lunedì 24 novembre 2014

Il teatro del picco del petrolio

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

di Ugo Bardi




Nell'antichità classica, le rappresentazioni teatrali come la farsa“Atellana” erano basate su canovacci standardizzati e personaggi tipo, identificati dalle maschere che indossavano in scena. Non erano diverse dalle nostre attuali telenovelas e sono un buon esempio della nostra tendenza ad interpretare il mondo in termini narrativi. 


Sono un po' in ritardo per la prossima presentazione della conferenza sul picco del petrolio (*). Per fortuna, sembra che non mi sia perso molto: il relatore deve aver cominciato solo pochi minuti prima che arrivassi e mi sono perso soltanto l'introduzione del presidente. Quindi mi rilasso nella mia sedia, mentre il relatore va avanti con la sua presentazione.

La prima cosa che noto è il modo in cui è vestito; non proprio il modo standard per queste conferenze. Gran parte dei relatori, finora, sono stati fisici, che hanno un modo di vestire tipico: sembrano fisici anche se indossano una cravatta, e di solito non lo fanno. Questo relatore, invece, non solo indossa una cravatta, ma indossa anche una giacca a doppio petto (o così mi pare – anche se non è un doppio petto, lo indossa come se lo fosse). E non è semplicemente il modo in cui veste, è tutta la sua postura e lo stile. Tutti gli altri a questa conferenza sul picco del petrolio hanno parlato da in piedi, mostrando immagini e parlando senza appunti. Invece, lui è seduto, non mostra immagini e legge da un taccuino che ha piazzato sul tavolo. Se è diverso dagli altri nel modo in cui appare, anche il suo discorso è completamente diverso dagli altri di questa conferenza. I fisici tendono a mostrare dati e numeri, grafici e tabelle, al punto di risultare noiosi. Lui no. Non mostra dati, o grafici, o tabelle. Non li menziona nemmeno i dati. Racconta una storia.

Ci porta in una specie di tour dei produttori di petrolio. Ogni paese viene è descritto come se fosse un personaggio sulla scena del teatro del mondo: gli americani, un po' duri, ma che fanno cose giuste e di successo nel raggiungimento dell'indipendenza energetica per mezzo delle loro tecnologie avanzate; i sauditi, in qualche modo ambigui, ma potenti in virtù delle loro risorse: i russi, aggressivi nel loro tentativo di ricostruire il loro vecchio impero. E gli europei, ben intenzionati ma irrimediabilmente ingenui con la loro insistenza sulle energie rinnovabili. La storia va avanti mentre ogni personaggio in scena interagisce con gli altri. Riusciranno gli europei a sbarazzarsi della loro dipendenza dal gas russo? Saranno in grado gli americani di superare i sauditi come i leader mondiali della produzione di petrolio? Cosa faranno i sauditi per conservare la loro leadership?

Di tanto in tanto, i dati riescono ad apparire nella narrazione, ma quando lo fanno, sono sbagliati. Per esempio, il relatore ci racconta che estrarre un barile di petrolio in Arabia Saudita costa 2-3 dollari al barile (sicuro...., forse 30 anni fa). E ci racconta che i sauditi devono solo aprire i rubinetti dei loro pozzi per aumentare la produzione di 2, 3 o persino di 5 milioni di barili al giorno (sì, certamente...) Ed alcuni concetti chiave non vengono mai menzionati. Nessuna traccia del picco del petrolio, nessun accenno al problema dell'esaurimento; il cambiamento climatico sembra riguardare un'altra conferenza, da tenersi su un altro pianeta.

Il discorso si chiude con il pubblico chiaramente perplesso. Poi comincia la sessione delle domande e risposte e qualcuno chiede al relatore cosa pensi del picco del petrolio. Lui risponde per prima cosa dicendo che non è un geologo, ma un economista, confermando in questo modo (se mai ce ne fosse stato bisogno) che un uomo non capirà mai un concetto se il suo stipendio dipende dal non capirlo. Poi aggiunge che “si afferma da trent'anni che il picco del petrolio sta arrivando” e, se questo non fosse banale a sufficienza, menziona anche la vecchia battuta di Zaki Yamani, “l'età della pietra non è finita perché sono finite le pietre”. Ciò è sufficiente per fermare ulteriori domande significative. La cosa finisce presto e lui si alza e lascia la sala mentre la conferenza continua con un altro relatore.

Non c'è nessuna esperienza così negativa dalla quale non si possa almeno imparare qualcosa. Cosa possiamo allora imparare da questa? Da un lato, il relatore in giacca a doppio petto aveva un'esperienza simmetrica ed opposta alle esperienze che io stesso ho avuto. A volte, quando ho cercato di presentare il concetto del picco del petrolio ad un pubblico che indossava doppiopetti, ho avuto la netta sensazione che mi stessero guardando come se fossi un alieno di Betelgeuse-III, appena atterrato nel parcheggio col mio disco volante. Se si dice “scontro di assoluti”, ci si potrebbe tranquillamente riferire a questo tipo di esperienze. Ma c'è qualcosa di terribilmente sbagliato, qui: leggiamo tutti i giornali, abbiamo tutti accesso agli stessi dati su Internet. Quindi come può essere che si possa arrivare a interpretazioni e conclusioni così diverse?

Ho rimuginato queste considerazioni fra me e me ed alla fine mi è venuto in mente: non è una questione di dati, è una questione di come le persone li elaborano! E la maggior parte delle persone che indossano doppiopetti pensano proprio come pensa la maggioranza delle persone: pensano in termini narrativi, non in termini quantitativi.

Pensate alle nostre origini remote: i cacciatori-raccoglitori preistorici. Di che tipo di abilità avevano bisogno i nostri antenati per sopravvivere? Be', una era la capacità di costruire attrezzi, dalle asce di pietra agli ami da pesca. Ma, molto più importante di questo erano le capacità sociali necessarie per l'arrampicata della gerarchia tribale, per diventare capi e sciamani. Ciò non è cambiato molto con l'arrivo della struttura sociale che chiamiamo “civiltà”. Negli annali della civiltà sumera, abbiamo memoria dei nomi di re che risalgono a migliaia di anni fa, ma nessun accenno al nome della persona che ha inventato la ruota durante quel periodo. Anche oggi, gli ingegneri sono governati dai politici, non il contrario.

Quindi il modo comune di interpretare il mondo è in termini narrativi, assegnando ruoli alle persone come se fossero attori che interpretano il loro ruolo in scena. E' il teatro della vita, non diverso dal teatro di scena, non diverso dalle varie forme di narrazione che ci circondano: racconti, film, telenovelas e cose simili. E' tipico della maggior parte delle persone ed è particolarmente forte nei politici, dove i vari attori vengono classificati nei termini di una visione narrativa del loro ruolo. Per esempio, Saddam Hussein è stato uno dei personaggi che dovevano interpretare il ruolo del cattivo. Una volta lanciato in quel ruolo, non c'era bisogno di prove del fatto che stesse accumulando armi di distruzione di massa per dar inizio ad una guerra. Lui era il male e questo era abbastanza. E non c'è stata indignazione quando è stato scoperto che le armi di distruzione di massa non esistevano. Ciò non ha cambiato il ruolo di cattivo di Saddam Hussein nella narrazione.

Gli scienziati, tuttavia, tendono a pensare in un modo diverso, specialmente coloro che studiano i campi conosciuti come “scienze fisiche”. Tuttavia, il loro modo di ragionare è difficile da capire per gran parte delle persone. Pensate solo all'affermazione comune usata per negare il ruolo umano nel cambiamento climatico, “gli scienziati erano preoccupati del raffreddamento globale nel 1970”. Indipendentemente dal fatto che sia vero o no (lo è solo marginalmente), ciò illustra l'abisso di differenza fra il modo comune di interpretare la realtà e quello scientifico. Gli scienziati credono di poter cambiare idea se i nuovi dati contraddicono le vecchie interpretazioni. Ma questo non è quello che fanno gli eroi nei racconti e nei film in cui, tipicamente, un personaggio comincia con una certa idea, combatte per quella per tutta la storia contro tutte le prove contrarie ed alla fine trionfa.

Quindi, nessuno presterebbe lontanamente attenzione a ciò che dicono gli scienziati, se se non per il fatto che occasionalmente inventano giocattoli che la gente sembra apprezzare molto, dagli smartphone alle testate nucleari. Ma quando si discostano dal loro ruolo di costruttori di giocattoli, le loro opinioni perdono di importanza nel dibattito. Anche se si tenta di argomentare che una vasta maggioranza di scienziati (forse il 97%) è d'accordo sul fatto che il cambiamento climatico generato dagli esseri umani è una realtà, non si ottiene niente. Anche una vasta maggioranza fra gli scienziati è una tale minuscola minoranza della popolazione generale che per la maggior parte della gente non vale la pena farci caso (compresi politici e decisori).

Alla fine, raccontare storie di solito ha più successo che argomentare usando i dati e i modelli. Infatti, dopo la conferenza, mi è stato detto che l'economista in doppiopetto è una persona molto influente e che i decisori ad alto livello del governo chiedono spesso a lui consigli in materia energetica. Evidentemente, è bravo a raccontar loro una bella storia.

Non tutte le belle storie hanno un bel finale, ma le belle storie possono sempre insegnarci qualcosa. Quindi, cosa possiamo imparare da questa? Una cosa è che abbiamo sbagliato tutto con l'idea di usare i dati per convincere le persone della realtà di cose come il picco del petrolio e il cambiamento climatico antropogenico. Sì, è possibile spostare leggermente le credenze delle persone nella giusta direzione se troviamo i modo di esporli per qualche tempo ai dati ed alla loro interpretazione. Ma il tipo di impegno che possiamo ottenere in questo modo è debole ed inefficace. Viene facilmente distrutto anche dai più brutali e primitivi metodi di propaganda: assegnare agli scienziati la parte dei cattivi della storia fa miracoli: come gli stessi specialisti in propaganda confessano, “fare i cattivi paga”. E una volta che una narrazione si è fatta strada nella mente delle persone è estremamente difficile – in pratica impossibile – snidarla da lì. Avete notato come, in gran parte delle trame, i cattivi rimangono cattivi sempre? E' come se fossero i personaggi di una vecchia farsa  Atellana, che indossano la maschera appropriata al cattivo (o gli scienziati che indossano i loro nomignoli di fanatici tecnologici – geeks - o di teste d'uovo).

Un'altra cosa che possiamo imparare da questa storia è che siamo tutti umani e che nessuno di noi pensa come le macchine o come i robot. Gli scienziati possono essere formati a ragionare in termini di dati, ma anche per loro è difficile farlo sempre. Ragionare in termini narrativi ha accompagnato i nostri antenati per centinaia di migliaia di anni. Se questa cosa è ancora fra noi è perché ci ha reso un buon servizio per questo lungo periodo di tempo. Ciò che conta non è che il mondo possa essere visto come una storia che si dipana, ma quale storia si sta dipanando. Ed esite una storia diversa del mondo da raccontare, una storia infinitamente superiore all'attuale trama brutale che ci racconta che tutti i problemi che abbiamo sono legati al cattivo del giorno e che quando lo avremo bombardato e fatto a pezzi tutto andrà di nuovo bene. Questa è la trama dei racconti di serie B: ha poco a che fare con la letteratura, il tipo di letteratura che cambia le persone in meglio, che cambia il mondo in meglio. Una storia migliore del mondo dice che il mondo non è nostro nemico. Il mondo è, piuttosto, il nostro compagno (**): può fornirci beni generosi ma, come un compagno umano e com'è la materia di così tante storie, quello che facciamo al nostro compagno ci torna indietro. Se danneggiamo il mondo che ci circonda (o la “Natura” o “l'Ecosistema”, o in qualunque modo lo vogliate chiamare) ne saremo a nostra volta danneggiati. E ciò sta già accadendo. Questa è la storia che stiamo vivendo: possiamo essere i buoni o i cattivi, dipende da noi.



(*) Questo post è un resoconto fedele di una presentazione a un recente convegno sul picco del petrolio. Non faccio nomi, date, o luoghi; ma quelli che erano con me in quell'occasione riconosceranno senza problemi il relatore di cui parlo
 
(**) Il concetto di Natura come compagna della specie umana può essere trovato, per esempio, nel libro “Economia sacra” di Charles Eisenstein.

14 commenti:

  1. "Non sono mica un geologo"
    Questa frase è diventata celebre!

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  2. "leggiamo tutti i giornali" (appunto...), "abbiamo tutti accesso agli stessi dati su Internet" (in teoria sì...). "Quindi come può essere che si possa arrivare a interpretazioni e conclusioni così diverse?" (si chiama idelogia, caro...)

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  3. Non vorrei fare le pulci, ma la prima frase è stata tradotta dall'originale in inglese in modo fantasioso.
    testo originale: I am a little late for the talk at the peak oil conference
    traduzione: Sono un po' in ritardo per la prossima presentazione della conferenza sul picco del petrolio
    Giudicate voi.
    Visto l'inizio, sono passato senza indugi a leggere il resto in lingua inglese.

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    1. C'è un "prossimo" in più, ma la traduzione è corretta.

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    2. Faccio del mio meglio, ma ci tengo a precisare che traduco senza revisionare mai il testo. L'unica revisione la faccio in via di composizione sul blog e si limita alla correzione automatica delle parole, ma non degli errori che posso fare, per distrazione, stanchezza, fretta o incompetenza. In questo caso è evidentemente un errore di distrazione, in quanto è perfettamente evidente che la parola 'prossima' non ci fosse (se non nella mia testa).

      Chi conosce l'inglese, fa benissimo a leggersi gli articoli originali, anche perché ogni traduzione, anche la più professionale, può portare con sè delle piccole 'aberrazioni' che ne possono anche cambiare il senso. Le mie non sono professionali, questo è sicuro, ma sono anche gratuite. E fatte da un disoccupato. Quindi, direi, che dopo 4 anni di testi gratis, sparare pubblicamente sulla croce rossa si quantomeno indelicato.

      Se è questa la riconoscenza per il lavoro che svolgo, una segnalazione al pubblico ludibrio, visto che è già da tempo che medito di mollare tutto, credo che la decisione sia ormai questione di tempo. Avanti un altro.

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    3. Max, non hai nulla di cui scusarti. La traduzione è perfettamente corretta e la parola "Prossimo" aggiunge chiarezza alla frase. Non mollare, qualunque cosa uno faccia, ci sarà sempre qualcuno che si lamenta.

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    4. Incidentalmente, mi sembra che la parola "next" ci fosse in una versione precedente del post in inglese e che poi l'ho tolta. Quindi non te la sei nemmeno inventata: c'era!

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    5. Massimiliano, solo desidero ringraziarti per le traduzioni che ci doni gratuitamente.
      Io sono negato per le lingue, e se il pezzo non è tradotto, lo capisco poco, pur usando google traduttore.
      Tramite gli scritti di questo blog riesco a capire meglio il mondo e il mio ruolo dentro di esso.
      Ancora grazie, grazie, grazie e grazie Massimiliano !
      Vorrei aggiungere che le sottotitolazioni in lingua italiana che fornisci in you tube, su filmati interessantissimi (e importanti) sono per me fonte di preziosa informazione.
      Ancora quattro volte grazie, Massimiliano !

      Gianni Tiziano

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  4. Io l'ho raccontata la storia dell'umanità con poche parole e molte immagini qui:
    http://energiaricerca.azurewebsites.net/sez_energia/interventi/home.aspx
    penso che piacerà... ai catastrofisti!

    Se invece volete fare colpo sul grande pubblico basta dire che:
    - SARCASMO ON -
    gli arabi sono pieni di petrolio, ma ne producono poco apposta per far alzare il prezzo.
    Sono brutti e cattivi, vogliono conquistare il mondo!
    Dobbiamo cercare una nuova fonte energetica per evitare di diventare loro schiavi!
    Ho sentito che voglio portare il prezzo del petrolio a 300 $ al barile e la benzina a 5 euro al litro!
    - SARCASMO OFF -

    Alle persone interessa solo il loro portafogli e nient'altro.
    Ecosistemi in declino, guerre per il petrolio, cambiamenti climatici... sono poco importanti.
    Agire ci fa risparmiare soldi... adesso?
    No?!
    allora rinviamo!
    Che agiscano quelli brutti e cattivi!

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    1. Alessandro, in poche parole e poche foto hai raccontato la storia della crisi energetica ed ambientale.
      Non è tutta la storia, ma è una parte di storia che dovrebbe essere insegnata nelle scuole.
      Sarebbe sufficiente una sola ora per l'esposizione della storia.
      Poi altre ore eventuali (che ritengo ultra-super-iper utilissime) per l'approfondimento.
      I miei complimenti sinceri.

      Ciao e buona giornata.
      Gianni Tiziano

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    2. Grazie Gianni,
      vorrei fare di più e meglio, ma occuparsi di questi problemi non paga economicamente e quindi si fa quel che si può.

      Cerco costantemente di aggiungere materiale utile al sito dedicato:
      www.energiaricerca.eu

      Avrei anche tante altre cose da inserire, magari curandole meglio nell'esposizione e nella grafica. Fare dei nuovi video (hai visto che ci sono 4 video per un totale di 6 ore che trattano la crisi economica ed energetica?).

      Questo sabato 29 Novembre ci sarà una riunione a Milano, in cui distribuiranno una mia relazione sui problemi mondiali e Italiani (energetici, ambientali, economici, geopolitici, lavoro, trattati transatlantici...).
      Sfortunatamente non potrò essere li di presenza solo per motivi economici, ma spero, se richiesto, di poter fare una video chiamata tramite Skype, in quanto a me i monologhi non mi piacciono. I monologhi servono alle persone che hanno paura del confronto; io sono per il dialogo che alla fine arricchisce tutti (se fatto in modo costruttivo).

      Grazie ancora per i complimenti, sono come la benzina che ci aiuta ad andare avanti.

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  5. il signore in doppio petto di sicuro avrà pensato: "Ma come sono patetici questi qui del picco, credono coi loro ridicoli grafici e la loro limitatezza termodinamica di fermare il progresso economico e la finanza. Che sciocchi a non capire lo strapotere del denaro. Dicono che il petrolio a 80 $, causerà la sua mancanza, per il fallimento dellle compagnie petrolifere. Ma quando mai!! Basta fare QE e tutto risolto. Mi sembrano come quei preti che parlano di povertà e umiltà e poi sbavano dietro ai soldi e al potere. O sono degli illusi (più probabile) o degli ipocriti (meno, ma non si sa mai). Speriamo di non aver buttato via il mio tempo, che questi qui capiscono il giosto. Ma guarda pure come sono vestiti male. Eh si, avrebbero proprio bisogno di andare dal mio sarto, poveracci."
    E penserà questo finchè ci sarà la benzina nei distributori.

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  6. “Pensate alle nostre origini remote: i cacciatori-raccoglitori preistorici. Di che tipo di abilità avevano bisogno i nostri antenati per sopravvivere? Be', una era la capacità di costruire attrezzi, dalle asce di pietra agli ami da pesca. Ma, molto più importante di questo erano le capacità sociali necessarie per l'arrampicata della gerarchia tribale, per diventare capi e sciamani. Ciò non è cambiato molto con l'arrivo della struttura sociale che chiamiamo “civiltà”. Negli annali della civiltà sumera, abbiamo memoria dei nomi di re che risalgono a migliaia di anni fa, ma nessun accenno al nome della persona che ha inventato la ruota durante quel periodo. Anche oggi, gli ingegneri sono governati dai politici, non il contrario. “
    .----
    Con l'impegno di leggere con attenzione l'intero articolo, e intuendo chi è il relatore di cui parla Ugo Bardi,
    mi rendo conto di essere toccato sul vivo quando si accenna ai cacciatori raccoglitori preistorici.
    Per l'amore che ho verso di loro, mi sento di dover puntualizzare questo :
    che CHI SOLO PENSAVA DI “arrampicare” la gerarchia tribale veniva disprezzato e messo in ridicolo dai componenti di quella comunità.
    Non c'erano capi come noi lo intendiamo, in senso gerarchico.
    Solo persone che erano punto di riferimento per la comunità, in virtù della loro saggezza, generosità e bontà.
    .----
    Questo lo si evince dalla osservazione degli ultimi gruppi di cacciatori-raccoglitori ancora quasi incontaminati presenti sul pianeta Terra, e dalla quasi totalità dei vari studi antropologici di cui sono stati oggetto dagli anni 50 (e testimonianze fin dal 1.500 d.C.) fino ad adesso.
    .----
    Questa è solo una puntualizzazione, non certo una critica sistemica al buon lavoro di Ugo Bardi, che ritengo un “amico”.

    Gianni Tiziano

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  7. "La Storia" :
    quella che viene raccontata nelle scuole è ben diversa dalla Vera Storia.
    E' una narrazione parziale e di parte.
    .----
    Si dovrebbe insegnare la Storia "come Dio comanda", bene, con Verità.
    Si dovrebbe insegnare la storia a tutto tondo.
    .----
    Personalmente io mi sono convinto che è vera la Storia del Picco del Petrolio, dell'Esaurimento delle Risorse, dell'impatto degli esseri umani sull'Ecosistema, sui Cambiamenti Climatici, attraverso tabelle di dati, filmati, fotografie, saggi.
    .----
    Non saprei come si può raccontare il Picco del Petrolio, i Cambiamenti Climatici, in forma narrativa.
    Ma non penso sia cosa ardua.
    Potrebbe farlo il buon Jacopo Simonetta, molto dotato in questo campo.
    O Ugo Bardi.
    Io purtroppo no, non ce la farei, ho la mente non adatta.
    O forse ce la farei con un impegno di anni.
    .----
    Ho appena acquistato un libro che mi aspetto sia meraviglioso.
    Nella premessa scrive l'autore :
    "Quanto narrato in questo libro non è solo storia. Perchè di storie ce ne sono tante e di romanzi che raccontano, infiniti. Quello che viene descritto in questo libro non è solo una biografia. Perchè di biografie ce ne sono tante e molte raccontano di sconosciuti. Quello che viene denunciato in questo libro non è solo un genocidio, perchè di genocidi ce ne sono tanti e molti non vengono riconosciuti.
    In questo libro si racconta la storia dell'umanità dalla nascita alla morte, passando per gli estremi di quella che chiamiamo civiltà. ….”
    E l'autore racconta due storie parallele di 2 bambini, uno nato e residente in una foresta equatoriale africana, l'altro in una metropoli italiana.
    Per mostrare “Il paradosso della Civiltà” (Roberto Cazzolla Gatti, 2013, biologo ambientale ed evolutivo, Dottorato di ricerca in Ecologia Forestale)
    .----
    Altro libro (scritto da un critico culturale), divulgativo di antropologia ed ecologia sociale, in forma narrativa, è il meraviglioso “Ishmael”, del 1991, del geniale Daniel Quinn (impiegò otto anni a scriverlo, lo riscrisse quattro volte prima di ritenerlo esaustivo).

    Gianni Tiziano

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