Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR
di Antonio Turiel
Cari lettori,
potrebbe sembrare che non sta succedendo nulla di particolarmente rilevante sulla scena internazionale, tenendo conto della relativa stagnazione dell'evoluzione del prezzo del petrolio brent durante le ultime settimane. Dopo essere sceso dai 110 dollari al barile del giugno 2014 a meno di 50 dollari al barile nel gennaio del 2015, sembrava che la situazione si invertisse con una ripresa relativamente repentina di 10 dollari al barile a fine gennaio. Tuttavia, quasi un mese più tardi il prezzo del barile continua a rimanere da quelle parti.
In realtà è tutto il contrario: si sta verificando una rivoluzione che non viene percepita dalla maggior parte degli analisti economici, cioè, coloro che guardano solo l'evoluzione dei prezzi senza cercare di capire cosa ci sia dietro. E questa rivoluzione non è una rivoluzione energetica sullo stile di quella che è stato tanto sbandierato che stessero facendo gli Stati Uniti, ma proprio il crollo di questo gigante dai piedi d'argilla. Uno sguardo rapido alle statistiche della società di servizi dell'industria petrolifera Baker Hughes ci mostra il brutale crollo del numero di perforazioni orizzontali (caratteristiche, anche se non esclusive, del fracking) negli Stati Uniti, di più del 30% dal loro massimo dell'ottobre 2014:
E di conseguenza si avvicendano le notizie sulle estrazioni petrolifere e del gas, molte delle quali vincolate dal fracking, che stanno chiudendo per colpa dei propri debiti o licenziando in massa (metto i link delle sole notizie degli ultimi due mesi. Negli ultimi mesi del 2014 c'è una raccolta di queste della stessa dimensione):
Ma questa è solo la punta dell'iceberg, visto che non solo le estrazioni col fracking stanno soffrendo. Dall'altro lato della frontiera, la situazione non è molto meglio per le estrazioni delle sabbie bituminose in Canada:
Il disastro che sta avvenendo nel settore delle sabbie bituminose del Canada dà, sicuramente, un'altra dimensione, economica ed interessata, al recente veto del presidente Obama alla costruzione dell'oleodotto Keystone XL.
E una conseguenza davvero preoccupante: non chiudono solo le estrazioni da fracking negli Stati Uniti, ma anche, e ad un ritmo più rapido, le trivellazioni verticali in quel paese (le quali sono tipiche dell'estrazione di petrolio convenzionale). Come vedrete nel grafico allegato, la caduta in questo caso è di circa il 50%, partendo inoltre da un punto da un numero che era molto più stabile nel tempo:
Nel frattempo, il Dipartimento dell'Energia statunitense, attraverso la EIA, riconosce nel suo rapporto di congiuntura che l'offerta ha superato la domanda già da più di un anno (anziché avere il tipico incrocio di curve stagionale) e non si prevede che le due variabili comincino ad equilibrarsi fino alla prossima estate:
di Antonio Turiel
Cari lettori,
potrebbe sembrare che non sta succedendo nulla di particolarmente rilevante sulla scena internazionale, tenendo conto della relativa stagnazione dell'evoluzione del prezzo del petrolio brent durante le ultime settimane. Dopo essere sceso dai 110 dollari al barile del giugno 2014 a meno di 50 dollari al barile nel gennaio del 2015, sembrava che la situazione si invertisse con una ripresa relativamente repentina di 10 dollari al barile a fine gennaio. Tuttavia, quasi un mese più tardi il prezzo del barile continua a rimanere da quelle parti.
In realtà è tutto il contrario: si sta verificando una rivoluzione che non viene percepita dalla maggior parte degli analisti economici, cioè, coloro che guardano solo l'evoluzione dei prezzi senza cercare di capire cosa ci sia dietro. E questa rivoluzione non è una rivoluzione energetica sullo stile di quella che è stato tanto sbandierato che stessero facendo gli Stati Uniti, ma proprio il crollo di questo gigante dai piedi d'argilla. Uno sguardo rapido alle statistiche della società di servizi dell'industria petrolifera Baker Hughes ci mostra il brutale crollo del numero di perforazioni orizzontali (caratteristiche, anche se non esclusive, del fracking) negli Stati Uniti, di più del 30% dal loro massimo dell'ottobre 2014:
E di conseguenza si avvicendano le notizie sulle estrazioni petrolifere e del gas, molte delle quali vincolate dal fracking, che stanno chiudendo per colpa dei propri debiti o licenziando in massa (metto i link delle sole notizie degli ultimi due mesi. Negli ultimi mesi del 2014 c'è una raccolta di queste della stessa dimensione):
- Fallimento della WBH Energy (Gennaio 2015; al link troverete altri fallimenti dello scorso anno).
- Fallimento della GasFrac Energy Services Inc. di Calgary (19 gennaio 2015).
- Baker Hughes licenzierà 7.000 lavoratori (20 gennaio 2015).
- Halliburton licenzierà almeno 5.000 lavoratori (10 febbraio 2015).
- Quicksilver Resources potrebbe fallire (18 febbraio 2015).
Ma questa è solo la punta dell'iceberg, visto che non solo le estrazioni col fracking stanno soffrendo. Dall'altro lato della frontiera, la situazione non è molto meglio per le estrazioni delle sabbie bituminose in Canada:
- Fallimento della Southern Pacific Resources (Gennaio 2015).
- Canadian Oil Sands Ltd. a rischio di fallimento (2 febbraio 2015).
- Fallimento della Sonde Resources Corp (2 febbraio 2015).
- Fallimento della Ivanhoe Energy (20 febbraio 2015).
Il disastro che sta avvenendo nel settore delle sabbie bituminose del Canada dà, sicuramente, un'altra dimensione, economica ed interessata, al recente veto del presidente Obama alla costruzione dell'oleodotto Keystone XL.
E una conseguenza davvero preoccupante: non chiudono solo le estrazioni da fracking negli Stati Uniti, ma anche, e ad un ritmo più rapido, le trivellazioni verticali in quel paese (le quali sono tipiche dell'estrazione di petrolio convenzionale). Come vedrete nel grafico allegato, la caduta in questo caso è di circa il 50%, partendo inoltre da un punto da un numero che era molto più stabile nel tempo:
Nel frattempo, il Dipartimento dell'Energia statunitense, attraverso la EIA, riconosce nel suo rapporto di congiuntura che l'offerta ha superato la domanda già da più di un anno (anziché avere il tipico incrocio di curve stagionale) e non si prevede che le due variabili comincino ad equilibrarsi fino alla prossima estate:
Finora, queste eccedenze di petrolio prodotto, oltre ad abbassare il prezzo, sono servite alle grandi potenze per approvvigionarsi di oro nero. Così, le riserve di petrolio degli Stati Uniti e della Cina sono colme, cosa che alcuni analisti male intenzionati usano per ingannare il profano dicendo – letteralmente – che “le riserve degli Stati Uniti sono ai massimi storici”, confondendo così il petrolio stoccato nei depositi (che serve solo per coprire pochi mesi di consumo) con le riserve geologiche di petrolio. Il grafico del Dipartimento dell'Energia statunitense ci mostra che prevedono che la domanda di petrolio cominci a recuperare verso l'estate. Se tale previsione non si verifica (perché si scatena una recessione su scala globale) e la domanda non sale, essendo oltretutto i depositi di petrolio pieni, la produzione globale di petrolio sarebbe a grave rischio, visto che i prezzi si deprimeranno ancora di più e si chiuderebbero ancora più pozzi e giacimenti, alcuni dei quali non sarebbero tanto facili da riattivare nel caso di una eventuale ripresa economica successiva.
Tutti questi indizi fanno prevedere che si avvicina un momento di rottura. O meglio il prezzo del petrolio comincia ad aumentare presto, per rilanciare finalmente la domanda (poco probabile) o perché la caduta della produzione finalmente si incontri con l'attuale livello di domanda, o meglio, una crisi finanziaria col fracking come epicentro è servita. Attendiamo gli eventi.
Saluti
AMT
è la 2 che si verificherà perche l'economia vera (il tessuto di aziende piccole e medie) si distrugge con le oscillazioni che si vengono a creare e di conseguenza si capisce
RispondiEliminaSi, ok, ma quando il prezzo risalirà, i pozzi ora chiusi riapriranno, anche se non proprio in un giorno. Giusto?
RispondiEliminaTi porto un esempio. Siamo nel periodo post Parmalat, processi fatti azienda commissariata. Tu, Arturo Tauro, investiresti in questa azienda? Ci vuole molto tempo e prezzi alti in maniera costante per ricostruire l'industria che oggi sta fallendo (gas di scisto) per riacquistare credibilità con gli investitori.
EliminaOk ho capito, ma quali sono i possibili scenari futuri?
RispondiEliminaCrollo della civiltà, estinzione di massa, inperinflazione, o cosa?
Nessuno lo sa con certezza. Una cosa certa è la parte commerciale/economica risente di queste sollecitazioni che scardinano le base delle PMI. Quando questo tessuto di distrugge, le fondamenta della società capitalistica vengono a cedere e di conseguenza crolla tutto il castello di carte su cui è basato questo enorme schema di Ponzi chiamato "capitalismo".
EliminaPerchè schema di Ponzi? Perche come ribadito anche da altri, non puoi pensare a una crescita infinita in un pianeta finito. E' un assurdo matematico.
Questa (in)civiltà E' GIA' condannata al collasso. E' una certezza. L'estinzione di massa sta già avvenendo, la sesta per la precisione, e ne è l'unico e solo responsabile l'alieno homo sapiens, che con la natura non c'entra più un emerito piffero da secoli.
EliminaIn attesa che nella suddetta sesta estinzione di massa ci rientri anche il responsabile. Comunque ci attende un forte dimagrimento demografico nei prossimi decenni; 8 miliardi di picco di esseri umani previsti entro il 2027 e dopo china ripida discendente.
Ce la vie...
Non guardarlo come un fatto alieno. Semplicemente l'uomo è un animale come gli altri e benche avente favella e abilità nel maneggiare e costruire strumenti non ha trovato quel raziocinio di cui tanto si vanta, nel trovare un equilibro.
EliminaVogliamo parlare degli animali? Il leone se puo mangia sempre anche fino ad estinguere la sua fonte di cibo. Non c'è saggezza in lui.
Successivamente la penuria di cibo andrà a ri-equilibrare i conti estinguendo gran parte del branco del leone.
E' una questione puramente matematico/statistica. Non c'è sentimento, amore, invidia. I due comportamenti simili quindi ci accomunano e di conseguenza non siamo alieni, siamo soltanto animali come gli altri, senza raziocinio. E' bene capire il perchè senza andare a scomodare complottismi, senza andare a gridare con rabbia della estraneità aliena dell'uomo rispetto al pianeta.
Siamo perfettamente in linea con i pensieri animali.
Stiamo danneggiando il pianeta. Ok. Ma il pianeta senza vita animale/vegetale recupererà (fra millenni). Quindi il problema non è "stiamo danneggiando il pianeta in maniera irrevocabile" ma "stiamo danneggiando il nostro habitat in maniera irrevocabile per il lasso di tempo cui ci possiamo permettere di resistere alla estinzione della razza umana"
Come hai detto tu ci sono state altre estinzioni di massa (con cause non antropogeniche), questa sarà un'altra. Non vedo il problema da questo punto di vista. Vedo il problema che continuando cosi l'uomo estinguera se stesso.
Io non vedo l'estinzione dell'uomo da parte di se stesso come un problema.
EliminaE' l'eliminazione d'una razza inutile e parassita, un'auto-difesa del nostro pianeta contro chi lo sta distruggendo.
ecco la geniale soluzione ai problemi energetici... RINNOVABILE...
RispondiEliminahttp://www.lonesto.it/?p=12919
Anonimo, non hai ancora visto la centrale energetica a Cuticole di semi di zucca tostati !.
RispondiEliminaSolo che bisogna che il mercato di questi semi dovrevbbe aumentare del...... centomila per cento?
Ma che importa, basta viaggiare con la fantasia.
Chissa perchè poi miliardi di persone, guarda un po', prendono l'aereo invece che aggrapparsi agli stormi di cicogne.
Marco Sclarandis