Da “Recharge” (pdf non in rete). Traduzione di MR
Di Jeremy Leggett
“Stiamo scommettendo la nostra intera vita economica nazionale nella speranza – di fatto nell'aspettativa – che il boom del fracking continuerà fino agli anni 20 inoltrati del 2000 e che, a un tasso e ad un costo che desideriamo, quantità significative di petrolio “ancora da scoprire” saranno in qualche modo trovate per soddisfare la domanda. Se una qualsiasi di queste cose si dimostra sbagliata non abbiamo un piano, nessuna alternativa e non abbiamo pensato per niente a come risponderemmo in un caso simile”.
Chi parla è l'esperto di sicurezza nazionale il Tenente Colonnello Daniel Davis, il veterano di 4 turni di servizio in Iraq e Afghanistan. Non sono un militare, ma ma mi preoccupo della sicurezza energetica del mio paese allo stesso modo in cui lui lo fa del suo. Nel Regno Unito, il governo, il servizio civile e gran parte delle grandi aziende energetiche sembrano perfettamente soddisfatti di replicare il grande azzardo in corso negli Stati Uniti. Il 10 dicembre, il Tenente Comandante Davis ed io abbiamo convocato a Washington e Londra, in collegamento video, incontri di persone che condividono le nostre preoccupazioni sul rischio di una crisi petrolifera globale.
Abbiamo anche invitato persone chiave che non lo sono, ma che erano interessate a provare, al di là della propaganda, che il dibattito sulla politica energetica sembra attrarre in questi giorni. Fra coloro che si sono uniti a noi c'erano militari in pensione, ufficiali militari, esperti di sicurezza, alti dirigenti di un'ampia gamma di industrie e politici di tutti i principali partiti, compresi due ex ministri britannici. Abbiamo cominciato con una presentazione di Mark Lewis, un ex capo della ricerca energetica della Deutsche Bank. Con questo retroterra, ci si potrebbe aspettare che Lewis sia un discepolo della narrazione convenzionale dell'abbondanza di petrolio nei mercati. Molti dei suoi pari lo sono. Ma lui ha suggerito tre grandi segni di avvertimento nell'industria petrolifera che puntano ad una narrazione contraria di problemi incombenti per l'offerta: alti tassi di declino, impennata della spesa di capitale e crollo delle esportazioni. I tassi di declino di tutti i giacimenti di petrolio greggio convenzionale in produzione oggi sono spettacolari; la IEA prevede un crollo della produzione da 69 Mb/g di oggi a soli 28 Mb/g nel 2035. L'attuale produzione totale globale di tutti i tipi di petrolio è di circa 91 Mb/g.
Considerate la spesa necessaria per cercare di compensare quel divario. Gli investimenti per lo sviluppo di giacimenti petroliferi e per l'esplorazione sono quasi triplicati in termini reali dal 2000: da 250 miliardi di dollari a 700 miliardi di dollari nel 2012. L'industria sta spendendo sempre di più per sostenere la produzione e la sua redditività riflette questa tendenza, nonostante il perdurare del prezzo del petrolio alto. Nel frattempo, il consumo vola nei paesi del OPEC. Di conseguenza, le esportazioni globali di petrolio greggio sono declinate dal 2005. E' difficile confondere questi dati e non vedere una crisi petrolifera in arrivo, conclude Lewis. Che dire della recente aggiunta di 2 Mb/g di nuova produzione di petrolio, del boom che è stato lanciato come “ciò che cambia i giochi” e la strada verso“l'Arabia Saudita" da parte dei tifosi dell'industria? Il veterano di Geological Survey of Canada, David Hughes, che ha condotto l'analisi più dettagliata dello scisto Nord Americano al di fuori delle aziende di petrolio e gas, ha offerto alcuni punti di vista che fanno riflettere su questo. I suoi dati mostrano i tassi di declino prematuro spettacolarmente alti nei pozzi di gas e petrolio di scisto (più correttamente conosciuto come tight oil) significano che servono alti ritmi di trivellazione solo per mantenere la produzione. Questo problema è aggravato dal fatto che i “sweet spots” si esauriscono prima nello sviluppo dei giacimenti. Di conseguenza, la produzione di gas di scisto sta già calando in diverse regioni chiave di trivellazione e la produzione del tight oli nelle due regioni principali è probabile che raggiunga il picco fra il 2016 e il 2017. Queste due regioni, in Texas e Nord Dakota, permettono il 74% della produzione totale di tight oil statunitense.
Come Lewis, Hughes crede che l'industria del petrolio e del gas stia tirando per il naso il mondo verso una crisi energetica. Nel mio libro The Energy of Nations, descrivo come i think tank militari hanno avuto la tendenza di fiancheggiare l'industria, come Lewis e Hughes, che diffidano della narrazione cornucopiana della permanenza del petrolio. Uno studio del 2008 dell'esercito tedesco, la mette così: “Le barriere psicologiche fanno sì che fatti incontestabili vengano oscurati e portano quasi istintivamente al rifiuto di guardare in dettaglio all'interno di questo tema difficile. Il picco del petrolio, tuttavia, è inevitabile”. Questo oscuramento si estende ai media mainstream, che hanno entusiasticamente fatto eco ai mantra delle aziende petrolifere, fino al punto che le stesse parole “picco del petrolio” sono state ridotte a simbolo di un allarmismo senza fondamento. Non dovremmo mai dimenticare che nella corsa al collasso del credito, l'incombenza finanziaria ha schierato le stesse tattiche di pubbliche relazioni contro coloro che avvertivano sulla fragilità dei titoli garantiti da ipoteca.
Jeremy Leggett è il fondatore e presidente non esecutivo dell'azienda internazionale di fotovoltaico Solarcentury. Il suo nuovo libro, The Energy of Nations: Risk Blindness and the Road to Renaissance, è pubblicato da Routledge
Di Jeremy Leggett
“Stiamo scommettendo la nostra intera vita economica nazionale nella speranza – di fatto nell'aspettativa – che il boom del fracking continuerà fino agli anni 20 inoltrati del 2000 e che, a un tasso e ad un costo che desideriamo, quantità significative di petrolio “ancora da scoprire” saranno in qualche modo trovate per soddisfare la domanda. Se una qualsiasi di queste cose si dimostra sbagliata non abbiamo un piano, nessuna alternativa e non abbiamo pensato per niente a come risponderemmo in un caso simile”.
Chi parla è l'esperto di sicurezza nazionale il Tenente Colonnello Daniel Davis, il veterano di 4 turni di servizio in Iraq e Afghanistan. Non sono un militare, ma ma mi preoccupo della sicurezza energetica del mio paese allo stesso modo in cui lui lo fa del suo. Nel Regno Unito, il governo, il servizio civile e gran parte delle grandi aziende energetiche sembrano perfettamente soddisfatti di replicare il grande azzardo in corso negli Stati Uniti. Il 10 dicembre, il Tenente Comandante Davis ed io abbiamo convocato a Washington e Londra, in collegamento video, incontri di persone che condividono le nostre preoccupazioni sul rischio di una crisi petrolifera globale.
Abbiamo anche invitato persone chiave che non lo sono, ma che erano interessate a provare, al di là della propaganda, che il dibattito sulla politica energetica sembra attrarre in questi giorni. Fra coloro che si sono uniti a noi c'erano militari in pensione, ufficiali militari, esperti di sicurezza, alti dirigenti di un'ampia gamma di industrie e politici di tutti i principali partiti, compresi due ex ministri britannici. Abbiamo cominciato con una presentazione di Mark Lewis, un ex capo della ricerca energetica della Deutsche Bank. Con questo retroterra, ci si potrebbe aspettare che Lewis sia un discepolo della narrazione convenzionale dell'abbondanza di petrolio nei mercati. Molti dei suoi pari lo sono. Ma lui ha suggerito tre grandi segni di avvertimento nell'industria petrolifera che puntano ad una narrazione contraria di problemi incombenti per l'offerta: alti tassi di declino, impennata della spesa di capitale e crollo delle esportazioni. I tassi di declino di tutti i giacimenti di petrolio greggio convenzionale in produzione oggi sono spettacolari; la IEA prevede un crollo della produzione da 69 Mb/g di oggi a soli 28 Mb/g nel 2035. L'attuale produzione totale globale di tutti i tipi di petrolio è di circa 91 Mb/g.
Considerate la spesa necessaria per cercare di compensare quel divario. Gli investimenti per lo sviluppo di giacimenti petroliferi e per l'esplorazione sono quasi triplicati in termini reali dal 2000: da 250 miliardi di dollari a 700 miliardi di dollari nel 2012. L'industria sta spendendo sempre di più per sostenere la produzione e la sua redditività riflette questa tendenza, nonostante il perdurare del prezzo del petrolio alto. Nel frattempo, il consumo vola nei paesi del OPEC. Di conseguenza, le esportazioni globali di petrolio greggio sono declinate dal 2005. E' difficile confondere questi dati e non vedere una crisi petrolifera in arrivo, conclude Lewis. Che dire della recente aggiunta di 2 Mb/g di nuova produzione di petrolio, del boom che è stato lanciato come “ciò che cambia i giochi” e la strada verso“l'Arabia Saudita" da parte dei tifosi dell'industria? Il veterano di Geological Survey of Canada, David Hughes, che ha condotto l'analisi più dettagliata dello scisto Nord Americano al di fuori delle aziende di petrolio e gas, ha offerto alcuni punti di vista che fanno riflettere su questo. I suoi dati mostrano i tassi di declino prematuro spettacolarmente alti nei pozzi di gas e petrolio di scisto (più correttamente conosciuto come tight oil) significano che servono alti ritmi di trivellazione solo per mantenere la produzione. Questo problema è aggravato dal fatto che i “sweet spots” si esauriscono prima nello sviluppo dei giacimenti. Di conseguenza, la produzione di gas di scisto sta già calando in diverse regioni chiave di trivellazione e la produzione del tight oli nelle due regioni principali è probabile che raggiunga il picco fra il 2016 e il 2017. Queste due regioni, in Texas e Nord Dakota, permettono il 74% della produzione totale di tight oil statunitense.
Come Lewis, Hughes crede che l'industria del petrolio e del gas stia tirando per il naso il mondo verso una crisi energetica. Nel mio libro The Energy of Nations, descrivo come i think tank militari hanno avuto la tendenza di fiancheggiare l'industria, come Lewis e Hughes, che diffidano della narrazione cornucopiana della permanenza del petrolio. Uno studio del 2008 dell'esercito tedesco, la mette così: “Le barriere psicologiche fanno sì che fatti incontestabili vengano oscurati e portano quasi istintivamente al rifiuto di guardare in dettaglio all'interno di questo tema difficile. Il picco del petrolio, tuttavia, è inevitabile”. Questo oscuramento si estende ai media mainstream, che hanno entusiasticamente fatto eco ai mantra delle aziende petrolifere, fino al punto che le stesse parole “picco del petrolio” sono state ridotte a simbolo di un allarmismo senza fondamento. Non dovremmo mai dimenticare che nella corsa al collasso del credito, l'incombenza finanziaria ha schierato le stesse tattiche di pubbliche relazioni contro coloro che avvertivano sulla fragilità dei titoli garantiti da ipoteca.
Jeremy Leggett è il fondatore e presidente non esecutivo dell'azienda internazionale di fotovoltaico Solarcentury. Il suo nuovo libro, The Energy of Nations: Risk Blindness and the Road to Renaissance, è pubblicato da Routledge
un malato terminale rifiuta con tutte le sue forze l'idea della morte. E' umano e comprensibile. Passare ad un mondo più povero, meno popolato, senza sprechi non è intellettualmente accettabile. Gli istinti non lo permettono. Forse tra qualche decina di anni di crisi (che significa cambiamento), in modo da sostituire le generazioni dell'opulenza, ma non abbiamo tutto questo petrolio, almeno penso.
RispondiEliminaIeri:
Elimina* Non hai l'ultimo cellulare iPhone?
* Sono passati 5 anni e sei ancora con quella macchina? Tra un pò dovrai spendere per la manutenzione! Cambiala!
* Come ti azzardi a venire al mio matrimonio con lo stesso vestito che hai usato al matrimonio di un'altra persona!
* Questa estate, costi quel che costi, devo andare in America. Sono l'unica delle mie amiche che non c'è ancora andata! Sempre e solo in Europa! Che barba!
* Hai visto che borsa ho comprato?! Se spendi meno di 1000 euro ti ritrovi sempre insoddisfatta!
* Ma come?! Il tuo fidanzato non ti ha ancora comprato un diamante?! Allora non è per sempre!!
Oggi:
C'è la crisi.
Domani:
La crisi è finita... come anche tutto il resto! :-(
Si vuole sempre di più... e non basta mai!
E se non sei consumista come gli altri... sembri un marziano!
Nel piccolo comune accanto al mio, per il periodo estivo, spendevano fino a circa 2 milioni di euro tra: cantanti, feste, fuochi d'artificio, ecc...
Adesso non hanno neanche i soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e per la festa padronale del paese, non riescono a mettere neanche le luci nella via principale.
Della serie: l'uomo le cose le capisce solo dopo che ci sbatte la testa!
Forse, se invece di leggere e commentare un post alla volta, se ne leggono 3 o 4 di seguito (per esempio gli ultimi 4 di questo blog) e si commentano insieme, emerge una speranza chiara: Ragazzi, è fatta! Ce la caviamo!
EliminaMi spiego:
1 - Se è vera la metà delle cose che si dicono sul clima, non solo la nostra civiltà e la maggior parte di noi sono a priori condannati, ma la stessa sopravvivenza della Biosfera sarebbe in estremo pericolo, solo che le emissioni restassero quelle attuali per ancora 20 o 30 anni.
2 - L'intera economia mondiale rischia un collasso catastrofico nel giro di 5-10 anni per un "energy crunch" che si sarebbe potuto stemperare e mitigare, mentre si è fatto di tutto per renderlo il più esplosivo possibile.
1 + 2 = 3
3 - Se tutti continuano a fare esattamente quello che stanno facendo (e pare che ne abbiano tutta l'intenzione), ci sono buone probabilità che l'economia tracolli e con essa le emissioni, PRIMA che parta la Sindrome di Venere. OK, alcuni miliardi di noi muoiono durante i primi 30-40 anni ed altrettanti nei successivi 100. Chi sopravvive dovrà comunque cavarsela in un mondo molto più inospitale di quello attuale, ma la Biosfera se la cava. Ed è in caso di dirlo: finché c'è Biosfera c'è speranza.
La lettura dei classici antichi e la fisica del caos ci insegnano la stessa cosa: il Fato è deterministico, eppure incoercibilmente imprevedibile.
Jacopo
Leggo di ipotesi futuristiche relative al clima del 2100, l'ultima relativa ai 4°C di aumento di temperatura media globale, un mondo invivibile ecc. Ma effettivamente mi chiedo da un po', che senso ha "catastrofizzare" il trend climatico quando l'economia sempre più credibilmente rischia il big crunch entro i prossimi 5-10 anni. A mio avviso ancora 20-30 di emissioni serra, e anche in aumento, non sono affatto plausibili. Più che del clima mi preoccuperei del grande marasma che seguirà il crollo delle strutture che reggono questa società, una cosa molto più credibile e vicina nel tempo.
EliminaIl perche' e' presto detto: la crisi fara' impennare la Co2 invece che diminuirla, e questo perche' cominceremo a bruciare robaccia e ad abbattere alberi coe se non ci fosse un domani.
EliminaMah, non è nemmeno credibile. E anche se accadesse durerebbe poco, non certo i 60 anni e passa dal secondo dopoguerra. Qualche anno per dare fondo a tutto il legname e la robaccia disponibili e a portata di gambe (tanto l'auto privata sarà un miraggio) e poi stop. Nel frattempo il numero dei morti per malattie, denutrizione e conflitti sociali cruenti avrà fatto calare notevolmente la popolazione in tutto il mondo industrializzato. Non guardiamo la Grecia di oggi, che in fondo vive ancora in un contesto europeo e società ancora strutturate e stabili, e in teoria può essere aiutata da altre nazioni; guardiamo invece a un mondo globale allo sfascio dove ogni paese , regione e comunità dovranno pensare a se stessi.
EliminaConsidera anche che oggigiorno sono diverse attività industriali le maggiori responsabili delle emissioni serra. Cessate queste, per gran parte il problema si risolverà.
Purtroppo da poco mi sono affacciato a questo argomento. DIco purtroppo perchè, senza giri di parole, ne sono terrorizzato, non tanto per me quanto per le mie bambine.
RispondiEliminaMolto semplicemente: ma come fate a parlare in maniera così fredda e distaccato (non e' polemica questa) di un argomento che ha il terrore dentro di se? Non si parla di eventi previsti tra 200 anni. Qui si parla di adesso, forse di ieri.
Ma poi, quello che non e' ben capito, è : ma come sarà questa nuova società? Il declino che porterà alla riduzione degli abitanti avverrà velocemente (guerre carestie ) oppure saraà un lento declino che permetterà cmq un adattamento , pur se in peggio, alle mutate condizioni ambientali ed economiche? Come può ognuno di noi difendersi da questi scenari che vengono dipennti?
Io sono basito......anzi, terrorizzato. E nessuno ne parla se non nicchie di informazione come questa.
Mi aiutate a capire come fate ad accettare senza crollare nel panico di fronte a questi scenari?
Grazie, scusate.
maurizio
@maurizio
Eliminae chi ti dice che non siano un po' terrorizzati anche quelli che scrivono qui dentro?
Per quanto mi riguarda posso dirti che non avere figli aiuta molto (purtroppo ho dei nipoti, che dovranno presto, crescendo, capire in quale pasticcio i loro genitori li hanno cacciati).
Per il resto ciò che aiuta molto è, oltre a una buona scorta di grappa :), un atteggiamento atarassico (come mi sembra abbia detto il prof qualche giorno fa).
In fondo tutti noi umani viviamo pur sapendo di dovere morire, e vedere morire molti dei nostri cari, e non per questo rinuciamo a fare progetti come se fossimo eterni, no?
In ultimo, fuori da ogni ipocrisia, aggiungo un pensiero personale, disdicevole quanto si vuole, ma che sarei appunto ipocrita a negare: questo modello di sviluppo forsennato piace al 90 e passa per cento dei rappresentanti della nostra specie. A me no: a me procura dolore vero, a tutti gli effetti fisico, vedere distrutti sotto il cemento i luoghi che amo, in nome del progresso illimitato vedere il clima trasformarsi da amico a nemico (le estati degli anni 2000, che friggono campi e boschi), ecc e purtroppo ancora ecc. Aggiungi che in questi anni, e oggi ancora, chi denuncia questo viene per lo più deriso e sbeffeggiato (provato sulla mia pelle). Ecco: allora se tutto questo finisce, se qualcuno dei responsabili si farà male, se la smetteranno di considerarci (noi "ambientalisti") degli sfigati tree-huggers, delle fastidiose "cassandre" ecco, beh ci prenderemo qualche amara soddisfazione. Orribile, lo so, una sorta di vendetta, irrazionale, ma abbiamo tutti delle umane debolezze.
L.
Caro Maurizio,
Eliminaè un po' difficile spiegare come accettare queste cose da un commento. Ti posso solo dire che (credo) tutt* coloro che si occupano di questi problemi hanno attraversato questo 'lutto'. Io faccio parte della Transizione e in questo esperimento ci sono molti strumenti per la 'transizione interiore' che possono essere utili.
Conforta sapere che si può ancora fare qualcosa e che, ed è una cosa vera, gli esseri umani hanno il potenziale per invertire questa tendenza e costruire un futuro degno di essere vissuto, sostenibile, resiliente e sicuramente più felice di questo (bisogna solo cambiare un po' di settaggi nel modo in cui ci relazioniamo).
Io non ho figli, quindi in questo senso ho un'angoscia in meno rispetto a questi problemi. Però, non appena ho cominciato ad unire i puntini, la prima cosa che ho fatto è stata impegnarmi per cambiare le cose. Tutto quello che è in mio potere cerco di farlo. E, altra cosa importante, lasciare sempre le porte aperte alla conoscenza della straordinaria complessità del sistema-mondo.
Sicuramente non ti ho aiutato, ma valeva la pena provarci.
Caro Maurizio, erano anni che parlavamo della "teoria del picco del petrolio". Ora siamo passati dalla teoria alla pratica. Che ci vuoi fare? Va presa con filosofia.
EliminaGrazie, grazie a tutti per le risposte in primis al Sig. Bardi.
EliminaSbaglio o quindi, salvo "colpi di genio" dell'essere umano (alquanto improbabili), non resta altro che aspettare, per quanto possibile serenamente, l'evolversi dei fatti?
A livello individuale non ci sono scappatoie tipo farsi una casa energeticamente autonoma, imparare a coltivare la terra e ad allevare qualche animale?
Probabilmente ho scritto banalità e me ne scuso.
Grazie ancora
Maurizio
Anche io ho due bimbe, ed il terrore di cui parli mi accompagna fin dal 2005, quando mi imbattei nel problema e ne indagai gli esiti.
EliminaSono quasi nove anni che convivo con questo, e devo dire che questa conoscenza ha cambiato profondamente il mio modo di essere.
E' un lutto, questa morte della speranza di un futuro migliore per i nostri figli, che bisogna elaborare personalmente, e la cosa piu' facile da fare e' quella di spogliarsi da tante illusioni e chimere del nostro modno di consumi, e prepararsi a fare quello che c'e' da fare.
Purtroppo la vita che viviamo costruisce un garbuglio di vincoli che non e' possibile spezzare di colpo. Se hai un lavoro, devi andarci, e se serve una macchina, devi averla. Non puoi costringere chi non capisce il problema, o si rifiuta di investigarlo, a cambiare la propria vita con te: questo vale in special modo per i familiari piu' stretti.
Per parlare e far loro accettare un discorso cosi' amaro, bisogna prima averlo metabolizzato e trasformato in qualcosa di positivo e costruttivo, cosa che non e' facile, lo so per esperienza diretta. Mia moglie, semplicemente si rifiuta di affrontare l'argomento, ad esempio.
Dovra' sorgere qualcosa di assolutamente evidente ed insontestabile perche' si attivi la fase due, passare cioe' da sperare per il meglio rimanendo in una rassicurante inazione, ad agire per evitare il peggio.
Dopotutto non siamo fatti per vivere per sempre, prima o poi moriremo, quindi se ci teniamo ai nostri figli dobbiamo fare qualcosa per loro.
Si, concordo. Anche mia moglie fa come lo struzzo. E mi sento considerato anche mezzo "stolto".
EliminaMa cosa possiamo , praticamente, fare per i ns figli?
E' questo il problema che genera terrore.
E poi cosa ci si prospetta davanti con esattezza? Un ritorno ad uno stile di vita tipo anni 50, tipo 1800, o medioevo? E' questo che non capisco e che mi logora. Perche' se si tratta di buttar via telefonini, macchine, vacanze, menate varie non e' un problema. Ma se il problema e' l'assenza di medicine, di cibo, di sicurezza, beh.......lo scenario cambia.
Quindi a chiosa: due sono le cose mi mettono davvero in ginocchio:
-cosa poter fare concretamente
-che idea anche vaga di mondo ci si prospetta?
Grazie grazie grazie ancora a tutti. Non sapete quanto mi faccia bene questa discussione.
Maurizio
aggiorno la pagina di continuo......sperando in una risposta ai due dubbi scritti sopra. Ma la risposta non arriva.
EliminaForse non c'e', sconsolatamente, risposta........
che tristezza.......
Concretamente si possono fare molte cose: io, come ti dicevo, ho cominciato ad attivarmi su tutti i fronti possibili. Ho cominciato a fare orti (ripulendo completamente l'alveo del fiume sotto casa che era diventato una discarica; con grande godimento di molti vicini), a scrivere qui e su Transition Italia, a chiamare il povero prof. Bardi ed altri a conferenze semideserte, a fondare un gruppo di Transizione nel paese in cui vivo, a fare a mia volta incontri (TransitionTalk) per parlare di questi temi e a proporre alcuni modi sperimentali per poterli risolvere. Non avendo il becco di un quattrino non sono riuscito a fare nulla in campo economico. Non ho casa, quindi niente fotovoltaico. Ho però messo un piccolo solare termico artigianale (sono idraulico) sul tettuccio del bagno che mi garantisce acqua calda per la bella stagione e recupero le acqua di quello stesso tetto, usandola nello sciacquone e per irrigare l'orto.
EliminaTutto questo però, serve solo come esempio, perché di per sé non cambia molto. Dobbiamo trovare altre persone con cui fare le cose, cooperando. Fino a raggiungere una certa massa critica che poi si allargherebbe senza altri sforzi da parte nostra.
Queste alcune possibili risposte alla prima domanda (altri ne avranno sicuramente delle altre), ma i limiti del mezzo di comunicazione impediscono qualsiasi approfondimento.
Per la seconda.... be', non c'è risposta. Semplicemente non possiamo saperlo. L'unica cosa certa è che non sarà com'è stato fino ad ora, ma cosa sarà dipende in grandissima parte dalla nostra capacità e dalle scelte che facciamo oggi.
Io sono convinto che ci siano buoni margini per un mondo migliore di questo, molto migliore, ma quello che per me è migliore per una persona assuefatta al paradigma attuale può essere un inferno... E, naturalmente, se continuiamo così sarà sicuramente un inferno.
Ciao anonimo,
Eliminanon credo ci siano risposte semplici alle domande che ti poni, se non quella cinica che, per dare un futuro migliore ai propri figli, la cosa migliore sarebbe non averne proprio... Il problema è proprio che siamo troppi su questo pianeta. Non molto incoraggiante, né utile nel tuo caso, ma vero.
La mia filosofia di vita è che bisogna impegnarsi per fare le cose giuste più che preoccuparsi se serviranno a qualcosa: è più costruttivo e permette di stare più sereni. Sentirsi il peso del mondo sulle proprie spalle non serve a niente e non corrisponde alla realtà: nessuno di noi è così potente.
Detto ciò, ci sono molte pratiche che si possono adottare per ridurre la propria impronta ecologica e provare a salvare questo pianeta e soprattutto la nostra sopravvivenza su di essa. Bisogna risparmiare risorse: nell'alimentazione, nei consumi, nell'energia, negli spostamenti... meno e meglio di tutto. E redistribuire il più possibile, perché è giusto e per cercare di evitare conflitti derivanti dalla rabbia di chi non ha niente (se siamo ancora in tempo).
E poi bisogna parlare con gli altri, dare l'esempio, convincere più persone possibile a vivere in modo più ecologico (senza essere insistenti che non serve a niente e dà solo fastidio). Io ogni tanto penso: sarebbe bello comprarmi un campo in una zona che non sarà sommersa e vivere di quello, al sicuro dal tracollo. Questa è una cazzata per due motivi:
- se le cose si mettono davvero male, il mio campo sarà invaso da un numero potenzialmente illimitato di persone: non esiste luogo raggiungibile solo a me
- con il campo non ti fai gli antibiotici, i tessuti che ti servono (salvo qualcuno), i libri, il computer men che meno (è grazie ad esso che adesso stiamo comunicando), e un'infinità di altre cose
Saremo meno interdipendenti globalmente, in futuro, ma dipenderemo comunque dagli altri. Il si salvi chi può non funziona. Dobbiamo trovare una soluzione con gli altri esseri umani.
Eh la peppa gente ma cos'è tutto 'sto pessimismo?
EliminaCercate di vedere il lato positivo della faccenda: la eliminazione brutale e repentina di un buon numero di bipedi che hanno parassitato e pure smerdato questo bel pianeta, bipedi che di umano hanno solo la figura esteriore.
Si chiama: purificazione e tecnicamente si effettua in genere con acqua o con fuoco.
Mamma mia......mi fate sempre più paura. Una speranza, vorrei solo una speranza per le mie bimbe. Giornata triste! :-(
EliminaMaurizio
@ Maurizio
EliminaCalma e gesso Maurizio.
La tua apprensione la conosco benissimo...
Anche io ho paura ma ho grande fiducia nelle mie capacità. So che sarà terribilmente dura ma so anche cosa è possibile fare...
Vedi la cosa positiva:) Ora hai focalizzato il problema ed a mio parere hai imboccato la strada giusta.
Questo è solo il punto di partenza e il cammino da fare è molto lungo.
Ma credimi... coloro che pensano solo al calcio o ai vari fondoschiena sono messi molto peggio di te.
Forse non hai ancora capito che la speranza delle tue bimbe sei proprio tu da quando hai aperto gli occhi.
Sarebbe interessante creare una piattaforma comune ove scambiare pareri e soluzioni su vari problemi, giusto per condividere con gli altri qualche "trucco" che renda più facile tutto quello che c'è da fare...
Valerio
Io non l'accetto, ma in qualche modo sono rassegnato all'inevitabile. Vivo alla giornata e mi porrò il problema quando si presenterà. Tanto pur avendo un comportamento virtuoso individuale, i consumi delle masse restano abbondantemente oltre la capacità di carico del pianeta. E questo non cambierà mai su base volontaria.
RispondiEliminaCi penseranno i limiti del pianeta a spazzare via l'economia del consumismo senza fine. Nell'arco della nostra generazione.
Eh, caro Maurizio, si fa come hanno fatto i cento miliardi di antenati che ci hanno preceduto.Si cerca un significato in quello che si fa e si vive di conseguenza.
RispondiEliminaC'è chi sceglie di credere che i cent'anni di vita terrena siano una infinitesimale parte di una vita eterna, e chi s'accontenta che siano un unicum irripetibile in un cosmo che non pare debba spiegare la ragione d'esistere nè a sè stesso e tanto meno a noi mortali.
Certo è strano essere fatti d'una mente e con una coscienza che concepisce cose infinite, ma di un corpo così effimero.
D'altra parte quale corpo potrebbe vivere in eterno ed essere fatto della materia che conosciamo?
Io riesco ad essere freddo e distaccato e a contenere il terrore di fronte a certi scenari ormai in avanzato stato d'allestimento, solo mantenendo la consapevolezza che il qui ed ora dev'essere
la logica ed inevitabile conseguenza di un sempre e un dovunque.
"Tutto è numero" diceva Pitagora ma in un senso che la gran parte dei ragionieri e degli economisti e di parecchi matematici forne non riesce a comprendere.
Certamente Pitagora non prendeva i numeri più che altro per il loro apetto quantitativo.
La diversità dei numeri risiede nelle loro proprietà.
Che sono più che infinite, perchè i numeri, tutti i numeri, non solo quelli interi e quelli frazionari, non sono elencabili in una lista, per interminabile che sia.
Vedi, Maurizio, a che serve una mente come quella di un Pitagora, una come la tua e come la mia, che si rende conto di fatti come quelli che ho descritto, se poi ogni cosa è destinata a oblio assoluto e definitivo?
Quel grande matematico che fu Renato Cacciopoli sulla cui vita esiste un bel film italiano aveva capovolto la famosa frase: "Finchè c'è vita c'è speranza" sostituendo la parola vita con la parola morte.
Ma l'intera sua vita ha dimostrato che forse intendeva "Sorella Morte" alla maniera di san Francesco d'Assisi.
E' pur vero che s'è sparato un colpo di pistola, ma forse è stato un peccato d'impazienza e non di arroganza.
Che l'anima di Renato Caccioppoli, come quella di chiunque di noi, sia associabile ad uno dei non elencabili numeri trascendenti?*
E che noi ricordandolo ne conserviamo nella memoria qualcuna di quelle cifre?
Forse Renato ha voluto conoscere quale numero trascendente era quello che gli è stato assegnato per il passaggio su questa Terra.Numero che per intrinseca natura non può essere conosciuto per intero in questo mondo.
*(pi greco è un esempio di numero trascendente, insieme ad "e", base dei logaritmi naturali e a tutti quei numeri che non si fanno razionalizzare con semplici operazioni algebriche.Detto in modo spiccio ma spero abbastanza comprensibile)
Marco Sclarandis
Ho letto in un libro, che i numeri trascedenti, avendo una varieta' infinita di numeri nella mantissa, abbiano codificato al loro interno qualsiasi storia, qualsiasi musica, qualsiasi immagine, qualsiasi disposizione di granelli di sabbia, e per un numero infinito di volte.
EliminaNon ti pare straordinario?
Mica si chiamano così per caso!
RispondiEliminaMa ancora più sconcertante è che pur essendo infinitamente più numerosi degli altri, sono davvero difficili da trovare.Le dimostrazioni della trascendenza d'un numero sono roba per matematici esperti.
Davvero, ma noi umani che cosa ci stiamo a fare in questo stupido e limitato mondo?
(Ma pur sempre incantevole).
Marco Sclarandis
Se non vogliamo usare la metafora di Paul Chefurka de L'elefante nella stanza, potremmo sempre ricorrere a quella di Greenpeace estendendola: [homo, ] Il Problema Senza Soluzione.
RispondiEliminaGesù ha detto che siamo nati per l'eternità e che questo mondo avrà fine, una brutta fine. Non mi meraviglia il vostro terrore. Che è più del mio, ma solo perchè sono un iroso con un pò di fede.
RispondiEliminabeato te che ci credi ancora ....
Eliminapiuttosto beati i poveri in spiriro, perchè è di essi il Regno dei Cieli. E i poveri in spirito sono gli umili e anche i terrorizzati, anche se non quelli come me, che diventano violenti in caso di pericolo e perciò per nulla umili. Ma la strada per il Regno dei Cieli hanno sempre detto che è in salita e tortuosa, quindi qualche speranza ce l'ho ancora.....
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RispondiEliminaIl problema direi che è molto complesso! Possiamo avere bene un'idea di cosa potrebbe succedere ad una città che all'improvviso smetta di essere rifornita dall'esterno: L'assedio nazista alla città russa di Leningrado durante la II guerra mondiale = le persone si dettero a fenomeni di cannibalismo.
RispondiEliminaCertamente i problemi futuri non dovrebbero essere così repentini come l'assedio di Leningrado, quindi in teoria ci sarebbe dato di "prepararci" ... però ... difficile se non impossibile prevedere esattamente il futuro.
Io cerco di fare quel che posso, come coibentare la casa, imparare tecniche di coltivazione dell'orto, facendo scorte alimentari a lunga conservazione (per esempio, il miele se ben conservato in contenitori di vetro, dura per migliaia di anni, è stato trovato all'interno delle tombe dei faraoni egiziani ancora "edibile") e di acqua potabile ecc,ecc.., ma credo che serva a poco, se non a sopravvivere qualche breve periodo in più, perchè anche il mio campo sarà invaso da una marea di affamati; ergo sarebbe meglio imparare ad usare le armi da fuoco a scopo di difesa.
A quello che non posso fare cerco di non pensarci: questo perchè altrimenti l'ansia mi rovinerebbe la vita per sempre e visto che questa si preannuncia molto grama, non è giusto rovinarsela anzi tempo.
Io ho già i miei anni e ho vissuto come la maggior parte di noi europeri, cioè senza grossi problemi esitenziali; invece, quando vedo mio figlio di 10 anni e mi immagino il suo futuro figlio mi viene la malinconia.
Infine l'aver visitato per lavoro paesi molto poveri in Africa e Indocina mi fa capire che l'essere umano è estremamente adattabile e riesce a vivere dignitosamente a anche con molto poco. Questo però in un contesto sociale stabile e non caotico come si preannuncia anche da noi.
La Tverberg in un recente post ha provato a fornire alcuni suggerimenti sul "Che fare":
RispondiEliminahttp://ourfiniteworld.com/2014/02/17/reaching-limits-to-growth-what-should-our-response-be/
Se e quanto siano realistici e applicabili lascio giudicare a ciascuno di voi.
Nevem Stephanie , A Egyesült Államok . Szeretném megosztani a tanúvallomások és a közvélemény , hogy mi ez az ember az úgynevezett DR Ogun most tett értem , ez az ember most hozta vissza az elveszett ex férje , hogy nekem ő nagy varázslat , én feleségül ez az ember nevű Steven voltunk együtt hosszú idő, és szerettük a self , de amikor nem tudtam , hogy adjon neki egy gyermek 2 éves hagyott engem, és azt mondta, nem tudja folytatni többé , akkor én most keresik a módját, hogy neki vissza, amíg a barátja mesélt ezt az embert , és adta kapcsolatot e-mailben ( LOVESPELLTEMPLEE@GMAIL.COM ), akkor nem fogod elhinni , amikor felvettem a kapcsolatot ez az ember az én problémákat, készítette elő ezt a varázslatot , és hogy az én elveszett férje vissza , és egy hónap után azt hiányzik a hónapban, és megy a teszt , és az eredmény azt terhes vagyok boldog vagyok ma vagyok egy anya egy kislány , köszönöm még egyszer a nagy DR Ogun , amit tettél értem , ha ott áthaladó bármely ezt a problémát az alábbiak:
RispondiElimina1. ) Ha azt szeretné, ex vissza .
(2 ), ha mindig a rossz álmok .
(3 ) Azt akarod, hogy támogatni kell az irodában .
(4 ) Azt akarod, nők / férfiak futtatni után .
(5 ) Ha szeretne egy gyereket.
(6 ) Azt akarom, hogy gazdag .
(7 ) Azt akarod kötni a férje / felesége lenni
örökre a tiéd .
(8 ) Ha a pénzügyi segítségre van szükségük .
(9 ) Hogy is csalás , és azt szeretné, hogy visszaszerezze elvesztette a pénzt...