domenica 23 settembre 2012

Orlov sulla crisi alimentare globale

Da “Club Orlov”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Alex Jeffreys

Condizioni Rivoluzionarie
di Dmtri Orlov

Avviso ai naviganti: a cominciare dal 2013, in molte parti del pianeta Terra ci sarà troppo poco cibo e troppa agitazione politica che le renderanno mete poco desiderabili.

Il cibo sta per diventare molto caro ovunque: gli stati agricoli degli Stati Uniti stanno attraversando la peggior siccità dal tempo del Dust Bowl (la grande siccità degli anni 1930). In Russia ed Ucraina le ondate di calore hanno prodotto effetti simili, con stime di produzione del grano inferiori del 30-50% rispetto allo scorso anno. In India, le fondamentali piogge monsoniche sono già inferiori del 22%.

Ad esacerbare i raccolti miseri in tutto il mondo, contribuisce lo schema da morte cerebrale degli Stati Uniti, che ordina che la gran parte del proprio raccolto di mais venga destinato alla produzione di etanolo, facendo alzare così il prezzo del mais e danneggiando così i produttori di bovini e pollame. (Questo è un altro sintomo ancora del sistema politico a pezzi degli Stati Uniti: con un ERoEI basso,  l'etanolo da mais a malapena si qualifica come fonte di energia)

Il problema viene ulteriormente inasprito dalla finanziarizzazione dei prodotti agricoli; Al posto di venire usati per arginare il rischio dei consumatori, i futures agricoli sono diventati i trastulli degli operatori che scommettono con grandi capitali cercando di trarre profitto dal disastro. L'effetto è quello di renderi i picchi dei prezzi del cibo molto più alti. E' già avvenuto nel 2008 e sta accadendo di nuovo adesso.

Quando il cibo diventa troppo caro, la gente s'incazza. Uno studio di Marco Lagi et al. (citato su Trade Off di Korowicz) include il seguente grafico che mostra la tempistica degli scoppi dei disordini sociali relativi ai picchi dei prezzi:




I paesi più a rischio sono quelli dove il cibo costituisce la gran parte della spesa complessiva: 40% in Cina, 43% nelle Filippine, 45% in Indonesia, 48% in Pakistan, 50% in India e Vietnam e 70% in Congo. Se il prezzo del cibo raddoppia, gran parte della loro popolazione diventerà malnutrita (sempre che non lo sia già). Andate qui per esplorare quei dati voi stessi. (Sarebbe d'aiuto includere i dati sulla percentuale di calorie che ogni paese importa; i paesi più poveri che importano i carboidrati fondamentali sono più a rischio).

Gli Stati Uniti, con solo il 14% della spesa che va in cibo, potrebbero sembrare relativamente immuni da questo effetto, ma in realtà non lo sono. Ci sono 50 milioni di persone negli Stati Uniti che vivono con i buoni pasto (Food Stamp) e quindi se i prezzi del cibo raddoppiano si dimezza la quantità di cibo disponibile per loro, a meno che non ci sia un aumento analogo nel finanziamento dei buoni pasto. Con le finanze del governo federale allo sbando, il Congresso ad un punto morto e il bilancio federale in via di sequestro (il che avrà la conseguenza di tagli automatici e draconiani a partire dal 2013), un tale aumento sembra improbabile. Milioni di persone in più negli Stati Uniti saranno costrette a scegliere fra comprare il cibo e pagare i propri mutui, portando ad un altro giro di default dei mutui ed alla prossima ondata dell'infinita crisi finanziaria. Con la diffusa disponibilità negli Stati Uniti di cibo a buon mercato lavorato e di bassa qualità, gli aumenti dei prezzi significheranno che tale cibo insalubre diventerà ancor di più base della dieta media, con effetti negativi sulla nutrizione e la salute. Gli Stati Uniti non sono il Congo, ma nemmeno la Svizzera.

I picchi del prezzo del cibo e la scarsità di cibo sono molto efficaci nel portare la gente alla rivolta. Visto che tutti dobbiamo mangiare, il cibo non è un problema che divide. Mentre i regimi politici sono molto abili nello sfruttare differenze di opinioni per dividere e neutralizzare il popolino (negli Stati Uniti, problemi come i diritti degli omosessuali e l'aborto sono i loro attrezzi preferiti), una carenza di cibo dividerebbe la popolazione in affamati e ben nutriti. I ben nutriti inevitabilmente si riveleranno essere una minoranza difesa, per un po', da coloro che sono leggermente meno ben nutriti. Essi tendono ad essere identificati col regime o con gli interessi monetari che li sostengono e verranno fatti sloggiare. Così è il regime.

I regimi politici tendono ad essere molto abili nel fermare le ribellioni, ma i disordini sociali prodotti da una carenza di cibo possono essere affrontati soltanto ponendo rimedio alla carenza di cibo. Se proprio non c'è abbastanza cibo rimasto da distribuire, le loro scelte di azione divengono piuttosto limitate. In alcuni casi il governo può esercitare un controllo politico diretto sulla produzione di cibo e nutrire coloro che servono a proteggerlo, facendo morire di fame tutti gli altri. Ma gli ultimi decenni di politiche neoliberali nel mondo, hanno fatto in modo che siano rimasti pochi paesi nei quali questo è ancora possibile. Così, lo scoppio della rivolta sarà probabilmente concentrato direttamente sulle multinazionali, e la loro presenza in molti paesi giungerà ad una fine brusca e caotica. Oppure, dove sono coinvolti i loro interessi vitali, giungerà a somigliare ad una occupazione militare. Date i recenti progressi nelle tecniche di guerriglia, tali occupazioni sono destinate ad avere una fine allo stesso modo caotica.

Il fallimento dei regimi politici deboli e neoliberali nel mondo rivelerà gli uomini che hanno realmente tirato il fili. Molti paesi rimarranno stati nazionali solo nominalmente; la sovranità è stata erosa al punto che ora sono dei meri servitori degli affari e della finanza transnazionale. Gli stati-nazione residuali continueranno a servire una funzione: controllare i propri confini. Essi sono di fatto delle prigioni che tengono alcuni all'interno ed altri all'esterno. Ma per gli affari e la finanza transnazionali ora sono entità porose che favoriscono la loro pratica dell'arbitraggio del lavoro (trovare lavoro più a buon mercato) e arbitraggio giurisdizionale (trovare meno regole). Il governo degli Stati Uniti è oggi poco più di un proxy, con i suoi candidati presidenziali (1, 2) controllati, designati e finanziati da aziende di investimenti multinazionali come Goldman Sachs. Un recente voto all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che accusa Bashar Assad della Siria, ha prodotto un elenco degli stati-nazione che restano. Queste sono le sole nazioni i cui governi possiedono ancora un'indipendenza di volontà sufficiente per opporsi al cambiamento di regime voluto dagli Stati Uniti in Siria. Sono: Siria (naturalmente), Russia, Cina, Iran, Bieolorussia, Myammar (ex Birmania), Zimbabwe, Corea del Nord, Cuba, Nicaragua, Venezuela e Bolivia. Resta da vedere quanto sarà d'aiuto lo loro indipendenza quando dovranno sfamare le loro popolazioni.

I tre indicatori principali del collasso sembrano essere il declino dell'uso di petrolio, la deflazione del debito e il declino della popolazione, con il petrolio come indicatore principale e la popolazione come indicatore ritardato. Ma date le crisi alimentari che incombono su di noi, comincia a sembrare che non tarderà a lungo.


7 commenti:

  1. il progetto "500 mln" sarà portato a termine da qui al 2100, sicuramente con una pianificazione da far invidia alla vecchia cara URSS. Mi dispiace per coloro che morranno di fame,stenti e violenze, ma l'istinto di conservazione, desiderio di potere, scarsa scolarizzazione, impediscono di adottare comportamenti responsabili da parte dell'umanità. Preferirei la soluzione drastica, che non è detto non sarà adottata. Sic transit gloria mundi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La durezza delle parole che seguono possono apparire offensive o polemiche, ma non vogliono esserlo. Viviamo una situazione estrema che necessita di una svolta culturale/economica estrema. La gentilezza è quindi pericolosa se favorisce lo status quo suicida in cui stiamo ristagnando pericolosamente. Prego chi legge di tenerne conto.

      La morte di 6,5 miliardi di persone è qualcosa di inenarrabile, inconcepibile ed ingestibile. Parlarne per ostentare un cinismo il cui unico scopo è quello di fingere a sé ed al mondo di possedere più forza di quel che si ha, non è d’aiuto a nessuno. Non solo, ma illudersi di sterminare 6,5 miliardi di persone senza nessuna conseguenza su infrastrutture di ogni tipo è follia, così come la possibilità di eseguire e gestire senza imprevisti un piano del genere. Lo sterminio non è mai stato una soluzione e lo sterminio più grande di tutti i tempi non farà eccezione. La realtà è che siamo tutti su una nave che affonda e non ha senso precipitarsi verso le scialuppe con propositi omicidi. Non ci sono scialuppe e neppure salvagenti a disposizione. Un match contro il pianeta è un incontro drasticamente impari per qualsiasi essere umano. Il più ricco e potente tra i potenti è un essere insignificante, dalle risorse insignificanti. Non ci sono scialuppe, salvagenti e neppure comandanti od ufficiali che sappiano esattamente il da farsi. Nessuno ha mai vissuto un’esperienza del genere. Illudersi che vi siano “fredde soluzioni”, con questo genere di pseudo-cinismo, è dimostrazione della pochezza della natura umana dinnanzi all’ombra di una catastrofe di queste dimensioni. Abbiamo 9 probabilità su 10 di estinguerci in tempi relativamente brevi. E l’attuale pessimismo atavico e nullafacente esaspera incredibilmente le possibilità di esiti apocalittici. Parlare di 9 probabilità su 10 non è pessimismo, è realismo. Combattere per far avverare il decimo più auspicabile è realismo estremo. Servono attivisti realistici, non paranoici depressi ed impauriti. Comunque vada, il cambiamento non si farà a chiacchiere. Va fatto tutto il possibile per salvarci tutti insieme. La forza dell’essere umano è solo nell’unione. Siamo come le formiche e le api, non come gli orsi. Correre a rintanarsi in qualche tana con del miele e una folta pelliccia per stare al calduccio mentre fuori imperversa l’inverno non cambierà la nostra natura di formiche. Chi si illude di poter entrare in letargo scoprirà di morire da formica pateticamente camuffata da orso. Lavorare “con” e non “contro” è la lezione che mamma natura ci ha suggerito fin dall’alba dei tempi. Siamo stati scolari distratti ed indisciplinati ed ora siamo ad una svolta: o impariamo la lezione o verremo espulsi da scuola.

      Elimina
    2. ...Per niente d'accordo con l'anonimo...anzitutto l'uomo non è a rischio estinzione,( ma una metà della varietà del biota sì), semmai, la carryng capacity alimentare con tecniche di permacoltura avanzate può forse arriavare a 3 miliardi di individui...Il punto è che non abbiamo mai avuto una coscienza di specie, e confondiamo la parola umanità con la sommatoria dei diritti individuali di 7 miliardi di individui, perpetuando un errore morale fin dala dichiarazione universale dei diritti dell'uomo di parigina origine 220 anni or sono, proprio all'alba del carbolitico...Non si tratta di sterminare nessuno, perchè a quello ci penserà Gaia o Mede progressivamente nei prossimi 50 anni, ma ad esempio togliere ogni benefit sociale dal secondo figlio, od investire un buon terzo dei soldi di tutti in investimenti in sostenibilità appunto e non nei servizi alla persona, prima che gli stati centrali siano ridotti in neomarchesati da una depletion petrolifera troppo ripida...é la nostra maorale da cavallette, un misto cristiano-consumistico-produttivista, ad essere mendace...Altro che formiche! Siamo ( siamo stati? ) cavallette,non formiche, e cicale nei paesi occidentali.


      PS:oggi su wallstreetitalia si parlava della crisi alimentare ed in genere da risorse non rinnovabili come la causa principale della primavera araba e delle nuove, più severe, da venire a partire dal prossimo anno...Curioso come i commentatori tendessero a licenziare come una scusa di comodo l'approccio "termodinamico" e si rifugiassero nei soliti economismi alchemici...Più facile dare la colpa ai soliti ingordi...peccato che ingordissima sia anche la vecchietta che riceve in Italia un chemioterapico da 50000 euri a trattamento...Io non ci pesno visto che per non ci sarà e sarò fortunato se fra 20 anni avremo ancora qualche antibiotico con un rapporto rischio beneficio biologico e sociale accettabile...Cavallette e qualche cicala...

      Elimina
    3. "Togliere ogni benefit sociale dal secondo figlio..."
      Che misura sarebbe? Voglio dire: è dimostrato che una società che non fa in media almeno 2,11 figli per coppia è una società che va verso l'estinzione, irreversibile (non oggi, non domani, ma dopodomani). Quindi sforbiciare ora non farebbe che accelerare la caduta. Ma la caduta sta già accelerando, le madri e le coppie hanno da tempo smesso, ovunque da quarant'anni, di far "più" figli. Ora anche le "arabe" stanno calando rapidissime. I batteri nel vetrino continuano a riprodursi molto dopo che metà delle risorse sono esaurite, ma quando smettono è comunque tardi: se vuoi è la "tragedia dei beni comuni", nota fin dagli albori dell'economia.

      Elimina
  2. Estinguersi la razza umana? Ni (sic). La gran parte sì, ma non penso tutti.
    I vari collassi di civiltà mostrano tutti la stessa cosa: crolla il sistema economico e politico di riferimento, facendo cadere nella miseria la massa, che cala rapidamente e per molto tempo di numero, MA e sottolineo MA, i pochi grandi ricchi hanno ancora buone medicine, buon cibo, servi a volontà, lusso e piaceri.
    Sarà così anche per questa crisi.
    Una massa di neopoveri, cenciosi e presto ridotti di numero, opposti ad una ridottissima élite che avrà la corrente elettrica e quindi il potere di controllare i miserabili, che si offriranno in servitù della gleba senza bisogno di schiavizzarli.

    Pensiamo all'Isola di Pasqua: i suoi abitanti estinsero rapidamente molte specie animali, disboscarono ogni albero più alto di un cespuglio, disimpararono a navigare, regredirono culturalmente, divennero pure cannibali, vennero decimati da fame, carestie, malattie ma non si estinsero...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I vari collassi di civiltà non sono capitati in scala tanto grande. Mai tanta gente in cosi tante parti del mondo sta affrontando problemi che hanno la stessa matrice, stesse cause e simili conseguenze. Va benissimo l'esempio dell'Isola di Pasqua, che tutti conosciamo avendo letto Jared Diamond, ma bisogna ficcarsi in testa che ora l'Isola di Pasqua è il pianeta Terra. Gli isolani non morirono tutti, ma il 95% di essi e l'Isola ha perso, se possiamo misurarla, il 95% dell'abitabilità che aveva in precedenza. Finiamola di dirci che sarà una catastrofe ma non una immensa catastrofe: una catastrofe è una catastrofe e dobbiamo impegnarci ORA per evitare l'evitabile. Quel poco di evitabile...

      Elimina
  3. Da un recente studio sembra che le grandi civiltà si siano estinte per via della siccità... ci stavo pensando proprio ieri, è uscito da poco un libro di un archeologo sull'argomento... ma certo ora la cosa è totalmente diversa con il mercato globale...

    RispondiElimina