venerdì 3 maggio 2013

La verità in faccia

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR



Di Antonio Turiel

Cari lettori,

negli ultimi tempi il problema dell'energia e della necessità di trovare alternative energetiche occupa uno spazio maggiore nei mezzi di comunicazione, molte volte mascherato da un pietoso manto di preoccupazione ambientale e altre più apertamente posto come un problema di disponibilità economica – anche se ancora rimane lontana la possibilità di accettare che ci troviamo al tramonto del petrolio, con tutte le conseguenze che comporta.

Osservo, tuttavia, che negli articoli e nei dibattiti che appaiono nei mezzi di comunicazione vengono ripetuti in continuazione certe argomentazioni molto trite e ritrite, a volte infondate e in generale poco sostenute dai dati e dalle conoscenze tecniche. Questo fa sì che la popolazione a volte riproduca dibattiti falsati (come, ad esempio, petrolio contro rinnovabili o fracking contro rispetto dell'ambiente), quando il vero asse del problema è quasi perpendicolare a quello di queste discussioni. Alla fine, ho creduto conveniente far un piccolo riassunto dei fatti rilevanti che sono stati discussi in questo blog durante questi tre anni. Fatti contrari a quello che si sente dire di solito in questi dibattiti, forse perché non interessa impostarli in termini scomodi perché non vengono offerte soluzioni semplici  che permettano di fare cambiamenti minimi, ma che in realtà serve un grande cambiamento, trasversale nella società – proprio quello che non si vuole fare. Ma se vogliamo andare avanti in questo dibattito, è importante tirar fuori la gente da queste false trincee perché comprendano che alla fine non si tratta del fatto che mi piaccia di più la tecnologia A della tecnologia B, ma che nessuna delle due darà la soluzione ai suoi problemi e che questo è ciò che in fondo fa sì che stiamo discutendo sempre della stessa cosa mentre non si va avanti e le cose volgono al peggio. Questo è un post riassuntivo, così tenterò di renderlo il più schematico possibile perché chiunque possa usarlo come riferimento. Non do spiegazioni dettagliate di tutti i punti, ma in ogni capoverso metto dei riferimenti rilevanti perché chi ha dubbi su quello che dico possa informarsi ulteriormente e verificare la veridicità e la portata delle mie affermazioni.

Altra cosa importante: non parlerò degli aspetti ambientali. Non perché questi non siano importanti. Il fatto è che i conti già non tornano dal punto di viste energetico ed economico. Introdurre la variabile ambientale, anche se naturalmente molto rilevante, complica solo e distrae dalla discussione, posto che in realtà le cose non hanno senso da proprio punto di vista iniziale.

Ecco il riassunto:

Sul fracking (consultare il post corrispondente per ampliare l'informazione):

- Gli Stati Uniti non stanno vivendo nessun boom del gas naturale grazie al fracking:
Il consumo é solo leggermente al di sopra del livello del 2000, nonostante i prezzi record della benzina e del gasolio i quel paese. Il prezzo del gas naturale ha fluttuato molto ed ogni volta che sale (ogni volta che entra più gas da fracking in quello complessivo) la domanda sprofonda ed i prezzi si abbassano.

- L'industria del fracking non è redditizia:
Le aziende che si dedicano allo sfruttamento del gas di scisto hanno perso 10.000 milioni di dollari solo nel 2012, con perdite ancora più gonfiate nel 2010 e nel 2011, come denuncia Dave Hughes nel suo articolo di analisi pubblicato niente meno che per la rivista Nature (di grande prestigio internazionale). Persino l'amministratore delegato di Exxon Mobile, Rex Tillerson, ha riconosciuto, in dichiarazioni rese al New York Times nell'agosto dello scorso anno, che le aziende del settore “avevano perduto anche la camicia”. Il problema di fondo è che la produzione di ogni pozzo decade ad un ritmo incredibilmente rapido (a causa della bassa qualità della risorsa, molto dispersa e difficile da estrarre), il che obbliga a scavare sempre più pozzi che producono sempre meno, in una assurda (e carissima) fuga in avanti.

In quanto al petrolio di roccia compatta (tight oil), che si estrae bene mediante fracking, ci sono molti meno giacimenti che nel caso del gas di scisto e anche se sono marginalmente redditizi in alcuni casi, anch'essi decadono molto rapidamente e in poco tempo smettono di essere redditizi a causa della necessità di aprire nuovi pozzi senza sosta. Negli Stati Uniti, si stima che la sua produzione giungerà al suo massimo nel 2017.

- Il fracking non è altro che una bolla finanziaria orchestrata da Wall Street:
La frase non è mia, ma di Deborah Rogers, dell'Energy Policy Forum, un'analista di energia con molti anni di esperienza, che ha studiato l'economia delle estrazioni e chi sta dietro ai suoi programmi di finanziamento – vedasi il rapporto qui (in inglese). Di fatto, la strana struttura del capitale sociale delle imprese che arrivano dall'Europa promettendo questo miracolo da molto di che sospettare, in particolare quelle dalla Spagna.

A volte dal mondo finanziario si argomenta, in risposta a queste critiche, che se quest'industria non è redditizia è inutile proibirla e che solo il mercato si regolerà. Tuttavia, tale punto di vista non tiene conto del fatto che, se alla fine questo affare è una manovra per tirare su capitali, si sta permettendo una truffa sapendo di farlo (come, per esempio, lasciare che si nominino prodotti finanziari di alto rendimento nominale su ipoteche di scarsa qualità o su francobolli rari), con le conseguenze già conosciute dall'economia (e in questo caso con un'aggravante ambientale diretta).

Sulla sostituibilità energetica:

- Il gas naturale non rimpiazzerà il petrolio:
Si insiste molto sul fatto che adattare i motori a benzina all'uso del gas naturale non sia troppo caro e che pertanto una transizione al gas naturale come combustibile sostitutivo al sempre più scarso petrolio sia una buona opzione. Chi pensa così lo fa in termini di economia domestica, senza rendersi conto del gigantesco costo connesso alla attuale rete di stazioni di servizio. Se si dovessero sostituire le pompe di benzina o aggiungere a quelle attuali pompe di gas naturale compresso, si dovrebbe fare un gigantesco investimento in infrastruttura. Servirebbero anche più impianti di stoccaggio di gas e alla fine impianti di rigasificazione (costo di più di un miliardo di euro ad impianto) e navi metaniere (200 milioni di euro cadauna) per fornire i paesi che non possiedono un buon collegamento via gasdotto. E' più che dubbio che si facciano investimenti così giganteschi quando il picco o massima produzione del gas naturale (compreso il non convenzionale) è atteso attorno al 2020.

- L'elettricità non rimpiazzerà il petrolio:
Chi dice questo, pensa logicamente di generare questa elettricità in modo rinnovabile, visto che ciò che mancherà presto è l'energia di origine fossile e nucleare. Ma contrariamente a quello che si è soliti pensare, i sistemi di generazione di energia rinnovabile non daranno mai una quantità di energia che si possa paragonare a quella delle 4 principali fonti di oggi (petrolio, carbone, gas ed uranio, che insieme forniscono il 92% di tutta l'energia primaria e la cui produzione congiunta ci si aspetta che cominci a declinare a partire dal 2017). Non potranno perché non abbiamo sufficiente capitale, tempo, materiali, la scala massima di attuazione è limitata tanto per l'eolico quanto per il fotovoltaico, l'eolico ha un potenziale insufficiente su scala globale e il fotovoltaico soffre un un basso tasso di ritorno energetico (EROEI) – e in realtà è legittimo porsi il problema se in una società al 100% elettrica queste fonti avrebbero un buon EROEI. Ma anche si comparisse la fonte miracolosa a basso prezzo, rapida da attuare, redditizia energeticamente e con capacità di scala della quale ancora non abbiamo notizie, sussisterebbero altri problemi per niente minori. Uno di essi è che per rinforzare la rete attuale servirebbero grandi quantità di rame (senza di esso, le perdite sono eccessive), ma questo metallo sta cominciando a scarseggiare. Un altro è che servirebbero sistemi di immagazzinamento su una scala grandissima scala, una cosa molto più complessa di quanto potrebbe sembrare, indipendentemente dalla tecnologia da usare (che siano batterie, pompaggio dell'acqua ed altre). Ma è che per di più l'elettricità non è un buon vettore energetico per tutti gli usi; di fatto, lo è per una frazione limitata di tutti gli usi dell'energia: in Spagna nel 2011, l'elettricità ha costituito solo il 21% di tutta l'energia finale utilizzata. Ci sono molti usi finali per i quali è difficile rimpiazzare il petrolio. Per prima cosa si deve far notare che, a parte la chimera assurda dell'auto elettrica, non si parla né di trattore elettrico, né di camion elettrico, né di escavatrici elettriche, né in generale di macchinari pesanti elettrici. Non se ne parla perché non sono fattibili in assoluto: la dimensione della batteria sarebbe di varie volte più grande dello stesso macchinario e per quanto si voglia includere il carissimo grafene (economicamente ed energeticamente), la densità energetica delle batterie continua ad essere cento volte inferiore a quella dei combustibili convenzionali. Ma il fatto è che per di più è difficile fare forni elettrici per la fusione dei metalli, o forni cementiferi, eccetera. Ed è grazie a tutti questi usi e macchinari che la società può funzionare come funziona.

La Spagna è un buon esempio del fatto che, anche se sulla carta i kWh sono tutti uguali, nella pratica non possiamo scambiare kWh di energia fossile per kWh di elettricità, almeno non tutti. In Spagna proprio ora ci sono 108 GW di potenza installata, ma l'energia consumata equivale ad una potenza media di 32 GW e la massima potenza istantanea richiesta è stata nel luglio 2008, di circa 45 GW. Anche se la potenza installata deve essere maggiore del picco massimo di potenza (perché non tutte le installazioni possono funzionare al massimo rendimento in tutti i momenti), per coprire le necessità della Spagna con il mix attuale basterebbero 80 o come massimo 90 GW. L'espansione della disponibilità energetica non è stata seguita da un aumento degli usi di elettricità, nonostante gli alti prezzi dei carburanti. Al contrario: la caduta del consumo di prodotti del petrolio (per gli alti prezzi e la conseguente crisi economica) ha portato con sé la caduta del consumo di elettricità. Stando così le cose, le aziende generatrici spagnole offrono troppa elettricità, il che fa sì che in alcuni momenti il prezzo del kWh nel mercato all'ingrosso si di zero euro (ed è ciò che porta l'industria a ripetuti appelli perché si riduca l'offerta, cosa che finalmente il Governo sta per accettare). Tutto questo non succederebbe se l'elettricità potesse realmente sostituire i combustibili fossili.

- L'energia di fusione o il nucleare di 4ª Generazione non rimpiazzeranno il petrolio:
Per il semplice fatto che sono orientate alla produzione di elettricità e pertanto i problemi indicati sopra si possono applicare anche ad esse. A margine, sappiamo già che sono tecnologie molto complicate che forse non arriveranno mai a vedere la luce: la 4ª Generazione è stata oggetto di costosissimi studi durante gli ultimi 60 anni senza giungere a prototipi realmente praticabili commercialmente (anche il Super-Phenix ha avuto costi elevatissimi), mentre l'energia di fusione potrebbe non giungere mai ad essere praticabile.

- L'idrogeno non rimpiazzerà il petrolio:
Come vettore energetico, l'idrogeno è ancora meno efficiente dell'elettricità. Cioè, la produzione di idrogeno comporta una maggior perdita energetica di quella della produzione dell'elettricità (contrariamente a quello che sembrano pensare alcuni politici, non ci sono miniere di idrogeno puro sul pianeta e quello che c'è si deve produrre con reazioni chimiche o elettrolitiche, consumando più energia di quella che poi ci ritorna). L'idrogeno ha i problemi legati alla necessità di un nuova infrastruttura ed ai suoi costi simili a quelli del gas naturale e, inoltre, ha alcuni problemi specifici (come l'impossibilità di utilizzare le condutture convenzionali del gas perché le corrode, come il fatto che servono contenitori dalle pareti spesse a causa del fatto che è molto volatile e che le celle a combustibile che utilizzano l'idrogeno più efficienti richiedono materiali costosi come il platino).

- In realtà, nulla rimpiazzerà il petrolio:
Dovremo imparare a vivere senza di esso, facendo le cose su scala più ridotta. E questo porta problemi molto più urgenti del fatto di fare a meno della macchina (il pianeta non ha risorse per mantenere le attuali 1000 milioni di macchine in circolazione), ma da dove verrà il cibo o l'acqua di cui abbiamo bisogno. E non parlo dei paesi del Terzo Mondo: il problema finirà per colpire l'attuale opulento primo mondo. Inoltre, senza un cambiamento del sistema economico, questa crisi non finirà mai.


Sulla crisi economica:

- I problemi economici non si risolveranno con una migliore gestione: 

Migliorare la gestione in generale ed in particolare diminuire la corruzione nella vita pubblica sono mete più che desiderabili e senza dubbio utili per sfruttare meglio le risorse esistenti... ma questo non aumenterà le risorse del pianeta Terra. E se le risorse fondamentali per il funzionamento del nostro attuale sistema economico stanno cominciando a diminuire, il nostro sistema economico per forza deve cambiare. Che ci piaccia o no; nessuno sta chiedendo la nostra opinione, è una mera questione di fatto.

Insistere sulla dinamica dei mercati, sull'importanza delle variabili macroeconomiche, sulle sulle opportunità di investimento, eccetera, occulta un fatto fondamentale, come dice il rapporto di Tullett Prebon: “L'economia è solo il linguaggio; il contenuto è l'energia netta”. Tutta le parole vuote ripetute in maniera acritica dai media, tutti i germogli verdi, l'austerità necessaria per riprendere la crescita, il miglioramento della produttività, il contenimento dei salari, i tagli all'assistenza sociale e la maggior parte delle misure, non sono riuscite a tirarci fuori dalla crisi; al contrario, dopo quasi sei anni ci vediamo sempre più immersi in essa. Semplicemente perché la crisi è una crisi di risorse, perché non ci può essere crescita senza crescita del consumo di petrolio, carbone, rame, acciaio... Il risparmio e l'efficienza non hanno senso in un'economica alla quale serve la crescita e ciò che qualcuno smette di sprecare lo consuma un altro, perché c'è un incentivo economico a consumarlo (maggiore produzione, migliori prodotti...). Se non cambiamo il sistema economico con un altro che consideri che le risorse sono finite e che l'economia è un sottosistema del mondo naturale, allora siamo perduti.

Ma i mezzi di comunicazione trovano mille scuse prima di approcciarsi alla questione di fondo: non si tratta di scegliere, per il fatto di essere individui consapevoli, la via della decrescita. Si tratta del fatto che la diminuzione della basi materiali del nostro sistema economico non si potrà evitare. Questo provoca stupore e rifiuto nei ministeri.

Nascondiamo il fatto che non vogliamo cambiare e ci inganniamo sulla possibilità di andare avanti con un sistema agonizzante. Dobbiamo scegliere la vita, dobbiamo passare all'azione.

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Spero che tutto questo sia utile a qualcuno.

Saluti.
Antonio