Da “Climate Progress”. Traduzione di MR
Il prossimo grande rapporto dei maggiori scienziati del clima sarà sugli impatti, atteso per la fine di marzo e non sarà gradevole. Quando AP ha riassunto la bozza del rapporto su “Impatti, adattamento e vulnerabilità” del IPCC, “fame, povertà, alluvioni, ondate di calore, siccità, guerra e malattie è probabile che peggiorino mentre il mondo si scalda a causa del cambiamento climatico antropogenico”. Chris Field di Stanford, che co-presiede il lavoro che sta redigendo il rapporto, ha detto lunedì ai giornalisti che “gli impatti del cambiamento climatico già avvenuti sono molto evidenti, sono diffusi, hanno conseguenze”. Un punto chiave posto da Field è che non siamo preparati per il tipo di meteo estremo peggiorato dal riscaldamento – come alluvioni e siccità – che stiamo già sperimentando: “Penso che se si guarda nel mondo ai danni subiti a causa di una vasta gamma di eventi, è molto chiaro che non siamo preparati per il tipo di eventi cui stiamo già assistendo”. A novembre, Climate Progress ha riferito, su una prima bozza trapelata del rapporto, che in un passaggio dice: “Durante il 21° secolo, gli impatti del cambiamento climatico rallenteranno la crescita economica e la riduzione della povertà, eroderanno ulteriormente la sicurezza alimentare innescando nuove trappole di povertà, la seconda in particolare nelle aree urbane e nelle punti caldi emergenti della fame”. Il rapporto avverte che il cambiamento climatico pone una estrema minaccia alla sicurezza alimentare e a quella dell'acqua per miliardi di persone da metà secolo. Ho chiesto all'eminente climatologo dottor Michael Mann un suo commento. Il direttore del Centro per la Scienza del Sistema Terrestre dell'Università di Stato della Pennsylvania ha detto:
I più recenti rapporti sugli impatti del cambiamento climatico del IPCC rafforzano ciò che già sapevamo: Che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto dannoso su di noi e sul nostro ambiente, sia che parliamo di cibo, acqua, terra, sicurezza nazionale o salute dell'ecosistema dal quale dipendiamo in modo cruciale. Il rapporto chiarisce anche che quello che abbiamo visto è solo la punta di un vero e proprio iceberg. Se continuiamo con le emissioni da combustibili fossili come se nulla fosse nei prossimi decenni, come mostra il rapporto, il riscaldamento risultante e il cambiamento del clima infliggerà impatti di gran lunga più pericolosi e potenzialmente irreversibili su di noi e sul pianeta.
La buona notizia è che un mondo in cui gli esseri umani tagliano drasticamente l'inquinamento da carbonio il prima possibile ha impatti sostanzialmente inferiori di uno in cui le emissioni rimangono alte. Field ha notato che, “C'è una differenza davvero molto grande fra quei due mondi”. Potete vederlo nella figura in alto, che proviene dal rapporto di settembre del IPCC “La Scienza Fisica di Base”. La finestra per raggiungere lo scenario RCP2.6 — cioè una concentrazione atmosferica di biossido di carbonio di 421 ppm – si sta chiudendo rapidamente ma non è ancora chiusa del tutto. Ha una riscaldamento generale modesto rispetto al devastante scenario RCP 8.5, di circa 936 ppm di CO2, che è dove siamo diretti nel nostro attuale percorso del fare poco. Mann aggiunge che il meteo estremo peggiorato dal riscaldamento è qui adesso e è molto costoso:
Non c'è dubbio, quando guardiamo all'aumento del pedaggio che il cambiamento climatico si sta prendendo sotto forma di super tempeste più devastanti, siccità più prolungate e più gravi, eventi alluvionali più estremi, agricoltura e allevamento decimati e massicci incendi, che stiamo già percependo gli impatti avversi del cambiamento climatico. Gli economisti hanno stimato che i danni collegati al clima ci stanno già costando più di un trilione di dollari in tutto il mondo in PIL globale. Quei costi aumenteranno soltanto se non facciamo nulla per questo problema.
Per approfondire sulla stima del trilione di dollari, vedi qui. La IEA ha informato non più tardi del 2009 che “Il mondo dovrà spendere 500 miliardi di dollari per tagliare le emissioni di carbonio per ogni anno di ritardo nell'attuare un grande assalto al riscaldamento globale”.
Il momento di agire è ora.
La scelta dell'umanità (via IPCC, 2013): l'azione climatica aggressiva (immagine a sinistra) minimizza il riscaldamento futuro. La continua inazione (immagine a destra) porta a livelli di riscaldamento catastrofici, con +7°C su gran parte degli Stati Uniti.
Il prossimo grande rapporto dei maggiori scienziati del clima sarà sugli impatti, atteso per la fine di marzo e non sarà gradevole. Quando AP ha riassunto la bozza del rapporto su “Impatti, adattamento e vulnerabilità” del IPCC, “fame, povertà, alluvioni, ondate di calore, siccità, guerra e malattie è probabile che peggiorino mentre il mondo si scalda a causa del cambiamento climatico antropogenico”. Chris Field di Stanford, che co-presiede il lavoro che sta redigendo il rapporto, ha detto lunedì ai giornalisti che “gli impatti del cambiamento climatico già avvenuti sono molto evidenti, sono diffusi, hanno conseguenze”. Un punto chiave posto da Field è che non siamo preparati per il tipo di meteo estremo peggiorato dal riscaldamento – come alluvioni e siccità – che stiamo già sperimentando: “Penso che se si guarda nel mondo ai danni subiti a causa di una vasta gamma di eventi, è molto chiaro che non siamo preparati per il tipo di eventi cui stiamo già assistendo”. A novembre, Climate Progress ha riferito, su una prima bozza trapelata del rapporto, che in un passaggio dice: “Durante il 21° secolo, gli impatti del cambiamento climatico rallenteranno la crescita economica e la riduzione della povertà, eroderanno ulteriormente la sicurezza alimentare innescando nuove trappole di povertà, la seconda in particolare nelle aree urbane e nelle punti caldi emergenti della fame”. Il rapporto avverte che il cambiamento climatico pone una estrema minaccia alla sicurezza alimentare e a quella dell'acqua per miliardi di persone da metà secolo. Ho chiesto all'eminente climatologo dottor Michael Mann un suo commento. Il direttore del Centro per la Scienza del Sistema Terrestre dell'Università di Stato della Pennsylvania ha detto:
I più recenti rapporti sugli impatti del cambiamento climatico del IPCC rafforzano ciò che già sapevamo: Che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto dannoso su di noi e sul nostro ambiente, sia che parliamo di cibo, acqua, terra, sicurezza nazionale o salute dell'ecosistema dal quale dipendiamo in modo cruciale. Il rapporto chiarisce anche che quello che abbiamo visto è solo la punta di un vero e proprio iceberg. Se continuiamo con le emissioni da combustibili fossili come se nulla fosse nei prossimi decenni, come mostra il rapporto, il riscaldamento risultante e il cambiamento del clima infliggerà impatti di gran lunga più pericolosi e potenzialmente irreversibili su di noi e sul pianeta.
La buona notizia è che un mondo in cui gli esseri umani tagliano drasticamente l'inquinamento da carbonio il prima possibile ha impatti sostanzialmente inferiori di uno in cui le emissioni rimangono alte. Field ha notato che, “C'è una differenza davvero molto grande fra quei due mondi”. Potete vederlo nella figura in alto, che proviene dal rapporto di settembre del IPCC “La Scienza Fisica di Base”. La finestra per raggiungere lo scenario RCP2.6 — cioè una concentrazione atmosferica di biossido di carbonio di 421 ppm – si sta chiudendo rapidamente ma non è ancora chiusa del tutto. Ha una riscaldamento generale modesto rispetto al devastante scenario RCP 8.5, di circa 936 ppm di CO2, che è dove siamo diretti nel nostro attuale percorso del fare poco. Mann aggiunge che il meteo estremo peggiorato dal riscaldamento è qui adesso e è molto costoso:
Non c'è dubbio, quando guardiamo all'aumento del pedaggio che il cambiamento climatico si sta prendendo sotto forma di super tempeste più devastanti, siccità più prolungate e più gravi, eventi alluvionali più estremi, agricoltura e allevamento decimati e massicci incendi, che stiamo già percependo gli impatti avversi del cambiamento climatico. Gli economisti hanno stimato che i danni collegati al clima ci stanno già costando più di un trilione di dollari in tutto il mondo in PIL globale. Quei costi aumenteranno soltanto se non facciamo nulla per questo problema.
Per approfondire sulla stima del trilione di dollari, vedi qui. La IEA ha informato non più tardi del 2009 che “Il mondo dovrà spendere 500 miliardi di dollari per tagliare le emissioni di carbonio per ogni anno di ritardo nell'attuare un grande assalto al riscaldamento globale”.
Il momento di agire è ora.
...Non ho le competenze per decidere quale scenario abbia più probabilità di non rimanere tale, ma anche il meno catastrofico urla di alzarsi ed abbattere ogni forma di complessità delle nostre società , visto che non sembrano essere radicalmente riformabili nello spazio di un lustro o due che è quanto servirebbe...Il male estremo sono dunque da un lato l'agricoltura alle basse latitudini e quindi densità demografiche poco più che simboliche nelle zone dai suoli fragili, e dall'altro lato i servizi pubblici alla persona alle latitudini più elevate...
RispondiEliminaSI,
RispondiEliminail momento di agire è ora.
Cosa aspettiamo ?
Perchè siamo così immobilisti ?
Tento una spiegazione mia :
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.- siamo organizzati in “stati”.
.- negli stati le decisioni vengono prese dagli organi direttivi.
.- questi organi direttivi sono “eletti” dagli elettori, i cittadini, i quali “delegano” il potere di decidere a questi organi direttivi.
.- altre volte sono “imposti” da forze militari.
.- gli organi direttivi sono composti quasi esclusivamente di persone che pensano alla poltrona, al loro tornaconto, sono corrompibili e molte volte corrotte.
.- la “società moderna” è basata sulla “globalizzazione”.
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SIAMO IN PIENA GLOBALIZZAZIONE.
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Decidono le “multinazionali”.
Le multinazionali pensano solo a fare “profitti”, non hanno a cuore il benessere del pianeta e dei suoi abitanti.
Siamo nelle mani delle multinazionali, che sono “ALIENI”.
Alieni significa “estranei”.
Nel nostro caso, sono estranei alla “logica della vita”.
Perchè loro, le multinazionali, dedicano il loro enorme potere alla “logica del profitto”.
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Date queste premesse, il pensiero dei poteri forti (“Economia Moderna” e “Politica”) è il seguente :
“La vita non è una cosa importante, importante è il profitto”.
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Le soluzioni per uscire da questa “logica di morte” sono le seguenti :
.- adottare la “TRANSIZIONE” verso in sistema che ritenga la “globalizzazione” un male e quindi da eliminare ;
.- che ritenga la “politica” un male, e quindi da eliminare.
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Se vogliamo consegnare alle future generazioni un pianeta almeno non peggiore di “adesso”, dobbiamo prendere DECISIONI CORAGGIOSE, ORA.
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Praticamente :
DIFFICILISSIMO.
Significa abbattere il demenziale governo economico/politico che domina il mondo, il bellissimo pianeta Terra con tutti i suoi abitanti, esseri umani, animali, piante, minerali, aria ed acqua.
Significa cambiare le convinzioni nella testa della maggioranza delle persone.
Significa che persone nate e vissute nelle città capiscano che le città sono killer della vita.
Significa che la maggioranza delle persone capiscano che dobbiamo abbandonare la tecnologia, la politica, le “comodità” (sono proprio necessarie?), la logica della “economia di mercato”, la logica del “dominio” dell' Essere Umano sulla Natura, del “dominio” dell'essere umano sugli altri esseri umani, che dobbiamo abbandonare le città e vivere NELLA natura, ed in SIMBIOSI con la Natura.
Effettuare una “transizione” verso tantissime società in forma di “tribù”, (associazioni di esseri umani di cira 50 persone, che vivono in simbiosi con la Natura, associazioni AUTOSUFFICIENTI).
Gianni Tiziano
Caro Gianni Tiziano, esiste una parola per definire quanto da lei detto. Si chiama UTOPIA. Peccato che, nel mondo reale, non sia fattibile dalla società umana. Ma, niente paura, se non ci disintegreremo prima, ci penserà la fisica. Quando, da sette miliardi e più, saremo diventati uno, o meno...
RispondiElimina@ ccassardo 09 marzo 2014 12:19
EliminaBuongiorno.
Non è UTOPIA.
L'uomo ha vissuto in TRIBU' da 2 milioni e mezzo di anni fa a diecimila anni fa.
Non vi erano altre forme associative umane.
Gli esseri umani erano TUTTI organizzati in tribù.
Erano raccoglitori-cacciatori, e si spostavano sul territorio, erano nomadi.
Non vi era “proprietà privata”.
I frutti erano di tutti e la terra di nessuno (Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) - filosofo e scrittore).
La “civiltà” nacque diecimila anni fa, con l'avvento dell'agricoltura.
Anche ora esistono società umane organizzate in TRIBU'.
Le tribù erano e sono composte di circa 50 persone, di media (possono essere composte da 10 persone fino a poco più di cento).
E' stato stimato da Carl Haub nel 1995 che siano nati, vissuti e morti circa 106 miliardi di esseri umani sulla Terra dal momento della nascita dell'Uomo al 1995 (fonte Wikipedia).
La maggioranza degli esseri umani (circa 76 miliardi, stima mia) è vissuta organizzata in TRIBU'.
La restante parte (30 miliardi, stima mia) ha vissuto organizzata in associazioni numericamente più consistenti, STANZIALI, non più nomadi come prima, all'interno delle CIVILTA'.
Le “civiltà” sono collassate tutte o per impoverimento, degradazione del territorio su cui stabilmente vivevano, o per guerre di aggressione.
Vorrei far notare che non vi erano guerre fra le tribù, ma solo scaramucce che poche volte registravano morti, più spesso alcuni feriti o solo dimostrazioni di coraggio.
La “guerra” è frutto della “civiltà”.
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Quindi NON è utopia prospettare un “ritorno” alla unica forma associativa umana di successo duraturo : la TRIBU'.
La quale ha dimostrato, in due milioni e mezzo di anni di storia, di saper garantire la sopravvivenza dell'essere umano all'interno della natura, e di non rovinare la natura che gli dà alimento e vita.
Una forma associativa che permette all'Uomo di vivere in modo sostenibile sul pianeta ipoteticamente all'infinito, poiché vive integrato nella natura e non la esaurisce.
Invece, e dico purtroppo, le varie forme di “civiltà”, nate solo diecimila anni fa, hanno dimostrato che distruggono l'equilibrio ecologico e climatico del pianeta e che ci precipitano sempre più velocemente nella “sesta estinzione di massa” del pianeta (già siamo entrati !).
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Io faccio queste ricerche, appassionatamente, perchè amo la verità, cerco di essere realista, amo la natura e la “bellezza”, e la mia forma mentis (programmatore di computers per 21 anni, oltre la scuola di 3) mi porta sempre a cercare un “sistema che funziona bene”.
Gianni Tiziano
Guarda Gianni che le tribu paleolitiche si sono rese responsabili dello sterminio di tutte le specie umane allora presente (meno la nostra, ovviamente), più la cancellazione di gran parte della megafauna terrestre del mondo (soprattutto nelle due Americhe, in Australia e nelle isole, meno in Eurasia e quasi per niente il Africa- questione molto interessante, visto che il livello tecnologico era lo circa stesso).
EliminaInoltre, ai tempi in cui l'umanità era organizzata in tribu di cacciatori-raccoglitori, al mondo c'erano poche diecine di milioni di persone, il clima era favorevole, la terra fertile, ecc.
Non saprei quanta gente potrebbe vivere sul pianeta futuro ad un livello tecnologico ed organizzativo di quel tipo, ma certamente molto poca.
Jacopo