mercoledì 1 maggio 2013

La Follia della Crescita Infinita in un Pianeta Finito

Di John Atcheson


Da “Common Dreams”. Traduzione di MR



Chiedete ad ogni secchione di politica, politico o opinionista – Repubblicano, Indipendente o Democratico (di destra, di sinistra o di centro) – sulla condizione sine qua non della politica economica e ci sono buone probabilità che le loro risposte si ridurranno ad una sola parola: crescita. A prescindere dalla loro appartenenza, un'economia in crescita è praticamente sinonimo di buona economia.

Tuttavia, questo contraddice totalmente la realtà. E' una disconnessione, un non sequitur, un'impossibilità, una follia di proporzioni immense. Perché la realtà dei fatti è che l'economia non può crescere continuamente in un mondo finito e stiamo già incocciando contro i limiti. In questo momento, ci vogliono l'equivalente di 1.5 Terre in risorse per mantenere la nostra attuale economia. Dal 2050, presumendo solo una crescita moderata, consumeremo l'equivalente di tre Terre. Ma, naturalmente, abbiamo solo un pianeta.

Quei mondi in più che consumiamo rappresentano il debito – un patrimonio preso ai nostri figli. In termini ecologici si chiama “overshoot (superamento)”. Ed i sistemi viventi non possono sopravvivere a lungo in modalità overshoot. Il termine overshoot viene dall'ecologia e potrebbe servire un esempio classico di un overshoot ecologico per rendere il concetto più reale. Quindi, eccolo qua. Nel 1944, la Guardia Costiera degli Stati Uniti ha liberato 29 renne sull'Isola di St. Mathew. Nell'estate del 1963, la popolazione di renne è esplosa a 6.000 animali. Un bel successo, no? Non proprio. Alla fine del 1963 la popolazione si è ridotta a meno di 50 animali magri ed affamati. Essi hanno sperimentato un overshoot ecologico.

E malgrado gli economisti ed i politici sostengano sempre più crescita, noi umani siamo molto vicini alla situazione critica delle renne nel 1963 e stiamo portando il resto delle specie con noi. Alimentati da una popolazione in crescita e dall'aumentato consumo pro-capite, siamo arroccati sull'orlo dell'abisso ecologico globale. Il cambiamento climatico deve essere l'allegato A. Le riserve di beni devono essere l'allegato B. Sono i due lati del perché la crescita economica non può essere la nostra stella polare. Quasi quattro decenni fa, l'economista Herman Daly ha indicato che i nostri modelli macroeconomici erano tutti circoli chiusi ed auto-contenenti, mentre in realtà l'economia era un sottoinsieme dell'ambiente che prende le risorse dal mondo naturale, le usa per fornire beni e servizi e scartando i rifiuti.

L'esaurimento delle risorse e rifiuti come le emissioni di carbonio non hanno prezzo nel nostro modello di mercato orientato alla crescita. Infatti, come ha dimostrato Robert Repetto, noi trattiamo l'esaurimento delle risorse come generazione di ricchezza, nei conti nazionali, sotto forma di PIL. La fornitura di merci è finita e, come indica Chris Martenson nel suo eccellente libro "The Crash Course", noi stiamo rapidamente esaurendo le risorse non rinnovabili. Dall'altro lato del modello della crescita economica, i rifiuti si stanno accumulando ad un ritmo allarmante. Le carcasse di balena contengono sufficienti sostanze chimiche organiche che potrebbero essere considerate rifiuti pericolosi. Il biossido di carbonio è passato da 285 ppm di concentrazione in atmosfera alla fine del 19° secolo ai 395 di oggi e sulla traiettoria attuale raggiungeremo quasi 1000 ppm nel 2100. L'acqua sta diventando sempre più scarsa e sempre più privatizzata. La desertificazione, alimentata dal riscaldamento globale, sì sta espandendo in tutto il mondo. Quindi sì, siamo proprio come le renne sull'isola di St. Mathew nei primi anni 60 – in rapida crescita e a rischio imminente di overshoot. Infatti, quando si tratta di clima, siamo già costretti a eoni di aumento del livello dei mari e di calotte glaciali che fondono. Ma se la crescita non può essere il nostro obbiettivo, cosa dovrebbe esserlo? C'è un'alternativa. Possiamo svilupparci.

Svilupparsi significa investire nella riduzione dell'utilizzo delle risorse e della produzione di rifiuti, mentre conserviamo la prosperità. Per esempio, secondo il Laboratorio Nazionale per l'Energia Rinnovabile (National Renewable Energy Laboratory), gli Stati Uniti potrebbero ottenere l'80% della propria energia dalle rinnovabili dal 2050, usando tecnologie già esistenti. Questo significherebbe esaurimento zero delle risorse e quasi zero emissioni per gran parte della nostra fornitura di energia. Analogamente, progettare per per la dismissione ed il riuso potrebbe ridurre drasticamente l'uso della risorsa e la produzione di rifiuti. E riattrezzare l'economia per realizzare questo creerebbe lavori ben pagati. Infatti, gli investimenti in energia pulita generano il triplo di posti di lavoro per dollaro investito dei combustibili fossili. Possiamo evitare l'overshoot 1) essendo più poveri 2) riducendo la produttività ecologica o 3) riducendo la popolazione. Un altro modo di vedere ciò è che migliori sono le nostre tecnologie e minore la nostra popolazione, più prosperità possiamo sostenere. Ma questo richiede un governo con una forte autorità di regolamentazione e questo richiede una popolazione educata in grado capace di pensiero critico. Non trattenete il respiro.

John Atcheson è autore del racconto "Un essere oscuramente saggio", un eco-thriller e Libro Primo della Trilogia centrata sul riscaldamento globale. Suoi scritti sono apparsi su The New York Times, The Washongton Post, The Baltimore Sun, The San Jose Mercury News ed altri grandi quotidiani. Le recensioni del libro di Atcheson si trovano su Climateprogess.org.




10 commenti:

  1. In base alla curva di Ehrlich l'inquinamento è determinato dal numero di popolazione (P) moltiplicato il Pil (produzione economica, A) moltiplicato il fattore tecnologico (correlazione inversa: maggiore è la tecnologia, minore l'impatto, T)
    I= PxAxT
    Noto però che il fattore popolazione viene costantemente ignorato. Eppure è elementare che moltiplicare un numero dei consumi per sette miliardi è molto diverso che moltiplicarlo per uno o due miliardi. Solo un secolo fa la popolazione mondiale era un miliardo. Credo che l'esplosione demografica che vi è stata in un secolo (periodo brevissimo in senso evolutivo!) sia la vera origine del disastro ambientale.

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    1. la popolazione è cresciuta molto, questo è innegabile, ma sono cresciuti enormemente anche i consumi procapite di energia e di materiali, in sostanza pochi ricchi fanno tanti danni quanto molti poveri, e in certi casi anche molto di più...

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  2. I veri pessimisti sono coloro che continuano a inneggiare alla crescita, perchè la crescita (economica-demografica) è la causa dei guai del mondo. Pensare che continui è catastrofico pessimismo: gli "economisti della crescita" sono le vere Cassandre, anche se numerose. Chi pensa ad una prossima fine della crescita è un ottimista, anche se ormai il passaggio non potrà essere indolore. Probabilmente un qualche trauma di passaggio è inevitabile, ma che venga al più presto: più tarda, più sarà doloroso.

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  3. R Guido : riportando il discorso entro i patrii confini, meglio che il pubblico crolli e la smetta di campare coi bot sussidiati dal carbone cinese se non può dimagrire velocemente ed orientarsi dall'individuo, cioè alcuni individui, verso la sicurezza energetica e dei suoli ( uguale a tutti gli individui e soprattutto quelli da venire )

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  4. Ridurre la popolazione??? ahh questa è buona!! Andate a dirlo a qualche sacerdote cristiano o rabbino ebraico, vedrete come si infuriano. Se poi lo accennate appena ad un imam o ad un mullah poco ci manca che non vi tiri una schioppettata. Non c'è nulla da fare, con i miliardi di idioti che seguono un dio inventato di comodo invece di seguire il proprio cervello (ma perche un cervello evidentemente non ce l'hanno mai avuto) siamo condannati a fare la fine delle renne su quell'isola!!

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  5. intanto in Louisiana le reti sono vuote, a tre anni dal disastro Deep Horizon. Ma alla TV fanno vedere i successi dell'export del made in Italy e dell'enogastronomia che aumentano 2012 su 2011. Peccato che siano le uniche in positivo, ma gli ordini sono di parlare solo positivo e tacere sulla quasi totalità che è negativa. Continueremo così fino a far la fine delle povere renne di St.Mathew. Oggi Papa Francesco ha spiegato che il creato va dominato nel senso del dominus romano, cioè avendo la cura del padre di famiglia. Troppo tardi rispetto ai limiti della crescita del 1972, ma è pur sempre un segnale, che la Chiesa si sta mettendo di traverso, come fece il Messia. Probabilmente farà la stessa fine, ma forse siamo alla fine del mondo.

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  6. La "crescita" è la nostra nuova religione, le borse sono i nuovi oracoli, i centri commerciali i nuovi templi in cui la domenica andiamo a partecipare a riti collettivi. Il risultato sarà probabilmente il disastro ma in fondo è proprio quello che ci meritiamo. Lo sviluppo a cui dovrebbe tendere l'essere umano è quello spirituale e non soltanto quello materiale. Gianluca

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  7. Hollande e Letta e Merkel
    tutti intenti a salmodiare, a cantare, a invocare La Santa Madre Crescita.
    E sono solo i cantori più ingombranti perché pure il gregge bela insistentemente più crescita più crescita
    (che sotto vuol dire più consumismo per me! più consumismo per me!)
    Fingono di non sapere cosa successe alle renne sull'Isola di St. Mathew.

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  8. lo diceva E. Abbey qualche tempo fa... Growth for the sake of Growth is the ideology of the cancer cell.

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