Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR
Di Ugo Bardi
Quasi mezzo secolo fa, nel 1968, Aurelio Peccei riuniva per la prima volta il gruppo che in seguito sarebbe diventato famoso come il “Club di Roma”. L'obbiettivo del gruppo non era quello per cui il Club è diventato famoso, “I Limiti dello Sviluppo”. A quel tempo, il concetto di limiti era vago e scarsamente compreso e l'interesse dei membri era, piuttosto, verso una distribuzione equa delle risorse della Terra. Ciò che ha spinto Aurelio Peccei era il tentativo di combattere la fame, la povertà e l'ingiustizia.
Quell'approccio ha portato il Club a commissionare un rapporto sulle risorse mondiali ed i loro limiti ad un gruppo di ricercatori del MIT. Il risultato è stato lo studio per cui il Club di Roma è diventato famoso da allora: “I Limiti dello Sviluppo”, pubblicato nel 1972. Da quel momento in avanti, il dibattito si è principalmente spostato su quale scenario de “I Limiti dello Sviluppo” fosse corretto e se lo studio descrivesse realmente la possibile traiettoria dell'economia mondiale ed il suo collasso come conseguenza della combinazione di inquinamento persistente ed esaurimento delle risorse. Il dibattito è presto degenerato in insulti diretti contro le “Cassandre” e i “catastrofisti.” Ancora oggi, si ritiene comunemente che lo studio fosse "sbagliato" anche se non lo era.
Ma i modelli del mondo non erano proprio quello che Peccei e gli altri fondatori avevano in mente all'inizio. Il loro obbiettivo era rimasto quello iniziale: giustizia, equità sociale, libertà dal bisogno. La scoperta dei limiti del mondo ha reso questi obbiettivi più difficili di quanto fossero sembrati essere all'inizio, ma non erano comunque diventati un obbiettivo impossibile. Il rapporto sui “Limiti”, infatti, prospettava in che modo l'economia mondiale poteva essere condotta in modo tale da evitare il collasso e mantenere per lungo tempo un livello ragionevole di produzione di beni e servizi per ciascuno.
Da quello che ha scritto Peccei, è chiaro che lui (come gran parte dei membri del Club) pensava che creare un mondo migliore dovesse essere il risultato di un dibattito pubblico e della democrazia. Nel dibattito, i leader mondiali e l'opinione pubblica si sarebbero convinti della necessità di rallentare la crescita economica, evitare la sovrappopolazione, conservare le risorse e investire in azioni contro l'inquinamento. Poi, la maggioranza avrebbe democraticamente votato per attuare queste azioni. Sfortunatamente, Peccei aveva valutato male il potere della propaganda di sviare la discussione e demonizzare tutti i tentativi di lavorare per un mondo migliore. Peccei stesso è stato vittima della propaganda e, se oggi cercate nel Web, troverete ancora molte pagine che descrivono lui (e il Club di Roma) come intento a lavorare per la schiavizzazione o lo stermino della razza umana o, a volte, delle "razze di colore" .
E' passato quasi mezzo secolo dalla prima riunione del Club di Roma e i suoi membri stanno ancora lottando con la stessa domanda: come creare un mondo più equo, libero e prosperoso? Mentre capire il nostro futuro si è rivelato essere possibile, agire di conseguenza si è rivelato diabolicamente difficile. Oggi, siamo ancora bloccati al livello più basso del cercare di far capire alle persone il pericolo che abbiamo di fronte. Pensate a quanto sia stata facilmente ostacolata da trucchi di propaganda l'azione sul cambiamento climatico ( ricordate il “climategate”?).
Così, il Club non si è allontanato dall'eredità di Peccei ed è rimasto vicino al suo approccio e alla sua struttura iniziale. E' un forum in cui le persone si incontrano per discutere come si può creare un mondo migliore e mostrare come si può lavorare in quella direzione. Era chiaro all'assemblea generale di quest'anno a Winterthur, in Svizzera, dove la discussione ha spaziato dai limiti dei minerali alle strutture sociali, compresa la politica e nuove strade commerciali. I membri hanno parlato di modelli a lungo termine, ma anche dei loro risultati pratici quotidiani su come migliorare la vita dei poveri e ridurre l'inquinamento a livello locale. La bacchetta magica che curerà i mali del mondo potrebbe non esistere, ma tutti possiamo fare qualcosa per un mondo migliore.
Grazie a Graeme Maxton, Alexander Stefes e Thomas Schauer per essere stati i principali organizzatori di questo incontro a Winterthur!
Di Ugo Bardi
Il Club di Roma ha tenuto la sua assemblea generale a Winterthur, in Svizzera, il 16-17 ottobre 2015. Nell'immagine, potete vedere Ugo Bardi (al centro) insieme ai co-presidenti del Club, Anders Wijkman (a destra nella foto) ed Ernst Von Weizsacker (a sinistra).
Quasi mezzo secolo fa, nel 1968, Aurelio Peccei riuniva per la prima volta il gruppo che in seguito sarebbe diventato famoso come il “Club di Roma”. L'obbiettivo del gruppo non era quello per cui il Club è diventato famoso, “I Limiti dello Sviluppo”. A quel tempo, il concetto di limiti era vago e scarsamente compreso e l'interesse dei membri era, piuttosto, verso una distribuzione equa delle risorse della Terra. Ciò che ha spinto Aurelio Peccei era il tentativo di combattere la fame, la povertà e l'ingiustizia.
Quell'approccio ha portato il Club a commissionare un rapporto sulle risorse mondiali ed i loro limiti ad un gruppo di ricercatori del MIT. Il risultato è stato lo studio per cui il Club di Roma è diventato famoso da allora: “I Limiti dello Sviluppo”, pubblicato nel 1972. Da quel momento in avanti, il dibattito si è principalmente spostato su quale scenario de “I Limiti dello Sviluppo” fosse corretto e se lo studio descrivesse realmente la possibile traiettoria dell'economia mondiale ed il suo collasso come conseguenza della combinazione di inquinamento persistente ed esaurimento delle risorse. Il dibattito è presto degenerato in insulti diretti contro le “Cassandre” e i “catastrofisti.” Ancora oggi, si ritiene comunemente che lo studio fosse "sbagliato" anche se non lo era.
Ma i modelli del mondo non erano proprio quello che Peccei e gli altri fondatori avevano in mente all'inizio. Il loro obbiettivo era rimasto quello iniziale: giustizia, equità sociale, libertà dal bisogno. La scoperta dei limiti del mondo ha reso questi obbiettivi più difficili di quanto fossero sembrati essere all'inizio, ma non erano comunque diventati un obbiettivo impossibile. Il rapporto sui “Limiti”, infatti, prospettava in che modo l'economia mondiale poteva essere condotta in modo tale da evitare il collasso e mantenere per lungo tempo un livello ragionevole di produzione di beni e servizi per ciascuno.
Da quello che ha scritto Peccei, è chiaro che lui (come gran parte dei membri del Club) pensava che creare un mondo migliore dovesse essere il risultato di un dibattito pubblico e della democrazia. Nel dibattito, i leader mondiali e l'opinione pubblica si sarebbero convinti della necessità di rallentare la crescita economica, evitare la sovrappopolazione, conservare le risorse e investire in azioni contro l'inquinamento. Poi, la maggioranza avrebbe democraticamente votato per attuare queste azioni. Sfortunatamente, Peccei aveva valutato male il potere della propaganda di sviare la discussione e demonizzare tutti i tentativi di lavorare per un mondo migliore. Peccei stesso è stato vittima della propaganda e, se oggi cercate nel Web, troverete ancora molte pagine che descrivono lui (e il Club di Roma) come intento a lavorare per la schiavizzazione o lo stermino della razza umana o, a volte, delle "razze di colore" .
E' passato quasi mezzo secolo dalla prima riunione del Club di Roma e i suoi membri stanno ancora lottando con la stessa domanda: come creare un mondo più equo, libero e prosperoso? Mentre capire il nostro futuro si è rivelato essere possibile, agire di conseguenza si è rivelato diabolicamente difficile. Oggi, siamo ancora bloccati al livello più basso del cercare di far capire alle persone il pericolo che abbiamo di fronte. Pensate a quanto sia stata facilmente ostacolata da trucchi di propaganda l'azione sul cambiamento climatico ( ricordate il “climategate”?).
Così, il Club non si è allontanato dall'eredità di Peccei ed è rimasto vicino al suo approccio e alla sua struttura iniziale. E' un forum in cui le persone si incontrano per discutere come si può creare un mondo migliore e mostrare come si può lavorare in quella direzione. Era chiaro all'assemblea generale di quest'anno a Winterthur, in Svizzera, dove la discussione ha spaziato dai limiti dei minerali alle strutture sociali, compresa la politica e nuove strade commerciali. I membri hanno parlato di modelli a lungo termine, ma anche dei loro risultati pratici quotidiani su come migliorare la vita dei poveri e ridurre l'inquinamento a livello locale. La bacchetta magica che curerà i mali del mondo potrebbe non esistere, ma tutti possiamo fare qualcosa per un mondo migliore.
Grazie a Graeme Maxton, Alexander Stefes e Thomas Schauer per essere stati i principali organizzatori di questo incontro a Winterthur!