Da “The Guardian”. Traduzione di MR
Il limite del riscaldamento convenuto è troppo tardivo e pericoloso in quanto un aumento della temperatura di 1°C innescherà eventi catastrofici, dice uno studio
Una casa sulla spiaggia di Doun Baba Dieye, Senegal settentrionale, giace in rovina dopo l'aumento di livello del mare. Foto: Seyllou/AFP/Getty Images
Il limite di 2°C di riscaldamento globale convenuto dai governi del mondo è un “obbiettivo pericoloso”, “avventato” e non eviterà le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico, ha avvertito martedì (3 dicembre) una nuova ricerca di un gruppo di eminenti climatologi. In un articolo il climatologo Professor James Hansen ed una squadra di esperti internazionali ha scoperto gli effetti più pericolosi di un clima che si riscalda – aumento del livello del mare, fusione del ghiaccio artico, eventi atmosferici estremi – comincerebbero ad presentarsi con una aumento della temperatura globale di 1°. Permettere al riscaldamento di raggiungere i 2°C sarebbe semplicemente troppo tardi, ha detto Hansen. “Il punto che sosteniamo è che 2°C in sé sono un obbiettivo molto pericoloso sul quale puntare”, ha detto al Guardian. “La società dovrebbe rivalutare quali sono i livelli pericolosi, dati gli impatti che stiamo già vedendo”.
La ricerca pubblicata nella rivista peer-review PLoS One, rappresenta il maggior intervento pubblico di Hansen finora sulla politica climatica mondiale, che segue il suo pensionamento all'inizio del 2013 dall'Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della NASA. Hansen, che ha lasciato la NASA per essere più libero di agire come difensore del clima, ha messo insieme un nuovo programma di politica climatica in settembre all'Earth Institute. In un'azione separata, è intervenuto a novembre a sostegno di una causa legale per richiedere al governo federale di agire per tagliare le emissioni di CO2 che causano il cambiamento climatico.
Il nuovo studio, tuttavia, è stato indirizzato allo smistamento delle competenze di altri 17 esperti di clima e politica da Regno Unito, Australia, Francia, Svezia e Svizzera così coma da USA, per sottolineare le conseguenze pericolose di attenersi all'obbiettivo del riscaldamento di 2°C approvato dalle Nazioni Unite e dai leader del mondo. L'IPCC ha avvertito nel suo grande rapporto di ottobre che al mondo restano solo circa 30 anni prima che esaurisca il resto delle 1.000 gigatonnellate di emissioni di carbonio di budget stimato che porta ad un riscaldamento di 2°C. Ma Hansen e i suoi colleghi hanno avvisato che l'obbiettivo dell'ONU non eviterebbe conseguenze pericolose, anche se mantenuto all'interno di quel budget di carbonio. “L'emissione da parte di combustibili fossili di 1.000 gigatonnellate, a volte associate ad un obbiettivo di riscaldamento di 2°C, è previsto che causino un grande cambiamento climatico con conseguenze disastrose. Il riscaldamento finale dall'emissione di 1.000 gigatonnellate di combustibili fossili è probabile che arriverebbe ben oltre i 2°C, per diverse ragioni. Con una tale tendenza delle emissioni e delle temperature, ci si aspetta che anche l'aumento di altri gas serra, compreso il metano e l'ossido di azoto, si aggiungano all'effetto dal CO2”, hanno detto i ricercatori.
Il saggio attinge da diversi filoni di prove per sostenere il proprio punto, compreso il rapido declino del ghiaccio dell'Artico, dei ghiacciai di montagna e delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide, l'espansione delle zone subtropicali calde, l'aumento di siccità e incendi e la perdita di barriera corallina a causa dell'acidificazione dell'oceano.
“Il punto principale è che l'obbiettivo dei 2°C – che è già quasi fuori portata, o sta rapidamente diventando fuori portata – è in sé un obbiettivo pericoloso perché porta ad un mondo fortemente destabilizzato dall'aumento del livello del mare e da grandi cambiamenti nei modelli climatici in diverse parti del mondo”, ha detto il Professor Jeff Sachs, direttore dell'Earth Institute all'Università della Columbia, uno degli autori del saggio su PloS. Un problema ancora più grande, tuttavia, è stato che la comunità internazionale è stata ben lontana dal raggiungere persino quell'obbiettivo inadeguato, ha detto Sachs. “Ora siamo del tutto fuori strada a livello globale, ha detto. “Non siamo certamente in un mondo a 1°C. Non siamo nemmeno in un mondo a 2°C”.
Il saggio continua a sollecitare tagli immediati alle emissioni globali del 6% all'anno, così come ambiziosi sforzi di riforestazione per cercare di mantenere le temperature sotto controllo. Il saggio riconosce che tali azioni sarebbero “estremamente difficili” da compiere, ma dice che è urgente cominciare le riduzioni adesso, piuttosto che aspettare i decenni futuri.
Esso avverte che gli obbiettivi rimarranno ben oltre la portata a lungo con lo sfruttamento continuo di combustibili fossili come il carbone per produrre elettricità e il continuo sfruttamento di gas e petrolio non convenzionali.
Il saggio offre anche prescrizioni, sollecitando l'adozione di una carbon tax diretta al punto di produzione e ingresso. “La nostra implicazione politica è che dobbiamo avere una tassa sul carbonio ed alcuni dei paesi più grandi devono accettarla e che se venisse fatto questo, allora sarebbe possibile far iniziare realmente a scendere le emissioni globali in modo rapido, penso”, ha detto Hansen.
Lo studio richiede anche un'espansione dell'energia nucleare – che sarà controversa per i gruppi ambientalisti. Hansen è da lungo tempo sostenitore dell'energia nucleare come soluzione al cambiamento climatico ed è stato critico coi gruppi ambientalisti per non essere d'accordo.
“Certamente qualche anno fa aveva senso essere molto cauti riguardo ad ogni ulteriore espansione dell'energia nucleare, ma sono successe molte cose negli ultimi decenni”, ha detto Hansen. “Il cambiamento climatico sta per diventare incontrollabile se non otteniamo elettricità libera dal carbonio... I gruppi ambientalisti devono guardare il mondo reale”.
Nota del traduttore: Abbiamo già parlato diverse volte del perché il nucleare non è un'opzione, per tutta una serie di motivi che sono di ordine energetico (picco dell'uranio), ambientale (del tutto ingestibile ed estremamente pericoloso e persistente), ma anche economico e tanti altri di cui non è il caso di parlare in questa breve nota. Chi volesse approfondire trova diverso materiale anche su questo stesso blog. Personalmente sono quindi molto in linea con la diagnosi, per nulla con la cura. Ho comunque deciso di tradurre e pubblicare questo articolo perché il punto centrale, qui, non è il nucleare sì o il nucleare no, ma che i 2°C in più rispetto ai tempi preindustriali, come in molti sostengono già da tempo, non sono affatto una soglia di sicurezza. E questo ci costringe ad un'azione immediata e radicale di taglio delle emissioni.