Di Antonio Turiel
Cari lettori,
in questi giorni molti lettori mi hanno consultato su una notizia apparsa recentemente nel quotidiano El País, dice quanto segue:
Le nuove scoperte fanno impennare le riserve e cambiano le regole del mercato
Leggendo la notizia si ha l'impressione siano avvenute delle scoperte del tutto inaspettate di grandissime sacche di gas in determinate formazioni non convenzionali (vale a dire, che non hanno la stessa geologia dei giacimenti sfruttati fino ad ora o convenzionali) che fino ad ora erano inaccessibili e che ora sono stati aperti grazie a nuove tecniche, cambiando così completamente il panorama: gli Stati Uniti passano dall'essere importatori a esportatori di gas, ci sono molte buone prospettive in Europa (per cui la Russia perde il suo peso nel Vecchio Continente), altri paesi come l'Argentina riuscirebbero a risolvere i loro problemi di dipendenza dell'estero... Insomma, una rivoluzione molto positiva.
La notizia ha tre implicazioni principali:
- La produzione di gas aumenta enormemente, per cui si allontana il fantasma della scarsità di gas (il redattore de El País parla addirittura di quattro decenni).
- Il prezzo del gas si manterrà stabile durante questo periodo.
- Anche se la notizia non lo commenta, l'aumento di gas è un aspetto chiave per compensare l'ormai conclamato declino della produzione di petrolio convenzionale, visto che una buona parte del petrolio non convenzionale futuro deve provenire dalla conversione da gas a liquidi.
In realtà, nulla è buono come sembra, come abbiamo già detto su questo blog, soprattutto in alcune parti di un post di luglio, “Il picco del gas” e in alcuni commenti sparsi di altri post. Il gas non convenzionale proviene fondamentalmente da tre tipi di terreno: shale (o scisti), letti di carbone e sabbie bituminose. Secondo l'ultimo World Energy Outlook dell'Agenzia internazionale per l'Energia (International Energy Agency – IEA), le sabbie bituminose hanno un potenziale limitato, il metano del letto di carbone è, principalmente, una grande risorsa cinese e in misura minore degli Stati Uniti e l'opzione più alla portata di Stati Uniti ed Europa, mentre quella che spiega l'attuale abbondanza in Nord America è il gas da ardesia. Tuttavia, c'è una moltitudine di ma, in replica alle implicazioni citate sopra:
- Non è evidente che si stia producendo una tale abbondanza di gas negli Stati Uniti, visto che le cifre sono un po' contraffatte, come denuncia Dave Cohen. Tenendo conto che le curve di produzione di gas decadono più rapidamente di quanto modellizzato (esponenziale anziché iperbolico), in alcuni casi smettendo di essere sfruttabile economicamente solo in un paio d'anni, alcuni geologi affermano che le riserve sono gonfiate. Di fatto, le compagnie che sfruttano queste riserve hanno tutti gli incentivi per gonfiare le proprie riserve perché così il loro valore in borsa aumenta, con la speranza che vengano comprate dalle compagnie più grandi. La stessa IEA ha moderato il suo ottimismo sulla produzione di gas non convenzionale che del 2009 occupava un posto centrale, mentre nel 2010 si riconosce che la sua abbondanza comincerà a declinare dopo il 2011.
- Il gas si vende a piedi (metri) cubi o per unità termiche equivalenti britanniche BTU (grosso modo, 1.000 piedi cubi di gas naturale equivalgono a un milione di BTU, MBTU). Al giorno d'oggi, il prezzo minimo per MTBU perché sia redditizio sfruttare il gas di shale è di 8$, mentre attualmente se ne stanno pagando circa 4. Pertanto, il prezzo del gas dovrebbe salire, e di molto, per poter sfruttare questa fonte su scala apprezzabile. A maggior abbondanza, dati i costi ambientali enormi dello sfruttamento delle ardesie (di cui abbiamo discusso nel “picco del gas") è possibile che il gas di shale non sia una fonte netta di energia, ma una perdita, per cui a lungo termine si dovrà vedere che non è economico sfruttare questo gas.
- L'abbondanza di gas naturale, che se non si producono nuovi progressi tecnici ha tutta l'aria di durare pochi anni, non si potrà nemmeno usare per trasformarlo su grande scala in succedaneo del petrolio per mancanza di infrastruttura di liquefazione, che richiede un grande capitale e tempo per il suo sviluppo.
Se ci pensate, la maggioranza dei link di questo post sono vecchi di molti mesi e potrei persino darvi dei link ad articoli di due o tre anni fa, seguendo la discussione su The Oil Drum sul tema. E' un tema che si discute attivamente, che lo scorso anno ha avuto un grande miglioramento grazie al WEO del 2009... Ed ora El País annuncia la buona nuova. Perché? Forse mancano gli investitori o il credere nei miracoli...
Saluti.
AMT