domenica 5 luglio 2015

Anche se tutti vivessero in un 'ecovillaggio', il mondo sarebbe comunque nei guai

Da “The conversation”. Traduzione di MR (via Skeptical Science)

Siamo abituati a sentire che se tutti vivessero allo stesso modo dei nord americani o degli australiani ci servirebbero quattro o cinque pianeti Terra per sostenerci. Questo tipo di analisi è conosciuta come “impronta ecologica” e mostra che persino le cosiddette nazione europee “verdi”, coi loro approcci progressisti all'energia rinnovabile, all'efficienza energetica e al trasporto pubblico, richiederebbero più di tre pianeti. Come possiamo vivere secondo i mezzi del nostro pianeta? Se scaviamo seriamente in questa domanda diviene chiaro che quasi tutta la letteratura ambientale sottostima grossolanamente ciò che serve perché la nostra civiltà diventi sostenibile.

Solo le persone coraggiose dovrebbero continuare a leggere.

L'analisi della “impronta ecologica”

Per analizzare la domanda di come sarebbe “vivere di un pianeta”, rivolgiamoci a quello che probabilmente è il sistema di misurazione più di rilievo per il calcolo ambientale – l'analisi dell'impronta ecologica. Questo è stata sviluppato da Mathis Wackernagel e William Rees, poi all'Università della Columbia Britannica, ed ora è istituzionalizzato dal corpo scientifico, il Global Footprint Network, di cui Wackernagel è presidente. Questo metodo di calcolo ambientale cerca di misurare la quantità di terra produttiva e di acqua che una data popolazione ha a disposizione e poi valuta la domanda che la popolazione impone su quegli ecosistemi. Una società sostenibile è una che opera entro la capacità di carico degli ecosistemi da cui dipende.

Mentre questo modo di calcolare non è scevro da critiche – non è certo una scienza esatta – la cosa preoccupante è che molti dei suoi critici in realtà affermano che questo sottostimi l'impatto ambientale dell'umanità. Persino Wackernagel, co-creatore del concetto, è convinto che i numeri siano sottostimati. Secondo i dati più recenti del Global Footprint Network, l'umanità nel suo complesso è attualmente in overshoot (superamento), richiedendo una volta e mezzo la biocapacità del pianeta Terra. Man mano che la popolazione globale continua nella sua tendenza verso gli 11 miliardi di persone e mentre il feticcio della crescita continua a plasmare l'economia globale, la portate dell'overshoot aumenterà soltanto. Per ogni anno in cui questo stato di peggioramento dell'overshoot ecologico persiste, i fondamenti della nostra esistenza e di quella di altre specie, sono minacciati.

L'impronta di un ecovillaggio

Come ho osservato, i contorni fondamentali del degrado ambientale sono relativamente ben conosciuti. Quello che è molto meno conosciuto, tuttavia, è che anche gli ecovillaggi più di successo e che durano da più tempo del mondo devono ancora raggiungere una impronta ecologica “fair share” (giusta quota). Prendete l'Ecovillaggio di Findhorn in Scozia, per esempio, probabilmente l'ecovillaggio più famoso del mondo. Un ecovillaggio può essere ampiamente inteso come una “comunità intenzionale” che si forma con l'obbiettivo esplicito di vivere in modo più leggero sul pianeta. Fra le altre cose, la comunità di Findhorn ha adottato una dieta quasi esclusivamente vegetariana, produce energia rinnovabile e costruisce molte delle proprie case in fango e materiali riciclati.



Ecovillaggio di Findhorn in Scozia. Irenicrhonda/Flickr, CC BY-NC-ND

E' stata intrapresa un'analisi dell'impronta ecologica di questa comunità. E' stato scoperto che anche gli sforzi più impegnati di questo ecovillaggio lasciano ugualmente la comunità di Findhorn consumare risorse e produrre rifiuti ben al di là di quello che potrebbe essere sostenuto se tutti vivessero in questo modo. (Parte del problema è che la comunità tende a volare tanto spesso quanto un normale occidentale, aumentando la loro impronta altrimenti piccola). Messa diversamente, sulla base dei miei calcoli, se tutto il mondo diventasse come uno dei nostri ecovillaggi più famosi, ci servirebbe ancora una volta e mezzo la biocapacità del pianeta Terra.

Soffermatevi su questo per un momento.

Non condivido questa conclusione per provocare disperazione, anche se ammetto che comunica la dimensione del nostro dilemma ambientale con disarmante chiarezza. Né la condivido per criticare gli sforzi nobili e necessari del movimento degli ecovillaggi, che sta chiaramente facendo molto di più degli altri per spingere le frontiere della pratica ambientale. Piuttosto, la condivido nella speranza di scuotere e svegliare il movimento ambientalista e l'opinione pubblica generale. Con gli occhi aperti, cominciamo dal riconoscere che armeggiare ai margini del capitalismo consumista è totalmente inadeguato. In un mondo pieno di sette miliardi di persone in aumento, una impronta ecologica “fair share” significa ridurre ad una piccola frazione di quelle che sono oggi. Un tale cambiamento fondamentale ai nostri stili di vita è incompatibile con una società orientata alla crescita. Alcuni potrebbero trovare questa posizione troppo “radicale” da digerire, ma sosterrei che questa posizione è meramente plasmata da un'onesta panoramica delle prove.

Come sarebbe lo stile di vita da “un pianeta”?

Anche dopo cinque o sei decenni di movimento ambientalista moderno, sembra che non abbiamo ancora un esempio di come prosperare entro la capacità di carico sostenibile del pianeta. Ciononostante, Proprio come i problemi fondamentali possono essere sufficientemente compresi, la natura di una risposta appropriata è a sua volta sufficientemente chiara, anche se la verità a volte è dura. Dobbiamo rapidamente transitare a sistemi di energia rinnovabile, riconoscendo che la fattibilità e l'accessibilità di questa transizione richiederà che consumiamo significativamente meno energia di quella alla quale siamo abituati nelle nazioni sviluppate. Meno energia significa meno produzione e meno consumo.

Dobbiamo coltivare biologicamente e localmente il nostro cibo e mangiare considerevolmente meno (o niente) carne. Dobbiamo andare più spesso in bicicletta e volare di meno, rammendare i nostri vestiti, ridurre radicalmente i nostri flussi di rifiuti e “riqualificare le periferie” creativamente per trasformare le nostre case e comunità in luoghi di produzione sostenibile, non di consumo insostenibile. Per fare questo, dobbiamo sfidare noi stessi ad andare oltre il movimento degli ecovillaggi ed analizzare una tonalità di verde della sostenibilità ancora più profonda. Fra le altre cose, questo significa vivere vite frugali, moderazione e sufficienza materiale. Pensiero impopolare, bisogna dirlo, dobbiamo anche avere meno figli, altrimenti la nostra specie crescerà verso una catastrofe. Ma l'azione personale non è sufficiente. Dobbiamo ristrutturare le nostre società per sostenere e promuovere questi stili di vita “più semplici”. Una tecnologia adeguata ci deve anche assistere nella transizione verso lo stile di vita di un solo pianeta. Alcuni contestano che la tecnologia ci permetterà di continuare a vivere allo stesso modo riducendo allo stesso tempo fortemente la nostra impronta.

Tuttavia, la portata della “dematerializzazione” richiesta per rendere i nostri stili di vita sostenibili è semplicemente troppo ampia. Così come migliorare l'efficienza, dobbiamo anche vivere in modo più semplice in senso materiale e ri-immaginare la buona vita al di là della cultura dei consumi. Innanzitutto, ciò che serve per vivere in di un pianeta è che le nazioni più ricche, compresa l'Australia, inizino un processo di “decrescita” di contrazione economica pianificata. Non sostengo che sia probabile o che io ho un progetto dettagliato di come questa debba accadere. Sostengo solo che, sulla base dell'analisi dell'impronta ecologica, la decrescita è il quadro di riferimento più logico per capire le implicazioni radicali di sostenibilità. La discesa dal consumismo e dalla crescita può essere prosperosa? Possiamo trasformare le nostre crisi sovrapposte in opportunità?

Sono queste le domande che definiscono il nostro tempo.

47 commenti:

  1. Valutando invece l'impronta di carbonio si potrebbero avere risposte più definitive?

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  2. ...scrivo da un ecovillaggio radicale...

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  3. usare solo energia rinnovabile è magnificamente utopistico. Significherebbe ridurre del 90-95% il consumo energetico e la popolazione mondiale a 500 mln. Accadrà, ma non per nostro volere, se abbiamo un pò di fortuna. Intanto la baldoria impazza più che mai, anche se le temperature infernali la stanno un poco frenando. Perchè il massimo comun denominatore della vita umana improntata al consumismo è appunto la baldoria dissoluta. Quindi mettiamoci l'animo in pace, che umanamente nè io, nè nessuno può farci alcunche. Sperare che le elitè rinuncino al panem et circenses, come metodo di potere per il controllo delle masse è almeno da sognatori.

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  4. non ci aspettiamo niente di utile o positivo ne'.dalle "nazioni" ne' da modelli accettati di riferimento - "decrescita serena e co" -. sappiamo solo che da quando viviamo qui stiamo tutti meglio. l'udito, il gusto, la vista, l'olfatto, l'attenzione, il ritmo, il cibo (dagli "ammazzafame" ai fagioli dell'orto), le relazioni, le idee, le domande, le risposte, le competenze, la percezione della realta'.., ogni aspetto della nostra vita e' migliorato. io giungo qui dopo un percorso di lotta e disagio. forse e' la crisi, ma in effetti percepiamo un "flusso" in fuga (ne accenno malamente negli ultimi due post) che cerca risposte a malanni che non sa spesso nemmeno chiamare per nome. ancora non molti hanno le idee chiare, ma forse per qualcuno la crisi davvero puo' essere una opportunita' di benessere salute e di migliorare la qualita' della propria esistenza.

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    1. @alpexes quale è il tuo ecovillaggio?

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    2. "mio" è una parola grossa e indigesta: questo posto sopravvive da solo dal 1979. comunque siamo nella sicilia SudOrientale, il posto si chiama... Tieffe. e' un borgo exabbandonato con una sorgente, torrente e dieci ettari di terreno libero. siamo piu' in alto rispetto al fiume, 45 metri di dislivello. giu' nella cava sta rinascendo un piccolo bosco. se non ci appiccano un incendio tra una decina d'anni... vivendo in sicilia ti accorgi facilmente di come occorra una immediata e capillare inversione di tendenza negli atteggiamenti delle persone, nelle strategie d'esistenza che applicano. inversione di tendenza che e' impossibile imporre dall'alto, anche se uno volesse fidarsi di chi in alto ci sta.
      qui intorno, nel raggio di 40km, ci sono altri due ecovillaggio. e poi c'è anche un movimento regionale vivace che fa capo ai principi di permacultura. personalmente non condivido la mania per quell'approccio, ma comunque qualcosa si muove. in un posto dove c'è una emergenza alberi, prendiamo come buona ogni apertura in quel senso.

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    3. Io sono della provincia di Catania, anche se non conosco questo borgo Tieffe (non l'ho trovato neanche facendo delle ricerche su Internet, qual'è il comune più vicino?) capisco già le potenzialità limitate.
      Con 10 ettari di terreno, a regime, ci porti avanti solo 10 famiglie. Troppo poco per essere un villaggio, in quanto dovrebbe essere più numeroso per poter avere almeno un certo numero di competenze base all'interno della comunità.
      Conosco anche il clima, questo vuol dire che nei mesi estivi, se l'acqua non viene gestita correttamente, si è senza acqua!
      Certo non si muore dal freddo in inverno, ma la carenza d'acqua si sente d'estate, almeno che vi appoggiate a alle strutture pubbliche regionali/provinciali; ma il quel caso, allora la comunità non è e non sarà mai autosufficiente.
      Sono belle iniziative, ma poco efficienti (poco resilienti).

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    4. e incredibilmente venne fuori che non tutto stava su internet! Comunque se ti impegni scopri facilmente dove sono. magari anche senza usare internet. in quanto a quello che puoi capire te delle possibilita' limitate di un posto di cui non sai nemmeno la provincia, ti invidio, poi un giorno mi presti la sfera di cristallo. in ogni caso conosco villaggi africani con venti abitanti. magari andiamo insieme una volta a dirgli che per i catanesi loro non sono un villaggio. se vuoi portiamo un mediatore culturale di misterbianco. e adesso scusami se sfrutto questo scorcio di replica per dire qualcosa di sensato. qui noi non vogliamo tirare su altro che un bosco. non ci interessa una comunita' che intenda sopravvivere alla fine del mondo come sull'arca di noe', ne' essere d'esempio o modello o fare tendenza o esseref amosi, o stare su RIVE o quello che si vorrebbe in giro per il senso comune di ecovillaggio. non vogliamo un reddito, non facciamo corsi di forni in terracruda ne' di bioedilizia. NON SIAMO PEZZENTI ne' sfigati riciclati. qui c'è una sorgente. una sorgente da almeno 50 litri al secondo. al fondo della cava il bosco sta rinascendo, piano, con difficolta', ma ci sta provando. a noi piacerebbe farlo estendere, siamo disposti a non coltivare il fondovalle e a rinunciare al frutteto, tant'è che per raccogliere cachi e avocado ora come ora devi essere una scimmia. noi vorremmo NON TOCCARE NIENTE ed evitare che altri tocchino o mandino a fuoco. ci piacerebbe infatti trasferire la coltivazione sulle terrazze in alto, a mezza costa, portando su l'acqua che serve. per farlo, fino a sei mesi fa, avevamo una vecchia pompa americana che funzionava con un meccanismo simile all'ariete. e' andata in malora. adesso ci tocchera' costruire una pompa ariete. ma oh... sara' mica una bomba atomica! ce la possiamo fare. tra l'altro ci piacerebbe che il bosco arrivasse poi fino alle case (in pietra, piu' bioedilizia di cosi' c'è solo la foglia di fico secca caduta dall'albero). pero' capisci bene che questi sono sogni. e' facile essere ispirati in questo senso. intorno a noi la cosa che manca di piu' sono proprio gli alberi. e io non lo so, ma forse il clima un po' e' condizionato da questa assenza, che dici? di conseguenza diciamocelo: non e' che ci interessi poi tanto "portare a regime" 10 ettari. per campare 10 famiglie. ne' possedere tutte le competenze che occorrerebbero ad altri che evidentemente non siamo noi ps velocemente: uno dei guai della sicilia e' il frumento. dai tempi dei romani. e allora secondo te per far essere autosuffic 10 famiglie dovremmo piantare grano? dovremmo essere scemi..

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    5. Io stavo per comprare 2 ettari di Bosco alle pendici dell'Etna (mi sono mancati i soldi).

      Io amo la natura, amo il bosco; ma conosco anche le potenzialità dell'agricoltura (mio padre lavorava la terra e io i fine settimana lo aiutavo).

      Pensavo che volessi fare un eco-villaggio eco-sostenibile, cosa che dici di non voler fare.

      La sicilia d'estate diventa una specie di forno ardente, la mancanza di piante sempre verdi incide sul clima che è arido (secco, poca umidità).

      Se parli di Misterbianco o del suo territorio, sappi che io, per andare a Catania, ci passo sempre d'avanti.
      Quello che voglio dire è:
      sono iniziative lodevoli, ma non sono la soluzione.

      Se potessi comprerei anch'io tanta terra libera e pianterei tanti alberi sempre verdi;
      sperando che non passino di li alcuni allevatori di bestiame (che bruciano tutto per fare posto al pascolo), oppure come dicono tanti mal pensanti, sono la stessa guardia forestale che appicca gli incendi.
      Con una mentalità del genere, o riduciamo la popolazione (partendo da certe figure losche), oppure questi ignoranti ottusi, affosseranno ogni buona iniziativa.

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  5. ahzzz. Professore ho visto la pubblicità della Jeep sul blog. Una svista sicuramente.

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  6. Lo sbaglio che fanno in molti è quello di credere che basti prodursi il cibo da soli e prodursi l’energia elettrica per la casa, che sia tutto risolto.

    Sbagliato!

    I servizi di cui una persona usufruisce sono tantissimi, la maggior parte dei quali è impossibile produrseli da se.
    Chi abita in un eco villaggio, quando sta male, le medicine chi gli e li produce? Se ha bisogno di un intervento, chi gli e lo fa, il contadino della porta accanto?
    Per diventare chirurghi bisogna studiare a tempo pieno per molti anni, non lo si può fare a tempo perso, mentre si coltiva l’orto che non sarà mai in grado di sfamare completamente la sua famiglia.
    Ricordo che per ogni persona c’è bisogno di 0,25 ettari di terreno; questo significa che serve un terreno di almeno 1 ettaro per sfamare una famiglia di 4 persone.
    E i vestiti? Le medicine? I computers, cellulari, elettrodomestici? L’automobile?...
    Ridurre qualche rifiuto (riciclo) e prodursi qualcosa da mangiare, è solo la punta di un iceberg.

    Per salvare il nostro pianeta, servono tante cose, tra cui:
    1) Tanta energia pulita;
    2) Ridurre la popolazione;
    3) Maggiore rispetto per l’ambiente.

    Forse, alcuni cominceranno a capire che il problema da risolvere è molto più complesso e grave di come la maggior parte delle persone lo percepisce.
    Alcuni scienziati l’hanno detto chiaramente… la soluzione ai problemi energetici/climatici/ambientali NON ce l’abbiamo! E’ necessario un notevole incremento scientifico e organizzativo per evitare il disastro!

    P.S. oggi è il mio compleanno, ed oggi, evidenziare che abbiamo poche possibilità (alcuni dicono nessuna) di risolvere tali problemi non è il massimo! Io la mia parte la sto facendo e la farò; però quello che mi angustia di più, non è per me, che ho già vissuto più di metà della mia vita (Dante, tu avresti già scritto la divina commedia :-) ) ma, pensare in quale mondo vivranno i miei figli!

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    1. scusa eh, ma secondo te, a parte battute sceme sulla categoria, per ridurre la popolazione abbiamo bisogno di bravi chirurghi?

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    2. No, ma per far vivere decentemente quelli che resteranno, si!

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    3. Non voglio l'accanimento terapeutico, ma morire per un appendicite sarebbe un peccato.

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    4. ah si'? e com'è che ci sono tanti ricuciti indegni e tanti ricucitori indecenti? con quello che consuma un bravo chirurgo in un mese io ci stra-vivo quanti anni? quanto costa al mondo produrre un chirurgo? e l'accesso al chirurgo bravo, poi, riguarda chi? l'elite che non rinuncera' ai privilegi e allo sperpero? sono loro quelli che resteranno? siete voi? "alcuni scienziati" (cosa sono, chiacchiere da bar?) dicono...? beh, "alcuni scienziati" vogliono piu' fondi e potere. ecco tutto. secondo me non vale la pena fiancheggiare questo sistema che magari permette anche a un chirurgo di diventare funambolo e scienziato, ma desertifica al contempo, pialla, e avvelena a svariati livelli. e poi, perdona se rimango su un solo punto invece di estendermi punzecchiando tutto il tuo commento, ma sbaglio o dici d'essere oltre il mezzo del cammin de la tu vita? e che ti spiace per i TUOI figli. beh, forse carissimo e' la tua vita che non va bene, sai? perché weh... io figli non ne ho, qui non li ha nessuno. e quei servizi di cui parli, quei MOLTI servizi, forse e' a te che servono. molto piu' che a noi. inoltre riciclo, riutilizzo e autoproduzione non saranno la soluzione per il pianeta, ma certo uno ci deve almeno provare prima di mettersi a fare divisioni e calcoli di quanta terra serve a sfamare una persona, perché sono calcoli, sappilo, che qui, con la zappa in mano, non hanno nessun significato.ps forse quelli oltre il mezzo del cammin de la lor vita che hanno PURE fatto figli dovrebbero rinunciare a tutti i servizi meno uno.

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    5. @alpexex: "quanto costa al mondo produrre un chirurgo? "

      Costa tantissimo, ecco perché, solo una civiltà che ha a disposizione molte risorse, si può permettere la sanità diffusa.

      @alpexex: "sappilo, che qui, con la zappa in mano, non hanno nessun significato."

      Sappi che io con la zappa in mano ci sono stato (mio padre era un lavoratore della terra!
      Sò cosa significa, quanto è faticoso e quanto poco rende!

      @alpexex: "orse quelli oltre il mezzo del cammin de la lor vita che hanno PURE fatto figli dovrebbero rinunciare a tutti i servizi"

      Ti assicuro che, se tutti al mondo facessero tanti figli quanti ne ho fatto io e i miei fratelli, la popolazione si ridurrebbe del 30% ad ogni generazione. Spero che saprai farti questo semplice calcolo anche con la zappa in mano.

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    6. @ Ale, sarebbe bene abituare i figli al duro lavoro manuale, se te lo consentono gli assistenti sociali.

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    7. "Costa tantissimo, ecco perché, solo una civiltà che ha a disposizione molte risorse, si può permettere la sanità diffusa."
      allora non deve essere il nostro caso, visto che la sanita' non e' diffusa. oppure le risorse che ci sono vengono convogliate tutte in pochi punti. dimmi te cosa ne pensi.
      "Sò cosa significa, quanto è faticoso e quanto poco rende!""
      questo non e' vero necessariamente. inoltre dai tempi di tuo padre le cose sono peggiorate. probabilmete una volta la terra era piu' ricca, adesso dobbiamo fare i conti con una eternita' di sfruttamento intensivo. ma non abbiamo altra scelta.

      sull'ultimo tuo appunto stendo un velo pietoso.

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    8. @mago:
      "sarebbe bene abituare i figli al duro lavoro manuale, se te lo consentono gli assistenti sociali."

      Sono ancora troppo piccoli!
      Uno va all'asilo e uno ha finito la prima elementare.
      Adesso facciamoli giocare, perché di lavoro duro, ne faranno fin troppo da grandi.

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    9. @alpexex:
      "allora non deve essere il nostro caso, visto che la sanita' non e' diffusa. oppure le risorse che ci sono vengono convogliate tutte in pochi punti. dimmi te cosa ne pensi."

      Pensa a quelli che vivono negli USA, se non hanno un lavoro, la sanità la vedono solo da lontano.
      In questo caso, in Italia, per quanto non funzioni, siamo messi molto meglio degli USA (prima potenza economica mondiale).

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    10. certo: anche rispetto alla tanzania forse stiamo messi meglio. comunque non trovo la risposta alla mia domanda. o forse ti ha confuso il fatto che non ci fosse un punto interrogativo dopo la parola "pensi"? e forse non hai capito nemmeno la mia posizione rispetto alla questione sanita' diffusa e ricerca scientifica (in italia e nel mondo, certo: anche negli usa e in lituania). un indizio: sono risentito e scettico. scettico non - solo - sulle capacita', quanto sulla volonta' e sulla pubblica utilita'. anche delle tue risposte.

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    11. Per fare economia di scala e per avere degli ospedali attrezzati, è logico che i soldi devono essere convogliati in pochi ospedali. Non pretenderai che per ogni comune di pochi abitanti ci facciano un'ospedale con tutti i tipi di reparto.
      L'ospedale Garibaldi (quello nuovo) di Catania è costato tanto, ma costa TANTISSIMO mantenerlo, solo con gli stipendi del personale lo si potrebbe ricostruire ogni 2 anni.

      E' chiaro che poi, in ogni comune ci dovrebbe essere almeno un pronto soccorso.

      Se poi pretendiamo la sanità vicino casa (che già la sanità di suo è un lusso) e pretendiamo pure di risolvere i problemi energetici zappando qualche ettaro di terreno, non abbiamo capito che le due cose vanno in contrasto.

      Abituiamoci a sanità e istruzione sempre più decadenti; per non parlare della pensione, che già sò, che la mia generazione non la vedrà mai.

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  7. Perchè viene esclusa la capacità di carico dalla discussione ? Forse si pensa che oltre all'impronta ecologica individuale anche la densità demografica dovrebbe esser simile da per tutto ? Perchè si prende a misura il consumo del singolo individuo e non la comunità che risiede in un dato territorio? Forse i diritti dell'individuo sono più importanti di quelli di tutta la specie e delle altre specie?

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  8. Scusate il commento. Ma di cosa state discutendo? Di decrescita? Ma ve lo vedete un governo che pratica la decrescita controllata? Fantascienza spinta.
    Un bel post per me molto interessante potrebbe essere quello che descrive dettagliatamente cosa succederà con questo paradigma di sviluppo nel futuro (ad esempio da qui ai prossimi 30 anni in Italia) e dare dei suggerimenti di cosa fare praticamente per rendere sostenibile la propria vita futura. Potrebbe essere interessante ad esempio creare un villaggio sostenibile tra noi. Ma questo come si dovrebbe presentare/sviluppare?

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    1. Scusa, ma non l'hai capito che non è possibile essere sostenibili?
      Per esserlo la popolazione dovrebbe essere molto più bassa, diciamo 2 miliardi di persone.
      Se questo requisito non verrà soddisfatto e neanche quello di trovare una NUOVA fonte energetica, il resto sono solo illusioni.

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    2. Bene. Se è così due domande:
      1. cosa ci aspetta e quando (previsione)
      2. cosa si può fare individualmente o come gruppo?

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    3. Fare sacrifici (dieta vegana, rinunciare al riscaldamento, ...) potrebbe essere solo un modo per prolungare un altro po' la crescita.
      Paradossalmente se consumassimo di più forse anticiperemmo l'inizio del collasso riducendo di qualche migliardo le vittime.

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    4. e' sacrificando che si crea valore. bisogna vedere quali valori vogliamo creare. e comunque la dieta vegana non e' un sacrificio. e se uno compera (compera in generale, ma in particolare poi...) prodotti che vengono da Monculobattipanni (accordi commerciali, petrolio, camion, aerei, un traffico di dio, bombe e guerre per far mangiare le alghe alla gente) e' meglio che si abbuffi di pollo nostrano contendendoselo alle volpi. il riscaldamento poi e' un concetto troppo vago. che vuol dire? vuol dire un gasdotto, una perforazione alla ricerca di pozzanghere di petrolio, centrali nucleari e setta sacerdotale per la loro gestione o fascine di secco raccolte in estate curandosi di far crescere altri alberi e vegetazione perché senno' da qui a dieci anni non hai da raccogliere piu' il secco di niente (oltre al resto dei danni che si causano)? vuol dire andare in canottiera nell'appartmento di Oslo in gennaio, o asciugarsi le ossa cucinando quando il fiato diventa fumo? e anche questo non e' un sacrificio. quelli che conosco che vivono coi termosifoni in appartamento stanno sempre male. qui non abbiamo avuto nemmeno un raffreddore quest'anno. quante volte ti viene una febbre durante l'anno? e non parlo cosi' solo perché da due anni vivo in sicilia. ho vissuto per due anni anche sulle montagne in abruzzo senza riscaldamento. probabilmente se ci fossi nato non mi sarei sorbito tutte le tonsilliti e tracheiti che mi hanno martoriato i primi anni di vita. insomma, non ne facciamo solo un discorso teorico etico etc etc, parliamo anche di qualita' della vita. di benessere. c'è un opuscoletto carino di debord che si chiama L'ammazzafame, se non sbaglio. e' spassoso.

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    5. @Vladimiro:
      "1. cosa ci aspetta e quando (previsione)"

      Tutto dipende da cosa faremo noi (uomini della Mondo).
      Allo stato attuale delle cose, raggiungeremo il picco di energia netta di tutti i combustibili fossili entro 10 anni (2025), da tale anno in poi, la società mondiale entrerà in una crisi perenne che si aggraverà sempre di più.
      Se arriveremo a tale anno senza novità stravolgenti, ci aspettano rivolte civili (all'interno dei Paesi) e guerre (tra paesi più poveri di risorse contro quelli più ricchi).

      @Vladimiro:
      "2. cosa si può fare individualmente o come gruppo?"

      Individualmente o anche come gruppi, non possiamo fare niente, nella vita di tutti i giorni, di risolutivo del problema.
      L'unica cosa significativa che si può fare, ma solo a livello Internazionale (quindi anche a livello di singolo Paese è ininfluente), è quello d'investire molto in Ricerca e Innovazione;
      la bistrattata Europa lo sta facendo con il progetto Horizon 2020 (credo che siano una ottantina i miliardi a disposizione)..
      Se si facesse di più avremmo qualche probabilità in più di evitare il disastro.

      Comunque ribadisco per l'ennesima volta; è un problema a livello mondiale e quindi solo con un coordinamento mondiale può avere soluzione. Se invece i Paesi del mondo vanno ognuno per una direzione diversa, sarà difficile (se non impossibile) poter superare tali problemi.


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    6. Alessandro..se non c'è niente da fare, neanche nel nostro piccolo, cosa viviamo a fare?
      Personalmente mi sono 'imposto' dei limiti: mezzi pubblici o piedi/monopattino elettrico, 3000km/annui massimo con l'auto, coltivazione di piccole quantità di frutta/verdura, riciclo di materiale, specie elettronico.
      Non è nulla e sono ovviamente il solito bischero che gira in città, ma a vedere i miei concittadini (che usano auto e moto anche per andare in bagno..) forse molte risorse potrebbero essere usate meglio..
      nel mio condomino, ad esempio, ci sarebbe tantissimo da fare..specie cappottini e impianti fotovoltaici ma la gente preferisce spendere 100 euro al mese in gas..che ci posso fare? nulla..hai ragione..non cambia nulla, anche perché la media d'età è abbondantemente in zona 'pensione' e non si pensa certo a sbattersi per il futuro dei giovani (gli unici che, in democrazia, dovrebbero avere più peso decisorio..).
      Però attenzione..se siamo in cento in una città non conta nulla ma se la gente inizia, anche per caso o necessità, a cambiare abitudini e lasciare il SUV in garage, sposti il mercato e vedi, come dalle mie parti, sempre più gente in bici, a piedi o richiedere a gran voce servizi pubblici efficienti..
      un saluto.
      s.

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    7. Caro Stefano, è il reddito che determina i consumi di energia!
      Puoi risparmiare quanto vuoi la benzina, puoi produrre un pò di frutta e verdura (se ti fai i conti, ti costa più di andarla a comprare al mercato);
      ma alla fine, consumerai tanto quanto ti permetterà il tuo reddito.

      Risparmi 500 euro di benzina, risparmi 300 euro di gas ecc. a fine anno avrai risparmiato 1500 euro; bene, ti fai un meritato viaggetto con la famiglia e tutta l'energia che avevi risparmiato, se ne va via in una o due settimane.

      Che vuoi che ti dica:
      continua a pensare positivo! :-)

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    8. Caro Alessandro,
      il viaggetto, come lo chiami tu, me lo permetto (nella mia regione..la Toscana)
      con la stessa auto con cui faccio i 3000km annui; se non
      seguissi questi comportamenti i miei 1500 euro (complimenti per il calcolo..
      è proprio questa la cifra..) che mi rimangono dal pagamento dell'affitto (quasi 900 euro al mese) e delle spese
      me li sognerei e quindi niente 15gg di ferie..
      Circa la tesi 'è il reddito che determina i consumi di energia' il sottoscritto
      può testimoniarti anche per iscritto il contrario..
      Per motivi vari conosco le realtà di Danimarca e Stati Uniti..e ti assicuro
      che dei secondi avrò conosciuto un paio di persone che si potevano permettere
      quello che consumavano..il resto era debito a go-go..col trucchetto che dalle
      loro parti beni (in particolar modo la casa..) e servizi costano una cavolata..
      I Danesi vanno in bici anche con -5°c o con vento che spettinerebbe un calvo..
      risultato..aria pulita in città..soldini in tasca a gente che comunque continua
      ad andare in bici (ti sembra poco?)..e poi pannelli e torri eoliche ovunque..non cambierà nulla
      a livello globale ma di sicuro non hanno i problemi (sociali/ambientali/di risorse) di altri paesi che 'crescono'..vedi
      India, Cina, Brasile..
      Non vorrei fare paragoni estremi ma ci sono città danesi/norvegesi/olandesi che, in fatto di vivibilità, non
      hanno nulla a che fare con le nostre, belle per carità, ma solo dal punto di vista
      turistico..vivere una città significa dormire la notte senza che ti sgassino col cinquantino sotto la finestra,
      dove puoi andare in un parco a respirare..e dove non rischi di essere messo sotto sulle strisce pedonali..
      Per quanto riguarda la spesa al supermercato ne farei volentieri a meno..avessi un campetto da coltivare
      mi farei volentieri un orto serio..
      Ovvio che il mio micro-orto, la mia bici, i miei 3000km in auto non cambino nulla nella bilancia del mondo intero..
      ma non è questo il punto..

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    10. @stefano:
      "I Danesi vanno in bici anche con -5°c o con vento che spettinerebbe un calvo..
      risultato..aria pulita in città..soldini in tasca a gente che comunque continua
      ad andare in bici (ti sembra poco?)..e poi pannelli e torri eoliche ovunque..non cambierà nulla a livello globale ma di sicuro non hanno i problemi (sociali/ambientali/di risorse) di altri paesi"

      Caro Stefano,
      vai a questa pagina del mio sito:
      http://www.sviluppoerisorse.eu/dati/primaria/AnnoFontiTotPaesi.aspx
      Guarda l'ultima colonna.
      E' ordinata in modo decrescente, prima ci sono i Paesi che consumano più combustibili fossili pro capite.
      2,37 tep/persona: Danimarca
      ...
      1,98 tep/persona: Italia

      Mi dispiace che anche tu credi alle favole...
      (perché questo sgradito compito di riportare le persona alla realtà è stato dato proprio a me! :-) )

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  9. E i vestiti? Le medicine? I computers, cellulari, elettrodomestici? L’automobile?...

    Alessandro, in effetti i primi due sono indispensabili. Gli altri possono passare in secondo piano.
    O forse no. Dopotutto una chirurgia efficace esiste da meno di 100 anni, idem per gli antibiotici. Allora la domanda da farsi è come si faceva prima di allora. Purtroppo conosco la risposta.

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    1. se sapessi usare le piante la seconda la puoi eliminare, i vestiti? per carità ne avrai così tanti da farci 3 generazioni. ma poi che ti preoccupi a fare? il punto non è che succede per tuo volere, il punto è che succede e basta... l'italia ha il più grande mare navigabile del mondo se ci sarà uno shock nello stile di vita questo paese è quello che ti garantisce di più.. stai sereno e vota renzi

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    2. passi per i vestiti (non compero un pantalone o scarpe o maglie da svariati anni e vivo benissimo), ma illudersi di correre dall'uomo della medicina e farsi curare il diabete con un infuso e' sciocco. almeno quanto l'idea di correre da un medico all'ospedale e farsi curare una pericardite, del resto. adesso: toccherebbe forse scoprire quanti tra parkinbson, leucemia, diabete e co siano malanni derivati dallo stile di vita, ma piu' efficacemente forse converrebbe accettare il fatto che si sta male e si muore e che se proprio uno deve opporsi all'evento, lo faccia non a discapito del mondo (esistono popolazioni che abitano i deserti della terra, in fondo esempi di modelli meno invasivi li abbiamo avuti). quindi e in finale vada per le piante (l'aglio nel caso specifico), che con le tonsilliti funzionano bene (sempre che uno non sia un tossico dell'antibiotico, nel qual caso almeno deve disintossicarsi prima di scoprire i benefici del mondo vegetale). per il resto: vengo da una comunita' che, fino agli anni 40, ci viveva di pesca. tutti dicono che in mare pesce non ce ne sta piu' molto. ma certo, nel 40 i pescatori uscivano a vela, senza radio e reti di tessuto, e pescavano per loro e per i 4 borghesi della cittadella.. adesso c'è una flotta motorizzata e magari anche elicotteri che avvistano dall'alto i banchi di passaggio a largo. insomma: se uno deve vendere il tonno ai giapponesi, è evidente che sta messo male.

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    3. Dipende da quello che noi consideriamo "Vita degna di essere vissuta!".

      La vita non vuol dire soltanto sopravvivere mangiando, mettendo a dosso qualche straccio e avendo un tetto sopra la testa e con semplici problemi di salute (appendicite) si moriva.

      Non auguro questo ai nostri discendenti.

      Se volete vedere come si viveva una volta, andate nel mio sito a questo indirizzo:
      http://www.climaeambiente.eu/sez_ambiente/decrescita.aspx
      Non lo auguro al mio nemico!

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    4. @alpexex: "converrebbe accettare il fatto che si sta male e si muore e che se proprio uno deve opporsi all'evento, lo faccia non a discapito del mondo"
      anche io la penso così, per tutta una serie di motivi.
      questo vuol dire andare alla radice, senza accettare compromessi tra quello che si pensa e le proprie debolezze (paure, desiderio di comodità, egoismo, arroganza);
      la nostra Vita, pur essendo un bene inestimabile, non ha più valore del contesto in cui è inserita;

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  10. Nell'articolo si afferma che
    “ la comunità tende a volare tanto spesso quanto un normale occidentale, aumentando la loro impronta altrimenti piccola”.
    “ la loro impronta altrimenti piccola”.
    Che risulta essere 1 e mezzo.
    Sono comunque virtuosi, in questo nostro mondo occidentale.
    Difatti, sempre nell'articolo si afferma che
    “se tutti vivessero allo stesso modo dei nord americani o degli australiani ci servirebbero quattro o cinque pianeti Terra per sostenerci.”

    Gianni Tiziano

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  11. Pure e semplici belle parole. Tutto il discorso depone per una rigida dittatura globale che imponga il necessario stile di vita a decrescita pianificata e successivamente crescita zero. Elite comprese, il che a mio avviso è poco probabile.
    Ciò che avverrà invece realmente, sempre a mio avviso, è una decrescita generale, drastica e drammatica imposta alle masse dai limiti delle risorse, mentre le suddette elite riusciranno a ritagliarsi dei piccoli paradisi in cui vivere ancora più o meno oltre i propri bisogni. Ma finirà anche per loro.

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  12. Per che non l'avesse visto consiglio il film Elysium..la sceneggiatura è rimpizzata delle solite americanate..ma il messaggio, se lo si sa cogliere, è tutt'altro che fantascientifico..è solo futuristico..

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    1. Io l'ho visto e ne ho visto tanti altri, però se ci rifletti, finisce sempre che, l'élite perde, ma i poveri/emarginati in realtà NON vincono, in quanto il problema NON lo risolvono!

      In un altro film: SNOWPIERCER
      che si parla di cambiamento climatico al contrario, cioé glaciazione provocata dagli uomini per contenere il riscaldamento climatico.
      Si parla di contenere (limitare) la popolazione in un treno che viaggia attorno al mondo; i cattivi vengono sconfitti, ma i buoni che fine fanno?!

      Della serie, vincono una battaglia, ma non fanno vedere che perdono la guerra contro il clima/ambiente/sovrappopolazione/risorse ecc.

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  13. OT

    che succede in Cina?

    http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-07-05/china-brokers-dust-off-wall-street-s-playbook-from-crash-of-1929

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    1. Hai presente la bolla dot com gonfiata intorno al 1999/2000 ?
      Dove anche le casalinghe e il fruttivendolo si mettevano a giocare in borsa?

      E' successo anche in Cina.
      Larghi strati della popolazione hanno aperto dei conti per investire in borsa.
      La crescita notevole della borsa ha fatto credere anche ai cinesi che ci fosse un modo facile per fare soldi senza sudarli.
      Si sono buttati a capofitto. Adesso gli squali stanno uscendo dal mercato prendendo i benefici della bolla e gli altri stanno rimanendo con il cerino in mano.

      La Cina sta facendo di tutto per sostenere la borsa, ma più la sostiene e più forte sarà il crollo e più si faranno male.

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  14. se a qualcuno interessa approfondire la tematica degli ecovillaggi.. http://ecovillaggi.it/appuntamenti/64-xix-rive-habitat-2015.html
    questo è un incontro annuale, di quelle realtà che desiderano portare avanti discussioni comuni, fare "rete", ecc.
    vi sono anche realtà, come quelle dell'amico Alpexex, che desiderano non esserne incluse, ognuna coi propri motivi;
    credo che un elemento comune sia uno stile di vita per uno o più aspetti differente ( e più sostenibile e gratificante) di quello che ci viene ogni giorno propinato;
    un'esperienza che consiglio, anche se io quest'anno, a malincuore, non potrò partecipare

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  15. Ciao! Certo che sempre saremo nei guai... Ma possiamo ridurne la quantità. Io penso che ognuno di noi prova a fare il meglio, con uno stile di vita il più rispettoso possibile (perfetto non esiste), arriveremo a guarire un pochettino il pianeta... Io sto pensando di mettere dei pannelli solari a casa mia, approfittando dell'ecobonus. Al meno il Governo ci sta provando ad auitarci. In Spagna, per il contrario, c'è la chiamata "tassa al sole", per cui devi pagare se hai un impianto fotovoltaico. Pazzesco, vero?

    Io ho fatto il calcolo con questo simulatore e mi converrebbe. Quindi penso che li prenderò.

    Il dibattito però è interessante, e mi sono piaciuto i commenti, anche se sono passati alcuni anni dalla discussione. Gli ecovillaggi sono sempre una tematica attuale...

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