domenica 1 febbraio 2015

La maggior parte delle riserve di combustibili fossili mondiali deve rimanere sepolta per evitare il cambiamento climatico, dice uno studio

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Una nuova ricerca è la prima ad identificare quali riserve non devono essere bruciate per mantenere l'aumento della temperatura al di sotto dei 2°C, compreso oltre il 90% del carbone statunitense ed australiano e quasi tutte le sabbie bituminose del Canada 



 Trilioni di dollari di carbone, petrolio e gas conosciuti ed estraibili non possono essere sfruttati se si vuol mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto del limite di sicurezza dei +2°C, dice un nuovo rapporto. Foto: Les Stone/Les Stone/Corbis 

Di Damian Carrington

Grandi quantità di petrolio in Medio oriente, di carbone negli Stati Uniti, in Australia ed in Cina e molte altre riserve di combustibili fossili dovranno essere lasciati nel sottosuolo per evitare un cambiamento climatico pericoloso, secondo la prima analisi che identifica quali riserve esistenti non possono essere bruciate. Il nuovo lavoro rivela le implicazioni geopolitiche ed economiche profonde del contrasto al riscaldamento globale sia per i paesi che per le grandi società che dipendono dalla ricchezza di combustibili fossili. Il lavoro mostra che trilioni di dollari di carbone, petrolio e gas conosciuti ed estraibili, comprese gran parte delle sabbie bituminose del Canada, tutto il petrolio e il gas dell'Artico e gran parte del gas di scisto potenziale, non possono essere sfruttati se si vuol mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto del limite di sicurezza dei +2°C stabilito dalle nazioni del mondo. Attualmente, il mondo si sta dirigendo verso un catastrofico riscaldamento di 5°C e la scadenza per siglare un accordo climatico globale si presenta a dicembre in un critico summit a Parigi. “Ora abbiamo cifre tangibili delle quantità e del posizionamento dei combustibili fossili che dovrebbero rimanere inutilizzati per cercare di restare entro il limite dei 2°C”, ha detto Christophe McGlade, presso la University College London (UCL), e che ha condotto la nuova ricerca pubblicata dalla rivista Nature. Il lavoro, che usa dati dettagliati e modelli economici consolidati, ipotizza che politiche climatiche convenienti userebbero i combustibili fossili più economici all'inizio, coi combustibili più costosi esclusi da un mondo in cui le emissioni di carbonio fossero fortemente limitate. Per esempio, il modello prevede che una quantità significativa di petrolio convenzionale economico da produrre verrebbe bruciato ma che il limite di carbonio verrebbe raggiunto prima che i più costoso petrolio da sabbie bituminose possa essere usato. Si sapeva già che ci sono circa tre volte più combustibili fossili nelle riserve che potrebbero essere sfruttate oggi di quelle compatibili coi +2°C e oltre dieci volte più risorse di combustibili fossili che potrebbero essere sfruttate in futuro. Ma il nuovo studio è il primo a rivelare quali combustibili e da quali paesi dovrebbero essere abbandonati. Lo studio mostra anche che la tecnologia per catturare e seppellire le emissioni di carbonio, propagandate da alcuni come un modo per continuare un uso sostanzioso di combustibili fossili nelle centrali elettriche, sorprendentemente fanno poca differenza rispetto alla quantità di carbone, petrolio e gas ritenuti non bruciabili.



Le grandi società di combustibili fossili sono di fronte al rischio che parti significative delle loro riserve diventeranno inutili, con Anglo American, BHP Billiton e Exxaro che possiedono enormi riserve di carbone e Lukoil, Exxon Mobil, BP, Gazprom e Chevron che possiedono massicce riserve di petrolio e gas. Se le nazioni del mondo mantengono le loro promesse di combattere il cambiamento climatico, l'analisi scopre che le prospettive sono più oscure per il carbone, il più inquinante dei combustibili fossili. Globalmente, l'82% delle riserve odierne devono essere lasciate nel sottosuolo. Nelle grandi nazioni produttrici di petrolio come Stati Uniti, Australia e Russia, più del 90% delle riserve di carbone non verrebbero utilizzate per soddisfare le promesse per i 2°C. In Cina e India, entrambe forti consumatori di carbone in crescita, il 66% delle riserve sono non bruciabili. Mentre per il gas le prospettive sono migliori, comunque lo studio ha scoperto che il 50% delle riserve globali deve rimanere incombusto. Ma ci sono forti variazioni regionali, coi giganti produttori di gas in Medio oriente e Russia che devono lasciarne quantità enormi nel sottosuolo, mentre gli Stati Uniti e L'Europa possono sfruttare il 90% o più delle loro riserve per sostituire il carbone e fornire elettricità alle loro grandi città. Un po di fracking per il gas di scisto è coerente con l'obbiettivo dei 2°C, secondo lo studio, ma è dominato dall'industria presente negli Stati Uniti, con Cina, India, Africa e Medio oriente che devono lasciare l'80% del loro potenziale gas di scisto incombusto. Il petrolio ha la quota più bassa di combustibile non bruciabile, con un terzo che rimane inutilizzato. Tuttavia, il Medio Oriente deve comunque lasciare 260 miliardi di barili di petrolio nel sottosuolo, una quantità equivalente al totale delle riserve petrolifere dell'Arabia saudita. La conclusione dello studio sullo sfruttamento delle sabbie bituminose canadesi è secca, rivelando che la produzione si dovrebbe ridurre a livelli “trascurabili” dopo il 2020 se si deve soddisfare lo scenario dei 2°C. La ricerca scopre anche che non c'è nessuno scenario compatibile con il clima nel caso in cui si trivelli per il petrolio o per il gas nell'Artico.


La miniera della Syncrude Canada Ltd nello Stato di Alberta, Canada. Il rapporto dice che le sabbie bituminose canadesi devono ridursi a livelli “trascurabili” dopo il 2020 se si deve soddisfare lo scenario dei 2°C. Foto: Ben Nelms/Getty Images

La nuova analisi mette in discussione le somme gigantesche di investimenti privati e governativi che vengono buttati nell'esplorazione di nuove riserve di combustibili fossili, secondo il professor Paul Ekins della UCL, che ha condotto la ricerca con McGlade. “Nel 2013, le società di combustibili fossili hanno speso circa 670 miliardi di dollari nell'esplorazione di nuove risorse di petrolio e gas. Ci si potrebbe chiedere perché lo stiano facendo quando nel sottosuolo ce ne sono già più di quelli che possiamo permetterci di bruciare”, ha detto. “Gli investitori in quelle società potrebbero percepire che i soldi siano spesi meglio nello sviluppo di fonti energetiche a basso tenore di carbonio e restituiti agli investitori sotto forma di dividendi”, ha detto Ekins. “Una lezione di questo lavoro è inequivocabilmente ovvia: quando ci si trova in un buco, smettere di scavare”, ha detto Bill McKibben, cofondatore di 350.org che sta cercando di portare gli investitori a lasciare le loro azioni di combustibili fossili. “Questi numeri mostrano che i combustibili fossili 'estremi' o non convenzionali – la sabbie bituminose del Canada, per esempio – devono semplicemente rimanere sottoterra”. “Dati questi numeri, non ha letteralmente senso che l'industria vada alla ricerca di altri combustibili fossili”, ha detto McKibben. “Abbiamo gozzovigliato sull'orlo della nostra stessa distruzione. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora è di trovare qualche negozio di liquori in più da saccheggiare”.

Gli esperti finanziari, compresa la Banca d'Inghilterra e  Goldman Sachs, hanno iniziato a prendere seriamente il rischio che costosi progetti per combustibili fossili saranno resi inutili dall'azione climatica futura. James Leaton, direttore di ricerca della Carbon Tracker Initiative (CTI) ha detto: “Gli investitori stanno già utilizzando le curve dei costi delle CTI (Climate Technology Initiative) per iniziare ad identificare quanto in basso possano finire gli scenari delle domanda e del prezzo”. La ricerca evidenzia anche la contraddizione dei governi che perseguono la massimizzazione della loro estrazione di combustibili fossili nazionale, come nel Regno Unito, mentre allo stesso tempo promettono di limitare il riscaldamento a 2°C. Ekins ha detto che se i governi approvassero nove produzioni di combustibili fossili, bisognerebbe chiedere loro quali risorse non dovrebbero essere sfruttate altrove. “Se le risorse di gas di scisto del Regno Unito risultano essere economicamente sostenibili, e a patto che gli impatti ambientali locali possano essere resi accettabili, direi che li dovremmo usare”, ha detto. “Ma il problema è quali combustibili fossili dovrebbero a quel punto non essere usati da qualche altra parte, se ci terremo entro il bilancio del carbonio. Questa è una domanda che non ho mai sentito fare da un politico in questo paese”.

Se l'accordo globale per mantenere gran parte dei combustibili fossili nel sottosuolo viene firmato a dicembre, allora compensare i perdenti sarà cruciale, secondo Michael Jakob, un economista del cambiamento climatico all'istituto di Ricerca Mercator sui Beni Comuni Globali e il Cambiamento Climatico a Berlino. “Se si vuol davvero convincere i paesi in via di sviluppo a lasciare il proprio carbone nel sottosuolo, si deve offrire qualcos'altro e non penso che i sauditi lasceranno quel petrolio nel sottosuolo se non ottengono nulla in cambio”, ha detto, citando tecnologie verdi come il CCS (Carbon Capture & Storage), così come compensazioni finanziarie. Jakob ha detto che la sfida sarebbe enorme, ma fornirebbe dei benefici oltre a dei costi: “Ci sono somme enormi in gioco, non solo dal lato dei perdenti ma anche da quello dei vincitori. Alcuni beni perderanno valore, ma altri ne guadagneranno, come il solare e l'eolico e la terra per la produzione di biomassa”. NEL 2014, L'IPCC ha concluso che affrontare il riscaldamento globale dirottando centinaia di miliardi di dollari dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e il taglio degli sprechi energetici richiederebbe solo lo 0,06% dei tassi di crescita economica annuali del 1,3-3%.


8 commenti:

  1. e intanto il fracking ...

    http://www.repubblica.it/economia/2015/01/31/news/shale_gas_fallimenti-106191792/?ref=HREC1-22

    ... va da sè, nessuna sopresa per i lettori di effetto risorse eh

    L.

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    1. ed infatti il petrolio ha segnato un +8% in un giorno. Teniamo conto che girano per il mondo in titoli, denaro ecc + di 40 volte il PIL mondiale. Una potenza di fuoco finaziaria che non ha precedenti nella storia proprio grazie ai fossili. Il resto è noia, diceva Califano. Sono convinto che finchè le persone non moriranno come mosche, non verrà fatto nulla, proprio per colpa delle persone stesse, che obbediscono al lato oscuro del proprio subconscio, di cui tra l'altro sono ignoranti.

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    2. Mah, quessto articolo dire che sia schizofrenico e' poco. In un solo articolo si ammucchiano motivazioni le piu' eterogenee, dall'eccesso di offerta al complotto politico, all' "avanzare delle rinnovabili" alle frizioni ambienstaliste. Non si capisce come possano contribuire tutte allo scoppio della bolla, considerato che alcune motivazioni agiscono all'inverso di altre.

      Il problema e' che ciascuna spinta e' abivalente: per esempio, le rinnovabili sottraggono mercato alle fossili e creano un surplus di offerta, riducendo i prezzi del petrolio, eppure si potrebbe anche dire che fanno calare i costi ai consumatori, e quindi incrementare la domanda, generando quindi un incremento dei prezzi.

      Non puoi assommare una pletora di motivazioni eterogenee, prendendo di queste solo il lato che spiega a posteriori i fatti. BIsognerebbe invece studiare cosa succede nelle economie e capire che combinazione di effetti ha innescato il crollo, ma questo e' troppo complicato e faticoso per i compilatori/assemblatori di veline che sono ormai diventati i giornalisti. Si andassero un po' a studiare il blog Gail Tverberg, sarebbe gia' un buon inizio.

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  2. E chi lo dice ai sauditi, ai russi, agli americani, agli iraniani, ai norvegesi e via dicendo che devono lasciare dove sono i loro giacimenti di gas, petrolio e carbone? Me la vedo duretta da fare, credo sia impossibile da fare purtroppo.
    L'unica via possibile sarebbe quella di imporre tasse fortissine sugli idrocarburi, in modo da scoraggiarne l'uso e reinvestire gli introiti in energie alternative. Ma ve lo immaginate il nostro governo dei pifferai a gestire masse di denaro pubblico ancora maggiori?? Finirebbero nelle tasche di soliti! E poi come reagirebbe la gente se vedesse il gas metano a 5€ al m3 e benzina e gasolio a 10€ litro??

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  3. ..Per l'Europa socialdemocratica, particolarmente mediterranea, finchè c'è qualcosa di tagliare suggerirei di applicare un massimo di 1 : 5 fra reddito di cittadinanza e stipendio pubblico e di 1:3 fra il primo ed pensionato ex pubblico, intesi come valori apicali e non medi,( i contributi versati dai pubblici dipendenti sono una partita di giro),tenendo conto che il 99% del pubblico non si occupa di sostenibilità e che al momento ed investirei il risparmiato in sostenibilità; questo sempre finchè ci sono le risorse per istituire un reddito di cittadinanza da almeno 400-500 euro e non avremo fatto fallire o fuggire le imprese che esportano per troppe tasse; quindi diciamo 2-3 anni fa....

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  4. SE siamo SAGGI, lasciamo sottoterra i combustibili fossili così come vien detto nell'articolo di Damian Carrington.
    Se invece non lo siamo, condanniamo la nostra specie e quasi tutte le altre specie viventi (forse tutte) a morire entro pochi decenni.
    Cosa scegliamo, la saggezza o la stupidità ?
    (grandi responsabilità hanno quasi tutti i giornali e le televisioni che parlano di avvenimenti e temi di scarsa importanza a livello globale oppure addirittura raccontano bugie, e non presentano in modo veritiero lo stato di fatto ai lettori, riguardo ai 2 o 5 gradi di aumento previsto del riscaldamento globale, con tutte le implicazioni del caso).
    Molti popoli primitivi effettuano le loro scelte di vita tenendo conto degli effetti che avranno sulle prossime sette generazioni ( figli, nipoti, bisnipoti, trisnipoti, quadrisnipoti, quintisnipoti, pro-pro-pro-pronipoti ).
    E' il modo giusto di vivere.
    Noi non lo stiamo facendo.
    Siamo dalla parte del torto.
    Mi chiedo :
    “Siamo più saggi noi esseri civilizzati o lo sono i popoli primitivi ?”
    La risposta è ovvia. Sono più saggi i popoli primitivi.

    Gianni Tiziano

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  5. Mah! Per impedire che siano messe sul mercato le riserve di cui si parla nell'articolo, si dovrebbero determinare due condizioni, se ho seguito bene tutto il blog del Prof. Bardi. Una spontanea: la diseconomicità a estrarre risorse difficili, fastidiose e costose da estrarre. L'altra legata alle determinazioni umane: ovvero con la creazione di un governo globale capace di imporre certe scelte ai singoli stati (non so, una specie di "Fondazione" come la immaginava Asimov, un biochimico di origine russa, qualcosa che ancora non c'è, una "Fondazione Globale per la sopravvivenza del pianeta Terra", con poteri sovranazionali, globali, planetari, un'entità che potrebbe convocare Matteo e dirgli: guarda, non abbiamo dei pregiudizi sulla tua genialità, ma lascia stare le risorse sotto l'Adriatico, non possiamo rischiare di saltare tutti in aria perchè tu sei nel pieno di un trip populista").

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  6. I quattro barili di Matteo non sposterebbero un fico secco nemmeno nell'economia nazionale. Piuttosto vorrei far notare come a volte da grossi errori possano derivare anche effetti positivi. Ad esempio, la guerra ucraina è stato un errore drammatico per tutte parti coinvolte sia direttamente sul campo che indirettamente a livello economico e politico. Tuttavia per fermare lo sfruttamento dell'artico questa situazione sta facendo sicuramente molto di più delle raccomandazioni degli scienziati.

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