiono quelli che devono morire, spariscono le specie che devono sparire, si esauriscono le risorse che devono esaurirsi, e poi la vita riprende su presupposti diversi, oppure sugli stessi cosi' da ripetere a sempre piu' breve termine lo stesso loop.

      C'e' da dire che qualora la situazione esistenziale sia davvero critica, la sfortuna e' sopravvivere in un'angoscia e un malessere senza fine. Chi muore subito, in tal caso, e' il fortunato. L'argomento e' pero' difficile da affrontare, e' contradditorio e va contro cio' che puo' sembrare ovvio di primo acchito, dato che ad esempio i suicidi e le malattie da disagio mentale, l'acuto malessere esistenziale, sono molto piu' frequenti e diffusi nelle societa' ricchissime, iperregolate e con un benessere da perfezionisti tipo la nostra, dove qualsiasi soluzione che sia meno che perfetta viene rifiutata sdegnosamente, che in quelle povere, scalcagnate e in preda a malattie e carestie, come sono molte societa' africane.

      Si puo' constatare questo fenomeno anche nel nostro paese stesso nell'arco degli ultimi decenni, quando eravamo molto piu' inquinati, anarchici, primitivi e approssimativi di adesso, eravamo mediamente MOLTO piu' felici.

      C'e' qualcosa di molto contraddittorio nell'atteggiamento che abbiamo: non ci va bene nulla di quello che c'e' adesso, pero' abbiamo una fifa matta di perderlo, l'idea di un collasso dell'attuale sistema ci terrorizza. Ad esempio, le automobili ci rendono ormai la vita un inferno, ma il massimo che riusciamo a pensare e' di trasformarle da endotermiche a elettriche, cosi' da poterle usare, anzi da metterle in grado di usarci, ancora di piu'.

      Onestamente, la sensazione e' che comunque nulla ci andrebbe bene, e che non saremmo felici in nessun caso. Se siamo ridotti come siamo adesso, e' perche' nulla ci e' andato bene di quel che avevamo nel passato, cosicche' abbiamo tirato la corda, raddoppiato la posta, sempre di piu': la cura che qui come altrove si propone, magari altrove opposta a questa, ha percio' la stessa origine e la stessa natura del male che vorrebbe curare. E' una cura omeopatica! ;)

      Secondo me, senza riconoscere questo problema di fondo e una profonda rimeditazione sul cosa vogliamo veramente e sul suo essere intrinsecamente contraddittorio, non si va da nessuna parte in cui valga la pena di andare, si gira in cerchio come i ciechi della parabola.

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    4. xDiaz

      Come ho detto altre volte; noi non siamo fatti solo di materia (coerente), ma anche di una mente (incoerente).

      Il progresso può migliorare lo stato fisico del nostro corpo,
      ma abbiamo anche bisogno di una Teoria per la nostra mente (incoerente),
      un modo di vedere il mondo diverso dal semplice rendimento economico/fisico/energetico...

      Si deve evolvere la tecnologia e le scienze,
      ma deve anche evolversi il modo di vedere il mondo;
      senza questo presupposto,
      il mondo potrebbe anche superare il problema energetico (con nuove scoperte),
      ma sarebbe un mondo di persone infelici/depresse/psicolabili.

      Tra la lista dei principi fondamentali su cui ci si deve basare, per superare i problemi mondiali attuali e prossimi venturi, ha notevole importanza la formazione dell' "Essere" uomo, come individuo complesso, capace di collaborare con gli altri per fare grandissime cose.

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    5. Di sicuro il futuro richiederà all'umanità motivazioni superiori rispetto al "produci consuma crepa" che ci è stato propinato finora (anche perché il "produci e consuma" sarà sempre meno proponibile).

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    6. Non saprei, resta il fatto che chi e' insoddisfatto per natura, e quindi anche del presente, e l'uomo lo e', non puo' non sentirsi infelice in quanto privato di una perfezione ideale che per la sua stessa natura, della perfezione, che implica la fine del tempo e l'immobilita' nel perfetto equilibrio privo di evoluzione, non potra' mai raggiungere, perche' e' incompatibile col ciclo stesso della vita e forse anche della materia. Una volta lessi che la differenza fra l'uomo bianco che arriva in africa e l'africano che c'e' gia', e' che mentre l'africano quando raggiunge il necessario per sopravvivere si ferma e si limita a "vivere", l'uomo bianco non si ferma mai, vuole sempre qualcosa di piu', coltiva prima un campo, poi due, poi mille, e quando ha finito la terra da coltivare s'inventa qualcos'altro, anche se non serve a nulla. Questi siamo noi, c'e' poco da fare, con tutte le contraddizioni fra il dire e il fare che ci connotano, che se siamo felici e' quando rompiamo un equilibrio per farne un altro, non quando dopo averlo raggiunto ci viviamo dentro, cosa che vedremmo, vediamo, come una prigione. Dubito peraltro che gli africani siano diversi qualora le circostanze gli permettano di esprimere la loro comune umanita', quando scoprano come si fa a coltivare senza fatica (diretta, che quella indiretta, nascosta, non si conta) tutta la terra finche' non ce n'e' piu'.

      Alla fine, la citata "formazione dell'essere uomo" cos'altro sarebbe che non una forma di ingegnerizzazione dell'uomo e della societa', che ne faccia l'ennesima macchina senza difetti in grado di raggiungere la mitica sorte progressiva? E poi? Non puo' funzionare se non nel senso limitato che distoglie dal problema di fondo, e' privo di senso in se'.

      E il "collaborare con gli altri per fare grandissime cose" lo vediamo all'opera durante il tifo di qualsiasi tribale manifestazione sportiva, dove emerge puro il nostro forte istinto di branco.

      Ok, queste sono considerazioni disfattiste che dovrebbero essere patriotticamente vietate ai minori di 80 anni, per il bene e il progresso della nazione. Non si e' ancora dei giovanotti fino ai '70?

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    7. Boh, Diaz, devo confessare che io mica mi sento così. Sarà che mi hanno raccontato LTG quando avevo quattro anni, ma l'unica tensione che provo è quella di sentirmi contento di quello che ho ed è già tanto. E devo dire che tutto sommato ci riesco abbastanza. Non sarebbe meglio smettere di profetizzare che le cose possono essere solo come sono e che viviamo nel migliore/peggiore dei mondi possibili?

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  9. C'è una differenza importante. Questa è la prima volta che accade a livello planetario, più o meno dappertutto nello stesso secolo. Non era mai accaduto prima ed è improbabile che accada di nuovo in futuro.

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