Dalla pagina FB di Bodhi Paul Chefurka. Traduzione di MR
Come sanno molti di voi che hanno seguito ciò che ho scritto, sono un grande sostenitore della teoria secondo cui i sistemi complessi adattivi sotto un flusso di energia (come la civiltà umana o la vita stessa) si organizzano in modo tale in modo da massimizzare la creazione di entropia. In alcuni circoli scientifici è conosciuto come Principio di Produzione Massima di Entropia (MEP, dalle iniziali in inglese).
Quella teoria ha attirato la mia attenzione in modo molto forte un paio di anni fa. E' supportata da un corpus di opere, comprese quelle di Dorion Sagan, Eric Schneider, James J. Kay, Stanley N. Salthe, L. M. Martyushev, Jeremy England, Eric Chaisson ed altri.
Sono stato fissato con questa teoria per un bel po'. L'ho usata per sostenere la mia intuizione secondo cui il comportamento umano rispetto all'uso di energia e alla crescita – specialmente la tendenza delle società umane a crescere oltre il proprio supporto vitale – sia deterministica.
Anche se la mia posizione si è addolcita un po' di recente, sono ancora convinto che la termodinamica del non equilibrio (TNE) definisca i “limiti del possibile” del nostro comportamento. E' probabilmente questa la ragione per cui le specie crescono sempre se è possibile e dipendono da circostanze esterne per definire i propri limiti – la TNE fornisce l'acceleratore, mentre le circostanze forniscono il freno.
Il motivo per cui la mia posizione si è addolcita è che ora accetto che i fattori dell'ambiente fisico e sociale giocano ruoli chiave in come si esprime quell'impulso fisico sottostante. Mi sono reso conto stamattina che un'analogia perfetta a questa situazione sono i principi biologici della genetica e dell'epigenetica.
Per gli esseri viventi, la genetica definisce l'involucro della possibilità, mentre l'epigenetica (vagamente, l'influenza dell'ambiente sull'espressione del gene) aiuta a determinare quale di quelle possibilità vengono manifestate e come si esprimono. Gli organismi non possono ancora operare al di fuori dei loro involucri genetici, ma il loro ambiente gioca un ruolo cruciale nel modo in cui si sviluppano all'interno di quell'involucro.
In questa analogia, la vita in tutta la sua miracolosa dissipatezza non può funzionare al di fuori della
gamma di comportamenti stabiliti dalla TNE. Ma entro questi limiti, il nostro ambiente e storia permettono una gamma di espressione molto ampia. Tutti i tratti distintivi della vita, dal mangiare ed espellere allo scrivere sinfonie e creare sistemi politici ed economici complessi vengono indirizzati dalla TNE e la loro forma dalle influenze epigenetiche dei nostri dintorni.
h/t a Laurent Aillet per aver innescato questa linea di pensiero
Come sanno molti di voi che hanno seguito ciò che ho scritto, sono un grande sostenitore della teoria secondo cui i sistemi complessi adattivi sotto un flusso di energia (come la civiltà umana o la vita stessa) si organizzano in modo tale in modo da massimizzare la creazione di entropia. In alcuni circoli scientifici è conosciuto come Principio di Produzione Massima di Entropia (MEP, dalle iniziali in inglese).
Quella teoria ha attirato la mia attenzione in modo molto forte un paio di anni fa. E' supportata da un corpus di opere, comprese quelle di Dorion Sagan, Eric Schneider, James J. Kay, Stanley N. Salthe, L. M. Martyushev, Jeremy England, Eric Chaisson ed altri.
Sono stato fissato con questa teoria per un bel po'. L'ho usata per sostenere la mia intuizione secondo cui il comportamento umano rispetto all'uso di energia e alla crescita – specialmente la tendenza delle società umane a crescere oltre il proprio supporto vitale – sia deterministica.
Anche se la mia posizione si è addolcita un po' di recente, sono ancora convinto che la termodinamica del non equilibrio (TNE) definisca i “limiti del possibile” del nostro comportamento. E' probabilmente questa la ragione per cui le specie crescono sempre se è possibile e dipendono da circostanze esterne per definire i propri limiti – la TNE fornisce l'acceleratore, mentre le circostanze forniscono il freno.
Il motivo per cui la mia posizione si è addolcita è che ora accetto che i fattori dell'ambiente fisico e sociale giocano ruoli chiave in come si esprime quell'impulso fisico sottostante. Mi sono reso conto stamattina che un'analogia perfetta a questa situazione sono i principi biologici della genetica e dell'epigenetica.
Per gli esseri viventi, la genetica definisce l'involucro della possibilità, mentre l'epigenetica (vagamente, l'influenza dell'ambiente sull'espressione del gene) aiuta a determinare quale di quelle possibilità vengono manifestate e come si esprimono. Gli organismi non possono ancora operare al di fuori dei loro involucri genetici, ma il loro ambiente gioca un ruolo cruciale nel modo in cui si sviluppano all'interno di quell'involucro.
In questa analogia, la vita in tutta la sua miracolosa dissipatezza non può funzionare al di fuori della
Principio di Produzione Massima di Entropia in Fisica, Chimica e Biologia |
h/t a Laurent Aillet per aver innescato questa linea di pensiero