A commento del post precedente sui troll di Antonio Turiel, ecco un'elucubrazione che avevo scritto qualche anno fa e che riguarda principalmente il negazionismo in campo climatico. Era rimasto in coda nei post perché mi sembrava che mancasse qualcosa, ovvero, una spiegazione del perché i troll esistono. Nel tempo, dopo la consultazione di ponderosi tomi di psicologia cognitiva e soggetti correlati, credo di aver trovato la risposta nel testo di Peter Sandman "The problem of Denial". Spiegare bene la faccenda richiederà tempo e molteplici post, ma in sostanza Sandman dice che l'atteggiamento di "denial" (negazione) è sostanzialmente basato sulla paura. Di fronte alle prospettive terribili del cambiamento climatico, la reazione più comune è di tapparsi le orecchie per non sentire. Ma c'è anche chi reagisce in modo più aggressivo, sviluppando complesse dimostrazioni del perché il cambiamento climatico non può esistere, oppure non ci può far danni, o comunque non vale la pena fare niente in proposito. Il risultato è il fenomeno del "trollismo climatico," complesso e variegato e, a suo modo, affascinante. Questo testo ne descrive alcuni tratti.
Dei troll e altre bestie - di Ugo Bardi
Quelli che "io vorrei per favore sapere". Categoria estremamente perniciosa; immaginatevi un lupo che si è calcato in testa un cappello di lana per far finta di essere una pecora. Allora, arrivano e ti dicono "caro professore, vorrei che mi spiegasse per favore il ruolo della CO2 nel riscaldamento globale". Tu glie lo spieghi, e loro ti chiedono del vapore acqueo, poi degli altri gas serra, poi del ruolo del sole, e alla fine ritornano alla casella di partenza - come al gioco dell'oca - dove ti rifanno la stessa domanda fatta all'inizio, ignorando completamente quello che gli avevi detto. Non gli interessava sapere nulla da te, volevano solo farti perdere tempo. Sono più falsi degli inserti di mogano sul cruscotto della Fiat Duna.
Quelli che "tanto non mi freghi, lo sai". I classici complottisti che si bevono tutto in doppia dose; con e senza zucchero. Credono a tutto: all'allunaggio inesistente, alle scie chimiche, al terremoto di Haiti causato dalla H.A.A.R.P, alla CIA che ti legge direttamente i pensieri e al gatto di casa che è una spia del KGB. Ovviamente, per loro tutti i complotti sono veri; e non trovano nulla di strano che decine di migliaia di scienziati si siano messi d'accordo per imbrogliare tutti quanti inventandosi un riscaldamento globale che non esiste. E che se lo siano anche detto fra di loro per posta elettronica senza pensare che qualcuno poteva intercettarli. Geniale, no? Questi qui sono i seguaci ideali di gente tipo Jim Jones che ha convinto i suoi a suicidarsi in massa per lui.
Quelli che "oggi fa tanto freddo". C'è una categoria di negazionisti che rispuntano tutti gli anni, verso Dicembre-Gennaio, un po come le chiocciole a primavera; sono stagionali. Ogni anno, gli devi rispiegare che il "riscaldamento globale" per ora si limita ad alcuni decimi di grado in media. Se in inverno fa freddo e se nevica a Gennaio non vuol dire che il riscaldamento globale non esiste. E' la media che conta. Ma non lo capiscono e, se lo capiscono, l'anno dopo, se lo sono dimenticato e ricominciano. Probabilmente hanno un ciclo di vita molto breve e rinascono ogni anno da qualche baccello che sta in cantina.
Quelli che "dov'è la prova?" Questi sono più duri delle noci di cocco; anzi, proprio di coccio. Continuano a ripetere la stessa domanda: "qual'è la prova?" e qualunque cosa tu gli dica ti risponderanno "questa non è una prova" oppure "questa è solo una teoria". Neanche a buttargli in testa un secchio d'acqua ammetteranno che è bagnata.
Quelli che "io non sono uno scienziato, ma...." cominciano così è poi si sentono in dovere di spiegarti la loro teoria sulla non esistenza del riscaldamento globale, condensata in poche pagine di cui ti danno il link, oppure te la riscrivono tutta lì per li', sul blog o sul forum. Se poi non glie la commenti frase per frase ti accusano di ignorarli e di disprezzarli. Se invece perdi tempo a demolire i loro argomenti, ti accusano di essere un venduto alla scienza ufficiale e che li stai infamando per tuo profitto personale. La loro potenza di fuoco verbale è spesso strabiliante e tenderanno letteralmente a sfiancarti ribattendo colpo su colpo con le loro teorie - all'infinito.
Quelli che "io sono uno scienziato e quindi...." Questi possono essere farmacisti in pensione, studenti al primo anno di biologia, ex riparatori di televisori o qualunque cosa li possa vagamente qualificare come scienziati. Non hanno la minima idea di cosa sia la scienza del clima che non si sono nemmeno vagamente preoccupati di studiare ma, ritenendosi degli scienziati, loro sanno tutto senza averne bisogno. Questa categoria è l'opposto filosofico di quella di cui sopra ("io non sono uno scienziato, ma...."). Uno potrebbe sperare che quando si incontrano si annichilino a vicenda emettendo raggi gamma, come se fossero particelle e antiparticelle. Purtroppo non è così; anzi, si trovano perfettamente d'accordo perché dicono le stesse cose.
Quelli che "non hai letto il riferimento bibliografico che ho citato". Questi sono una categoria a parte che hanno trovato il modo di aumentare il loro volume di fuoco verbale citando riferimenti bibliografici più o meno completamente a caso. Il loro capostipite è quel Bjorn Lomborg che riempie i suoi libri di citazioni bibliografiche a sproposito, sostenendo che supportano le sue tesi. Questi ti sparano cose tipo "ma non hai letto Navetta su Atmospheric Regress vol 12 1997 p 121" leggitelo e vedrai che ho ragione. Tu ci vai, ci perdi una buona mezzora, ti accorgi che non dice niente di quello che il tale diceva che diceva. Ritorni da lui e glie lo spieghi e lui ti dice: "allora leggiti Dirtzen su Environmental Finds del 14 2004 p 148". E così, te la mena all'infinito e il bello e che ci perdi molto più tempo tu di lui e se alla fine vai fuori di testa e lo mandi a quel paese, si mostra dispiaciuto e ti da di insofferente.
Quelli che "tanto lo so che sei un agente dei poteri forti." Questi qui sono straconvinti che tutto quello che dici lo dici perché sei pagato per dirlo. Ovvero, che sei un emissario della CIA, dell'FBI, degli gnomi di Zurigo, del grande vecchio di Caltanissetta, del grande Puffo e in effetti di tutte queste cose insieme. Se cerchi di farli ragionare, fai peggio, perché cadi subito nella "Trappola di Desdemona", ovvero tutto quello che dici per cercare di spiegarti viene preso come prova che allora è vero che sei pagato.
Quelli che "perchè non muori ammazzato?" Categoria ancora rara in Italia, per fortuna, questi sono persone fortemente politicizzate e dallo scarso equilibro mentale. Hanno trovato nella scienza del clima uno sfogo che in altri luoghi e altri tempi li avrebbe spinti a ingrossare - per esempio - le file del Ku Kux Klan in America oppure degli Ustascia in Croazia. Qui, si può sperare che le loro invettive si limitano a minacce via email; fastidiose ma, sperabilmente, solo virtuali (per ora).
Quelli che "ma perché te la prendi tanto?" Questi all'inizio fanno la parte della persona ragionevole; ma in realtà hanno la testa piena di tafani che ronzano. Arrivano citando "science" o il "New York Times" e "Nature". Dicono che bisogna ripensare a certe cose, che bisogna prendere posizioni più possibiliste, eccetera. Se non gli dai retta, ti danno di estremista, se glie la dai, ti trascinano in ragionamenti impossibili. La cosa che gli da più fastidio è di essere ignorati - tattica da tenersi in ogni caso. Se, in questo modo, riesci a farli arrabbiare per davvero, riveleranno la loro vera natura tirando fuori una serie di insulti da indemoniati.