Un nuovo studio riempie le lacune lasciate dal Met Office e scopre che la 'pausa' di riscaldamento è a malapena un rallentamento di velocità
Il Met Office e Hadley Center non include le temperature dell'Artico, dove il riscaldamento globale sta avvenendo più rapidamente. Foto: Jenny E Ross/Corbis
Un nuovo saggio pubblicato sulla Rivista Trimestrale della Royal Meteorological Society riempie i vuoti nei gruppi di dati sulla temperatura di superficie HadCRUT4 del britannico Met Office e scopre che il riscaldamento globale della superficie dal 1997 è avvenuto più di due volte più rapidamente di quanto stimato da HadCRUT4. Questo breve video-sommario riassume l'approccio e i risultati dello studio:
Lo studio, opera degli autori Kevin Cowtan dell'Università di York e Robert Way dell'Università di Ottawa (entrambi collaboratori del sito Web Skeptical Science), rileva che l'insieme dei dati del Met Office copre soltanto l84% circa della superficie terrestre. Ci sono grandi lacune nella sua copertura, principalmente nell'Artico, Antartico e Africa, dove le stazioni di monitoraggio delle temperature sono relativamente scarse. Queste sono mostrate in bianco nella figura del Met Office sotto. Notate la rapida tendenza al riscaldamento (rosso) nell'Artico nella versione di Cowtan e Way, che manca dall'insieme dei dati del Met office.
La coperture delle temperature di superficie e le tendenze del Met Office contro quelle di Cowtan e Way
Le registrazioni delle temperature di superficie GISTEMP della NASA cerca di affrontare le lacune della copertura estrapolando le temperature nelle regioni non misurate basandosi sulle misurazioni più vicine. Tuttavia, i dati della NASA mancano di includere le correzioni di un cambiamento nel modo in cui le temperature della superficie del mare vengono misurate – un problema impegnativo che ha finora è stato affrontato solo dal Met Office. Il progetto Berkeley Earth Surface Temperature (BEST) ha usato un approccio analogo a quello della NASA, ma con un metodo statistico conosciuto come “kriging” per riempire i vuoti interpolando ed estrapolando le misure esistenti. Tuttavia, il BEST ha applicato questo metodo solo alle temperature sulla terraferma, non sugli oceani. Il dottor Cowtan è uno scienziato computazionale interdisciplinare che ha riconosciuto delle soluzioni potenziali a questo problema di vuoto di copertura della temperatura.
“Come molti scienziati, sono un risolutore di problemi ossessivo. A volte vediamo un problema e pensiamo 'Questa è roba mia, qui posso dare un contributo'”
Nel loro saggio, Cowtan e Way applicano un approccio kriging per colmare i vuoti fra le misurazioni di superficie, ma lo fanno sia per la terraferma sia per gli oceani. In un secondo approccio, approfittano della copertura quasi globale delle osservazioni satellitari, combinando le misurazioni satellitari della temperatura dell'Università dell'Alabama di Hauntsville (UAH) coi dati disponibili sulla superficie per colmare i vuoti con un insieme di dati 'ibrido'. Essi hanno scoperto che il metodo kriging funziona meglio per stimare le temperature sugli oceani, mentre il metodo ibrido funziona meglio sulla terraferma e, ancora più importante, sul ghiaccio marino, che conta per gran parte delle regioni non osservate. Entrambe i loro nuovi insiemi di dati delle temperature di superficie mostrano un riscaldamento significativamente maggiore negli ultimi 16 anni rispetto a quello rilevato da HadCRUT4. Ciò è dovuto principalmente al fatto che HadCRUT4 ha tralasciato l'accelerato riscaldamento dell'Artico, specialmente dal 1997.
Cowtan e Way investigano sulla dichiarazione di una presunta 'pausa' nel riscaldamento della superficie globale negli ultimi 16 anni esaminando le tendenze dal 1997 al 2012. Mentre HadCRUT4 stima la tendenza al riscaldamento delle superficie a solo 0,046°C a decennio in quel periodo e la NASA lo pone a 0,080°C a decennio, i nuovo insiemi di dati kriging e ibridi stimano la tendenza durante lo stesso periodo in 0,11°C e 0,12°C a decennio rispettivamente.
Questi risultati indicano che il rallentamento della temperatura media di superficie non è significativo quanto si pensasse in precedenza. Il riscaldamento della superficie ha rallentato un po', in gran parte grazie al fatto che più riscaldamento globale complessivo si è trasferito agli oceani durante l'ultimo decennio. Tuttavia, questi tipi di rallentamento (e accelerazione) temporaneo del riscaldamento della superficie avviene su base regolare a causa delle influenze naturali a breve termine. I risultati di questo studio hanno anche una qualche attinenza con una recente ricerca. Per esempio, correggere le recente distorsione fredda indica che le temperature globali della superficie non sono così lontane dalle media delle proiezioni dei modelli climatici di quanto pensassimo in precedenza e di sicuro rientrano tutte entro la gamma delle simulazioni delle temperature dei singoli modelli climatici. Studi recenti che hanno concluso che il clima globale è un po' meno sensibile all'aumento dell'effetto serra di quanto creduto in precedenza potrebbero anche avere in qualche modo sottostimato la reale sensibilità climatica. Questo naturalmente è solo uno studio, come il dottor Cowtan nota rapidamente.
“Nessun problema scientifico difficile è mai stato risolto in un singolo saggio. Non mi aspetto che il nostro saggio sia l'ultima parola su questo, ma spero che abbiamo fatto fare progressi alla discussione”.
Il recente rallentamento percepito delle temperature della superficie globale rimane una questione scientifica interessante. Sembra essere dovuta ad una qualche combinazione di fattori interni (più riscaldamento globale che finisce negli oceani), fattori esterni (una attività solare relativamente bassa ed una alta attività vulcanica) ed una sottostima del reale riscaldamento globale della superficie. Quanto ogni fattore contribuisca viene investigato da una ricerca scientifica estesa, ma il saggio di Cowtan e Way suggerisce che la seconda spiegazione contribuisca in modo significativo. Il temporaneo rallentamento del riscaldamento globale della superficie sembra essere più piccolo di quanto crediamo attualmente.