martedì 2 ottobre 2012

Club di Roma: vedere l'elefante climatico

Da ”Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Una vista della sala dei congressi della Banca Nazionale Rumena, dove il Club di Roma sta tenendo l'incontro intitolato “Il Potere della Mente”. Sullo schermo, un ritratto di Aurelio Peccei, co-fondatore del Club (foto di Ugo Bardi).


Di Ugo Bardi

L'incontro di Bucharest del Club di Roma è in pieno svolgimento mentre sto scrivendo questo post. Sì, il Club di Roma, quello che ha sponsorizzato il primo studio de “I Limiti dello Sviluppo”, nel 1972. Lo studio è stato spesso vituperato e sempre ignorato dai decisori politici ma, 40 anni dopo, sta tornando all'attenzione. I suoi scenari e le sue e previsioni cominciano ad avverarsi, dandoci una nuova visione di quello che sarà il nostro futuro.

Oltre alla nuova consapevolezza dello studio dei LDS, è l'urgenza del problema climatico che permea l'incontro di Bucharest. Una volta considerato come problema minore, meno importante dell'esaurimento delle risorse, con i dati recenti sullo scioglimento del Polo Nord tutto è cambiato riguardo al Clima. Quello che pensavamo sarebbe accaduto alla fine del secolo sta accadendo ora. Stiamo vedendo l'elefante del clima che cammina nella stanza, proprio di fronte a noi.

L'accelerazione del problema climatico richiede misure d'emergenza. Dobbiamo agire adesso, altrimenti sarà troppo tardi. La situazione è spiegata in modo chiaro da Ian Dunlop nel discorso che ha fatto durante il primo giorno dell'incontro.

Da www.clubofrome.org

Cambiamento Climatico – Serve una Gestione di Emergenza, ora

Le prove più recenti sul cambiamento climatico richiedono una radicale rivalutazione del nostro approccio.

L'Artico si è riscaldato 2 o 3 volte più rapidamente del resto del mondo. Nelle ultime settimane lo scioglimento dei ghiacci dell'Artico ha drammaticamente accelerato, riducendo l'area ed il volume a livelli mai visti prima. Circo l'80% del ghiaccio marino estivo è stato perso dal 1979 ad oggi. Con le attuali tendenze, l'Artico sarà libero dai ghiacci nell'estate del 2015 e libero dai ghiacci tutto l'anno dal 2030, eventi che non era previsto accadessero entro i prossimi cento anni. Ancora più preoccupante, la calotta di ghiaccio della Groenlandia ha visto uno scioglimento ed uno spezzettamento senza precedenti, aggiungendosi ad una tendenza che aumenterà in modo sostanziale la salita del livello del mare.

Oltre l'Artico, il mondo si trova nel quinto anni di grave crisi alimentare, in gran parte determinata dal cambiamento climatico, che diventerà molto peggiore nel momento in cui l'impatto della recente ed estrema siccità sul paniere degli Stati Uniti, farà il suo corso nella catena alimentare globale, portando ad aumenti di prezzi sostanziali. La siccità nel Mediterraneo ha contribuito a questa crisi alimentare ad ha giocato un grande ruolo nell'innescare la Primavera Araba ed i conflitti in Siria. A livello globale, l'intensificazione del tempo meteorologico estremo continua.

La scienza sta collegando in modo chiaro questi eventi al cambiamento climatico, con le emissioni di carbonio di origine umana come causa principale.

Hanno importanza queste cose? Sì. E' il più grande problema che il mondo stia affrontando ora, perché le prove indicano che il cambiamento climatico è passato ad una fase nuova e altamente pericolosa. Le calotte di ghiaccio polari sono uno dei regolatori vitali del clima globale. Se il ghiaccio scompare, l'assorbimento di molta più radiazione solare accelera il riscaldamento dell'oceano, con rischi maggiori di rilascio su larga scale di anidride carbonica e  metano dallo scioglimento del Permafrost. Questo a sua volta potrebbe innescare un riscaldamento irreversibile autoalimentato. Energia, cibo e sicurezza dell'acqua sono a loro volta sul filo del rasoio sia nei paesi in via di sviluppo sia in quelli sviluppati.

Questi cambiamenti stanno avvenendo con un aumento di 0,8°C di aumento di temperatura, in relazione alle condizioni preindustriali, già avvenuto, figuriamoci con gli ulteriori 1,2°C che probabilmente risulteranno dalle nostre emissioni storiche. Lobbiettivo “ufficiale” di limitare cioè l'aumento di temperatura a non più di 2°C, è troppo alto. Le attuali politiche, proposte dai governi in tutto il mondo, sono molto peggiori e porterebbero ad un aumento di temperatura di 4°C  o più. Le panacee ufficiali, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, non funzionano.

I leader politici e delle aziende parlano disinvoltamente di adattarsi ad un mondo con 4°C in più senza avere la minima idea di cosa significhi – che è un mondo con 1 miliardo di persone piuttosto che gli attuali 7 miliardi. Non è molto divertente per i 6 miliardi che se ne vanno.

Parafrasando Churchill: “L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili e del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze". Sappiamo come mettere costituire vere economie a basso tenore di carbonio e che allontanerebbero gli impatti peggiori del cambiamento climatico, ma abbiamo cominciato troppo tardi per un'implementazione graduale. Esse devono essere avviate con grande velocità, in emergenza, analogamente alla mobilitazione delle economie sul piede di guerra durante il periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, non sentiamo niente del genere da parte delle istituzioni politiche, economiche e dalle ONG che dovrebbero guidare la nostra risposta. Perché?

Gli incentivi finanziari sono i principali responsabili, in particolare la cultura dei bonus che si è diffusa nel mondo anglosassone sin dai primi anni 90. Di recente  alcuni hanno riconosciuto che questo potrebbe essere un problema. Il presidente di Rio Tinto ha riconosciuto che “la spirale della remunerazione dei dirigenti degli ultimi due decenni non può semplicemente continuare”, e gli amministratori delegati stanno graziosamente decidendo di rinunciare ai loro bonus annuali alla luce delle cattive performance delle aziende. Molto meritevole, ma il danno causato da questa cultura è molto più insidioso di un dibattito sulla quantità. Minaccia i fondamenti stessi della società democratica.

La mentalità dei bonus porta inevitabilmente a pensare a breve termine – pochi direttori o amministratori delegati sono preparati per fare seriamente attenzione a problemi di lungo termine come il cambiamento climatico quando le loro ricompense sono quasi interamente basate sui risultati di breve termine. Come ha spiegato Upton Sinclair: “E' difficile far capire a un uomo qualcosa se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Questo è un errore fondamentali di governo – i direttori hanno la responsabilità fiduciaria di valutare oggettivamente i rischi critici ai quali le loro aziende sono esposte e di intraprendere azioni per assicurare che questi rischi vengano adeguatamente gestiti. Ma se riconoscono il cambiamento climatico come serio rischio, sono costretti ad agire, il che richiede un radicale reindirizzamento dell'azienda lontano dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili, con forti interessi acquisiti che vengono persi nel processo. Meglio, quini, attenersi alla negazione assoluta, indipendentemente dalle conseguenze.

Questo è quello che passa ai politici, le ONG e le burocrazie, che sono soggette ad un'immensa pressione da parte del settore delle multinazionali di non agitare la barca del  “business-as-usual”. Il risultato di questo sono espedienti politici e politiche climatiche contraddittorie.

Per quanto eticamente e moralmente indifendibile possa essere, questo è ciò che il mercato deregolamentato ha deliberato e perché questo è così pericoloso per la democrazia.

Politiche avverse e miopia delle multinazionali sono incapaci di affrontare problemi che minacciano la vita come il cambiamento climatico. E' tempo che le comunità di aggirare queste barriere e richiedere una guida pronta ad intraprendere azioni urgenti, prima che il calice avvelenato che stiamo passando ai nostri nipoti diventi anche più tossico.


Ian Dunlop è un commentatore indipendente, membro del Centro per le Politiche di Sviluppo, Direttore di Australia 21 e Membro del Club di Roma. Ha presieduto l'Associazione Australiana per il Carbone del 1987 al 1988, l'  Australian Greenhouse Office Experts Group on Emissions Trading dal 1998 al 2000 ed è stato amministratore delegato dell'Australian Institute of Company Directors  dal 1997 al 2001.

8 commenti:

  1. Tuttavia, non sentiamo niente del genere da parte delle istituzioni politiche, economiche e dalle ONG che dovrebbero guidare la nostra risposta. Perché?

    Beh! i nostri sono impegnati a rubare...

    Walter

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  2. Kyoto dunque ha sparato "troppo" in alto, ponendo come limite SOLO 2° in più della media preindustriale. Eccesso di fiducia e orecchie BAU troppo poco disponibili all'ascolto.

    Adesso pare che le soluzioni DOVRANNO essere di tipo FORTE E ROBUSTO. la incapacità di vedere nel lungo termine pare che possa essere anche attribuita alla modalità dei bonus dei Grandi Dirigenti.

    Ma anche dei medi, e anche dei piccoli, un assessoruncolo qualsiasi ha lo stesso tipo di approccio, riempirsi le tasche e sbattersene del resto del Mondo, tanto ha una astronave nel cervello.

    I politici di tutto il mondo sembrano malati della medesima malattia della vista corta. Una cosa antica, a cui si può aggiungere la evidente forte capacità di noi tutti di NON VOLER VEDERE UN PROBLEMA RITENUTO AL DI SOPRA DELLE NOSTRE CAPACITA' DI SOLUZIONE. O di SOPPORTAZIONE.

    Nel Globo quanto pesa l'Europa e quanto pesa l'Italia? Forse l'Europa qualcosa pesa, ma l'Italia è proprio divenuta un nulla, una specie di cameriere che si fa sedere a tavola per bere il caffè. In ordine sparso le Nazioni che ci hanno ultimamente sbeffeggiato:
    Brasile (Battisti)
    India (Marò)
    Cuba (Lignano)
    Germania (Sant'Anna di Stazzema).

    Infatti in Italia si giochicchia con Fioriti e altre amenità spaziali. Dai tempi di Leopardi che gli italiani sono visti come "strane bestie" in Europa.
    Infatti le VERE decisioni sono prese all'estero (ILVA di TA).
    Cosa può fare allora un cittadino italiano?

    Tuttavia servono azioni urgenti, servono sveglie globali. Da sempre ogni generazione si ritrova sul groppone gli errori di quelle precedenti ma stavolta non passiamo errori, passiamo Morte e Distruzione.

    Beati monoculi in terra caecorum.

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  3. confermo che qua nell'alta Toscana le coltivazioni di mais sono state distrutte dalla siccità. Se questo scenario sarà la norma tra 20 anni l'Italia avrà massimo 10\15 milioni di abitanti, che faranno la fame. E continuano con la chimera della ripresa e lo faranno fino a quando lo potranno. Ho avuto la fortuna di vedere la più bella regione del mondo e la sfortuna di vederla distruggere dall'avidità di politici ed imprenditori il cui futuro finisce con le elezioni alla fine della legislatura e con l'estratto conto alla fine del mese. Come disse il saggio Edmond Dumas: l'opinione degli imbecilli è come un chiodo, più ci picchi, più va in profondità. E ci fermiamo all'intelletto, perchè se andiamo sul trascendentale su quest'argomento sono convinto finirebbe all'inferno anche qualche capoccione religioso, che solo ora di fronte all'evidenza dei fatti stanno cominciando ad accorgersi che gli avvertimenti di 40 anni fa andavano considerati. Bastava aprire gli occhi per guardarsi intorno: avrebbero visto avanzare la distruzione del creato, ma hanno preferito tenerli chiusi, accecati dalla cupidigia di potere e di ricchezze. Siamo lontani anni luce dallo spirito ambientalistico di S.Francesco, di cui ricorre domani l'anniversario.

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  4. Cosa volete che gliene importi di cambiamento climatico ai nostri omuncoli gelatinosi dell'establishment politico, sono troppo impegnati a dare l'assalto alla diligenza dei fondi pubblici, Fiorito docet. Ci hanno anche affossato il fotovoltaico, tanto per confermare che sono legati mani e piedi al "business as usual". Bisognerebbe farli fuori tutti - politicamente è ovvio - alle prossime elezioni.

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  5. In compenso stiamo per avere il nostro quarto di secolo di celebrità, nella lunga storia della vita sulla Terra.
    Abbiamo ancora tra le mani due o tre copioni che possiamo scegliere di recitare, il ripristino del giardino evadamitico, una Sansoneide con distruzione esemplare del Tempio, o una delle tante versioni del Figliol Prodigo.
    A meno che il Regista non abbia davvero deciso La Fine Dei Tempi, e in questo caso sarebbe saggio fare una collettiva festa espiatoria.
    E suggerisco di far bere anche gli astemi gli atei e gli agnostici.
    Mi spiacerebbe vederli tristamente in un angolo rimuginare il pensiero: "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato."

    Marco Sclarandis

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  6. ...La nostra società può decidere per una morte non lentissima ma cmq progressiva oppure amputarsi un paio di arti subito per cercare di fermare la gangrena:abbiamo 2 vie; una rivoluzione delle funzioni dello stato centrale, ( diciamo metà delle risorse destinate non ai servizi ma alla siccurezza energetica, climatica e dei suoli), oppure pregare per una sua rapida implosione ; le vie di mezzo, cioè quella che forse possiamo imboccare in democrazia, conducono alla soluzione 2 dopo aver sprecato ulteriori preziose risorse...Fate vobis...Che gli statali inizino a tremare.( Non solo loro ovviamente)

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    1. purtroppo le previsioni a breve sono queste e corrispondono molto alla visione del futuro di giulietto chiesa:
      crollo degli equilibri internazionali e guerra civile in italia.
      Fonte: medium sensitiva nel 1991:

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  7. Ah! certo le colpe del mondo sono tutte degli statali ... ;-D

    Wal

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